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Narrativa

La stanza di Massimo Acciai, Tecnostorie di Massimiliano Chiamenti, Il tempo sospeso di Maddalena Lonati, Camera 730 di Maddalena Lonati, Un altro giorno, un'altra mosca, per caso... di Enrico Pietrangeli, Sette racconti al futuro di Paolo Ragni, Il Piano di Daniele Profeti

Poesia italiana

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai, Elvira Balestracci, Caterina Bigazzi, Daniel Bosco, Miriam Cividalli Canarutto, Andrea Cantucci, Sonia Cincinelli, Rossana D'Angelo, Elisabetta Giancontieri, Renato Lonza, Manuela Palchetti, Anna Maria Volpini

Poesia in lingua

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici, in una lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie in lingua napoletana, esperanto ed inglese

Recensioni

Di amore e morte di Enrico Pietrangeli - recensione di Lidia Gargiulo
Seduti dalla parte del torto di Devil Buio - recensione di Simonetta De Bartolo
Tutta colpa della poesia di Dario De Lucia - recensione di Massimo Acciai

Interviste

Il ruolo del consulente letterario: Intervista a Marco Bazzato
di Massimo Acciai

Lunedì - I treni della Grande Stazione Metropolitana

 

di Paolo Ragni


Domani mi incontrerò con Laura alle sette di mattina. Il nostro ritrovo sarà un bar nei pressi della Nuova Stazione Metropolitana. Sarà senz'altro stipato di muratori albanesi e rumeni, di manovali senegalesi. Laura mi saluterà come sempre, mostrandomi le lentiggini, un fiocco rosso sui capelli, un braccialetto d'argento al polso sinistro. Io le dirò:
"Come stai? Come hai trascorso la notte?"
Laura mi risponderà:
"Come sempre. Non ho dormito".
"Anche stanotte?"
"Anche stanotte".
Le offrirò un cappuccino. A lei piacerà con molto caffè e poco latte, ma quel poco latte con molta schiuma.
"Laura, sarai così anche domani?"
"Anche il giorno dopo. Sognerò molte cose prima di cambiare". Laura starà seduta sul tavolino rotondo, al puzzo di tutti quegli operai. Questa primavera così accaldata e fumosa passerà senz'altro, anche la mattina alle sette e dieci.
"Dove andrai stamani?" le chiederò.
"A lavoro".
"Anche oggi? Bene."
"Anche oggi. E tu?"
"Anch'io andrò a lavoro".
"Quando ci vedremo?"
"Verso le cinque, le cinque e mezzo".
"Mi manderai un messaggio, mi farai una telefonata?"
"Ti farò tutto".
"Ma davvero tutto? Tutto quel che ti chiederò?"
"Non esagerare. Ti farò tutto qualche mi chiederai se sarà anche soltanto un po' ragionevole".
"Ma lo sai che starò male. Starò male tutto il tempo. Starò male fino a che tutto non sarà finito".
"Non potrai stare male sempre. Prima o poi lo saprai che tutto finirà, come finiscono gli smalti per unghie, i denti dei pettini o i tacchi alle scarpe. Del resto tutti avranno nella giornata di oggi le loro manie, fatte di piccole cose, innocenti cose, e magari la gente che non capisce niente ci si arrabbierà perfino. Ma io non me la prenderò con te. Ti perdonerò se ti cadrà per terra un bicchiere di acqua frizzante o se ti metterai al davanzale a fissare le grondaie".
"Non riuscirò a crederlo per tutta la giornata. Non sarà possibile. In queste ore interminabili capiteranno tutte le cose possibili e immaginabili, sarà una lotta impari. Il telefono squillerà, sul computer appariranno sempre nuove maschere, le persone mi interpelleranno, non mi daranno pace. Una lotta ogni momento".
"Non dovrai vedere la giornata come una lotta continua, vedrai, non ti succederà niente. Me lo confermerai quando ci sentiremo. E ti ricorderai le mie parole".
Dopo questa lunga conversazione, ci alzeremo, pagherò come tutti i giorni e usciremo in mezzo al traffico. A passo lento ci recheremo alla fermata degli autobus. Aspetteremo la venuta del 23, del 27 o del 12 o anche del 123, che ci porterà entrambi a lavoro. Se prenderemo il 123, faremo un pezzo di percorso insieme, poi io scenderò e arriverò a lavoro a piedi. Laura continuerà invece ancora per un pezzo per conto suo.
Passeranno così pesantissime le ore della mattinata e quelle ancora più terribili intorno mezzogiorno, all'una, le due del pomeriggio.
Mi chiamerà:
"Queste ore non saranno destinate a vivere, ma più semplicemente a non morire".
"Laura! Non hai visto che hai un braccialetto nuovo al polso? È rosso! Te l'ho regalato io ieri sera!"
Laura vorrà dormire per sempre, perderà ogni ora una giornata di vita, la vita si disperderà inutilmente, faticosamente.
"No. Queste giornate sono eterne, sono una più insensata dell'altra".
Mi avvicinerò ad Laura verso le cinque del pomeriggio, le chiederò:
"Avrai ancora paura di quel che arriverà? Lo capirai finalmente che ti amerò sempre? Che la domenica sera vedremo la tivù in camera?"
"Tu non mi amerai mai. Mi lascerai perché ti farò sempre del male. Hai già i capelli bianchi per questo".
Ti verranno le rughe sulla fronte, gli occhi ti diventeranno lucidi e vi metterai i pugni davanti, come i bambini.
"Laura, tu lo saprai prima o poi!"
"Cosa?" mi chiederai sollevando la testa. Mi guarderai con gli occhi ancora lucidi, stanchi per una mezza giornata, per un anno e più di sofferenza.
"Il dolore non prevarrà su di noi!"
"Ma perché?"
"Sarà un nemico sempre, ma noi saremo il suo peggiore nemico. Lo staneremo casa per casa".
Laura riprenderà a piangere, dovunque noi saremo. Così versando lacrime passerà anche questa giornata, questa settimana, si concluderà questo tremendo mese di aprile ed avrà conclusione anche questa stagione. Le primavere così fatte saranno forse molte, nel corso della nostra vita. Saranno come i treni della Grande Stazione Metropolitana, andranno, verranno, saranno rare volte in anticipo e più spesso in ritardo. Le primavere anticipate si preannunceranno da certi fiorellini gialli alle fermate degli autobus, nelle aiole calpestate dagli studenti, nei triangolini di verde abbandonati alle lattine, alle bottiglie, alle cartacce. Le primavere tardive saranno invece fortissime, non le potremo quasi sopportare. La zona della stazione, nella nostra città, cambierà, cambieranno anche i nostri cuori. I nostri cuori cambieranno, oh sì cambieranno.

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