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A cura di Alessandro Rizzo
When Music Attacks: intervista a Gabriele Carbone
A cura di Alessandro Rizzo

Articoli

Recensioni di gruppi musicali
Di Alessandro Rizzo

Recensioni varie
 

A cura di Alessandro Rizzo


The Excusers: recensione del nuovo EP
Esiste una certa coerenza tecnica in un gruppo emergente, una band che costantemente è tesa verso una ricerca musicale per una progressione dello stile. Approdare al secondo ep con le idee ben chiare in uno stadio complessivo dell'arte musicale di genere rock, semplificando e ampliando al massimo lo spettro, è cosa da pochi: gli Excusers sono autonomi e non vogliono essere ascritti a nessun tipo di categoria. Il nuovo album, la copertina è molto interessante da vedersi e si fonda su un messaggio implicito di riscatto giovanile nella rappresentazione di un bambino che cammina in una grande piazza, Piazza Duomo, in mezzo a una folla quasi indifferente, ci riporta sulle note di un rock maturo, seppure tecnicamente pronto a essere messo in discussione per un suo miglioramento. Qualcuno asseriva che è immutabile la voglia di cambiare ed è proprio occasione di dirlo per gli Excusers in cui lo stile afferma in sé la volontà di progredire e di avanzare artisticamente, mai sazi di rimanere ascrivibili a una categoria ingabbiante e statica. Il rock diventa movimento vitale nel nuovo Ep tanto da assommare su di sé, con equilibrio e consapevolezza, mai a caso, diversi generi per trovare una sintesi che sia un'evoluzione autonoma a livello artistico. Si assapora, così, una commistione di generi che fanno della musicalità del gruppo un'elaborazione plurale e complessa, mantenente una certa costanza nel timbro, nel sound, nell'armonia tra strumenti differenti. Il Folck, l'elettronica, il jazz lasciano spazio, pur mantenendo una loro presenza alla radice, al rock, un alternative rock che si erge sulla sinfonia di strumenti tipici delle band storiche con una costruzione estetica artistica. Si varia, e questo lo si percepisce nel progredire dei testi attraverso un utilizzo completo delle potenzialità acustiche degli strumenti, da un'esecuzione più complessa ad una più astratta, dando autorevolezza a una produzione ricca di risorse e di risvolti artistici futuri.

Chi volesse conoscere il gruppo in modo più completo e approfondito, apprendendo anche le date delle serate in cui si esibiscono, può accedere alle seguenti pagine:
http://www.soundcloud.com/excusers-1
http://www.facebook.com/Excusers

Foolish Wisdom: tre pezzi per un rock complesso
Recensiamo un gruppo musicale giovanile milanese, i Foolish Wisdom, il cui genere può riprendere l'ecletticità del rock seventies. Chi volesse riceve maggiori informazioni, conoscere più approfonditamente, o sapere le date delle esibizioni della elettrizzante band basta che vada a dare uno sguardo al sito ufficiale: http://www.myspace.com/foolishwisdom1
Vi diamo un assaggio della loro tecnica e della loro coerenza stilistica ed estetica.

That's The Way It's Gonna Be
E' un pezzo che è una ricerca musicale molto vivace ed elettrizzante. Se vogliamo proprio ascrivere a un genere il primo brano di una triade di composizioni musicali dei Foolish Wisdom, giovanissimo gruppo che esprime una contaminazione dei generi.
Il testo ricalca molto nella sua cadenza e nella sua espressività quello tipico del genere garage seppure esteticamente ci affianchiamo anche al lo-fi data la natura grezza del timbro musicale e dell'esecuzione. Siamo fuori dalla canonicità del rock, seppure si tenda a rifarsi al genere classico. Le pause dettate dal rullare della batteria e dal rombo delle chitarre danno una visione di un rock seventies, una sua evoluzione più progredita e progressiva emancipata rispetto alle categorie canoniche e autonoma nello stile. Si nota anche qualche derivazione di un rock più disimpegnato, quasi di evasione, ma fermo e deciso nella sua connotazione estetica e nella sua tecnica coerente: possiamo parlare anche di un surf rock, ritornando a un sound leggero ma avanzato con accentuata presenza di un backbeat presente nel rollio della batteria.

Let me say
Dal titolo si annuncia quasi una richiesta di esprimere liberamente ciò che si vuole dire. La tenuta del brano ritrova una ripetitiva di concetti che affermano e confermano una musicalità di accompagnamento con un sound deciso e incisivo. È vivo lo stile garage con delle influenze particolari del Blues Rock, che non può essere considerabile, ascoltando la produzione del brano, una semplice sommatoria tra due generi ma, bensì, come originale e autonomo nella ricerca. Esiste una certa coerenza tecnica dell'esecuzione che si accompagna a una ripetitività lirica e poetica del testo con refrain dove non c'è un'invadenza della rumorosità degli elementi ma, bensì, una semplice armonia tra i medesimi. La voce, come sempre, si evidenzia e tende a sollevarsi, senza imporsi in modo scisso, rispetto alle note emesse dalle chitarre e dalla batteria.

Got To Break My Chains
Possiamo dire che nel terzo brano si assaggia la vera eterogenesi dei generi dei Foolish Wisdom
che certamente nascondono nel proprio back stage una ricerca accurata portata a un'evoluzione compositiva sempre presente, una coerenza stilistica del timbro autonomo della loro produzione e, infine, una tensione estetica tipica di un rock che vuole diventare forma d'arte, pur rimanendo nella sincerità e nell'immediatezza dei suoni. Siamo difronte a un rock maturo, tra un progressive, un beat e alcune visioni di garage soprattutto nella purezza del rumore deciso e ben governato degli elementi. Il testo ripete continue frasi che diventano concetti principali di un messaggio che diventa più incisivo attraverso il supporto della musicalità. Si apprezzano citazioni di un genere progressivo di un rock che esce dalle stecche della propria origine blues per approdare in una complessità più variegata e sincera della composizione, della melodia e dello stile. descrive il fatto che questo genere rappresenta la progressione del rock dalle sue radici blues, di matrice americana, ad un livello maggiore di complessità e varietà compositiva, melodica, armonica e stilistica.

HOT GANG
È un gruppo tutto al femminile quello che inaugura la serata firmata Thisis Whenmusicattacks al Sacrestia. Quattro sono gli elementi che si esprimono sul palco con tonalità di voci differentemente calibrate e presenti durante l'esibizione. Il debutto è decisivo dal punto di vista strumentale, seppure la tecnica sia suscettibile di miglioramenti e necessiti di una ricerca, che certo non mancherà da parte loro. Se all'inizio si può essere indotti ad affermare che il repertorio è limitato alla cover si può anche dire che esiste e sussiste una coerenza esecutiva tale per cui vengono proposte rivisitazioni e riadattamenti musicali interessanti e autonomi dal punto di vista artistico. La batteria sovrasta fortemente e si impone, a volte superando la vocalità, che non manca ma avrebbe necessità di essere più decisa, dando una caratteristica unica al genere perseguito con maturità: quello del beat, di un rock variegato dai ritmi cadenzati e veloci. Tutto questo risulta essere un'intelligente elaborazione del rock di un repertorio accuratamente scelto per rappresentare un'intera letteratura musicale. L'eterogeneità dei generi, poi, porta ad approdare a un taglio indie del suono. Il Beat si ripropone anche nei testi di propria produzione, non ne mancano, dando un volto ancora più autodeterminato del gruppo. La batteria prosegue a rullare sulle note di chitarre che si intrecciano e assicurano il pubblico su un work in progress artistico volto a dare ancora più sostegno all'anima del genere: un rock rollante, appunto.

BUT WHAT'S
È un indie in evoluzione, lo si percepisce, quello di un gruppo mai stanco di approdare definitivamente in un genere troppo ingabbiante. Si scorgono stili compositi, che assicurano una maturità artistica tale per cui possa esserci un futuro scenario rinnovato nel genere. La tecnica musicale utilizzata riprende diversi spunti, per esempio un lo-fi, quella patina di rudezza che sola può dare un'atmosfera e una liricità particolari, e un math rock, si avverte in alcune sonorità la struttura ritmica complessa ed insolita, fuori dalla dimensione canonica rock, supportato da una raffinata e attenta sperimentazione. Esteticamente si percepisce la vitalità e l'energia di un genere composito con strumenti che si affermano e si ricercano nel sound identificandosi in un'armonica coralità esplosiva. La voce si evidenzia elevandosi ma non staccandosi da un sintonia strumentale unica. C'è tutto nell'esecuzione della tradizione di un genere grezzo nella sonorità, è una tecnica coinvolgente, ma imponente e vibrante, quasi plastico e tangibile. In ogni pezzo si respira un sound elettrizzante e ascendente, fermo nella sua produzione e nella sua progressività, con tonalità decise di una lirica senza margini, senza confini, senza filtri e senza confini, in una tensione sperimentale sempre viva. Ti avvince, convince, avvolge e coinvolge la presenza scenica oltre alla loro esecuzione artistica sul palco dei componenti. Il ritmo nel pezzo autografo "Talent" ti trascina, tesro fatto da un metatesto sonoro che riporta al ruggire di chitarre e batterie di un genere underground anticonvenzionale, controcorrente, ma sincero, non artificiale né artefatto nel rollare delle chitarre e nel decollo della musica. But What's possono anche volgere il loro sguardo a gruppi storici, esempio Strokes, Interpol, Arctic Monkeys, Nirvana, come riferimenti senza, però, esserne tradizionalisti esecutori privi di anima e proponendo una propria tecnica ed estetica musicale autonoma che li rende autodeterminati.,

THE SELFISH CALES
Si legge in una recensione fatta a questo giovane gruppo torinese che "ai Selfish Cales interessano immaginario e clima sonoro di quel periodo in cui il garage rock Sixties si colorava di bagliori acidi". Ed è proprio vero dal momento in cui il genere maggiormente presente, psichedelica e garage, ha necessità di un'atmosfera quasi onirica tipica della più fedele interpretazione scenica del periodo aureo di questi stili, destrutturando, così, ed estremizzando lati del Rithym and Blues. Le tinte del rock, la sua evoluzione, è più irruente e forte tipica di una produzione USA anni 60. È l'evoluzione di un beat rock più timbrato, cadenzato e definito. I tempi vengono scanditi nell'accordo sintonico tra la batteria, le chitarre e la tastiera: nessun elemento sovrasta i restanti, ma l'equilibrio sinfonico è visibile in una tecnica consapevole e matura. La voce è sempre pronta a planare, palpitante e vibrante, dal timbro deciso, nei giusti interstizi sonori fatti di intervalli tra note espresse da una strumentalità sincera, non autocensurata, autonoma quanto tangibile. L'armonia sinfonica ed estetica sta nel suono puro privo di inutili orpelli musicali, sobrio, frutto di una convivenza di generi sperimentali e fedele a un solco artistico affermato e confermato. Lo scenario ricalca i palchi degli anni ruggenti della musica di questo genere. Le tonalità vanno dal blues rock, di timbro più melodico in alcune sue sfumature, a sperimentazioni sonore più hard, con venature quasi da art rock. La ripetizione di alcune battute testuali è rafforzata nella sua dimensione estetica e contenutistica da refrain in cui si evidenziano strumenti suonati con sicurezza esecutiva. Non sono mancati effetti sonori insoliti, soprattutto verso la fine dell'esibizione del gruppo, con alterazioni ricercate, consapevoli di un'armonia artistica chiara, e il prolungarsi di dettagli musicali particolari tipici di un minimalismo vivo e pieno di dignità. Ttto questo porta ad assaporare la purezza di un genere psichedelico fatto di una ripetitività rumoristica dal grande valore estetico tale per cui si individua il pilastro tecnico compositivo del genere: l'esasperazione ben accolta di effetti sonori ricercati.

Rodolfo Toè
La fisarmonica a bocca e la chitarra sono gli elementi che supportano l'esecuzione di un solista cantautore. Si inserisce nella tradizione musicale italiana di alternativa delle canzoni di denuncia maliziosa quanto sarcastica nei contenuti in testi valorizzati da una melodia dolce con tonalità folk. Non manca l'allegoria e la metafora in un'ottima tenuta di un suono spesso progressivo e con una vocalità prorompente ma mai invasiva. Lui dice di non aver molta fantasia dato che non ha un nome artistico, ma il suo repertorio garantisce un'autorevolezza artistica a un personaggio che può benissimo essere definito autore all'avanguardia. Paradossi e contrasti spesso sono inseriti nelle parole delle sue composizioni affiancate da un suono delicato, melodrammatico, composto da momenti in cui troviamo toni caldi con impennate acute e ricercate in una dimensione di assoli discrepanti. Le iperboli diventano poesie musicali. Il finale trova forte espressività nel ritmo e nei tempi che scandiscono l'intervallarsi tra la varietà fonica dell'armonica a bocca e il tratto deciso di una chitarra semplice e quasi plastica nella sonorità.

Parados
L'inizio della performance della serata vede un ritmo sostenuto e costante dove i loro quattro consueti elementi, basso, chitarra, voce e batteria si incrociano e si incontrano naturalmente, proponendo un'armonia e una ricerca musicale decise e autorevoli.
I tempi si misurano sull'andamento delle strumentalità con riadattamenti anche ironici di uno sperimentalismo polifonico vocale che garantisce e attribuisce al gruppo una propria autonomia artistica.
Simpatica e accattivante è sembrato, per esempio, la rivisitazione del motivo della pubblicità della Barilla con una dose di ironia nel testo, il refrain si basava sul ritornello "mamma butta la pasta", dove la sonorità è affidata totalmente alle voci. La sperimentalità si fa di impegno quando alcuni testi riprendono motivi e temi di denuncia internazionale come ne Il soldato. Le parole seguono la musicalità che si fa più intensa e cadenzata, seppure mantenga l'aspetto vivo ed eclettico del rock cantautorale dove si possono assaporare e si confermano linee artistiche compositive tipiche di un rock progressive, melodico, alternative con aspetti sonori multidimensionali e multiformi.

Officina della Camomilla
Se qualcuno si chiede cosa significhi un genere lo - fi con questo gruppo può avere tutte le giuste indicazioni, ma non troppe. Confermano quanto già scritto di loro la prima volta che ho avuto occasione di ascoltarli: esprimono "parole proposte con lapidarietà … non vi aspettate un gruppo privo di vivacità e dirompenza sonora".
Alcuni vedono nella coralità del gruppo, quasi su dimensione teatrale di rappresentazioni ed esecuzioni di ballate post-punk accentuate da una musicalità vibrante anche se spesso si notano tonalità cupe, quasi oniriche, un accenno a cantautori post moderni tipo Vasco Brondi. Si può dire che Officina della Camomilla nella sua dimensione indie rock con una caratterizzazione molto vicina alla "bassa fedeltà", dove si scorge la sobrietà delle connotazioni sonore, l'essenzialità degli strumenti che indicano una sonorità molto diretta, quasi grezza nella sua acustica, dimostra di elaborare sia testualmente sia artisticamente due aspetti artistici compositivi: la riflessività quasi ironizzante del presente quotidiano nella sua melodrammatica paradossalità e, dall'altra parte, la vitalità istintiva di voci corali che si alternano e si incontrano modulandosi.

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