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                                  Narrativa
                                  Questa rubrica è aperta a 
                                chiunque voglia inviare testi in prosa inediti, 
                                purché rispettino i più elementari principi 
                                morali e di decenza... Frontiere di Massimo Acciai, 
                                  Noia di 
                                  Giuseppe Costantino Budetta, 
                                  Professione Euro 
                                  di Elisabetta Giancontieri, 
                                  Diario di 
                                  Vagabonda di Tiziana Iaccarino, 
                                  La Fata dai 
                                  capelli biondi di Cesare Lorefice e Luana 
                                  Milan, Follia di Alessandro Pellino, 
                                  I 
                                  viaggiatori d'Europa di Paolo Ragni, 
                                  Viaggio 
                                  in Inferno di Peter Robertson, 
                                  Starnazzatori 
                                  di Stefano Carlo Vecoli, 
                                  Trenta ottobre di 
                                  Anna Maria Volpini
 
Poesia italianaPoesia in lingua
                                Questa rubrica è aperta a chiunque voglia 
                                inviare testi poetici inediti, in lingua diversa 
                                dall'italiano, purché rispettino i più 
                                elementari principi morali e di decenza... poesie di Rossana D'Angelo, 
                                Lucia Dragotescu, 
                                Manuela Leahu, 
                                Anna Maria Volpini
Recensioni
                                  
                                  In questo numero:- "Vita di Ungaretti" di Walter Mauro, nota di 
                                  Enrico Pietrangeli
 - "Di chi è la luna?" di Massimo Acciai
 - "Un barlume di speranza" di Tiziana 
                                  Iaccarino, nota di Massimo Acciai
 - "Gli spettri del Quarto Riech" di Marco 
                                  Dolcetta, nota di Enrico Pietrangeli
 - "Image this. Io e mio fratello John Lennon" 
                                  di Julia Baird
 - "L'Occhio del Potere" di Stefano Peverati
 - "Tra inferno e paradiso" di Cristina 
                                  Soranzio
 - "Phönix" di Stefano Lanciotti
 - "Ho gettato dio nella pattumiera" di Bruno 
                                  Previstali
 - "La mummiona e altre storie" di Nicoletta 
                                  Santini, nota di Massimo Acciai
 - "Animali & animali" di Cristina Buzzi
 - "Chiedo i cerchi" di Valeria Serofilli
 - "Puttanate magistrali" di Marco Porta
 - "Triade" di Luca Vicari
 - "Europa" di Massimo Semerano e Menotti
 - "Malinconico Leprechaun" di Patrizio Pacioni 
                                  , recensione di Simonetta De Bartolo
 - "Le stanze del cielo" di Paolo Ruffilli, 
                                  recensione di Roberto Mosi
 - "Ritorno al mondo perduto" di Edward D. 
                                  Malone, nota di Enrico Pietrangeli
 - "Dizionario etimologico"
 - "Dizionario mitologia classica"
 - Gli almanacchi meneghini della libreria 
                                  Milanese
IntervisteIncontri nel giardino 
                                  autunnale |  | 
                                                    
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                               In questo numero segnaliamo...
 
                             Walter 
                            Mauro Vita di Ungaretti
 Anemone Purpurea - 2006
 
 Ungaretti, somma sintesi della poesia italiana del 
                            Novecento, viene qui riproposto in un lavoro 
                            interpretativo che conduce il lettore tanto nella 
                            sua affascinante e lunga esistenza quanto nei 
                            risvolti cognitivi della sua ricerca artistica. 
                            Mauro, ex allievo, ci svela il suo verso in modo 
                            organico e compiuto rendendo molto bene l'air du 
                            temps e non rinunciando all'espediente narrativo 
                            innestato sulla stesura critica. Si parte 
                            dall'infanzia, dal deserto egiziano; il primo 
                            impatto è con Leopardi, una formazione nel segno 
                            dell'infinito e del mistero che già si palesa tra la 
                            sabbia nel tarlo dell'ineffabile. Sono radici, 
                            queste, onnipresenti e che cementano nella parola la 
                            rivelazione poetica. "Segreto che mi è tutt'oggi 
                            segreto", così lo definiva lo stesso Ungaretti 
                            riferendosi a Mallarmè. Durante il primo viaggio del 
                            poeta in Europa, si suicida Mohammed Sceab, l'amico 
                            che lo aveva raggiunto in Francia, segnandolo in una 
                            catena di lutti. Parigi è il pulsante centro di 
                            cultura e avanguardie all'apice di ragguardevoli 
                            presenze e fenomeni. Lì nasce l'amicizia con 
                            Apollinaire, segue i seminari di Bergson e, 
                            soprattutto attraverso la figura di Prezzolini, 
                            verrà aiutato ad introdursi in quel folto e 
                            variegato mondo artistico. Poi la guerra, la 
                            focosità anarco-interventista e il pietrificante 
                            orrore delle trincee: "Si sta come/d'autunno/sugli 
                            alberi/le foglie". L'oltralpe resta a portata di 
                            mano, vi ritornerà in licenza anche dopo 
                            l'armistizio, quando verrà meno anche l'amico 
                            Guillaume. Nella douce France conosce anche Jeanne 
                            Dupoix, compagna di una vita deceduta nel '58. A 
                            partire dal '20, Ungaretti si trasferisce a Roma. 
                            Qui avviene "l'assimilazione del barocco", del 
                            "senso tragico della vita che risiede e persiste" in 
                            quest'arte. Attraverso La Ronda, sopraggiungono 
                            anche opportuni stimoli nell'humus della rilettura 
                            della tradizione con la modernità. Si avvia quel 
                            "processo di recupero leopardiano" che lo vedrà 
                            protagonista in Brasile, terra in cui troverà tutta 
                            "l'esuberanza della natura" ma anche la prematura 
                            scomparsa del figlio Antonietto ed un più incisivo 
                            impatto col barocco. Poi il rientro a Roma, 
                            l'occupazione e la conseguente liberazione con 
                            "facinorosi che accusano il poeta di fascismo". Con 
                            Piazza Remunia s'intravedono i contatti più diretti 
                            dell'autore col poeta, l'entourage universitario e 
                            la ricerca accademica. Vico nel tempo storico e 
                            Bergson in quello psicologico innescano la "fusione" 
                            e la "rivelazione" di quegli anni. Infine la 
                            vecchiaia, dove "la memoria filtra il deserto", "la 
                            scarna essenzialità" del verso. L'amore ritrovato in 
                            Brasile per la giovane Bruna Bianco alla quale 
                            scrive di un Natale che ai suoi occhi splende di 
                            "luce olandese", quella scoperta approdando ad 
                            Amsterdam ed osservando Vermeer nel lontano '33. 
                            L'innamoramento lo galvanizza e si rigenererà, 
                            successivamente, con "una capricciosa croata". 
                            Morirà, quel "bimbo di ottant'anni", come lui stesso 
                            amava definirsi, inquieto per un "progresso 
                            spaventoso e fulmineo". Sarà attento e determinato 
                            nel commentare: "il mistero s'infittisce sempre di 
                            più" davanti al televisore che mostra il primo uomo 
                            sulla luna. Sempre a proposito di TV, storica è la 
                            sua chiosa all'Odissea in un impegno che non ha mai 
                            abbandonato come traduttore. "L'asse 
                            Petrarca-Leopardi", "il reperimento della linea 
                            pura" gettando un ponte tra umanesimo e romanticismo 
                            (consolidato con la docenza in Brasile), 
                            caratterizzeranno l'analisi della nostra letteratura 
                            con Ungaretti che, passando attraverso tutte le 
                            avanguardie del ventesimo secolo, ha sempre 
                            rielaborato la tradizione nei canoni più consoni ai 
                            tempi. Non citati nel libro, a 33 giri restano 
                            solchi con Endrigo e le poesie di Vinicius de Moraes. 
                            Mauro, grande estimatore di jazz, preferisce 
                            riportare aneddoti con Tom Jobim e Baden Powell, 
                            figure che riconducono a Stan Getz ed i gloriosi 
                            tempi del jazz samba. Illustrazioni di Dragutescu 
                            che ritraggono il poeta compaiono sulla copertina, 
                            complici nella sottostante didascalia olografa di 
                            Ungaretti.
 
 
 
 Nota di
                
                Enrico Pietrangeli - 2007
 
 * * *
 
 
  Marco 
                            Dolcetta Gli spettri del Quarto Reich
 BUR - 2007 - 9,80 Euro
 
 Marco Dolcetta, giornalista, scrittore e autore 
                            d'importanti serie televisive sul Terzo Reich, torna 
                            alla ribalta con un altro consistente lavoro dopo 
                            quello sul Nazionalsocialismo esoterico pubblicato 
                            per Castelvecchi. Il libro include anche 
                            un'interessante postfazione sviluppata da Giorgio 
                            Galli, che conclude con una congrua riflessione sul 
                            postmoderno. In questo nuovo saggio si percorrono 
                            vie molto più tangibili, a partire dalle numerose 
                            interviste ed indagini giornalistiche portate avanti 
                            dall'autore, ma la leggenda non viene mai meno, 
                            incontra la storia e si fa sintesi e spunto per 
                            importanti considerazioni. Le strade che si diramano 
                            alla volta dell'ipotetico "Quarto Reich", 
                            sembrerebbero più che mai trasversali e 
                            pericolosamente concrete nel loro forgiarsi 
                            attraverso la "mitostoria". Apparati economici e 
                            servizi segreti sono le principali risorse usate per 
                            operare nel "sole nero", quello dell'attesa, 
                            pianificando il tutto prima della fine della guerra 
                            nel saldo riferimento dell'archetipo innescato nella 
                            leggenda. Simon Wiesenthal, colloquiando, precisa 
                            come i nazisti fossero "assassini rapinatori", tanto 
                            da giustificare un'enorme ricchezza sottratta 
                            durante la loro espansione. La Rete Gehlen con la 
                            Cia, Bormann e Muller con il Patto di Varsavia, 
                            Skorzeny che funge da ponte tra USA, Peron e Franco, 
                            ma anche figure come Alois Brunner a Damasco e 
                            altresì in Egitto con Nasser, lasciano intendere 
                            quanto vasto e potente sia l'operato spionistico 
                            lasciato sulle orme del Führer. La Maison Rouge è il 
                            luogo storico dove industria tedesca e partito 
                            nazista posero le basi organizzative del loro 
                            dopoguerra. Si parte dalla storia, quella degli 
                            ultimissimi giorni, dall'oggettiva incertezza sulla 
                            fine del Führer, per arrivare agli indizi di fuga e 
                            gli omessi confronti scientifici sulle poche prove 
                            certe rimaste. Dönitz, imprevisto successore, e le 
                            vicende degli ancora efficienti U-Boot traghettano 
                            le fondamenta per quella che sarà meglio nota come 
                            organizzazione della "rete di Odessa". Il continente 
                            latinoamericano, da lungo tempo al centro delle 
                            attenzioni naziste, ne divenne anche la principale 
                            destinazione nella disfatta. Il Paraguay di 
                            Stroessner, a lungo considerato il paradiso dei 
                            fuggitivi, è già antica patria oltre la patria delle 
                            comunità dei mennoniti, dell'embrionale utopia 
                            ariana, e vede il passaggio, tra gli altri, di 
                            personaggi come Mengele, "l'angelo della morte". 
                            L'Argentina di Evita - inquietante trait d'union tra 
                            Peron e i nazisti - manovra capitali in Svizzera e 
                            lì affiora il profilo di Genoud, banchiere elvetico, 
                            già prodigo di missioni in oriente per conto del 
                            Führer. Il faccendiere contatta Ami al-Husseini, 
                            muftì di Gerusalemme "che contribuisce a creare due 
                            divisioni SS di soli musulmani", ma anche Bose in 
                            India, integralista indù della prima ora. Con le 
                            migrazioni dei cervelli del Terzo Reich, non saranno 
                            solo Stati Uniti e Unione Sovietica a giovare di 
                            accresciute prospettive di ricerca spaziale. 
                            Attraverso Richter, infatti, l'Argentina tenterà 
                            un'impennata da superpotenza entrando persino in 
                            programmi nucleari che falliranno prematuramente per 
                            mancanza di un'adeguata struttura industriale. Una 
                            ravvicinata replica, in questo senso, sono i tentavi 
                            nel campo missilistico operati dagli egiziani negli 
                            anni Cinquanta. Ricche di significativi dettagli 
                            sono le interviste incluse con Leon Degrelle e Horia 
                            Sima, entrambi personaggi con radici tra il 
                            cattolicesimo più integralista e il mito nazista. 
                            Rocambolesco, romantico e ridondante, fino a 
                            confondersi con lo stesso Hilter nel suo epico 
                            avventurismo che lo vide, infine, approdare in 
                            Spagna, è il profilo che contraddistingue lo 
                            stravagante "mancato figlio di Hilter". Sima, 
                            protagonista della stagione nazional-legionaria 
                            rumena, arriva a teorizzare un vero e proprio stato 
                            teocratico con tanto di monaci guerrieri. Insieme 
                            costituiscono le due icone di riferimento 
                            dell'estrema destra internazionale degli anni 
                            Settanta. Il regime franchista ne diverrà il punto 
                            d'incontro per vecchie e nuove generazioni. Basti 
                            pensare che, nella già evoluta e democratica Spagna 
                            di Juan Carlos dei primi anni Ottanta, spille, 
                            bandierine e svariata chincaglieria nazista sono 
                            ancora in vendita pressoché ovunque. Affascinante e 
                            allarmante è lo studio dell' "hitlerismo esoterico" 
                            da parte di Miguel Serrano, filosofo, scrittore, 
                            poeta e diplomatico cileno, che, a sua volta 
                            intervistato, parla di cadaveri di monaci buddisti 
                            rinvenuti nel bunker di Berlino e di segreti sulla 
                            clonazione. Il Cile, poi, riporta a "Colonia 
                            Dignidad", già comprata dai nazisti nel '43, 
                            definibile come vera e propria isola 
                            extraterritoriale controllata da Paul Shaffer. Sul 
                            piano culturale, figure come quella di Leo Strauss, 
                            allievo di Carl Schmitt, ma anche ebreo costretto a 
                            fuggire negli Stati Uniti, configurano la filosofia 
                            politica di uno stato autoritario e decisionista 
                            che, a quanto pare, è anche parte formativa di Bush 
                            e di un'intera generazione di conservatori 
                            americani. Il filo conduttore con l'est, a partire 
                            dal patto Molotov-Ribbentrop del '39, ha tentacoli 
                            d'intelligence anche dopo l' "Operazione Barbarossa"; 
                            supporterà, poi, la resistenza comunista nell'Europa 
                            occidentale dell'immediato dopoguerra per facilitare 
                            l'accesso a vie di fuga come la Grecia e l'Italia. 
                            Quest'ultima, nel '46, conoscerà anche l'amnistia di 
                            Togliatti, accanto alle misericordie vaticane. Oltre 
                            ai Sette anni in Tibet, c'è un "mondo perduto" nel 
                            cuore dell'Antartide che addirittura sfocia nel 
                            fantastico con gli "ufo nazisti" e prende forma 
                            dalla storia delle missioni che, nel '39, portarono 
                            anche qui gli artigli della croce uncinata. Altrove, 
                            lo stesso Dolcetta, fa riferimento anche ad una più 
                            incredibile spedizione di sola andata su Marte. 
                            Simili leggende, dall'inverosimile, lasciano spazio 
                            alle più folli inventive, tanto biologiche quanto 
                            astrali, che partono, rispettivamente, da Auschwitz 
                            e dalle V2. Ciò che emerge, in sostanza, è un vivido 
                            disegno di un' "internazionale nazista" che, nelle 
                            contrapposizioni tra imperialismo, economie 
                            emergenti e mondo islamico, gioca tuttora un ruolo 
                            determinante accrescendo tensioni anche se operante 
                            tra maturate frammentazioni. Di fondo, ma anche di 
                            fatto, resta quel potente coagulante della 
                            mitopoiesi, frutto della stessa mistica del nazismo. 
                            E' Singolare che Goebbels, nel libro Das Reich, già 
                            scriveva "la terza guerra mondiale comincerà nel 
                            1948"; forse neppure immaginava risvolti da guerra 
                            fredda, ma non per questo è tornata meno congeniale 
                            nella strategia di covare tensioni regionali poi 
                            degenerate in veri e propri nodi di crisi mondiale. 
                            Resta la strana coincidenza tra il suicidio di 
                            Himmler e il piano "Operazione Impensabile" respinto 
                            da Churchill, che suggeriva un attacco contro i 
                            Sovietici riciclando i tedeschi. Monito della 
                            storia, ma anche epitaffio adottato dalla signora 
                            Gertrude Herr, un verso del poeta nazista Anacker: 
                            "Chi non si è dato per vinto non ha perso".
 
 
 Nota di
                
                Enrico Pietrangeli - 2007
 
 * * *
 
 
 Animali & animali, della giovanissima 
                            scrittrice romana Cristina Buzzi, è un volume di 
                            fiabe sui generis: nella migliore tradizione 
                            "classica" del genere, l'Autrice costruisce storie 
                            originalissime, in cui la "morale" sorge spontanea e 
                            parla di noi, del nostro rapporto con gli animali 
                            (spesso vittime di una crudeltà immotivata quanto 
                            stupida) e con il mondo. Sono fiabe più per 
                            adolescenti che per bambini, quindi, con un pubblico 
                            ideale attorno ai 12 anni: proprio l'età in cui deve 
                            consolidarsi l'amore per la vita e il rispetto per 
                            essa. Impossibile non commuoversi - dando qualche 
                            esempio - per il pinguino imperatore sperduto nei 
                            climi troppo caldi dell'Africa, o per l'amicizia 
                            improbabile fra il corvo Crack e il gatto King, per 
                            la gattina abbandonata Lucky e per il cincillà 
                            Lalla, salvato da una fine atroce.
 
 ORDINA IL LIBRO:
 http://www.puntoacapo-editrice.com/index_file/Page384.htm
 
 
 
 CHIEDO I CERCHI di Valeria Serofilli
 PuntoaCapo editrice, 2008
 
 Nelle liriche di questo libro Valeria Serofilli 
                            porta avanti il discorso intrapreso fin dall'inizio 
                            della sua esplorazione dell'universo poetico, ed è 
                            ancora l'impronta luziana a costituire un punto di 
                            riferimento, una traiettoria, una direzione, come 
                            già accadeva nel precedente Nel senso del verso, 
                            (libro con audiolibro, ed. ETS, Pisa 2006).
 Anche nei testi di Chiedo i cerchi (alcuni dei quali 
                            comparsi in Nel senso del verso - Nuovo volume, 
                            opera vincitrice dell'edizione 2008 del Premio 
                            Gaetano Cingari) sono presenti citazioni luziane 
                            dirette, nello specifico tratte da Su fondamenti 
                            invisibili , ma si rileva nitida la presenza e 
                            l'influsso dell'autore fiorentino anche nell'eco di 
                            certe cadenze, ritmi, scansioni. Sussiste inoltre, 
                            come si rileva dalla poesia che dà il titolo alla 
                            raccolta, e specificamente dai versi "A te parola 
                            non chiedo sillabe/ che squadrino ogni lato (…) A te 
                            parola chiedo i cerchi/ del sasso nello stagno che 
                            genera onde di pensiero", un solido richiamo 
                            montaliano, quasi un'eco di quel pregnante "Non 
                            chiedermi la parola" che costituisce la base e il 
                            grado zero, la possente espressione 
                            dell'inesprimibile, racchiusa in "Ossi di seppia". 
                            Ma qui la Serofilli ribalta tale poetica della 
                            negatività con un'asserzione decisa e feconda di 
                            valori costruttivi.
 Come già accadeva nella produzione precedente 
                            dell'autrice, ci sono in questo volume anche 
                            componimenti che si muovono in modo del tutto 
                            autonomo, e in qualche caso perfino controcorrente 
                            rispetto a tali orientamente e a tali ascendenze. 
                            Nella sez. Omaggi, inoltre, il panorama si allarga, 
                            come se la poesia dell'autrice reclamasse a sé, ai 
                            propri temi ispiratori e alla propria gamma di suoni 
                            e stilemi, rotte diverse, varie, affini e parallele 
                            a diversi stati d'animo e al mutare dei tempi e dei 
                            toni, anche interiori, che si collocano alla base 
                            dell'atto del creare. Si allaccia quindi la 
                            Serofilli, tramite un dialogo ideale, ad altri 
                            autori a lei particolarmente cari che avverte vicini 
                            per affinità elettive.
 Ci sono inoltre alcune poesie particolari, in cui 
                            un'ironia diretta, a tratti tagliente, si sposa ad 
                            un ritmo consono a tale briosa e acuta osservazione. 
                            E' notevole la distanza apparente tra queste 
                            specifiche liriche ed altre, molto più classiche nel 
                            tono e nella scansione, tipiche dell'autrice. 
                            Tuttavia tale dicotomia, seppure evidente, non 
                            stride, non risulta inappropriata. Seppure con forme 
                            e strumenti diversi, è coerente e riconoscibile 
                            l'intento di indagare sui misteri dell'esperienza e 
                            della vita, la gioia, il dolore, la bellezza e la 
                            minaccia dell'assurdo. L'autrice, sempre mossa da 
                            nuovi incontri letterari e nuovi stimoli, sembra ora 
                            cercare spazi espressivi altri, più ampi; come un 
                            musicista che, tramite nuovi influssi, ampia la 
                            propria gamma senza mai rinnegare il proprio mondo, 
                            gli accordi interiori che costituiscono la sua 
                            essenza artistica ed umana.
 
 
 Marco Porta, Puttanate magistrali, 
                            Puntoacapo Editrice, pp. 80, € 10,00
 
 Puttanate magistrali è una svelta e divertente 
                            raccolta di racconti brevi. L'alessadrino Marco 
                            Porta, insegnante al giro di boa del quarant'anni, 
                            racconta sul filo della memoria gli anni della 
                            gioventù, segnatamente quelli passati alle Scuole 
                            Magistrali. Il piglio goliardico bene nasconde una 
                            venatura di malinconia nel passare in rassegna 
                            fatti, aneddoti, ma soprattutto personaggi di quelli 
                            che, per chiunque, sono probabilmente gli anni più 
                            intensi e formativi ma anche divertenti e 
                            irresponsabili.
 Il lettore non potrà non immedesimarsi nel 
                            protagonista, come non potrà non andare con la 
                            memoria ai propri ricordi, probabilmente non 
                            dissimili.
 È un esordio maturo, quello di Marco Porta, che ci 
                            consegna un narratore scanzonato e anarchico.
 
 Nota di lettura di Ivano Mugnaini
 a "In Duomo" di Andrea Salvini, Puntoacapo, 2008
 
 In questo suo secondo romanzo Salvini si conferma 
                            abile e attento osservatore: fa muovere l'occhio del 
                            suo disincantato alter ego Franco con carrellate 
                            hitchcockiane dai panorami ai dettagli, cogliendo 
                            ombre e riflessi, gli spazi stranianti dei cortili 
                            cittadini e le sagome affilate dei coltelli nascosti 
                            dietro i cliché stritolanti della burocrazia. Un 
                            mélange del tutto singolare tra un'impostazione 
                            narrativa classica, e, dal canto opposto, una 
                            moderna frammentazione delle trame e dei destini, 
                            specchio delle angosce sociali e mentali e delle 
                            beffe del caso, o, per dirla con Shakespeare, delle 
                            vicissitudini che affliggono il "merito onesto 
                            disconosciuto".
 Sospesa tra Dickens e Kafka, la prosa di Salvini fa 
                            luce sui soprusi operati da figure mediocri che si 
                            trovano ad avere in mano poteri ottenuti per vie 
                            traverse, e, più in generale, senza indulgere in 
                            vane lamentazioni, ci offre la visione interna del 
                            meccanismo cieco che schiaccia speranze, prospettive 
                            e amori in una sorta di tragicomico Processo.
 La SSIS, Scuola di Specializzazione post laurea, è 
                            il luogo d'inizio di queste vicissitudini. E' la 
                            prosecuzione ideale dell'Università, eppure è un 
                            mondo nuovo, un luogo in cui appare ancora viva 
                            l'illusione che il mondo possa ancora profumare di 
                            cartelle, di gomme da cancellare e dei quaderni a 
                            quadretti descritti nell'epigrafe del romanzo 
                            tramite i versi di Valeria Serofilli, poetessa amica 
                            e compagna di studi di Salvini. Ma quel mondo 
                            idialliaco è lontano. Franco è costretto, episodio 
                            dopo episodio, a prendere atto che la SSIS 
                            rappresenta l'atto preparatorio e insieme l'incontro 
                            non più procrastinabile con la vita vera, la fine di 
                            un'amata Arcadia. Tuttavia, tramite la perspicacia e 
                            la salda volontà di rendersi refrattario a facili 
                            compromessi, Franco supera gli ostacoli che lo 
                            separano dal traguardo della propria indipendenza, 
                            o, almeno, della propria integrità, la capacità di 
                            pensiero autonomo,
 La prosa di Salvini si conferma in questo suo nuovo 
                            romanzo incisiva e accattivante. Asseconda l'urgenza 
                            di ogni lettore di andare oltre la patina esteriore 
                            delle cose per sondare ragioni e follie, gesti 
                            sensati e gabbie dell'assurdo. Il tutto senza mai 
                            scordare l'impulso primo e fondamentale di ogni 
                            narrazione: raccontare una storia che, parlando 
                            delle eventi e dei mutamenti di un singolo uomo, 
                            parli della vita di ciascun uomo.
 
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 Luca Vicari, Triade, pp. 384, puntoacapo 
                            Editrice, Novi Ligure 2008, € 30,00 (settembre, 
                            narrativa). ISBN 978-88-96020-11-1
 
 Anteprima:
 
 Randy cammina silenzioso lungo il corridoio in 
                            pietre di una prigione, illuminato solo da qualche 
                            torcia appesa al muro, inseguendo un piccolo uomo 
                            che vuole liberare un potente criminale. L'evasione 
                            avviene sotto i suoi occhi e questo è il momento di 
                            correre dalle guardie per dare l'allarme, ma 
                            qualcosa di imprevisto accade; mentre sta correndo, 
                            Randy cade, si volta per osservare l'evasore che, 
                            estratta una falce, la alza, la fa sibilare 
                            nell'aria e… Il ragazzo si sveglia nel proprio 
                            letto, completamente coperto di sudore; scruta 
                            l'ambiente circostante per tranquillizzarsi, e poi 
                            apre la finestra, dalla quale entra un'aria 
                            frizzante che lo libera dalla paura. Qualche istante 
                            dopo nonna Felicia, la tutrice di Randy da quando i 
                            genitori sono morti (ormai sedici anni prima), bussa 
                            alla porta e fa scendere il giovane per la 
                            colazione. Dopo aver mangiato, una breve lezione e 
                            poi entrambi escono per le vie di MagCity. Ben 
                            presto si separano e Randy incontra i suoi due 
                            migliori amici, Jack e Kate (anch'essi orfani e 
                            cresciuti da due parenti, Hope e Joy). Il loro 
                            incontro però dura solo poche ore: le tre tutrici li 
                            raggiungono spaventate e li scortano alle rispettive 
                            case, senza dare tempo a domande o spiegazioni.
 'In soffitta troverai uno specchio, vedi di pulirlo 
                            per bene!' gli ordina la nonna, una volta a casa. Lo 
                            specchio è grande, la cornice finemente lavorata con 
                            immagini tratte dalle leggende delle popolazioni che 
                            abitavano la pianura dove ora sorge la città; in 
                            alto, porta le parole 'Sol Luna Sidera, Tres 
                            Potentiae contra Malum, Sol Luna Sidera, Iuncti 
                            vincent'.
 Quella sera i suoi due amici e le due tutrici 
                            arrivano a casa del ragazzo. Mentre osservano lo 
                            specchio in soffitta, i tre giovani sono vittime di 
                            una strana illusione: due occhi luminosi sembrano 
                            aleggiare alle loro spalle, ma, voltandosi, non ne 
                            trovano traccia. Ridendo scendono al piano inferiore 
                            per ascoltare la conversazione delle tre parenti, e 
                            qui scoprono che la loro non era stata un'illusione: 
                            i due occhi luminosi appartengono ad un elfo, che 
                            ora è davanti a loro.
 Nella sala da pranzo di Randy si trova il più 
                            variegato gruppo mai visto: tre donne, tre ragazzi e 
                            una creatura mitica. Una breve spiegazione, poi 
                            l'elfo scompare. Felicia, Hope e Jay devono molte 
                            spiegazioni ai ragazzi.
 'Esiste un'altra dimensione, un altro pianeta, 
                            Manta, dove gli abitanti possiedono poteri magici'
 Non c'è altro tempo. I ragazzi devono fuggire perché 
                            in pericolo: Set, il servo più fedele di un certo 
                            Lupe, li vuole uccidere ed è arrivato alla casa. 
                            Devono trovare un portale, che li potrà condurre 
                            sani e salvi su Manta, e cercare un uomo di nome 
                            Temistocles. Felicia osserva il nipote, che capisce 
                            tutto: lo specchio, pulito quel pomeriggio, è il 
                            portale!
 Inizia così un'avventura ricca di colpi di scena, 
                            scritta da un giovanissimo esordiente. I 
                            protagonisti affronteranno provi e scontri sempre 
                            più difficili, fino a scoprire la propria vera 
                            identità e a sconfiggere definitivamente il male.
 
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  Julia 
                            Baird IMAGINE THIS. IO E MIO FRATELLO JOHN LENNON
 pp. 352 - Biografia
 formato 13X20
 978-88-6004-136-4
 19,00 euro
 Giulio Perrone Editore
 http://giulioperroneditore.it/node/236
 
 CONSIGLIATO DA...
 Trovo che questo libro sia un'eccezionale 
                            testimonianza che ci permette di conoscere la vera 
                            storia di un mito (Federico van Stegeren, L'Olandese 
                            Volante di RTL 102.5)
 
 NON L'HO MAI VISTO COME UN'ICONA MONDIALE. PER ME 
                            JOHN ERA SEMPLICEMENTE MIO FRATELLO E FACEVA PARTE 
                            DEL NOSTRO MONDO, MIO E DI JACKIE, UN MONDO INTRISO 
                            DI UNA PROFONDA NOSTALGIA PER NOSTRA MADRE.
 Questa storia ha inizio a Liverpool. È la storia di 
                            una famiglia e dei suoi segreti, e di un destino, il 
                            più delle volte beffardo. John è ancora un bambino. 
                            A soli cinque anni la zia Mimi lo strappa dalle 
                            braccia della madre e cerca di tenerlo lontano da 
                            quella donna che reputa immorale e inadatta.
 Imagine this è la storia di un amore, tra madre e 
                            figlio, tenero e struggente che nessuno riesce ad 
                            ostacolare. John correrà dalla madre appena potrà. 
                            Con lei suonerà i primi accordi, scoprirà nella 
                            musica una passione assoluta. Avrà in quella donna e 
                            nelle sorelline, nate da una successiva relazione, 
                            il suo primo e appassionato pubblico. E quando tutti 
                            sembravano convinti che di lì a poco sarebbero 
                            diventati finalmente una vera famiglia, la morte 
                            della madre scompaginerà quei progetti. L'impatto 
                            che avrà su John, diciassettenne, e sulle sorelle 
                            sarà devastante. È Julia Baird, la sorella di John, 
                            a raccontarcelo. Nelle sue pagine appassionate e 
                            toccanti rivivono i primi amori del fratello, la 
                            passione per la musica che lo divora, il piccolo 
                            gruppo messo insieme già ai tempi della scuola, 
                            quando si suonava in bagno, in cucina, ovunque fosse 
                            possibile. Ne viene fuori un ritratto affettuoso e 
                            inedito, una mappa emozionale puntellata dai primi 
                            amori di John, dal matrimonio con Cynthia, dalla 
                            scoperta della paternità. E poi arrivano gli anni 
                            dei Beatles, il successo planetario. John è di nuovo 
                            lontano. Julia può ascoltare la sua voce in radio, 
                            vederlo dallo schermo del televisore. Lo cerca 
                            affannosamente, spesso senza risultati. Intanto, la 
                            fine dei Beatles. Il matrimonio con Yoko Ono che lo 
                            allontana ancora di più dalla famiglia, dalle 
                            radici. Costruisce una nuova distanza. Non appena i 
                            fratelli avranno deciso di ritrovarsi, il destino di 
                            nuovo imprimerà una direzione diversa. L'8 dicembre 
                            1980 la morte violenta di John. Un lungo racconto 
                            biografico, la storia di un rapporto complicato e 
                            tenace. Tutte le emozioni, le scoperte, i traumi, il 
                            dolore e la forza necessari per diventare un genio. 
                            Un mito. Per diventare John Lennon.
 
 All'interno del libro è compreso un inserto di foto 
                            inedite
 Traduzione dall'inglese di Ilaria Arcà
 
 Il libro è stato realizzato in collaborazione con 
                            RTL 102.5
 
 
 L'AUTORE
 
 Julia Baird è nata a Liverpool nel 1947. È la figlia 
                            di Julia, madre anche di John Lennon, e del suo 
                            compagno Bobby. Laureata in Scienze della 
                            Formazione, ha iniziato a lavorare come insegnante 
                            di francese e inglese e poi, per quindici anni, si è 
                            dedicata all'insegnamento di sostegno per 
                            adolescenti emarginati. Julia vive con il suo 
                            compagno Roger, ha tre figli grandi ed è appena 
                            diventata nonna. Attualmente dirige i tour della 
                            città organizzati dal Cavern.
 
 * * *
 
 NICOLETTA SANTINI
 LA MUMMIONA E ALTRE STORIE
 
 Collana Il treno dei desideri n.° 7
 Prezzo Euro 10,00
 ISBN 88-7418-112-4
 PROSPETTIVA EDITRICE
 www.prospettivaeditrice.it
 
 L'AUTRICE
 
 Nicoletta Santini è una pittrice surrealista e 
                            dipinge con varie tecniche su diversi supporti per 
                            creare una rappresentazione evocative della 
                            relazione colore-luce.
 Partecipa attivamente alla vita artistica nazionale 
                            con mostre personali e collettive, ottenendo 
                            riscontri critici positivi. I suoi lavori sono 
                            presso collezioni private e pubbliche.
 Altra sua passione è la scrittura che l'ha portata a 
                            vincere diversi premi letterari come:
 "Lorenzo Montano Anterem".
 Ha pubblicato con la Prospettiva editrice nella 
                            stessa collana anche il romanzo dal titolo "Le 
                            avventure della gatta Panino-Panino" - 2002. ll 
                            libro
 
 Un libro di favole modernissime e dinamiche. Le 
                            pagine scorrono con una totale libertà d'invenzione; 
                            di tutto può succedere (e succede) alla stramba 
                            comitiva che, sfuggita alla routine domestica, e 
                            viene invece travolta da situazioni paradossali, 
                            come sfuggire da un'enorme mummia appena 
                            risvegliatasi, andare a caccia di uno spiritello da 
                            chiudere in un vaso, salvarsi dai gatti-zombi, 
                            dissuadere uno strano corteggiatore della gatta 
                            Panino, per nulla propensa ad una storia d'amore. La 
                            narrazione è quasi esclusivamente affidata alle 
                            battute dei personaggi, con un dialogo ininterrotto 
                            che sembra la sceneggiatura di un cartoon, e li 
                            rende simpatici e fortemente caratterizzati. Ognuno 
                            si esprime in modo diverso, con un suo intercalare 
                            tipico, così che sembra di sentire le voci di questi 
                            animali umanizzati e pieni di risorse.
 
 Un libro per bambini, godibile anche per quegli 
                            adulti che sanno sognare e lavorare di fantasia, che 
                            apprezzano l'umorismo immediato e libero che 
                            scaturisce spontaneo dall'incontro di questi strani 
                            buffi personaggi animali-umani, con le loro 
                            caratteristiche ed i loro tic e pose. Un libro che 
                            si legge in un giorno o due, sorridendo di frequente 
                            e sorprendendosi delle invenzioni e delle visioni 
                            dell'autrice (si percepisce la sua formazione 
                            pittorica… non a caso il libro è arricchito di 
                            illustrazioni a colori vivaci, firmate dalla stessa 
                            autrice).
 
 Massimo Acciai
* * *
 
  Di 
                            chi è la Luna? di Massimo Acciai
 
 Prezzo di vendita € 12,59
 Libro RACCONTI 216 pagine
 
 http://ilmiolibro.kataweb.it/libro.asp?id=52461
 
 Racconti dal passato, dal presente e dal futuro
 Racconti fantastici.
 
 Commenti
 
 di italo
 
 un´anteprima molto coinvolgente e ben scritta. 
                            Complimenti
 
 di salparadiso331
 
 complimenti!!!!!!!!!!
 
 di ghepa
 
 la notte inquisitrice dell´anima, e poi la luna con 
                            quella sua luce così surreale...mi piace l´inizio.lo 
                            stile mi sembra scorrevole
 
 di flordevidrio
 
 un te con la mortadella
 Mi piace l´immediatezza del linguaggio.L´anteprima 
                            lascia spazio a qualsiasi evoluzione degli eventi e 
                            spinge a proseguire la lettura, nonostante 
                            l´antipatia che suscita il protagonista: uno che non 
                            va al cine e che beve tè con la mortadella!!sei 
                            molto abile.
 
 di nemesi
 
 COMPLIMENTI
 HA L´ARTE DI INCURIOSIRE E LA TUA ANTEPRIMA LO HA 
                            FATTO TALMENTE CHE SON ARRIVATOA PAGINA 8 IN UN 
                            BALENO.
 
 di elmaga
 
 ma che bravo che sei!. complimenti...
 
 di pensierialvento
 
 anteprima interessante e tu scrivi molto bene.
 
 di gvergar64
 
 La trama sembra molto interessante e mi piace il tuo 
                            stile. Complimenti
 
 di Eliseo Oberti
 
 Bel titolo e anteprima interessante.
 
 * * *
 
 
  STEFANO 
                            PEVERATI L'Occhio del Potere, Edizioni Bastogi
L'egittologo Carlos Martinez ha dedicato tutta la 
                            sua vita allo studio dell'antico Egitto, 
                            dell'astronomia e delle correlazioni tra popoli 
                            geograficamente lontanissimi. Nel 1985, mentre 
                            sovrintende una spedizione scientifica per il 
                            recupero di manufatti, con gli amici Lorenzo Grilli, 
                            esperto di religioni, e Gianni Diolaiti, esperto di 
                            esoterismo, scopre l'esistenza di un terribile 
                            segreto, reso inaccessibile per la sua estrema 
                            pericolosità: una gemma dal potere enorme e 
                            distruttivo.
 Due anni dopo, mentre compie ricerche sulla gemma, 
                            Grilli scompare con tutto il suo gruppo senza 
                            lasciare alcuna traccia. Diolaiti, organizzata una 
                            spedizione di soccorso, sparisce a sua volta in modo 
                            altrettanto repentino.
 Martinez scopre alcune tavolette che portano un po' 
                            di luce sul mistero della gemma, protetta da una 
                            setta misteriosa. I suoi studi attirano l'attenzione 
                            di Aristotele Vassilis, miliardario a sua volta 
                            ossessionato dalla gemma, che assume l'egittologo e 
                            lo ospita nella sua villa di Kos con tutta la 
                            famiglia. Sembrerebbe il paradiso di ogni studioso: 
                            denaro a iosa per le ricerche, tranquillità, 
                            un'isola bellissima, un datore di lavoro che è quasi 
                            un amico. Ma Vassilis è un boss della malavita, un 
                            uomo crudele e senza scrupoli che non si ferma 
                            davanti a niente.
 E' Elisa, la bellissima figlia di Martinez, a fare 
                            la scoperta più importante sulla gemma: è l'Occhio 
                            del Potere, che succhia energie dal corpo e corrompe 
                            l'anima. Questo costerà la vita ai suoi genitori, 
                            che tentano invano di opporsi ai folli progetti di 
                            Vassilis, e anche alla giovane, ma non prima che sia 
                            riuscita a gettare la documentazione nella macchina 
                            di due turisti italiani, ignari di tutto. Ignari, 
                            soprattutto, di quello che li aspetta: una scia di 
                            morte che interromperà tragicamente la loro vacanza 
                            e cambierà la loro vita per sempre.
 Un thriller esoterico molto teso e con un ritmo 
                            incalzante, tra pacifici studiosi, killer spietati e 
                            ragazzi coinvolti in eventi troppo grandi per loro, 
                            che collega gli Esseni e Cristo, l'Apocalisse di 
                            Giovanni e sette segrete perse nel tempo. E al 
                            centro, come un ragno nella sua tela, l'Occhio del 
                            Potere, che giace nascosto in attesa che un eletto 
                            ne risvegli la tremenda energia.
 
 Recensione a cura della Redazione dello Specchio 
                            Magico.
                            
                            http://www.specchiomagico.net/libropeverati.htm
 
 Stefano Peverati è nato a Ferrara il 26 Dicembre 
                            1967 e risiede a Portomaggiore, nella provincia 
                            della città estense. Laureato in Scienze Politiche, 
                            da sempre opera nel campo del marketing e della 
                            comunicazione.
 
 Visitate il suo sito
                            
                            www.stefanopeverati.com
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                            www.bastogi.it
 
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  Cristina 
                            Soranzio Tra inferno e paradiso
 AndreaOppure Editore
 242 pagine, € 9
 
 La Trieste di Svevo? Dimenticatela. Sullo sfondo di 
                            Molo Audace, Piazza Unità e i locali cittadini, si 
                            intrecciano le vite e le parole di Stefano, Elisa e 
                            Silvia, tre giovani che, in bilico tra inferno e 
                            paradiso, combattono contro il loro passato. Una 
                            storia di amore, amicizia, solitudine e paure nella 
                            Trieste dei giorni nostri, da leggere tutto d'un 
                            fiato.
 
 Modalità di acquisto: in libreria e online su IBS 
                            (www.ibs.it), Danae (www.danaelibri.it), Oppure 
                            Editore (www.opprelibri.it/cristinasoranzio.htm) e 
                            altre librerie online (Wuz.it, Unilibro, ecc.)
 
 http://www.trainfernoeparadiso.it/
 
 * * *
 
 
  Titolo:
                            Phönix Autore: Lanciotti Stefano
 Editore: EdiGiò
 Data di Pubblicazione: 2008
 Collana: Le giraffe
 ISBN: 8862051182
 ISBN-13: 9788862051187
 Pagine: 160
 Reparto: Narrativa italiana
 
 Perché un'organizzazione neonazista tedesca ha 
                            elaborato un virus informatico in grado di 
                            propagarsi in Rete e trasformare i computer infetti 
                            in elementi di un'enorme elaboratore parallelo, il 
                            più potente mai realizzato? E perché un traditore 
                            sta creando una falla per permettere a qualcuno di 
                            accedere dall'esterno al nuovo sistema di difesa 
                            informatica di Israele?
 
 Sara Kohn è una ex-agente del Mossad, che nella sua 
                            ultima missione ha rischiato di morire ed ha perso 
                            il compagno. Ora passa il suo tempo annegando i suoi 
                            incubi nell'alcool e ha giurato di non impugnare mai 
                            più un'arma. Dovrà però venire meno al suo 
                            giuramento per salvare dalle grinfie dei neonazisti 
                            Robert Lombardi - un professore universitario 
                            americano in vacanza a Parigi - e suo figlio Pete, 
                            la cui curiosità informatica lo ha portato a 
                            infilare il naso dove non avrebbe dovuto.
 
 L'ex-agente si troverà suo malgrado invischiata in 
                            una storia la cui gravità sembra allargarsi a 
                            macchia d'olio e che rischia di avere come 
                            conclusione la cancellazione di Israele dalla mappa 
                            geografica. Accusata di tradimento e di omicidio, si 
                            troverà tutti contro, persino lo stesso Mossad.
 
 In un finale adrenalinico in continua accelerazione 
                            Sara dovrà confrontarsi con i fantasmi del suo 
                            passato e gli orrori del presente e affrontare una 
                            corsa contro il tempo per salvare le cose che gli 
                            sono più care: il suo paese, il giovane Pete che è 
                            stato rapito per ricattarla e il suo amore nascente 
                            per Robert.
 
 http://www.stefanolanciotti.it/
 
 * * *
 
 Ho gettato dio nella pattumiera
 di Bruno Previstali
 Racconti
 EdiGio', Pavia, 2008
 146 pagg.
 15,50 euro
 
 Quattro racconti veri, quattro schizzi narrativi di 
                            lucida e cruda denuncia di alcuni dei drammi 
                            quotidiani più inquietanti dell'esistere 
                            contemporaneo: dalla sorta sopraffazione a danno dei 
                            più deboli alla dannazione senza redenzione di chi 
                            non ha voce, dal talvolta difficile compromesso 
                            dell'essere donna alle desolanti contraddizioni 
                            della Chiesa, dallo spettro sinistro delle sette 
                            sataniche al confronto irriducibile fra progresso e 
                            tradizione.
 Una scrittura ispirata non già ai grandi miti dello 
                            stile per lo stile, bensì alla naturale povertà 
                            delle cose ed al bisogno di dar voce a verità troppo 
                            spesso nascoste.
 
 * * *
 
 
  Un 
                            barlume di speranza Tiziana Iaccarino
 144 pp
 10,00 €
 Giovane Holden Edizioni
 Collana: Battitore libero
 2008
 Isbn: 978-88-95214-73-3
 
 QUARTA DI COPERTINA
 
 Sahara, 7 agosto 1967
 Un piccolo velivolo precipita a poche ore dal 
                            decollo.
 Il pilota muore sul colpo, gli altri due passeggeri, 
                            una giovane donna e il suo accompagnatore, restano 
                            lievemente feriti ma in balia del caldo infernale 
                            del deserto, stremati, angosciati in preda sempre 
                            piu spesso a crisi d'ansia e depressione, 
                            consapevoli che la fine è vicina. Giselda decide 
                            così di scrivere un diario, facendo appello alle sue 
                            ultime forze, nella speranza che resti traccia di 
                            quella vita che lei stessa è venuta a cercare in 
                            un'Africa torrida e ostile.
 Intorno ai suoi ricordi si intrecciano le vicende di 
                            Raul il fidanzato per seguire il quale ha 
                            abbandonato la sua casa, il misterioso Nicholas 
                            avventuriero forte e sensibile, l'enigmatico signor 
                            D'Assav.
 Sullo sfondo la caccia a un criminale pericoloso.
 Un barlume di speranza è soprattutto una grande 
                            storia d'amore, un sogno emozionante, animato da una 
                            trascinante tensione lirica, ambientato in un 
                            fragile Eden, troppo vicino all'Apocalisse. Narra 
                            l'amore per un uomo, ma anche l'amore per il 
                            deserto. E' una vicenda ricca di mistero, un mosaico 
                            di esperienze e di sguardi sul mondo, raccontata con 
                            la libertà dei sogni, e altrettanto intensa e 
                            coinvolgente.
 Una storia potente, commovente, tragica, suggestiva 
                            e spirituale. Un racconto meraviglioso sulla 
                            fragilità della vita e la perdita dell'innocenza, 
                            sul valore dell'amicizia e sulla paura della morte, 
                            la voglia di redenzione e l'amore per la libertà.
 
 BIOGRAFIA
 
 Nasce a Napoli nel 1976, ama disegnare e scrivere, 
                            studiare, viaggiare e dare libero sfogo alla propria 
                            innata e inesauribile creatività. Bimba prodigio, a 
                            12 anni già realizzava ritratti di Beethoven e 
                            Napoleone e coltivava l'idea di scrivere un romanzo. 
                            A 18 anni inizia a frequentare l'Accademia d'Arte 
                            Drammatica e prende parte a diverse rappresentazioni 
                            presso i più importanti Teatri di Napoli. A 20 
                            inizia a scrivere poesie. La sua vita è in stretto 
                            connubio con l'Arte.
 
 
 Un libro breve, che si legge tutto d'un fiato. 
                            Appassionante, ben costruito, denso di avvenimenti 
                            che tengono la narrazione sempre sul filo della 
                            curiosità del lettore. Lo scenario esotico in cui è 
                            ambientata la vicenda, lo sconfinato deserto 
                            africano, solletica il nostro immaginario e dà quel 
                            senso di mistero e di avventura che traspare fin 
                            dall'incipit. L'essere umano una pedina in un gioco 
                            molto più grande di lui, guidato da un destino 
                            bizzarro? Al lettore trovare una risposta e gustarsi 
                            le sorprese del finale…
 Un libro da leggere, e da rileggere.
 
 Massimo Acciai
 
 Leggi l'intervista 
                            all'autrice a cura di Massimo Acciai
 
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 EUROPA - EDIZIONE CONTINENTALE
 di Massimo Semerano e Menotti
 21,50x30, Bross., 88 pag., b/n Euro 13,00
 ISBN: 978-88-87827-98-9
 Ed. Black Velvet
 www.blackvelveteditrice.com
 
 La ristampa del fumetto Europa, uscito per la prima 
                            volta nel 2003 per Black Velvet, ripropone una 
                            storia appassionante e quanto mai contemporanea in 
                            una nuova veste grafica e con un formato in grado di 
                            mettere maggiormente in risalto il dettagliato 
                            disegno.
 
 Data d'uscita: Novembre 2008 - Attualmente in 
                            distribuzione.
 
 Sinossi:
 Baldassarre Sangiorgi, giovane e vizioso 
                            aristocratico extramondo, e Garrone, fedele e baldo 
                            servitore, vengono spedti sulla Terra per un viaggio 
                            di studio che ne dovrebbe accrescere le conoscenze 
                            classiche. L'inganno di una donna e la follia di un 
                            dittatore li intrappolano in una città ostile, 
                            assediata dal Governo Unionista, costringendoli a 
                            lottare per la propria vita. Mentre la discesa 
                            nell'abisso della degenerazione appare sempre più 
                            ineluttabile, molti saranno gli ostacoli che 
                            dovranno affrontare: terroristi sanguinari, generali 
                            traditori, carcerieri perversi, una devastante 
                            epidemia di peste bubbonica e… il Dottor Cifra in 
                            persona! Riuscirà la forza dell'amore a salvare i 
                            nostri eroi dal giardino del mondo durante le ore 
                            della sua agonia? Da Menotti e Semerano, gli autori 
                            più intransigenti del decennio, un'opera 
                            monumentale: EUROPA - una storia di orripilante 
                            attualità!
 
 GLI AUTORI
 Massimo Semerano, disegnatore e sceneggiatore, 
                            inizia nel 1986 a collaborare con varie riviste, 
                            realizzando serie a fumetti di vario genere. Nel 
                            1993-96 collabora con il quotidiano "Il Manifesto" e 
                            le riviste "Mano", "Rumore", "Dinamite", "Mondo 
                            Naif" e le statunitensi "Rubber Blanket" e "Zero 
                            zero".
 Nel 1997, una sua storia disegnata da Francesca 
                            Ghermandi è pubblicata nell'antologia della Kitchen 
                            Sink Press Flock of Dreamers. Ha co-scritto con Otto 
                            Gabos una storia di Conan il barbaro per la Marvel 
                            Italia, pubblicata in Italia, Francia e Spagna. Nel 
                            1999 debutta il primo episodio di "Rosa di Strada", 
                            tuttora in corso di pubblicazione. Dopo aver 
                            concluso il volume Europa, su disegni di Menotti, 
                            che vince il premio Micheluzzi come "miglior 
                            sceneggiatura" nel 2004. Attualmente è impegnato per 
                            il mercato francese con la sceneggiatura della serie 
                            I figli del tramonto disegnata da Marco Nizzoli, 
                            pubblicata in Francia da Les Humanoïdes Associés e 
                            in Italia da Blak Velvet.
 
 Menotti si avvicina al mondo del fumetto nel 1986 e 
                            inizia a disegnare storie a fumetti e illustrazioni 
                            per "Dolce Vita", "Il Manifesto", "La Repubblica", 
                            "L'Espresso", "Frigidaire", "Cyborg" e "Comic Art". 
                            Nel 1995 è il primo classificato nel concorso di 
                            fumetto "Das Böse und der Trieb" al
 Premio Interfilm di Berlino, mentre nella rassegna 
                            Treviso Comics del 1996 vince il Premio Signor 
                            Bonaventura come coautore di Sogni, libro a fumetti 
                            dell'anno. Nel 1997 realizza fumetti per la rivista 
                            musicale "Rumore", illustra L'Orribile Commedia di 
                            Paolo Maria Veronica . Nel 1998 per XL - Boker 
                            realizza la serie "Il gabinetto del dottor Dio" e 
                            "Ladri di Lunarie", su testi di Otto Gabos e nel 
                            1998 per la rivista "Blue" disegna la serie erotica 
                            a fumetti Vinicio. Dal 1988 lavora come 
                            sceneggiatore televisivo (Un posto al sole, Don 
                            Luca, La Squadra, Incantesimo, Onore e Rispetto, 7 
                            Vite) e insegna tecniche della sceneggiatura presso 
                            l'Istituto Europeo di Design di Roma.
 
 Link utili:
 Il sito di Europa
 www.europa.go.it/
 Les Humanoïdes Associés
 www.humano.com/user/fiche/auteurID/556
 
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  Titolo:
                            Malinconico Leprechaun Autore: Patrizio Pacioni
 Casa Editrice: Sampognaro e Pupi
 Anno Edizione: 2008
 Codice ISBN: 978-88-95760-07-0
 Pagine: 104
 Prezzo: Euro 10, 00
 (per acquistarlo, clicca qui:
 http://sampognaroepupi.it/moduloacquisti.html
 
 L'inizio è l'Irlanda vista dal finestrino di 
                            un'auto, o nel corso di una tranquilla passeggiata 
                            in bicicletta: le cappe di nebbia, i "preziosi 
                            tappeti di verde brillante" dei prati, i dolci 
                            declivi, i piccoli cimiteri, consumati ma non 
                            umiliati dal trascorrere dei secoli. E poi Dublino, 
                            col suo parco e il suo centro cosmopolita e 
                            pittoresco.
 
 Scorci singolari, per non dire unici, che, nel 
                            romanzo di Patrizio Pacioni (corredato dalle 
                            suggestive tavole del disegnatore siculo-veneto 
                            Fabio Follia) da semplici sfondi e necessarie 
                            ambientazioni si trasformano quasi in autentici 
                            protagonisti della vicenda d'amore e morte dei 
                            giovani innamorati Alice e Patrick.
 
 Una vicenda fatta di sogno, passione travolgente, ma 
                            anche di vizi e di degrado, di crisi di astinenza 
                            devastanti che portano all'annullamento di sé, 
                            gradino per gradino, sempre più giù. E quando la 
                            volontà di redimersi prima che sia troppo tardi, 
                            istinto di sopravvivenza di un sentimento forte 
                            prima ancora che delle due vite che in esso si 
                            intrecciano, sembra condurre entrambi ragazzi verso 
                            l'uscita di un tunnel buio e spaventoso, come spesso 
                            accade è il destino a porsi di traverso in modo 
                            cinico e beffardo.
 
 All'inizio è l'agente Gargiulo, pittoresco ma mai 
                            banale stereotipo del poliziotto mediterraneo, che 
                            da fedele collaboratore del commissario e abile 
                            "spalla" si incarica di innescare nel lettore la 
                            curiosità di conoscere cosa abbia portato Cardona 
                            nelle gelide brume d'Irlanda.
 
 Poi, passo dopo passo, è lo stesso "Leone di 
                            Monteselva" a reclamare per sé il proscenio: 
                            osservatore sempre attento alla vita e a ciò che gli 
                            si muove attorno, in un clima di suspense che cresce 
                            quasi a insaputa del lettore, intuisce la morte 
                            anche nel più idilliaco degli scenari e (dal sagace 
                            e infaticabile segugio che si rivela anche "fuori 
                            servizio"), ne persegue chi ne sembra responsabile.
 
 Ed ecco che, come se non aspettasse altro, il 
                            commissario sfodera le sue ben note capacità di 
                            esplorazione, analisi e deduzione, cioè quelle 
                            facoltà mentali che "costituiscono una delle più 
                            vive fonti di piacere", i cui "risultati, ricavati 
                            genialmente dallo spirito e dall'essenza del metodo, 
                            hanno, in realtà, tutto l'aspetto dell'intuizione" 
                            (da "I delitti della Rue Morgue" di E. A. Poe), 
                            rivelando al tempo stesso un'inaspettata -e per 
                            questo ancora più ruffiana- umanità pensosa, 
                            sensibile e, per certi aspetti, romantica.
 
 Realismo delle vicende umane e sociali e folklore 
                            modernamente rivisitato si fondono con la solidità 
                            dell'intreccio narrativo e una sotterranea ma 
                            persistente tensione, determinando via via 
                            l'abbandono dell'iniziale ironia e della ritmicità 
                            del linguaggio per far posto ai toni più austeri del 
                            romanzo.
 
 Un percorso narrativo la cui efficace sintesi 
                            fornisce a Marina Torossi Tevini lo spunto per un 
                            "Elogio del romanzo breve" che, partendo da lontano, 
                            argomenta con competenza sulla relazione che 
                            intercorre tra la lunghezza di un'opera letteraria e 
                            la sua validità artistica, approdando a un giudizio 
                            di non comparabilità, ragionevole ma non scontato, 
                            tra "miniatura" e "affresco".
 
 E il Leprechaun del titolo?
 
 Una presenza magica e inquietante.
 
 Oppure, semplicemente il catalizzatore delle forze 
                            spesso contrapposte che si intersecano e si 
                            combattono all'interno di ciascun essere umano.
 "I folletti? Forse esistono..." scrive Maria 
                            Giovanna Luini nella sua concisa ed essenziale 
                            prefazione.
 
 Buoni, vendicativi, difficili da trattare, 
                            dispettosi, rappresentano le nostre paure, il senso 
                            medievale del peccato, dell'offesa e della 
                            inevitabile vendetta di "chi sta sopra di noi", ma 
                            anche l'assurdità di certe avversità, di certi 
                            accadimenti, dispetti, scherzi malvagi del destino, 
                            che colpiscono i buoni e non trovano una possibile 
                            spiegazione logica, né consentono una fideistica e 
                            rassegnata accettazione.
 
 La capacità e la volontà di opporsi con 
                            l'intelligenza e con la filosofia di un 
                            "contro-scherzo" al dispetto del Leprechaun, ma 
                            anche la capacità di un pizzico d'ottimismo creano, 
                            in qualche caso, un sottile ma reale spiraglio per 
                            una sempre possibile, pur se difficile, rivincita.
 
 
 Simonetta De Bartolo
 
 * * *
 
 Recensione de Le stanze del cielo, Paolo 
                            Ruffilli, Marsilio Editore, Venezia.
 
 Poeta, narratore e saggista. Paolo Ruffilli è fra i 
                            maggiori poeti italiani contemporanei. Nato a Rieti 
                            nel 1949, ma originario di Forlì, si è laureato in 
                            Lettere presso l'Università di Bologna. Dopo alcuni 
                            anni dedicati all'insegnamento a Treviso, dove vive, 
                            ha in seguito abbandonato il lavoro di docente per 
                            dedicarsi a tempo pieno alla sua attività, in veste 
                            di saggista, traduttore, direttore editoriale e 
                            collaboratore di quotidiani quali "Il Resto del 
                            Carlino", "Il Giorno" e il "Gazzettino". Accanto al 
                            suo lavoro di critico c'è la sua produzione 
                            letteraria, che consiste in diverse raccolte di 
                            poesie edite per i tipi della Forum, Garzanti, 
                            Amadeus, Vianello.
 Ha pubblicato per Marsilio Editore Le stanze del 
                            cielo nel 2008.
 Le stanze sono, per Paolo Ruffilli, gli spazi 
                            ristretti del carcere e della tossicodipendenza, 
                            abitati da soggetti segnati da una costrizione 
                            fisica e morale, rassegnati tutti alla perdita della 
                            libertà. Colpisce anche in questa opera il tratto 
                            essenziale della sua poetica, la concisione e la 
                            verticalità del verso. Lo stile poetico di Paolo 
                            Ruffilli segue la legge dell'inversamente 
                            proporzionale, il meccanismo del dire con poche 
                            parole il molto. E' l'arte del levare. Viene in 
                            mente, appunto, l'arte di Michelangelo. Per 
                            Michelangelo la scultura ere una pratica particolare 
                            secondo la quale l'artista aveva il compito di 
                            liberare dalla pietra le figure che vi sono 
                            imprigionate, per questo egli considerava la vera 
                            scultura quella "per via del togliere", cioè di 
                            togliere dal blocco di pietra le schegge di marmo. 
                            Togliendo le schegge emerge a poco a poco la figura, 
                            l'idea che è imprigionata nella materia. Per 
                            Michelangelo la scultura è la regina delle arti 
                            perché è l'unica tecnica mediante la quale per 
                            ottenere una forma bisogna togliere materia. Al 
                            contrario nella pittura bisogna aggiungere materia.
 La scelta decisa di Ruffilli è dunque per la 
                            scultura, lascia alle proprie spalle la pittura, 
                            l'elegia. "Nove decimi della poesia sono stati 
                            elegiaci e fondati su questo meccanismo - dichiara 
                            in un'intervista rilasciata a Maria Antonietta 
                            Trupia - Per me non è più così, in quanto ciò che è 
                            trascorso non è sentito come al di fuori, ma dentro 
                            ciascuno di noi. Il nostro passato è, quindi, quello 
                            che siamo. Nella mia poesia non c'è elegia perché 
                            non c'è nostalgia del passato …. è un rapporto con 
                            l'io profondo." Da Le stanze del cielo un piccolo 
                            "intaglio" della felicità espressiva, originale che 
                            pervade il libro:
 
 Prigione
 
 
 Il tavolo e la sedia,
 il piccolo scaffale
 con pochi libri addosso
 e la finestra sul cortile
 dove è in corso
 già la passeggiata
 d'aria regolamentare:
 pochi per volta
 in marcia collettiva
 di mezz'ora.
 ….che tu respiri
 e mordi,inghiotti
 e digerisci,
 per sopravvivere
 a te stesso
 sordo e muto
 a tutto il resto,
 allo stato attuale
 delle cose,
 confuso e arreso
 chiuso qua dentro
 rifattoti animale.
 
 
 Ruffilli ci conduce dunque in due territori, quello 
                            della prigione e quello della tossicodipendenza. 
                            All'autore interessano tutti gli aspetti della vita 
                            e, in particolare; quelli segnati dalla sofferenza e 
                            dal male, il male fisico e il male di vivere , come 
                            appare immediato dalla citazione iniziale di Mori i 
                            Po:
 " I poeti, al contrario di tutti gli altri,
 sono fedeli agli uomini nella disgrazia
 e non si occupano più di loro quando tutto gli va 
                            bene:"
 Questa citazione suggerisce che esistono molte 
                            realtà, "insieme incidenti e parallele, per la cui 
                            lettura occorre esercitarsi con cautela e con 
                            modestia (con umanità se non con amore) oltre ogni 
                            abbaglio dell'immediatezza." (dalla Prefazione di 
                            Alfredo Giuliani). Sentiamo la voce piana e 
                            ossessiva, allo stesso tempo, del "carcerato" e del 
                            "drogato", che hanno perduto "per colpa propria o 
                            altrui la luce" della libertà. "La voce del tossico 
                            è ora lucidamente invasata e ora altrettanto 
                            lucidamente disperata":
 
 Il sogno
 
 Ma non mi piango
 addosso,
 non ho mai chiesto aiuto
 e so che,quando
 ti sei infettato,
 non ne guarisci più
 anche se smetti
 e pure da guarito
 continui a essere malato.
 Riconosco l'errore
 e so nel vivo
 per ogni grammo di piacere
 i quintali di dolore
 di vomito e di noia
 che è costato,
 per tanto paradiso
 quanto inferno di più
 ho attraversato.
 Ma è stato
 il mio sognare
 di slegare la libertà
 dai vincoli del corpo
 che mi ha tradito
 e incatenato
 da dentro all'infinito.
 
 Sono versi che ci fanno rabbrividire, risuona dentro 
                            di noi come la battuta di un gong che dal piccolo 
                            spazio della costrizione personale, ci catapulta 
                            sull'orizzonte di pensieri generali che affiorano di 
                            continuo nell'epoca strana, difficile che stiamo 
                            vivendo, quella della "democrazia mite che lascia 
                            che ciascuno si comporti come crede" (Gustavo 
                            Zagrebelsky) e quella di un bell'insieme di 
                            tensioni, della "anarchia degli spiriti sotto la 
                            sovranità della legge." (Luigi Einaudi). 
                            S'incontrano sul percorso i temi dell'incertezza, 
                            dell'insicurezza, del rapporto tre Io e Noi, tra 
                            folla e potere.
 Si può fare ricorso a un racconto di Kafka 
                            intitolato La tana, citato peraltro in un bel saggio 
                            di Remo Bodei ("Democrazia senza passioni"). In 
                            questo racconto un essere, che non si capisce bene 
                            se umano o animale, medita sulla possibilità di 
                            abbandonare la sicurezza della tana per esporsi alla 
                            libertà, ma anche al pericolo dell'esterno, medita 
                            se sia meglio mantenere la sicurezza a costo della 
                            chiusura in se stessi oppure se sia meglio essere 
                            liberi e rischiare. La grandezza di Kafka consiste 
                            nel lasciare tutto nell'ambiguità: non c'è predica 
                            che dica "andate fuori perché è meglio", ma non c'è 
                            nemmeno la difesa della sicurezza in noi stessi.
 Nella poesia/racconto di Ruffilli - la prima 
                            risposta che viene di dare - non vi è ambiguità, 
                            l'ago della bilancia pende dalla parte della 
                            libertà. Ma a ben vedere, i tratti non sono così 
                            chiari. "Il procurare il male degli altri e il 
                            proprio, dentro l'enigma della vita, va considerato 
                            con più dubbi e meno certezze" (Dalla Prefazione). 
                            Come il detenuto tenta di opporsi alla totale 
                            cancellazione della sua personalità nella 
                            reclusione, così il drogato rifiuta di farsi 
                            omologare dentro categorie scontate. Di fronte a 
                            quest'uomo dallo sguardo spento.. ecco nascere e 
                            consolidarsi un rispetto nei confronti dei 
                            comportamenti anche più efferati, delle scelte 
                            distruttive e suicide. "Un rispetto non da "buon 
                            cristiano", ma di un'intelligenza sensibile che 
                            sospende il giudizio e si sforza di conoscere fino 
                            in fondo per capire."
 Paolo Ruffilli non si erge a giudice, non divide il 
                            bene dal male, non libera il reale dalle nebbie 
                            dell'ambiguità, si occupa dei pensieri della gente e 
                            di quello che le persone sono, non di quello che 
                            fanno, pone in rapporto ciò a cui dà voce con il 
                            contesto sociale in cui si muove e parla, dal 
                            particolare passa all'universale. La sua voce 
                            acquista il tono anche della poesia "civile" in un 
                            percorso di ricerca che ha insieme i sapori forti 
                            della vita e il ritmo di un pensiero serrato, 
                            fasciato da una musica inconfondibile, essenziale, 
                            libera di ogni nota ridondante, elegiaca.
 
 Roberto Mosi
 
 * * *
 
 
  Edward 
                            D. Malone Ritorno al mondo perduto
 Edizioni Simple - 2007 - 12,00 Euro
 
 Doyle, padre del giallo con Holmes, nel fantastico 
                            Mondo perduto restituisce identità alla penna di 
                            Malone, personaggio narratore che diviene anche 
                            autore co-protagonista. Ritorno al mondo perduto, a 
                            suffragare questa ricostruzione, è un manoscritto 
                            ritrovato recentemente e per il quale Stefano Berni, 
                            il "cacciatore di libri", ha curato note e 
                            traduzione. Qui si aprono le prospettive di un 
                            secondo viaggio con altrettanti straordinari 
                            particolari celati da Maple White, altopiano con 
                            risvolti evoluzionistici devianti e a noi più 
                            prossimi nell'icona di Jurassic park. Emerge un 
                            tardo ottocento più propenso a risolvere la storia 
                            nella scienza per interpretare etica e destino 
                            dell'uomo, quello di Spencer e di Darwin che 
                            ricorre, oltretutto, citato nel testo, ma anche una 
                            parte di un "universo adolescenziale", così come lo 
                            ha vissuto lo stesso Berni, di una letteratura 
                            legata ad un immaginario collettivo dove scorrono 
                            ancora Moby Dick e il capitano Nemo insieme a tutto 
                            l'esotico più nostrano di Salgari. Un filone 
                            fantastico e avventuroso caratterizzante un'epoca in 
                            cui il mondo smise di preservare misteri nella sua 
                            totale compenetrazione. Un'enclave come la foresta 
                            amazzonica, nell'ambientazione, sembrerebbe già 
                            essere l'ultima frontiera per carpirne l'estremo 
                            segreto. Stampa e impaginazione lasciano a 
                            desiderare, anche a causa di un carattere troppo 
                            piccolo che ne appesantisce la lettura. Il libro, 
                            invece, è ricco di colpi di scena, self-control ed 
                            humour inglese della migliore tradizione. Agli 
                            interessi filantropici e scientifici della 
                            spedizione s'intrecciano quelli delle facili 
                            ricchezze riposte in un bacino ricco di diamanti. 
                            Maple White risulterà poi un luogo noto anche ad 
                            avventurieri senza scrupoli e persino ad un artista 
                            americano, figura del tutto integrata in una sorta 
                            di prigione-paradiso e non così lontana dal popolare 
                            Tarzan che, a conti fatti, dovrebbe appartenere ai 
                            tempi.
 Lord John, provetto cacciatore, e il dottor 
                            Stapleton, entomologo, sono i compagni di viaggio 
                            con cui Malone raggiungerà il Rio Parà. Di lì, 
                            risalendo il fiume tra facendas ed avamposti legati 
                            all'estrazione della gomma, giungeranno finalmente a 
                            destinazione. Gli squilibri lasciati dalla 
                            precedente missione affiorano subito attraverso gli 
                            indigeni Accala ormai soggiogati dagli "uomini 
                            scimmia" e destinati all'estinzione. Pipistrelli 
                            giganti e feroci pterodattili sono solo un assaggio 
                            delle prove che li aspettano, saranno ben presto 
                            ostaggio del balordo Leroy Adams per poi liberarsene 
                            conoscendo la più terribile delle minacce di quel 
                            remoto luogo, quella di gigantesche mantidi evolute 
                            a specie intelligente ed organizzata. Insieme al 
                            pittore nonché poeta re degli alberi, riescono in 
                            modo rocambolesco a rompere un incantesimo che li 
                            vede eterni ostaggi, ma lui, idealista 
                            inselvatichito, non se la sente di abbandonare quel 
                            posto e lì preferisce perire, in una provvidenziale 
                            lava che seppellirà tutto e tutti occultando per 
                            sempre un mondo, a tutti gli effetti, due volte 
                            perduto. Fuoriesce ancora un eden violato, reso 
                            instabile dal passaggio dei pionieri, soprattutto 
                            dall'uso di tanta dinamite sulla sopita sottile 
                            crosta del sottostante vulcano. Stapleton, 
                            sprezzante della sua stessa esistenza nel perseguire 
                            la fede della scienza, non esiterà a prelevare un'ooteca 
                            contenente le uova dei mostruosi insetti prima di 
                            abbandonare per sempre l'empirico empireo, ragione 
                            di una vita di ricerche. Epilogo allusivo, dove si 
                            lascia intendere un'ulteriore storia di "baccelloni" 
                            che si sovrappongono all'umano. Trenta esemplari 
                            sfuggono al controllo dell'entomologo ritirato in 
                            Cornovaglia, un bambino viene ritrovato dilaniato e 
                            Malone naturalmente, sospeso com'è tra storia e 
                            leggenda di questo libro, ne custodisce l'ultimo 
                            segreto.
 
 
 Nota di
                
                Enrico Pietrangeli - 2007
 
 * * *
 
 Gli almanacchi meneghini della libreria Milanese
 
 Racchiudono immagini, personaggi e la storia della 
                            Milano che fu. Un modo insolito di scoprire la 
                            Milano di ieri in una tipica inimitabilità stampata 
                            su cartoncino Fedrigoni e siglata El Milanes- El 
                            Piscinin. Sono i calendari della Libreria Milanese 
                            di via Meravigli in vendita a 5 euro nelle edicole e 
                            nelle librerie :veri autentici almanacchi della 
                            tradizione, ricchi di aneddoti, curiosità , ricette, 
                            vicende segrete e proverbi; e poi, antiche mappe, 
                            filastrocche, preziosi indirizzi e raffigurazioni di 
                            una vecchia-nostalgica-magica Milano satura di 
                            umanità e ricordi.
 
 * * *
 
 - "Dizionario etimologico"
 - "Dizionario mitologia classica"
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