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Narrativa

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi narrativi inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
L'ultima regina d'Inghilterra di Massimo Acciai Baggiani, Il riposo di Rossana D'Angelo, Verso l'Australia di Gennaro Tedesco

Poesia in italiano

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai Baggiani, Andrea Cantucci

Poesia in lingua

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Valentin Ioan Remus Niculescu, Aurelian Sorin Dumitrescu

Recensioni

In questo numero segnaliamo:
- "La lingvovendejo", di Massimo Acciai, recensione di Davide Zingone (esperanto/italiano)
- "Laura e il treno per Elintur", di Antonio Messina

Articoli

Breve panoramica sulle associazioni di scrittori italiani
di Massimo Acciai Baggiani
Replica
di Gennaro Tedesco

Intervista

Ritratto di Patrizia Beatini
a cura di Massimo Acciai Baggiani

Ritratto di Patrizia Beatini
 

A cura di Massimo Acciai Baggiani
 


 

Patrizia è un'artista poliedrica ma soprattutto è una grande amica, molto ricca dal punto di vista umano e creativo. Molto gelosa delle sue poesie, che per sua scelta hanno una diffusione limitata, ha sviluppato anche la sua passione per la fotografia (le foto presenti in questa pagina sono naturalmente le sue, compreso l'autoscatto con la sua macchina fotografica: le ha scelte direttamente lei). Non poteva mancare una chiacchierata anche con lei in mezzo a tante interviste realizzate in questi anni: una chiacchierata informale per conoscerla meglio, per tracciarne un ritratto, realizzata tramite e-mail nel gennaio 2017.



Parliamo della tua attività poetica. Cos'è per te la Poesia? Che ruolo ha oggi?

Io non mi definisco un "poeta", scrivo soprattutto per me stessa, è una specie di terapia. Da non molto tempo leggo e recito i miei versi in pubblico e la cosa non mi dispiace, ma non spiego mai le mie poesie, spesso sono come dei figli partoriti in sofferenza, troppa intimità, poi non mi piace limitare l'immaginazione di chi ascolta, con una spiegazione.
La poesia è qualcosa che non si trova più molto facilmente, purtroppo, dovrebbe far sognare ed emozionare, oppure riflettere, come la poesia civile, portare la sua voce tra le persone più emarginate, ma nella società in cui viviamo c'è sempre meno spazio per un poeta.

Quando e come hai iniziato a scrivere poesie?

Scrivevo anche da ragazzina, pensieri, stati d'animo, era come un rifugio, una compagnia, o semplicemente un dialogare con una parte profonda di me.

C'è una poesia che senti come più rappresentativa? Se sì, qual è?

Sicuramente ce ne sono alcune a cui sono più affezionata, ma a distanza di tempo in poche poi mi riconosco, voglio dire, il mio scrivere è tutto in divenire, come il mondo dentro di me.

Quali sono i tuoi modelli poetici, gli autori che hai amato di più, che hanno contribuito a formare il tuo stile?

Il mio scrittore preferito è Oscar Wilde, anche se non era proprio un poeta, ma i suoi testi erano così affascinanti, poi Rimbaud e Verlaine e Allan Poe, ma anche molti altri, in ogni caso sono sempre stata attratta dall'inconsueto, dai testi di sofferenza.



Quanto conta per te l'ispirazione, quanto la tecnica? Sottoponi spesso i tuoi lavori ad un lungo labor limae oppure ha maggior peso la spontaneità del momento creativo?

Certo la tecnica è importante, in quanto a me io ascolto una musicalità che mi viene da dentro, non seguo alcuna metrica, non scrivo mai versi in rima, scrivo e poi ricorreggo, perlomeno nel mio caso, è raro scrivere di getto subito correttamente, ma credo sia possibile, forse un vero poeta lo fa.

Cosa pensi dei concorsi letterari?

Mi dispiace, io non credo molto nei concorsi letterari, infatti non partecipo quasi mai, non mi piacciono le gare, ma è una mia opinione, ovvio.

Spesso scrivere versi è un'azione solitaria, verso cui molti provano addirittura pudore, oppure al contrario si formano gruppi poetici. Come si conciliano queste opposte tendenze? Cosa pensi delle poesie scritte a più mani?

Penso che si possa scrivere in momenti diversi. Quando lo si fa parlando di qualcosa che arriva dal profondo di noi e per cui magari si soffre, credo si debba essere soli, con le proprie considerazioni, se invece si ha voglia di confrontarci, giocare, collaborare, perché no, si può scrivere a più mani, anche con buoni risultati, ma la poesia più vera e sentita sarà sempre quella scaturita in solitudine.

Quale peso ha il retroterra culturale nella creazione poetica?

Dipende dove vivi, sicuramente ne ha. Nel mio caso non ne ha avuto molto l'ambiente quanto le persone che ho frequentato e soprattutto la mia famiglia.
Quello che diventiamo e siamo alla fine è dovuto a ciò che abbiamo incontrato nel nostro cammino, dall'infanzia ad oggi.

Nelle tue poesie parli spesso d'amore, di sentimenti, mai in modo banale o sdolcinato. Cos'è dunque per te l'Amore? Qual è la visione che hai dell'uomo? E della donna?

Questa è una domanda da un milione di dollari. Scherzo. Mah, difficile dire in due parole cos'è l'Amore. E' vero, le mie poesie non sono quasi mai di natura civile, ma più sentimentali, romantiche, che vuoi farci, è ciò che mi ispira di più, infatti come ho detto prima io non sono né uno scrittore né un poeta, scrivo soprattutto per me stessa e affronto quelle che magari possono essere tematiche mie personali. Per tornare all'Amore, io credo che sia ciò che ancora manda avanti il mondo, qualcuno direbbe il sesso, può darsi, anche quello ma prima di tutto c'è l'Amore, o meglio, quel poco che è rimasto, dato che pare abbiano preso il sopravvento odio e violenza spesso gratuiti. Senza l'Amore non siamo nessuno, Amore può essere per tante cose, non necessariamente per un rapporto sentimentale ma per come si lavora, si aiutano gli altri, si crede in un ideale, in un valore importante. Esiste anche un modo di vivere tantrico, fare ogni cosa con Amore, come se fosse l'ultima volta. Vivere nel momento presente, poiché è l'unico di cui siamo realmente certi.
La mia visione dell'uomo di oggi è di fragilità, insicurezza, paura, anche pigrizia, spesso la donna è più forte, ha più palle, come si suol dire. L'uomo a volte cerca nella compagna anche una sorta di madre, un appoggio, ma non può essere così, il ruolo della compagna è solo quello, può offrire accoglienza, ma non sarà mai come una madre, altrimenti se ne va in fumo tutto l'erotismo. Sono difficili le relazioni oggi, soprattutto quando non si è più ragazzini e si hanno già le proprie abitudini e comunque è cresciuto l'individualismo.



Le parole chiave dell'attuale èra digitale sono: multimedialità, mass media, integrazione, virtualità. Manterrà il proprio ruolo il testo cartaceo di fronte al dilagare di internet e degli ipertesti?

Ah io non so se lo manterrà, ad oggi mi sembra che la gente compri meno libri, sta sempre appiccicata al pc o al telefonino, me compresa, purtroppo.
Personalmente però non riesco a leggere un libro su internet, io sono una di quelle che ama il cartaceo tra le mani e il suo odore, anche se a volte è scomodo reggere un libro pesante, però lo schermo è più freddo, non so, non ci riesco.
Spero comunque che il libro in futuro riesca in qualche modo a mantenere una sua dignità cartacea.

Passiamo adesso alla tua attività fotografica. Quando hai iniziato a fare fotografie con fine artistico? Qual è stata la tua prima macchina fotografica? E quella attuale?

Premetto, io non sono un fotografo, avrei ancora tanto da imparare, mi diletto solo a immortalare qualche scatto, ogni tanto e lo faccio da quando ero ragazzina, più o meno.
La prima macchina fotografica che ho tenuto in mano era una vecchia Agfa Gevaert di mio padre; all'epoca con quelle pellicole era più difficile fare bene le foto, non le vedevi mica, non potevi rifarle e correggerle da subito, fino a che non le sviluppavi non sapevi com'erano e poi costavano, non ne facevi tante. Dovevi esser bravo se usavi il metodo manuale. Oggi in molti si improvvisano fotografi con queste macchine digitali. Quella che uso adesso è una modestissima Fujifilm digitale, dovrò sostituirla con una più professionale appena potrò, tuttavia non me ne lamento troppo, sono riuscita a realizzare degli scatti interessanti, nonostante tutto.

Quali soggetti prediligi per le tue foto? Perché?

I primi piani, sempre; mi piace andare dritta all'anima delle cose, che si tratti di un volto, una statua o una casa. Le riprese da lontano le trovo appunto "distanti" in tutti i sensi, a parte ovvio un bel panorama, ma non le prediligo.

Come per la Poesia ti chiedo anche per la Fotografia se c'è una foto, o più di una, a cui sei più legata, che senti come più rappresentativa.

No non c'è, ci possono essere foto fatte meglio o peggio, ma come per la poesia, il mio lavoro è continuamente in divenire, mi sembra di andare sempre migliorando e gli ultimi scatti in genere sono quelli a cui mi sento di appartenere di più.



Parliamo di un'altra tua attività: quella di organizzatrice di eventi culturali. Per diverso tempo hai organizzato serate artistiche presso il Caffè Letterario del Gallo a Scandicci. Com'è nata questa collaborazione? Quali artisti hai chiamato? Come si organizza insomma una serata di questo tipo?

Si, è stato un periodo molto di ispirazione per me, mi sono divertita, ho conosciuto tanti artisti interessanti, con diversi di loro sono diventata anche amica, ma è stato al tempo stesso anche impegnativo e talvolta stressante organizzare il tutto, dirigerlo, fare in modo che ogni cosa fosse perfetta, poiché c'era anche un buffet nel locale.
E' successo la prima volta per fare un piacere ad un'artista giapponese che abita a Helsinki, con il quale avevo fatto amicizia su facebook, si tratta di Ken Mai; lui insegna zen e danza butoh giapponese nella sua città e in giro per il mondo, così mi chiese se gli avrei potuto organizzare qualcosa a Firenze, città d'arte per eccellenza, ed io pensai che fosse una buona idea e un buon modo per conoscerci, anche se andai ad incontrarlo due mesi prima a Torino, dove tenne uno stage e una performance in un teatro; nacque subito una bella armonia, mi piacque la sua rappresentazione, così poco dopo tornò con un aereo appositamente a Firenze per il mio evento e un workshop di due giorni che gli avevo organizzato. Io ero molto nervosa ma alla fine tutto andò bene, il pubblico lo amò da subito, portò una ventata di oriente, mimo, butoh, canti mantra, qualcosa che non vediamo ogni giorno e dopo aver fatto i turisti per un paio di giorni a Firenze ripartì per la Finlandia con un nuovo bel ricordo e nuovi amici. Da allora siamo sempre in contatto. Da lì pensai che forse potevo farlo ancora come lavoro e così è stato fino a che il locale non ha chiuso ad Agosto. Ho organizzato eventi di musica, pianista e voce, voce e basso, di danza espressiva araba, di teatro, di mimo con Mario Lombardi, allievo di Lindsay Kemp, in alcuni eventi ero presente con le mie poesie musicate dal pianista Giovanni Pontoni, con cui ho lavorato con grande piacere. Il mio compito era quello di scovare i talenti, cercare quegli artisti che incontravo durante la mia vita, per i quali avvertivo avere un interesse particolare, persone che pensavo fossero adatte per il caffè letterario e avessero dei numeri e ricontattarle all'occorrenza, poi organizzavo una sorta di scenografia e di scaletta e il duro era occuparsi delle persone da portare, dovevo essere sicura di chi veniva, c'era un buffet, oltre agli artisti. Io mi occupavo di fare anche la reception e di presentare gli artisti, era molto gratificante.

Gli eventi che hai organizzato sono di tipo prevalentemente musicale: penso ad alcuni a cui ho partecipato, realizzando dei video, come quello dedicato a David Bowie, uno dei grandi artisti che ami particolarmente. Quali altri cantanti e/o gruppi apprezzi?

Si, la serata in tributo a Bowie è stata forse la mia preferita, ti ringrazio di aver collaborato registrandone il video, immortalando un ricordo importante e anche per me commovente. Bowie è stato forse il mio iniziatore, l'artista a cui probabilmente devo quasi tutta la mia conoscenza musicale e a cui sono stata certamente più legata affettivamente, infatti alla notizia della sua morte ero sconvolta, ma molti altri grandi nomi hanno contribuito a formare il mio bagaglio culturale musicale e a fornirmi delle ispirazioni anche per il mio scrivere, sto parlando di Peter Gabriel, Lou Reed, Brian Eno, Iggy Pop, Nick Cave, i Cure, David Sylvian, i Queen, diciamo tutto il palcoscenico della musica rock, blues dark punk dagli anni 60 fino agli anni 80 e molto di questo l'ho voluto riportare nei miei eventi.

Cosa ci puoi dire del tuo rapporto con la musica e con i musicisti?

Il mio rapporto con la musica è nato da quando ero una bambina e volevo fare prima la ballerina classica e poi l'attrice. Facevo spettacolini in casa con delle amiche, per dei parenti, organizzavo e dirigevo tutto io, recitavo Wilde a 10 anni e cantavo quello che mi veniva, senza timidezze. Poi crescendo le cose sono un po' cambiate ma per la musica ho sempre avuto un debole, è sempre stata qualcosa che mi procurava un piacere sottile a volte o un rifugio dalla rabbia certe altre. E ho imparato a saper capire cosa era buono e cosa non lo era. Non ho mai amato gli artisti troppo commerciali, piuttosto ciò che era considerato più d'elite, a parte personaggi di grosso calibro come Bowie, che riuscivano bene ad essere entrambe le cose senza stonare. Sono sempre stata innamorata dell'Arte, in tutte le sue forme ma quelle che di sicuro mi appartengono di più sono la poesia e la musica.

Progetti per il futuro?

Anche se ne avessi non li direi, per scaramanzia credo, tuttavia non faccio mai troppi progetti, tendo a decidere le cose via via, per quello che posso, ovvio, mi crea meno ansia. Comunque spero di poter organizzare qualche altro evento artistico interessante.

 
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