Eventi  -  Redazione  -  Numeri arretrati  -  Edizioni SDP  -  e-book  -  Indice generale  -  Letture pubbliche  -  Blog  -  Link  

  Indice   -[ Editoriale | Letteratura | Musica | Arti visive | Lingue | Tempi moderni | Redazionali ]-


Caffè Letterario Musicale

La musica abbraccia la poesia...
Ascolta i brani con Mediaplayer: download gratuiti

Rubrica a cura di Paolo Filippi

Video musicali

Raccolta di video vari da Youtube, scelti per voi...
rubrica a cura di Massimo Acciai

Interviste 

Intervista agli Underfloor
a cura di Massimo Acciai
Intervista a Emanuele Rovere
a cura di Massimo Acciai
L.A. Vermont: un mosaico fluido di generi in un incontro di stili differenti
a cura di Alessandro Rizzo

Recensioni e articoli 

Underfloor: quattro
di Massimo Acciai
Looking for truth (di Margherita Pirri)
di Massimo Acciai
Antiche emozioni
di Rossana D'Angelo

Intervista agli Underfloor


a cura di Massimo Acciai


Ormai da 15 anni frequento i concerti Agimus a Careggi, qui a Firenze, tutte le domeniche. Ad un certo punto ha cominciato a fare la sua comparsa questa ragazza giovane che introduceva i concerti e che talvolta si esibiva con la viola. Era Giulia. Una domenica la sentii mentre si suonava col suo gruppo, gli Underfloor, e ne rimasi piuttosto colpito. Finalmente ho realizzato un'intervista col gruppo, tramite mail, dopo aver ricevuto in dono il loro ultimo album, "Quattro", su cui ho scritto una breve nota.

Guido Melis: basso e voce
Lorenzo Desiati: batteria
Giulia Nuti: viola
Alessandro Alajmo: chitarra elettrica

1. Cominciamo dalla vostra formazione culturale e artistica: che studi avete fatto? qual è stato il vostro approccio personale al mondo della musica?

Guido
: ho iniziato a studiare chitarra classica a 11 anni, avendo la fortuna di trovare un insegnante fantastico (ora noto concertista) che mi fece appassionare allo strumento al di là del repertorio strettamente classico. Dopo una brevissima parentesi con la chitarra elettrica sono passato al basso: a 19 anni ho iniziato a suonare col gruppo dei Time Escape, una realtà importante in quegli anni a Firenze (tanto che ancora c'è chi mi scrive chiedendo dei demo su cassetta registrati a fine anni '80); successivamente, e per un decennio circa, ho preso parte a vari progetti in qualità di bassista: Diaframma, Green e altri. Ho iniziato a scrivere musica e testi e, nel 2003, ho dato vita agli Underfloor assieme a Lorenzo e a Matteo Urro, assumendomi anche il ruolo di cantante dal 2009 in poi.

Giulia: Ho iniziato gli studi a 7 anni alla Scuola di Musica di Fiesole, prima con il violino e poi con la viola. Verso i 16 anni ho però sviluppato la passione per altri generi musicali come il rock, la mia prima influenza sono stati i Beatles. Nello stesso periodo ho conosciuto il giornalista Ernesto De Pascale, purtroppo scomparso nel 2011, che scriveva per La Nazione, Rolling Stone e lavorava per la RAI e che ha prodotto anche alcuni album degli Underfloor. Ho iniziato ad affiancare Ernesto nella sua attività e grazie a lui moltiplicato la mia passione per la musica e iniziato a conoscere la musica a 360°

Lorenzo: Ho cominciato a suonare a 14 anni, ho studiato molto e con vari insegnanti.
La mia formazione musicale nasce dal rock, il mio gruppo di riferimento sono senz'altro i Beatles.

Alessandro: Ho iniziato a suonare la chitarra verso i 15-16 anni, principalmente da autodidatta. Successivamente ho iniziato le prime esperienze di gruppo, privilegiando sempre la musica originale rispetto alle cover.

2. Quando e come si è formato il vostro gruppo? Quali sono state le esperienze musicali precedenti? Come vi siete incontrati?

Guido: come detto, il gruppo si è formato nell'estate del 2003. Dopo pochi mesi abbiamo vinto il Premio della Critica al Rockcontest fiorentino, e subito dopo abbiamo registrato il nostro primo Cd, intitolato semplicemente "Underfloor": un'esperienza che ricordo ancora con un senso di ebbrezza e grande soddisfazione... quella che si prova quando ti accorgi che la musica sta andando esattamente nella direzione che avresti sempre voluto. Delle esperienze precedenti ho parlato prima, ma aggiungerei anche molto lavoro in studio di registrazione, dapprima come fonico e, successivamente, dal 2010, anche come produttore.

Lorenzo: Il gruppo è nato dalle ceneri di un'altra esperienza precedente e dalla voglia di andare avanti.
All'epoca io Guido e Matteo Urro ci siamo incontrati e da subito fu musica.
Partecipammo al Rock Contest di Controradio arrivando secondi e da li registrammo il nostro primo album "Underfloor".

Giulia: Io mi sono unita al gruppo nella primavera 2011 anche se già avevamo collaborato in passato. Suono la viola come ospite sull'album precedente al mio ingresso, Vertigine. Inoltre avevo arrangiato due brani per quartetto d'archi, Ancora Un Inverno e Bambino Mio, cover di Piero Ciampi grazie a cui gli Underfloor hanno vinto il Premio Ciampi 2008. Personalmente invece ci siamo conosciuti nel 2004 al Rock Contest di Controradio: è stata la prima volta che, da spettatore, ho visto gli Underfloor dal vivo.
Le mie esperienze precedenti includevano varie collaborazioni come quelle con Graziano Romani, Lightshine, Hypnodance. Gli Underfloor è la prima esperienza in cui ho iniziato a suonare la viola in modo veramente elettrico.

Alessandro: io sono l'ultimo arrivato negli Underfloor, essendo entrato nella band a inizio 2014. Ci conoscevamo già da un po' di tempo, in particolare con Giulia che era anche mia compagna di liceo, e seguivo con piacere gli Underfloor, che avevo avuto occasione di vedere dal vivo qualche volta negli ultimi anni. Tra le mie altre esperienze musicali le più significative sono la collaborazione con la cantautrice Chiara White e i suoi Itaca, e gli Elephant, nati nel 2011, in cui oltre che chitarrista sono autore della maggior parte delle canzoni e mi sono ritrovato nella veste di cantante, per me fino ad allora inedita.

3. Com'è nato il nome Underfloor? Cosa significa (per chi non sa l'inglese)? Chi lo ha scelto?

Guido: il nome Underfloor l'ho scelto io, e la scelta è stata essenzialmente in base alla sua sonorità. Ovviamente anche il significato ha avuto il suo peso: come quasi tutti quelli che suonano, anche noi abbiamo una sala prove "sotterranea", ed è lì che è sempre nata la nostra musica.

Lorenzo: Ahahahah.......sinceramente non ricordo come è nato il nome, ma credo perchè il nostro studio è in un sottoscala....

4. Come definireste la vostra musica? A quale genere musicale appartiene?

Guido: il fatto di cantare in italiano ci differenzia da altri gruppi che hanno sonorità simili alle nostre. Certamente non siamo indie rock, ma siamo indipendenti. Credo sinceramente che con Quattro siamo riusciti ad emanciparci definitivamente dai nostri modelli musicali, che ci hanno ovviamente influenzato nei dischi precedenti, arrivando a trovare un nostro sound e una nostra poetica musicale. E devo dire che la critica è stata veramente ottima... peccato non riuscire a suonare dal vivo quanto vorremmo.

Lorenzo: non penso di appartenere ad un genere musicale....
Cmq ci siamo sempre ispirati al britpop ( Beatles, Radiohead,Coldplay etc...)

Giulia: Rock con testi in italiano, influenze psichedeliche e aperture strumentali e progressive. Cerchiamo comunque di non etichettarci in alcun modo e, per quanto possibile, di mantenere la nostra personalità. Non cerchiamo infatti esplicitamente di imitare un genere. Semplicemente siamo tutti appassionati di musica, abbiamo assimilato alcune influenze che poi tornano fuori nel momento in cui ognuno di noi dà il proprio apporto personale ai brani.

Alessandro: dovessi descrivere in poche parole lo stile musicale degli Underfloor direi rock in italiano con una certa propensione alla psichedelia.

5. Che musica ascoltate? Avete dei modelli musicali?

Guido: i Beatles sono stati la prima passione, e ancora adesso sono il mio gruppo preferito. Ma, ovviamente, ho ascoltato di tutto: dalla musica classica al jazz classico, dall'hard rock dei Led Zeppelin e dei Black Sabbath al grunge dei Nirvana. E poi i grandi nomi del prog, come Genesis e Rush. Di italiano, a parte i grandi come De André o Battisti, ho apprezzato soprattutto i Verdena.... uno dei gruppi che ho più ascoltato negli ultimi anni.

Giulia: Ascolto un po' di tutto e in questo mi aiuta anche il mio lavoro di giornalista e operatore musicale. Spazio dal rock al blues al cantautorato, che sono i miei principali campi di interesse. Ad esempio, però, seguo molto anche le novità discografiche.
Non ho propriamente dei modelli ma di sicuro dei riferimenti. Ad esempio, per quanto riguarda l'utilizzo della viola, i violinisti rock, dagli italiani Mauro Pagani e Lucio Fabbri della PFM agli stranieri Don "Sugarcane" Harris, Jerry Goodman, Dave Arbus.

Alessandro: I miei gusti e influenze musicali sono abbastanza variegati, ma sicuramente le sonorità a cui mi sento più vicino sono quelle legate al rock anni '70, Led Zeppelin, Pink Floyd, Neil Young tanto per fare qualche grande nome. In ambito italiano privilegio i cantautori, il mio preferito è da sempre De Gregori, mentre a livello di gruppi rock mi piacciono molto i primi Litfiba e alcune cose dei Diaframma e dei Virginiana Miller.

Lorenzo: Ascolto veramente di tutto....
Rock, jazz, classica.
Comunque come ho già detto i Beatles sopratutto.

6. Chi scrive la vostra musica? Come nascono i vostri pezzi e gli arrangiamenti?

Guido: Quattro, a differenza del precedente Solitari blu e dei due album nei quali c'era Matteo Urro è stato un lavoro scritto essenzialmente da me e arrangiato collettivamente, anche se certi spunti melodici li devo a Marco e a Giulia. Ho scritto i brani di Quattro avendo sempre in mente il gruppo e il ruolo che ognuno di noi avrebbe avuto nella stesura finale. Senza false modestie, credo che sia notevole soprattutto lo spazio "conquistato" per uno strumento come la viola, lavorando sui temi anziché su assoli. Per i testi ho cercato di privilegiare la sonorità della parola rispetto alla narrazione, ritenendolo un approccio molto più vicino al rock anglofono che rimane la nostra fonte di ispirazione musicale.

Giulia: soprattutto li scrive Guido, ma ci piace che ognuno di noi dia il suo contributo specialmente nei brani in cui si può lavorare "strumenti alla mano". I brani nascono a volte a casa, a volte da un'idea in sala prove. Agli arrangiamenti cerchiamo di lavorare tutti insieme, è la parte che coinvolge più l'intero gruppo.

7. C'è un brano che sentite come più rappresentativo? Un cavallo di battaglia?

Guido: in Quattro senz'altro Dont'mind, sia per il testo che per la musica. Dal vivo amo molto Le cose più belle, dal nostro primo disco e Luci di ruggine da Solitari blu.

Giulia: Per me Indian Song da Quattro perché rappresenta bene l'incarnazione presente della formazione e le sfumature che abbiamo cercato di dare al nostro ultimo album.

Alessandro: il pezzo che più mi colpì quando conobbi gli Underfloor fu Solitari Blu, mentre dopo essere entrato a far parte della band, dovessi dire due pezzi direi Luci di ruggine e Fragile, che credo sia stato il primo che abbiamo suonato insieme.

8. Dove suonate di solito? Dove vi esibite?

Giulia: Specialmente in Toscana comunque ovunque ci sia uno spazio pronto ad ospitare una formazione a quattro e che sia idoneo a un concerto rock. Con la nostra formazione non è semplice suonare nei piccoli club acustici. Possiamo fare anche quello, spazio permettendo, ma non è la nostra veste naturale.

9. Le nuove tecnologie hanno cambiato il modo di fare musica nell'èra digitale? Che peso ha la tecnologia nella vostra musica?

Guido: assolutamente nessun peso. Suoniamo tutto noi e Quattro, come pure Vertigine, è stato registrato su 16 piste a nastro, senza editing. Aggiungo a margine che già nel 1989 con i Time Escape utilizzavamo il computer per le sequenze e tutto il resto, e ovviamente abitualmente utilizzo dal 2000 una DAW, quindi credo che le scelte operate per il sound di Quattro e degli Underfloor in generale siano consapevoli e non snobistiche.

Giulia: Senza presunzione direi… zero. Quattro è registrato su nastro in analogico. Ovviamente ci serviamo volentieri della tecnologia. Registrare le nostre prove in sala prove vuol dire già servirsi della tecnologia. Comunque penso di poter dire che avremmo potuto realizzare la stessa musica anche senza la tecnologia, non è indispensabile per noi.

Alessandro: per quanto mi riguarda la tecnologia di cui faccio uso io sono la mia Les Paul, l'amplificatore, e qualche pedalino nel mezzo, ma non so se ho capito bene la domanda!

Lorenzo: La tecnologia non ha nessun peso.

10. Ho visitato il vostro sito Internet (www.underfloor.it), chi l'ha realizzato? Cosa pensate della musica on-line? Progetti per il futuro?

Guido: il sito è stato realizzato in proprio... non abbiamo pretese artistiche al riguardo! La musica on line è e sarà sempre di più un macigno sul futuro di artisti e operatori musicali (basta vedere in questi giorni l'opinione che tanti artisti hanno di portali quali Spotify). La trovo una cosa priva di fascino e, siccome continuo a pensare che si dovrebbe far musica per passione e romanticismo, e a me piace avere in mano un "oggetto sonoro" pensato in quanto tale, la trovo una triste e stanca replica di quello che è stato il vinile e poi il cd. Ovviamente è una realtà con cui è necessario fare i conti, infatti anche noi siamo distribuiti anche digitalmente...
Per il futuro non saprei dirti. Sicuramente sono cambiate alcune dinamiche interne al gruppo, e oltre dieci anni da indipendenti autofinanziati e autoprodotti hanno lasciato il segno.
Quattro sarebbe senz'altro un ottimo epitaffio all'avventura degli Underfloor, ma al tempo stesso le idee non mancano. Certo la difficoltà di trovare spazi per suonare dal vivo, e quindi diffondere la nostra musica, non aiuta a portare avanti un progetto artisticamente impegnativo quali gli Underfloor.

Giulia: Del sito si occupa Guido. Della musica on line penso che di certo accresce la conoscenza in modo esponenziale. Anni fa non c'era modo di conoscere così velocemente i gruppi a cui oggi si arriva con un semplice click. La conoscenza, tuttavia, passa anche attraverso l'assimilazione. Non c'è conoscenza vera se non c'è modo e tempo di assimilare quel che si ascolta e condividerlo con gli altri. On line siamo sottoposti a troppi stimoli diversi e il rischio è quello di abbassare la qualità, sia della proposta che della capacità di ascolto. Questo ovviamente senza entrare nel merito del download illegale. Mi interessano le nuove frontiere on line solo nei limiti del rispetto nei confronti del lavoro di tutti e della legalità.
Progetti per il futuro qualche uscita live e magari nuovi progetti di studio. Verosimilmente qualcosa che dagli Underfloor non avete mai sentito prima.

Alessandro: la musica on-line ha indubbiamente dei pro e dei contro. Come ascoltatore è bello poter accedere a qualsiasi cosa in qualsiasi momento, ma l'altra faccia della medaglia è che non ho abbastanza tempo per ascoltare con attenzione tutte le cose che ci mi piacerebbe ascoltare, quindi il rischio è di ascoltare troppa roba tutta insieme, oltretutto con una qualità audio non eccelsa. Anche per questo, quando ho tempo mi piace spegnere il computer e mettermi all'ascolto di qualche Lp sullo stereo buono. Come musicista, adesso tutti abbiamo la possibilità di mettere le nostre opere a disposizione di tutti, però proprio per questo il rischio è che anche chi fa cose di buona qualità resti sommerso in questo oceano di link.

 

Segreti di Pulcinella - © Tutti i diritti riservati