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Quando la coreografia diventa arte eclettica: Ezio Schiavulli
 

articolo di Alessandro Rizzo


Alcuni spunti biografici, anche se l'anima artistica di un coreografo deve essere presentata tramite la poeticità delle opere che inscena, scrive, rappresenta, di Ezio Schiavulli. E' un ballerino di professione e nasce a Bari il 3 ottobre 1979. Frequenta la scuola delle "Arti sceniche" sotto la direzione della maestra Beltrami. Si specializza, così, nel corso della sua formazione, in danza classica, nelle arti teatrali e in quelle musicali, considerando la sua personalità artistica come fortemente eclettica. Si iscrive con successo alla "London Contamporary Dance School" per proseguire, poi, nella stessa disciplina con il perfezionamento cnseguito attraverso la partecipazione ai corsi e all'attività didattica del "Centro della danza Aterballetto" di Reggio Emilia.
E' fondatore a Parigi di un'associazione che della danza in campo teatrale e scenografico caratterizza la propria attività di laboratorio permanente: "Association Espresso Forma", dove realizza come prima performance di rilevanza mondiale Mademoiselle, ricevendo, così, il premio per giovani coreografi "Les synodales" a Fontainebleau (Parigi). Gli viene conferito il premio venezuelano "Duos" per l'ottima piece teatrale urbana, La llorona, dove ha occasione di intessere un rapporto che diventa costante, con il gruppo di musiche popolari di Gravina, U'Munacidde. Insignito, infine, in Giappone del premio destinato a giovani coreografi di dimensione internazionale per la realizzazione di "Nete jinte o piccione de la terre", tradotto "Nato tra le cosce della terra duo solo".
Non possiamo dimenticare che Schiavulli è stato scelto per un progetto di ricerca artistica basato sulla danza contemporanea istituito a Pechino, "Pointe to point", dove il binomio danza e musica ha rovato la collaborazione alla fase di realizzazione di 6 coreografi e di 6 musicisti provenienti da diversi paesi, tra cui Ezio.
Parliamo di due opere che caratterizzano in sintesi la poeticità del giovanissimo coreografo. In "Mademoiselle" viene narrata la storia di Casanova, del suo rapporto con l'altro sesso, con l'amore, con l'incapacità di immedesimarsi e relazionarsi con la donna. Un complesso psicologico che attanaglia Casanova dalla nascita, per l'inconcluso rapporto con la madre, con il seno materno, in cui ancora si immedesima, da cui non riesce a sradicare la propria personalità, la propria autonomia sentimentale e sensuale.
La seduzione delle donne diventa per il personaggio la tecnica unica e utile per non rischiare di trovare la propria soggettività debole sedotta, oggetto di un fascino irreparabilmente irreversibile sul suo animo, sul suo sentimento. Casanova teme di instaurare dei rapporti in cui non si possa eguagliare con la donna: la seduzione gli permette, pertanto, di vivere una provvisoria superiorità dominante. L'anima è fortemente invasa dalla figura materna, che è anche metafora della terra, origine vitale, origine della propria esistenza: la lacerazione e la frustrazione pervade lo spirito di Casanova e lo soggioga in un eterno rapporto di sudditanza e di immedesimazione, di confronto, di paranoico legame con questa figura eterna e inalienabile.
Alla fine della rappresentazione Casanova si rapporta con una figura meccanica, forse l'unica possibile figura di donna, quasi un Pierrot, un essere artefatto, artificiale, scrive Ezio, un simulacro d'uomo, con cui lui può aspirare iniziare a instaurare un legame di seduzione, un rapporto di circuizione dell'artificiale e inespressiva figura.
Il timore di una possibile infedeltà verso sua madre, figura che lo avvolge e lo coinvolge, sconvolge Casanova: forse solamente con un simulacro, con una finzione di donna può instaurare un rapporto non rapporto, che con la sua meccanicità plastica inibisce ogni possibile animazione reciproca. In sintesi possiamo dire che la lavorazione del lato psicologico e caratteriale di Casanova dimostra una figura repressa da questo amore incestuoso e paranoico verso la figura della madre ossessiva e pervasiva, incessantemente presente, tanto che non riuscendo a instaurare rapporti profondi e affettivi con persone dell'altro sesso, cerca in modo patologico solamente congiungimenti carnali, dove l'amplesso e l'orgasmo siano occasioni momentanee che prendono vita in non luoghi disparati, dove poter, alla fine, abbandonare il corpo dell'altra fuggendo. E' una ricerca costante di brandelli umani trasformati in sesso, oggetto di desiderio solamente carnale, con il timore sempre presente di avvinghiare la propria esistenza alla figura di una donna altra rispetto alla madre. Casanova viene, alla fine, risucchiato da quel seno che pervade la sua esistenza sessuale e psicologica, a cui ritornerà come a una terra protettrice e custode. La piece è incentrata sulla plasticità fisica, portando lo spettatore in un'"atmosfera a linee curve" dove il sesso e la dimensione sensuale diventano predominanti nella rappresentazione, potendo, così, percepire un ossessivo e ossessionante rapporto indelebile con la corporeità della madre, la propria origine. La finzione trova espressività in un gioco ritmico dove si alternano momenti di forte fisicità danzante con momenti di pausa silente, in cui il silenzio e l'immobilismo diventano occasioni di riflessioni introspettive sui personaggi e sulle figure dei soggetti. Alla realizzazione diare "Mademoiselle" troviamo, oltre al coreografo e interprete ormai di fama internazionale, Ezio Schiavulli, danzatrici del calibro di Geraldine Buquet e Sandra Falcon Agostani. Le fotografie e la regia delle luci sono di Marisa Di Pasquale. I suoni sono a cura di Christophe Sartori.
Ezio ha istituito una vera e propria compagnia, che segue le sue performance anche in altri contesti di rappresentazioni coreografiche dove danza, espressività fisica e plastica, musica e suoni, teatralità del corpo e della sua dimensione, si uniscono in un instancabile connubio eclettico.
In "Nete jinte o peccione de la terre" il simbolo metaforico dell'argilla, che si spacca di fronte al sole, che è esistenza e origine della vita, è quella di un corpo unico, proveniente da quella madre genitrice, che si frantuma generando tanti piccoli io. Il noi passa necessariamente e naturalmente attraverso tanti io. La complessità e la contraddizione del reale, nella sua dimensione plastica individuale che diventa corpus universale, come le piante, scrive Schiavulli, che esprimono una loro organicità con il tutto della natura, ma che hanno una gestualità propria, si disegna perfettamente nell'opposizione tra contrari, che generano la vita e che costituiscono la vita, l'esistenza. Abbiamo il sangue, per esempio, che come elemento naturale viene visto come espressione allusiva della nascita, del parto, ma anche della morte, come caratteristica di quel patto inscindibile, ma anche simbolo di cibo, nutrimento. La terra è la madre che abbiamo trovato in Mademoiselle: quell'utero costante da cui tutti proveniamo e a cui tutti giungiamo, rincarnandoci in essa, confondendoci nella sua dimensione: siamo come corpi individuali, rappresentati nella dimensione fisica e corporea dell'espressività musicale e danzante recitativa che la piece dispone, che si incontrano e si scontrano, si attraggono e si respingono, in un gioco continuo che non è gioco ma è la narrazione dell'esistenza del cosmo. Una scrittura coreografica, scrive Schiavulli, curvilinea e anatomica, in cui le differenze ritmiche accentuano il senso folle delle menti, mentre nell'astrazione del gesto vive la magia di questa terra. E' importante sottolineare che l'asessualità della dimensione narrativa della performance garantisce un'accurata e puntuale riflessione sul rapporto spirituale, quasi ontologico, libero e autodeterminato, tra la virilità maschile che si nutre costantemente e che si relaziona in modo puntuale con la forza donna, ritornando in essa. Ad arricchire la presentazione scenica sono i disegni firmati da Michele Ardito, oltre alle musiche popolari del gruppo di Gravina "U'munacidde".

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