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Narrativa

La lettoreria / La legantovendejo
di Massimo Acciai

La porta

di Francesco Felici


à13
di Massimiliano Chiamenti

Poesia italiana

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai, Maria Chiara, Massimiliano Chiamenti, Rossana D'Angelo, Gabriella Garofalo, Giacomo Occupati, Davide Riccio, Miklos Rodzsjer, Marco Saya, Marco Simonelli

Poesia in lingua

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici, in una lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie in lingua bulgara, napoletana, lituano/esperanto, volapük

Introduzione alla poesia di Marco Bazzato

di Katia Zografova


 Per una strana ironia del destino mi sono messa a leggere i poemi di Marco Bazzato proprio quando abbiamo trapassato con la nave le chiuse sinistre del canale slovacco Gapcikovo...Le sue alte pareti umide, ricoperte di nero asfalto; i gabbiani planavano a terra come in un film di Hitckoc; le acque imperversanti sotto la pressione del vento improvvisamente piombavano (altrimenti il Danubio appare bianco e silenzioso)...ricordavano un inferno moderno. In modo inaspettato quest'atmosfera Dantesca corrispondeva alle drammatiche missive globali del poeta Italiano!
Ma il lento sollevamento della nave, mentre i livelli delle acque si equiparavano in un nuovo canale, armonizzando le differenze degli invasi, ricordava anche lo sforzo necessario per creare un codice mentale per leggere questo libro. Per accettarlo, devi predisporti i sensi per il suo grandioso suono neogotico. Perche' questo e' un libro con chiave semantica, nascosta in qualche luogo tra il profetico-biblico e la supersansibilita' dolorosa dell'uomo moderno.
Oggi ancora viviamo in un'epoca apocalittica. Forse questo spiega il bisogno rinato nel lettore contemporaneo di un parlarto poetico, simile al volto della parabola. Il poeta Veneziano possiede uno stile decorativo ricco di sfumature, costruito da lunghe righe circostanziate nei versi, pregno d'intonazioni "polifoniche"...In mezzo a questo ritmo fluido (ricordante la pulsazione di un'onda lenta), sostenuto dall'autore - vogatore atletico nelle mitiche acque verbali, ancor di piu' si profila vivamente "il gioco delle ombre", come se scaturenti da fantomatici riflessi del passato sopra specchi veneziani offuscati dal tempo. E "il carnevale" immaginario delle anime e corpi umani turbina fastoso nelle sintesi estetiche dell'immaginazione poetica di Bazzato. Non per caso sottolineo questa intercettazione da maestro ai "mondi specchiati"nella sua poesia, che troviamo particolarmente eloquente nel poema "Venezia per sempre", portante impronta di parentela con i modelli della letteratura latina, con il suo erotismo macabro. L'esempio classico sono Enea e Didone, ma di piu' espressiva potrebbe essere - meravigliosa compattezza sensitiva incontro d'amore della Cinzia morta con il suo amante vivo nei poemi di Properzio...Nella mente del suo lontanto discendente poetico di un metalivello artistico e' "fissato" un appuntamento inimmaginabile della letteratura antica sovrapopolata di fantasmi e modernita' Baudeleriana. Per quanto strano possa sembrare, esistono dei punti di consanguineita' con la letteratura Bulgara (anche se non con quella piu' classica). Il discorsi va verso la vicinanza con il post - modernismo nei testi come quelli di Chavdar Mutafov, che ha provato per la prima volta qui, l'effetto strabiliante in un intreccio di registri di stile, distano secoli dal "rococo'" letterario ("Favola nel rococo") vicino alla visione dell'avanguardia espressionista...
In un livello piu' profondo come autore di esoteriche missive esagetiche, Marco Bazzato piu' difficilmente si inscive nel pensiero poetico Bulgaro che e' privato da tradizione metafisiche. Non ci sono rimasta quando lui mi ha confidato che i suoi autori preferiti sono Ungaretti, Foscolo, Montale, Leopardi, Giorgio De Chirico, Sergio Corradini, Roberto Roversi...Probabbilmente per lui il piu' emozionante dei nostri poeti Bulgari sarebbe stato Peyo Yavorov. Ma chi il suo analogo contemporaneo? Particolarmente dopo la morte di Stefan Gecev, incomparabile commentatore di soggetti evangelici nella letteratura delle nostre radici...
In effetti quanto e' diverso questo Bazzato nel suo libro nuovo! Dopo la sua prima raccolta "Libero Arbitrio" pubblicata bilingua: in Bulgaro e Italiano nel 2003 con questo ha vinto l'auditorio con emozionanti e leggibili poesie, ora lui ci pone innanzi alla prova di una considerevole piu' complessa e oscura creatura verbale. Questa sua autoriconoscenza e' ottenuta grazie al suo pensiero di autore moderno, ha rifiutato il ruolo della figura unita dell'autore, allettato dal non ripetersi, per essere nuovo e sorprendente in ogni sua prossima trasformazione.
Gia' dal titolo che assegna il codice biblico essenziale per la lettura: "il campo del vasaio" questo e' il campo comperato dai farisei con i maledetti trenta denari d'argento, gettati da Giuda prima di andare ad impiccarsi e' denominato: in esso devono essere sepolti gli stranieri. Tono e colorito tenebroso tingono tutta la raccolta. E davvero il destriero nelle poesie di Bazzato e' nero, il seme satanico anche e nero..."Seme nero" e "Ultimo impero" sono i due piu' tragici poemi nel libro. Componendolo, il poeta forse non per caso ha messo nel finale la sua piu' apocalittica visione del mondo. "Ultimo impero" e' una monumentale grottesca satira per l'arrivante "Nuovo Ordine Mondiale." La cospirazione contro le masse, dei super interessi economici per l'esaurimento delle risorse strategiche, sotto la forma di guerre religiose, questa e' la verita' crudele smascherata dall'autore, a riguardo le prime cagioni per il futuro umano, portato all'autodistruzione. Si legge tra le righe, narrate con inventiva artistica la storia dell'"l'indomita voracità", che ha dato il potere al nuovo Cesare mentitore, un "conquistatore" senza onore "stolto sapiente". Questa e' una antiutopia contemporanea costruita dal maestro dell'ego come monologo del folle dittatore mondiale. Nell'ultimo poema Bazzato ci porta ai margini dell'esistenza umana e ci atterrito nell'attimo quando chiudiamo le pagine "ardenti"della sua raccolta. Semplicemente rabbrividiamo di questa rivelazione perspicace della degradazione mostruasa dell'umana coscenza, sempre piu' sotto il potere non del Sacro Vangelo, ma della Bibbia nera di Satana. E irrevocabile l'andare alla perdizione. Questo finale del libro senza gioia ci lascia in una profonda angoscia spirituale. Dopo le poesie di Bazzato, noi e' come se piu' non possiamo restare indifferenti sulle sorti della civilta', anche se esse possono essere "predestinate". Cosi' l'autore ha conseguito la sua meta, per svegliare le coscenze autotranquilizzate!
E mi sembra che lui sempre meno e' "poeta puro" come aveva affermato un suo poeta Bulgaro. Il nervo sociale, la sensibilita' morale di Bazzato in questo libro sono arroventati al bianco. Questo ormai lo fa davvero vicino alla radice profonda nell'essenza della poesia Bulgara, alla sua comunicativa apertura umana verso coloro che sono umiliati ed offesi...Piu' specifica nella sua romantica latinita' (capace vivere anche nell'inferno: dobbiamo ricordarci Francesca da Rimini e Paolo Malatesta...), e' il poema "Nero Destriero". Per questo in esso scaturisce e piu' dalla luce della speranza. Il motivo di questo miracolo d'amore come atto di unita' salvatrice a universi umani che "fuggono", e conducenti. I tempi ed i mondi si tranquillizzano/riuniscono solo nell' "andogena" interezza dei soggetti d'amore. La visione dialettale del poeta mostra il simbolismo della caverna, una antro verso il passato con la sua onerosa ma battagliera crudelta' maschile, nel grembo di una donna concepente promettente continuazione del mondo, superando la preistoria fatta di battaglie e distruzioni...E questo splendore di trasformazione di vivi e morti, conviventi in una dimensione immaginaria dell'amore e' conseguito con una plasticita' d'arte invidiabile! Si', scegliendo il difficile a prima vista modello arcaico, il genere del poema lirico, Marco Bazzato piu' convincente dimostra la sua qualita' poetica.
Daltronde, per questo lui e' nato poeta, testimonia il suo "Un mese di Gioie e dolori", testo scritto nel 1993 cioe' dieci anni prima d'altri poemi, raccolti ora in un corpo concettuale...In questo poema "ospedaliero" lui instantaneamente si riconosce per la sua meravigliosa lirica "memoria nei dettagli". Una capacita', affilata dal momento - viaggio di confine sul "filo" esistenziale tra la vita e la morte. Si' questo e' il Poeta, un senso denudato spirito tremante, folle cronista di abissi, manicale contemplatore della morte e rinascita dell'uomo! Li' dove la coscenza normale avrebbe preferito per autospegnersi quando dorme, oppure ombreggiare turbamento a quel che gli psicologi chiamano "percezione di fondo", il poeta molto ampio apre gli occhi...Lui e'desideroso d'apprendere stoico per sempre svegliato, per la non sopportanza di ogni dolore psicofisico. L'ispirazione si nutre con quello che potrebbe uccidere ogni altro...
Spero che il nostro nuovo incontro con il poeta Marco Bazzato nel "Il campo del vasaio" sia un avventura spirituale ed estetica, ferente e arrichente come ogni vera creativa scoperta!
Buon viaggio e successiva navigazione nelle acque profonde d'amore e morte con i Suoi nuovi poemi Marco Bazzato


Settembre, 2004
Passau
 

 

La vita della morte...

di Todor Bikov


"E, tenuto consiglio, comprarono con esso
(con i trenta denari d'argento di Giuda pentito
per il tradimento a Gesu'. Note di T.B) il campo
del vasaio per la sepoltura degli stranieri" Mt. 27.7

L'amore è ferita, la morte e' amore. Indicare il tuo amore significa mettere il dito sulla piaga. Gridante dal dolore, non ti fa male il corpo, ma all'anima.
La paura prende il falsetto. Ti fa terrore il mistero impossibile dell'amore e cerchi salvataggio nella morte quieta. Ma una morte vera non esiste. Perche' l'amore non e' una piaga di perdizione, ma e' una morte eterna del peccato. E purificazione della vita.
Nel "Campo del vasaio" il poeta Marco Bazzato semina proprio queste messi. Dubbio e paura pero', annerano il cuore:

Morto è il mio seme
morta è la pianta
non portante frutti alla vita.
Seme del male…
("Seme nero")

Impercettibilmente comincia germogliare e crescere "Storia d'amore e morte" ("Venezia per sempre") e il poeta, montante il suo "Nero destriero" scaglia parole come lancie spuntanti verso "nemici vicini e lontani". E colpisce certamente se stesso.
E di nuovo fa male. E di nuovo raccoglie cio' che ha seminato. La sommossa e la sofferenza sono causa prima* delle opere del Bazzato. Il suo spirito romantico rifiuta la realta' e lui cerca sostegno nel tempo antico, quando l'uomo e l'eroe, sono un'essere autartico nell'armonia con la natura e il mondo, e la donna, l'amante, la madre e' il suo aiutante vero, amica e compagna nella vita. Siccome il passato e' passato, e il presente tuttora avviene, il poeta volge il talento e la forza demolendo l'attualita', e costruisce il futuro con l'inclinazione del cuore, per creare l'uomo a sua immagine e somiglianza.
L'adattamento volenteroso ed elitario di Marco Bazzato si trasformarma in una lotta aperta fra l'Anticristo e la manifestazione Framassona. Dopo l'Armagedoon apocalittico, lui vede:

Signoria di Seicentosessantasei principi
al signore senza identità…
e finisce con un puntinismo "Il campo del vasaio":
Io ed il mio dio nella storia
per la nuova muratorìa eretta,
distruggeremo ogni resistenza e dissenso.
La Bibbia nera è il mio credo,
illuminata da maestri oscuri
conducenti in silenzio
l'uomo all'abisso.
("Ultimo Impero")

E tutto questo dall'amore sulla morte. Dall'amore verso il superuomo che secondo Nietzsche, evidente padre spirituale di Marco Bazzato, "salira' sopra cumuli d'ossa dell'umanita'", come ha fatto il padre, il principe della pace, ora quell' "immagine e somiglianza" impersonata nel nuovo testamento dell'anticristo - archetipo del superuomo.
Se Marco Bazzato e il suo personaggio lirico sono la stessa persona, e se condividono la medesima proiezione della vita non e' importante.
E' rilevante il fatto che abbiamo innanzi ai nostri occhi una raccolta bollente e ribollente della vita. Amore, passione, dolore, pena...tutta la tavolozza degli affetti ed emozioni estetizzate.
Esoteriche ed esagetiche missive della mente e la volonta dell'arbitrio sono esperessi iege artis** e cosi eloquentemente e conquistante che si legge in un respiro e quando finisci non sai se hai letto oppure sei sopravissuto nel vivo. Perche' ognuno ha il suo amore e la sua ferita.
E la morte attrae ognuno. Nessuno pero' non vuole aprire la propria piaga ma solo la ferita altrui, perche' fa meno dolore.
Tommaso il miscredente ha messo il dito nella piaga tra il costato di Cristo, ha creduto nella Risurezzione e ha capito che la morte non esiste, non c'e' e non ci sara' mai.
Giuda Iscariota non credette al Cristo - il Verbo fatto uomo - e Lo tradi' con mute e lusinganti labbra, lo bacio'. Poi colto dal pentimento, restitui' i trenta denari d'argento ai Sommi Sacerdoti, ma non sapeva che la morte non esiste e ando' ad impiccarsi. Ed i Sommi Sacerdoti comprarono con i denari del tradimento il campo del vasaio e non li misero nel tesoro del tempio perche' erano "prezzo di sangue". "Percio quel campo fu denominato "Campo di Sangue" fino al giorno d'oggi" (Mt. 27, 8). E in esso sepolgono solo stranieri.


*
Causa prima, primordiale (Latino)

**
Secondo le leggi dell'arte (Latino)

 

Nero Destriero

di Marco Bazzato


Presentiamo qui il testo originale italiano e la traduzione in bulgaro a curata dalla Dott.Vessela Lulova Tzalova, inserito ne "Il campo del Vasaio" (Mt 27.7) poemi d'amore e morte.
Il Poema è stato premiato al XXIV concorso internazionale di poesia e Letteratura organizzato dal Moica della sede di Taranto e patrocinato dal comune della provincia. Il poema ha ricevuto menzione speciale Europea.

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