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Caffè Letterario Musicale

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Rubrica a cura di Paolo Filippi

Video musicali

Raccolta di video vari da Youtube, scelti per voi...
rubrica a cura di Massimo Acciai

Interviste 

Intervista agli Underfloor
a cura di Massimo Acciai
Intervista a Emanuele Rovere
a cura di Massimo Acciai
L.A. Vermont: un mosaico fluido di generi in un incontro di stili differenti
a cura di Alessandro Rizzo

Recensioni e articoli 

Underfloor: quattro
di Massimo Acciai
Looking for truth (di Margherita Pirri)
di Massimo Acciai
Antiche emozioni
di Rossana D'Angelo

Intervista a Emanuele Rovere


a cura di Massimo Acciai


Ho conosciuto Emanuele (o Manuel) Rovere durante l'ultimo congresso esperantista della FEI, a Fai della Paganella, la scorsa estate. Sono rimasto subito colpito dalle sue performance canore: avevo già ascoltato in passato musica esperantista, sia cover che canzoni originali, ma devo dire che Manuel rappresenta un caso a parte. Talentuoso interprete dei grandi classici italiani e stranieri, adattati nella lingua di Zamenhof da lui stesso, è anche autore di canzoni gradevolissime quali "Esperantisto" e "Mia kato". Non poteva pertanto mancare tra le interviste di SDP: il colloquio è avvenuto tramite mail. Ringrazio Manuel per la disponibilità ed invito i nostri lettori ad ascoltarlo, dal vivo, acquistando i suoi cd (www.vinilkosmo.com; feilibri@esperanto.it ; emanrovere@libero.it ) o cercandolo su Youtube.


Cominciamo dalla tua formazione culturale e artistica: che studi hai fatto? qual è stato il tuo approccio al mondo della musica?

Ho frequentato la scuola elementare nel mio paesino natio - Faedis, in provincia di Udine. Dalla terza classe in poi, gli insegnanti hanno cominciato a farmi cantare, in occasione di ricorrenze e festività, insieme a scolari della quinta, perché già mi distinguevo nel canto: questo grazie alla mia mamma che, a quanto mi ricordo, cantava per me fin dalla mia nascita. Anche mio padre cantava molto bene, ma era spesso lontano per lavoro, ed è mancato tragicamente quando io avevo 14 anni.
Ho cominciato a cantare nel coro parrocchiale più o meno a otto anni. Dopo le elementari, per la mia famiglia non c'era possibilità di farmi continuare a studiare. Sono rimasto un anno in attesa di essere preso come apprendista da qualche artigiano. In quel periodo, ho avuto la possibilità di studiare le basi della musica con un maestro che veniva settimanalmente dalla città per preparare nuovi suonatori per la banda musicale. Cominciai a suonare il clarino, ma subito dopo ho dovuto lasciare per iniziare la scuola media, dopo aver superato l'esame di ammissione, che c'era allora, grazie all'aiuto di un nuovo parroco, venuto nel paese. La scuola era in città, a 17 Km, così mi sono fatto 8 anni di bicicletta (medie + superiori). Alla fine delle medie, non mi fu possibile seguire studi classici, come avrei voluto, e frequentai l'Istituto Tecnico Industriale, che avrebbe dato possibilità di lavoro più concrete. Grazie agli ottimi risultati (sono anche stato vincitore della "Giornata Europea delle Scuole" e premiato a Londra per un componimento su tema europeistico), ho potuto accedere alla facoltà di ingegneria, dopo aver superato l'esame di ammissione. Nel contempo, ho incominciato a lavorare: 5 anni come insegnate di elettrotecnica in Istituti Professionali, alcuni mesi come dipendente delle Ferrovie di Stato, 15 anni come funzionario dell'ENEL. La laurea in Ingegneria, pertanto, ha dovuto attendere ed è servita a poco, perché alla fine ho fondato la mia ditta privata di impianti elettrici e termoidraulici.
Avevo 15 anni, quando mia sorella, 5 anni più grande di me, che era dovuta "emigrare" per lavoro, mi mandò una chitarra rotta e buttata via dai ragazzi della famiglia dove lavorava. Quella chitarra, con l'aiuto del padre di un amico, venne incollata e risuscitata per consentirmi le prime strimpellate. Ciò significa, che sono un autodidatta. Ho composto 20 canzoni con testo in lingua friulana, la mia madrelingua.
Durante tutta l'adolescenza e fino all'età di 40 anni, ho partecipato in molti gruppi dilettantistici di buon livello, cantando e suonando prevalentemente chitarra basso. Fino a quando una malaugurata operazione alle corde vocali mi ha danneggiato gravemente la voce. Da allora non ho più potuto cantare per molti anni, ma ho ricominciato a farlo, nonostante il rimprovero dei medici, senza alcuna velleità, se non quella di proporre una buona pronuncia in esperanto di testi significativi, in buona lingua, pur se si tratta di canzonette.

Come è avvenuto il tuo incontro con l'Esperanto, lingua in cui hai inciso vari album musicali?

Alla fine del 1985, ho iniziato lo studio dell'esperanto grazie ad un corso organizzato dal gruppo esperantista di Udine. Dal 1986 al 1990, ho insegnato esperanto presso lo stesso gruppo e nelle Università Popolari di tre città della mia regione. Dal 1987 al 1990, sono stato consigliere della Federazione Italiana di Esperanto. Nel 1990, ho lasciato il movimento esperantista, pur partecipando spesso a manifestazioni e mantenendo qualche contatto epistolare con esperantisti di altre nazioni.
Nel 2010, dopo il pensionamento, ho ripreso a interessarmi dell'esperanto ed ho superato l'esame C1 nell'Università Adam Mickiewitz di Poznan in Polonia. Ho ripreso a suonare la chitarra ed a cantare e, dato il positivo responso degli esperantisti, nell'arco di 4 anni ho registrato e prodotto 4 album compact disk con 41 canzoni ( 3 da me composte, mentre le altre sono canzoni più o meno famose, da me tradotte in esperanto ed arrangiate). Atre canzoni da me scritte non sono state pubblicate in CD, ma si trovano in rete, corredate anche di video, quali "Esperantisto - Mia kato - Patro Nia - Ave Maria, Regino de la Espero, Europo".

Quanto c'è di autobiografico nella tua canzone "Esperantisto"?

In "Esperantisto" c'è un po' di autobiografico, ma soprattutto c'è la critica ai molti difetti degli esperantisti ed alle organizzazioni esperantiste.
Mi ha colpito molto la genesi della tua canzone "Mia kato", ascoltata per la prima volta durante il congresso FEI a Fai della Paganella nel 2014: la puoi raccontare per i nostri lettori?
"Mia kato" è il racconto vero di quanto accaduto ad un gatto abbandonato che, credo per sua fortuna, un giorno ha trovato l'ospitalità della mia casa e mi ha ripagato con un inatteso e simpaticissimo comportamento che me lo hanno fatto paragonare a quello degli amanti di sport estremi.

Che musica ascolti? Hai dei modelli musicali?

Ho pochissimo tempo per ascoltare musica, pertanto i miei "modelli" restano quelli della mia gioventù, vale a dire quelli degli anni 60/70: dai Beatles ai Bee Gees, Nomadi, Modugno, Celentano…

C'è un brano che senti come più rappresentativo? Un cavallo di battaglia?

Io spero che da ogni mia canzone si possa ricevere un messaggio, e credo che i miei testi in esperanto siano "migliorativi" rispetto a quelli originali, anche perché spesso sono modificati ed hanno ricevuto delle aggiunte. Naturalmente, a parte "Esperantisto" che è anche piuttosto allegra, le canzoni su cui punto maggiormente sono quelle che esaltano i veri valori della vita, come "Dankas mi la vivon", "Mirindajo", "Auschwitz", "La knabo de Strato Gluck".

Dove ti esibisci di solito? C'è qualche aneddoto che ci vorresti raccontare?

In 4 anni, ho presentato il mio programma musicale, che si è arricchito progressivamente anche con l'aggiunta dei video, in concerti tenuti in Italia, Francia, Danimarca, Germania, Lituania, Polonia, Croazia, Slovacchia, Islanda, Argentina… generalmente nel quadro di congressi esperantisti. Spesso mi è accaduto di presentare le mie canzoni anche a pubblico non esperantista, con riscontri molto positivi, tanto da sorprendere e rallegrare i presenti esperantisti. Un piccolo concerto presentato a Mielno, cittadina termale sul Mar Baltico (Polonia), in un grande albergo per ospiti in maggioranza tedeschi ha indotto la direzione dell'albergo ad offrirmi due giorni di soggiorno gratuito, dato il successo ed il gradimento ottenuto.

Le nuove tecnologie hanno cambiato il modo di fare musica nell'èra digitale? Che peso ha la tecnologia nella tua musica?

Nelle mie canzoni la tecnologia riveste importanza soltanto poiché, rispetto al modo di un tempo per registrare i suoni, adesso tutto è più semplice, tanto che io posso registrare la mia voce da me stesso in casa mia e poi trasportarla in studio di registrazione per la miscelazione con il suono degli strumenti.

Molti dei tuoi brani si possono trovare su Youtube: cosa pensi della musica on-line?

Per le mie modeste possibilità di pubblicizzare i miei prodotti in un "mercato" di musica esperantista, che è forse un milionesimo di quello in inglese o in altre lingue, la "rete" costituisce un aiuto essenziale, anche perché il mio scopo principale non è "il realizzo" di un riscontro economico ma la diffusione più capillare possibile delle mie opere per la crescita dell'esperanto. Per questo, quasi tutte le canzoni dei 4 CD ed alcune altre sono disponibili gratuitamente in:
YouTube: http://www.youtube.com/user/manuelxz1/videos 
STUDIO TV: http://novajhoj.weebly.com/manuel.html
Esperanta Televido-ETV: http://esperantotv.net/videos/?vcat=5 

Progetti per il futuro?

Attualmente sto lavorando per la registrazione di tre canzoni e dei video per accompagnarne la presentazione. E' un lavoro impegnativo ed anche costoso che forse sarà la mia ultima opera per divulgare l'esperanto e "chiudere in bellezza" un'avventura da idealista, che ha trovato una vasta approvazione di pubblico ma non un altrettanto apprezzamento e sostegno da parte delle Organizzazioni esperantiste.

 

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