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Da Giovanni Fattori a Giacomo Balla, da Giorgio De Chirico a Renato Guttuso.
L'arte internazionale a cavallo dei due conflitti mondiali.
 

articolo di Maddalena Lonati


" Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie." Ungaretti

La mostra, allestita al Museo Le Carceri di Asiago, ripercorre i tormentati anni a cavallo dei due conflitti mondiali attraverso le immagini di quanti vissero ed interpretarono quel tragico periodo. L'orrore della guerra e le mutate condizioni di vita spinsero gli artisti ai limiti estremi delle loro possibilità comunicative, ma furono al contempo una sfida alla creatività che, lontana dall'essere annientata, fu invece alimentata e produsse un ragguardevole numero di opere eterogenee. L'esposizione dà una panoramica interessante ma non esaustiva delle varie correnti artistiche che caratterizzarono quel periodo travagliato, Avanguardie Storiche di fondamentale importanza per il futuro dell'arte che nacquero e si dispersero proprio a causa della guerra; i contatti fra le nazioni si interruppero bruscamente, i pittori rimasero isolati, molti di loro partirono per il fronte ed alcuni rimasero uccisi, e chi tornò era ormai così cambiato dopo le traumatiche esperienze che fu impossibile riprendere il cammino dal punto in cui era stato interrotto. Nonostante la forza disgregante della Morte e della Sofferenza, l'Arte ebbe la meglio e la Creatività seppe, a suo modo, risanare le ferite inflitte donando generosamente capolavori. Ad eccezione del Futurismo, irruente movimento di matrice italiana che si opponeva all'arte elitaria e decadente, e del Surrealismo che continuò a sostenere la preminenza del sogno sulla realtà, poche tendenze sopravvissero alla prima guerra mondiale, e così l'arte cercò di ricostruirsi su basi diverse, allontanandosi dagli intellettualismi delle avanguardie che risultavano incomprensibili alla maggioranza. Nacque il gruppo Novecento al quale aderirono Sironi, Carrà, Morandi, de Pisis e contro il quale si opposero artisti isolati come Pietro Morando, così ben rappresentato nella mostra. Un'interessante sezione è dedicata a Renato Guttuso, qui ricordato nei disegni realizzati per il famoso romanzo " Addio alle armi" di Hemingway che mettono in scena il dolore della prima guerra mondiale. Seguono varie opere dei più rappresentativi esponenti del post-impressionismo russo, accomunate da un affascinante soggetto: la neve. Elemento a loro così familiare da essere stato indagato a fondo e con intelligenza, e che rende evidente come la neve non sia bianca tout court, bensì ricca di infinite variazioni cromatiche. A fare da raccordo fra le più disparate espressioni artistiche vi sono numerose ceramiche di Piero Cerato, disseminate fra i vari ambienti ed aventi tutte per soggetto gli alpini in una interpretazione molto originale: gli uomini sono rappresentati solo attraverso l'assenza, rimane l'involucro delle divise a parlare di loro, l'individualità scompare per lasciar spazio ad un messaggio più universale, quello del Dolore e della Speranza. La mostra è resa più suggestiva dalla particolare ambientazione, le carceri di Asiago, perfettamente conservate nella loro struttura originaria. Le celle, che conobbero la sofferenza dei detenuti, ora ospitano i quadri partoriti durante un tragico periodo storico, ma che ci raccontano come anche nelle condizioni più estreme l'intelligenza e la creatività continuino a pulsare e non si arrendano mai.

Asiago, Museo Le Carceri, dal 9 luglio al 17 settembre 2006

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