| 
                          
                            |  |  
                            |  
 
 |  
                            | 
                               
                                  NarrativaPoesia italianaPoesia in lingua
                                Questa rubrica è aperta a chiunque voglia 
                                inviare testi poetici inediti, in lingua diversa 
                                dall'italiano, purché rispettino i più 
                                elementari principi morali e di decenza... poesie di Massimo Acciai,
                                Manuela Léa Orita,
                                Iuri Lombardi,
                                Tetiana Anatolivna 
                                Vinnik
Recensioni
                                  
                                  In questo numero:- "L'amore ai tempi del Cavaliere" di 
                                  Francesco Vico
 - "I Figli del serpente" di G.L.Barone
 - "Il confessionale e l'apostolato" di Liliana 
                                  Ugolini
 - "Venite Venite B-52" di Sandro Veronesi, 
                                  recensione di Stefano Gecchele
 - "L'Oasi e la neve" di Monica Osnato, 
                                  recensione di Simonetta De Bartolo
 - "L'amore arreso" di Zhang Ailing, recensione 
                                  di Rita Barbieri [pdf]
 - "Belfine" di Paolo Ragni
 - "L'ultima estate a Famagosta" di Paolo 
                                  Ragni, nota di Massimo Acciai
 - "Adventurae" di Paolo Ragni
 - "Racconti persi e dispersi" di Paolo Ragni
Incontri nel giardino 
                                  autunnaleArticoliLetteratura per la Storia |  | 
                                                    
                            | 
                               Agosto di chissà dove sei tu(l'ultimo Agosto per sempre)
 
Caterina Pomini
 Agosto.Un anno fa.
 Ricordo che il sole scaldava, bruciava la pelle con 
                            la medesima intensità.
 Agosto.
 Un pomeriggio, pochi giorni dopo il mio compleanno.
 Mia madre mi trascina in un centro commerciale, 
                            lontano da casa, in un'altra periferia, non ci sono 
                            mai stata.
 
 Di che cosa ha bisogno la Nonna?
 << La Nonna mi ha chiesto di comprarle della crema 
                            idratante perché le si stanno seccando tutte le 
                            gambe, poi… Del succo di frutta, qualche yogurt 
                            magro all'amarena, affettati per il Nonno, lo 
                            Scottex, il detersivo per i piatti ed i panni 
                            Swiffer… Sì, Helena ha bisogno dei panni Swiffer 
                            perché deve spolverare >>.
 La Nonna sta male. Ci hanno detto che da qualche 
                            mese ha quella brutta malattia.
 Questione di giorni, forse ancora un mese, poi 
                            morirà.
 Mia madre le ha mentito, tutti le hanno mentito. Lei 
                            crede che prima o poi quella grossa ciste smetterà 
                            di tormentarla.
 
 Mentre cerco il succo di frutta non riesco a 
                            smettere di pensarti, non hai risposto al mio 
                            messaggio e quell'attesa crudele è un po' come 
                            l'aria condizionata sulla mia pelle scoperta… 
                            Qualche minuto prima il sudore mi bagnava la fronte 
                            e invece… Adesso sento una patina gelata, sotto la 
                            maglietta, sulle mie braccia… Inizio ad avere 
                            freddo.
 << Perché Diavolo siamo finite così lontano per 
                            comprare tutte queste cose???>>... Sì, mia madre ha 
                            pensato che potevamo approfittare di quella giornata 
                            libera… Il mio primo lunedì di vacanza. Le hanno 
                            detto che da queste parti ci sta un negozio 
                            specializzato per l'illuminazione, ha deciso che per 
                            il mio compleanno vuole regalarmi dei faretti per la 
                            casa nuova, per questo siamo arrivate fin qui.
 In realtà siamo riuscite a trovare soltanto due 
                            faretti per il giardino, ma pazienza… Con calma 
                            troveremo anche gli altri.
 Abbiamo caricato le confezioni in macchina e lei ha 
                            pensato che ci potevamo fermare lì… In quel centro 
                            commerciale… Poi tanto in Agosto a Firenze non c'è 
                            nessuno… << Non credo proprio troveremo traffico >>.
 
 Ecco il succo di frutta.
 Lo metto nel cestino. Raggiungo mia madre e anche 
                            lei mette tutto dentro al cestino di quella che poi 
                            è forse la spesa più triste che abbiamo mai fatto 
                            insieme…
 Lentamente ci avviamo verso la cassa e spostiamo la 
                            crema idratante, il succo di frutta e lo yogurt e 
                            tutto il resto dentro le buste di plastica. Due.
 Paghiamo e la ragazza alla cassa non ha un volto. O 
                            meglio... Magari è bionda, ha i capelli lisci e mi 
                            sorride, ma io non ci faccio caso.
 Agosto.
 Agosto torrido, Agosto ingrato, Agosto che sei 
                            appena nato eppure sai già di morte… Agosto di 
                            chissà dove sei tu.
 Oltre le porte scorrevoli, oltre lo strato 
                            impercettibile di vetro, un piazzale di cemento 
                            rovente e mille macchine e anche di più… Lamiere 
                            colorate a incendiarsi sotto al sole… Con un colpo 
                            secco chiudo il portabagagli e metto in moto la 
                            macchina.
 << Splendida macchina Piccola. E' bellissima. Mi ci 
                            fai fare un giro??? Ma no! Che schifosa, già ci fumi 
                            nella macchina nuova???!!! E poi è tutta sporca 
                            cazzo, devi portarla a lavare!!! Ma te lo devo dire 
                            io???!!! >>.
 Mia madre adesso occupa il tuo posto.
 Mia madre è triste. Ha il volto smagrito. Di certo 
                            non stiamo partendo per il mare, Mia Nonna respira a 
                            fatica e per lei questo Agosto che ti si appiccica 
                            addosso sarà l'ultimo Agosto per sempre.
 Lentamente… Mi dirigo verso l'uscita. Le mani mi 
                            bruciano sul volante… Mi manchi e… Vorrei stendermi 
                            al buio sul tuo pavimento bianco, anche se detesto 
                            il bianco, anche se il mare è lontano… Dove sei 
                            Amore Mio?
 
 Così lontano eppure a due passi.
 Una ragazza alla mia sinistra. Vedo una ragazza… 
                            Alla mia sinistra.
 Questa volta ci faccio attenzione, mi sembra di 
                            conoscerla.
 Facciotto rigonfio da troia nazista, ma togliti gli 
                            stivali da generale cretina che è Agosto! Che cosa 
                            ci fa di lunedì, in QUESTA città, in QUESTO centro 
                            commerciale in cui proprio non vado mai?
 Mi guarda negli occhi. Asettica, oppressa, con 
                            disprezzo, ingrugnita… Non me ne stupisco. Potessi 
                            ci giocherei a bowling, un culo enorme da colpire al 
                            posto di dieci birilli da bowling… Dieci birilli 
                            coloratissimi per dodici volte.
 Ma tu le vuoi bene e io non oso farlo, non ho mai 
                            scelto di farlo… Io.
 Continuo a guardarla stupita.
 La trovo più grassa, cattiva, frustrata e… Tre metri 
                            più avanti ci sta un uomo, un uomo non troppo più 
                            alto che guarda l'asfalto e… Se ancora mi voglio 
                            concedere di chiamarti "uomo", beh… Quell'uomo 
                            allora sei tu Amore Mio.
 Lontano dal mare, lontano dal bianco sterile delle 
                            tue mattonelle nuove, lontano da Lei, lontano da Me.
 Agosto.
 Due possibilità.
 La prima.
 Scendere dalla macchina, correrti incontro e non 
                            abbracciarti… Vomitarti addosso tutto lo schifo che 
                            mi sta crescendo dentro, una bile acida lunga cinque 
                            anni.
 Vomitarti addosso… Tutto quel tempo che noi due 
                            conosciamo… La fragile ragazzina… La donna spezzata.
 Io che non sono mai stata la tua marionetta, io che 
                            avrei preferito, io che avrei dovuto restarne 
                            fuori... Lontana il più possibile dall'ipocrisia... 
                            La tua doppia vita da niente; ma tu... Venisti a 
                            riprendermi, venisti a convincermi una seconda 
                            volta... Tu che mi amavi, tu che non riuscivi a 
                            starmi distante, tu che adoravi tutte le mie 
                            espressioni.
 La seconda.
 Indugiare.
 Attendere quel rumore che ormai è anche un'immagine 
                            che so descrivere perfettamente... Il fischio del 
                            gesso sulla lavagna, stridore insopportabile che 
                            annulla e dilania, un taglio preciso, un taglio 
                            assordante… Sulle pareti del cuore, morbida lastra 
                            di ardesia.
 L'ultima scena di voi due che mi rende superficie 
                            infrangibile e nel contempo di carne… Carne che 
                            sanguina, carne che neanche la mangi eppur come la 
                            incidi sapiente… Carne che ti amava fino al punto 
                            sconvolgente di confondersi con la tua.
 Mio piccolo, insospettabile macellaio che non 
                            sopporta la vista della stanza in cui opera…
 …Ti accanisci di nuovo, ma io non sento il tuo 
                            coltello, son diventata brava! Puoi uccidermi ancora 
                            tutte le volte che vuoi, tanto io sono morta e i 
                            morti lo sai alla fine son condannati all'indolenza… 
                            Se ci hai provato gusto sei rimasto fregato, quindi.
 
 Ricordi Amore Mio?
 Tra le tue braccia per milleottocentoventicinque 
                            giorni... Io, l'indiscussa protagonista delle 
                            lettere che scrivevi, delle lacrime che versavi, 
                            degli abbracci lancinanti nel buio di un cinema... 
                            Dei malumori, dei sorrisi, dello stomaco che si 
                            chiudeva, di tutto quel sole che splendeva sul tuo 
                            viso. Noi due che ridiamo, piangiamo, facciamo 
                            l'amore... Su divani troppo piccoli, letti che mi 
                            feriscono... Argini, parcheggi, ritagli di strada 
                            illuminati soltanto dagli occhi che abbagliano delle 
                            macchine in corsa... E ancora... Contro un muro a 
                            caso, vicino alla fortezza dove si organizzano gli 
                            eventi estivi, in un garage dopo il lavoro... Mai a 
                            New Orleans,
 milleottocentoventicinque giorni.
 Io che fuggivo per poi ritornare, tu che mi urlavi 
                            che il tuo centro impazziva e che stare lontani era 
                            un colpo di fucile in mezzo allo stomaco... Il tuo 
                            scacciapensieri, la tua sgualdra, la tua gatta, la 
                            più stronza di tutte, le tue gambe preferite... 
                            Bocca che baci, bocca che lecchi, bocca che sapeva 
                            renderti folle.
 Milleottocentoventicinque giorni Amore Mio.
 Milleottocentoventicinque, una cifra più che 
                            consistente... E in questo parcheggio non mi guardi 
                            neppure... I miei occhi al contrario sono fissi su 
                            di te... Non me ne frega niente delle possibili 
                            interpretazioni che verranno date al mio sguardo... 
                            ...Interpretazioni di cosa poi... E di chi?
 Altrettanti milleottocentoventicinque giorni di 
                            beata ignoranza, di dubbi e apprensioni a marcire 
                            sotto al tappeto.
 I miei occhi... Non distolgono lo sguardo.
 Ti analizzo... Sì, in presenza di emorragie interne 
                            divento oltremodo impietosa, debbo sposare le tue 
                            significative teorie.
 Sembri... Uno di quei piccoli, inutili, infimi 
                            omiciattoli... Frustrati seriali, impiegati in un 
                            ufficio che vorrebbero far saltare in aria ogni 
                            giorno che Dio mette in terra... Così diverso 
                            dall'uomo che si è preso il mio cuore e che per 
                            nessuna ragione avrei mai potuto anche solo pensare 
                            di tradire.
 Tu... In questo parcheggio, un lunedì... Entità 
                            trascurabile... Uno che in pausa caffè si trova a 
                            raccontare ai colleghi che detesta delle sue vacanze 
                            programmate o appena trascorse in un luogo 
                            d'interesse manco troppo condiviso con Lei... La 
                            fidanzata piena di corna, colei che sotto sotto si 
                            continua a pensare come l'unica che non sarà 
                            disdicevole un giorno di portarsi all'altare, perché 
                            non infrange, perché non oscura con quella sua 
                            flebile luce, il personaggio obbligatoriamente 
                            migliore che con tanta meticolosità non abbiamo 
                            mancato di cucirci addosso.
 Non ti scorderai d'indossare il tuo vestito 
                            migliore. Sì. I vestiti ti cadranno addosso 
                            impeccabili, meglio che in una foto di gruppo post 
                            brand-newlaurea, tutti in posa e mille sorrisi di 
                            soddisfazione perché oggi ahimè, anche la più 
                            convenzionale tra le lauree è la riprova 
                            incontestabile di un elevato quoziente intellettivo 
                            e bisogna immortalare un evento così rilevante... 
                            Lì, tra i mazzi di fiori e le facce degli 
                            intervenuti sarai più posticcio e pacchiano che a 
                            Londra... Splendida Londra che si accende sotto le 
                            luci di Dicembre, più impostato che a New York... 
                            Più imbellettato che in una miserabile Prato Ovest.
 Sì. Un giorno la sposerai. Con tanto di mammina e 
                            paparino che si stringono come due beoti perché per 
                            il futuro e la felicità della figlia adorata non ci 
                            si poteva di certo augurare di meglio. Tu che di 
                            fatto hai sprecato una vita a cercare di risolverti 
                            il matrimonio di quei due incoscienti che ti hanno 
                            messo al mondo, un giorno la sposerai e ci farai dei 
                            figli e magari ti comprerai un cane... Un bastardo 
                            in cerca d'affetto e bisognoso di cure che mai avrai 
                            il tempo di degnare d'uno sguardo, perché il lavoro 
                            e le solite mille questioni ti porteranno sempre più 
                            lontano da casa.
 E prima o poi in uno di quei tanti giorni 
                            contraddistinti da scrupolosa diligenza, 
                            nell'isolamento senza possibilità di salvezza del 
                            tuo meraviglioso carcere senza sbarre, con amaro 
                            disgusto ti sembrerà di ritrovarti in tuo padre, 
                            quello che di certo non avresti mai pensato di 
                            prendere a modello... Tuttavia ti sarà facile 
                            assolverti perché quando eri ancora un innocente 
                            qualcuno si prese il disturbo non richiesto di 
                            crescerti in un mondo di merda, senza valori, né 
                            affetto, né coerenza... Un'esistenza vacua destinata 
                            a progredire in un senso di solitudine disperato e 
                            tuttavia eccentrico... Un tragico pretesto per 
                            distinguersi dalla massa e sottomettere o torturare 
                            il prossimo.
 Un giorno, quel desiderio infantile che un certo 
                            Signor Freud chiamò il complesso di Edipo si 
                            realizzerà senza che tu abbia compiuto invero chissà 
                            quali azioni volte all'eliminazione di quella 
                            presenza spietata e insieme mancante che porta il 
                            nome di tuo padre... E tu... Unico Figlio Maschio, 
                            ti accomoderai sul trono di quel castello, o azienda 
                            di famiglia, il solo lascito degno di nota del tuo 
                            Dio castrante e finalmente potrai eguagliarlo tuo 
                            padre, o addirittura essergli superiore in quanto a 
                            viltà, prosecutore di diritto di quell'uomo privo di 
                            fegato, attore comprimario sul palcoscenico delle 
                            tue rappresaglie.
 Così... Miss Scarponi Militari Tedeschi In Agosto 
                            saprà ricoprire bene il ruolo di tua madre, che ti 
                            lava, ti stira e ti riverisce prona - e la notte, 
                            quando tu neanche avrai il tempo di intuirlo, perché 
                            troppo stanco o impegnato a pensare a questioni di 
                            gran lunga più serie, si addormenterà sul divano, 
                            pensando che suo figlio... Quel piccolo, adorabile e 
                            indifeso batuffolo non assomiglierà di certo a 
                            quello stronzo di suo padre.
 Dovesse essere l'ultima cosa per cui si tira a 
                            campare e Amen.
 Lo so Amore Mio... Rabbrividiresti.
 O meglio... Conoscevo qualcuno che un tempo sarebbe 
                            rabbrividito. Ma forse era soltanto un uomo che le 
                            fandonie le sapeva raccontare ad arte, o peggio: un 
                            idiota, un vile, un niente, un povero schizofrenico, 
                            che se lo incontri fuori da un ospedale 
                            psichiatrico, ebbene può rappresentare un notevole 
                            contributo per la rovina della tua esistenza.
 
 Ricorderai Amore Mio?
 Tra le tue braccia per milleottocentoventicinque 
                            giorni... Tu non lo sai, ma in questo parcheggio si 
                            conclude la più terribile tra le mie arringhe e tu 
                            nemmeno lo sospetti, ma io sto cadendo a pezzi su 
                            quarantacinque gradi di asfalto... Mentre in 
                            silenzio, pronuncio queste parole e mi struggo 
                            nell'impossibilità di difenderti.
 Ho scelto la seconda possibilità: l'indugio... 
                            L'indugio che odio, perché distrugge più cose di 
                            qualunque altro singolo elemento... L'indugio che io 
                            per prima condanno.
 Indugio che in parte ti toglie ogni possibile, 
                            ulteriore responsabilità. Indugio che ti salva e 
                            forse MI salva... Da una forse più amara, 
                            intollerabile spiegazione.
 Quando ti chiamerò al telefono potrai dirmi che 
                            tanto per cambiare queste immagini non sono 
                            esplicative, che al supermercato ci vai anche con 
                            tua sorella, che sono gelosa, immatura, possessiva, 
                            oltremodo impropria... In sintesi: una donnetta.
 Potrai accusarmi delle più atroci nefandezze fino a 
                            instillare in questa mia carne molteplici sensi di 
                            colpa... Darmi della paranoica, della pettegola 
                            perché mi sfogo con i miei amici, insultarmi quest'ultimi 
                            e tutto quanto il riprovevole contorno... 
                            Accusandomi infine di essere l'unica colpevole, 
                            colei a cui si deve il meraviglioso successo della 
                            devastazione di noi due.
 Ciò contribuirà a farti sentire un uomo migliore 
                            rispetto a quello reale, magari la mattina, mentre 
                            ti sbarbi davanti allo specchio.
 
 Ho scelto la seconda possibilità: l'indugio.
 Lentamente mi dirigo verso l'uscita del parcheggio e 
                            nello specchietto retrovisore laterale esterno ci 
                            sono ancora i tuoi pantaloni a scacchi e quel culo 
                            considerevole che avrei voluto colpire al posto dei 
                            birilli.
 Cerco di respingere quel senso di morte imminente, 
                            il timore di perdere totalmente il controllo, 
                            normalizzare il respiro affannoso... Stringo il 
                            volante con forza mentre mia madre mi fa notare di 
                            aver sbagliato direzione... Avrei dovuto svoltare a 
                            destra per arrivare prima a casa della Nonna. Si 
                            chiamano distorsioni percettive, si chiamano stati 
                            di dissociazione momentanea... Si chiama attacco di 
                            panico... E... Tutto ciò ha poco d'intellettuale ma 
                            molto del grottesco: vorrei chiamarti, vorrei 
                            rintanarmi di nuovo tra le tue braccia, vorrei 
                            sopprimere tutta quella paura sciogliendomi nella 
                            dolcezza impareggiabile di una tua carezza.
 Mia Nonna sta morendo porca puttana. Perché non mi 
                            stringi?
 Perché non sei qui ad asciugare le mie lacrime? 
                            Perché mi hai abbandonata?
 Perché?
 Infine, non so come... Riesco ad attraversare la 
                            città, a ricomporre decorosamente i miei pezzi... 
                            Parcheggio sotto la casa dei miei giochi di bambina, 
                            di corse sui pattini che Lei aveva amato prima di 
                            me, di capelli appiccicati sul volto, di gattini 
                            strappati alla neve.
 Prendiamo le buste... Due... Nel portabagagli... 
                            Suoniamo ed Helena ci viene ad aprire. Helena è 
                            quella che paghiamo per stare dietro a mia Nonna, a 
                            lei paghiamo il tempo che non abbiamo per curarci di 
                            Lei.
 Mia Nonna sta male ed io sto pensando a te... Mi 
                            sento uno schifo, ma forse è un bene perché non mi 
                            sta venendo da piangere e piangere non è certo la 
                            cosa migliore in una situazione del genere.
 Mia Nonna mi guarda e forse capisce, mi chiede dove 
                            sono stata... Io le racconto che ho trovato solo due 
                            faretti e che tutte le altre luci dovrò andarle a 
                            cercare da un'altra parte.
 << Te le regalo io Piccola Mia, fatti dare i soldi 
                            dalla Mamma intanto... Mi fa caldo e non riesco a 
                            tirarmi su dal letto. Certo che sarebbe stato meglio 
                            andare prima in Via Turri, al negozio più vicino... 
                            Magari trovavi delle luci che ti piacevano di più 
                            >>.
 
 Te le regalo io Piccola Mia.
 Fatti dare i soldi dalla Mamma intanto.
 Mi fa caldo e non riesco a tirarmi su dal letto.
 Certo che sarebbe stato meglio andare prima in Via 
                            Turri. Al negozio più vicino. Magari trovavi delle 
                            luci che ti piacevano di più.
 Lo sai Amore Mio?
 Sono state le ultime quarantasette parole di Mia 
                            Nonna.
 Quella brutta malattia l'ha uccisa per davvero e 
                            io... Non potrò mai dimenticarlo, stavo pensando a 
                            te.
 Di una cosa, di una soltanto debbo proprio 
                            ringraziarti:
 ti ringrazio per avermi fatto ricacciare in gola le 
                            lacrime, per tutti gli esercizi che ho dovuto 
                            compiere in precedenza... Se tu mi avessi 
                            abbracciata, una volta soltanto, non avrei mai 
                            imparato l'arte di controllare le mie emozioni e Lei 
                            certamente... Mi avrebbe vista piangere.
 |  
                            |  |  |