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Narrativa

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi narrativi inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
Partita di calcio a Napoli est di Giuseppe C. Budetta, Il cupolone di Giuseppe C. Budetta, Alle grotte di Burgio di Antonio Carollo, Ten bells (prima parte) di Italo Magnelli, La lastra di ghiaccio di Pietro Rainero, La dama inglese di Pietro Rainero

Poesia in italiano

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Erika Casini, Antonio Caterina, Rossana D'Angelo, Italo Magnelli, Emidio Montini

Poesia in lingua

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai Baggiani, Lucia Dragotescu, Aurelian Sorin Dumitrescu, Manuela Leahu, Valentin Nicolescu

Recensioni

In questo numero segnaliamo:
- "Nello spazio di un sogno" (poesie di F. Porta e dipinti di C. Monet)
- "Perché non cento" di Alessandro Pagani
- "Sedotto dall'incomprensibile" di Francesco Falcone

Articoli

La biblioteca poetica del Gozzano
di Pietro Rainero
Casanova autore di fantascienza ovvero una lettura moderna dell'Icosameron
di Massimo Acciai
Il dio ateo: realtà e fantasia tra Gaarder ed Ende
di Massimo Acciai
Il diverso e il fantastico
di Massimo Acciai
Viaggi e mappe di Roberto Balò
di Massimo Acciai
L'Isola delle Rose: nascita e morte di un'utopia
di Massimo Acciai
Due opposte concezioni del fantasy: il caso "Sempre ad est" e la saga del "Canto delle montagne"
di Massimo Acciai

Interviste

Norys il Nano e la principessa Giada: Intervista a Cristian Vitali
a cura di Massimo Acciai

 

 

Il dio ateo:

realtà e fantasia tra Gaarder ed Ende
 

Massimo Acciai Baggiani
 


 

Geniale. Inquietante. Ironico. Sorprendente. Malinconico. Questa lettura mi ha stupito, mi ha commosso, mi ha dato le vertigini. Sto parlando di un romanzo di Jostein Gaarder, scrittore norvegese contemporaneo che deve la propria fama internazionale proprio a questo libro straordinario: "Il mondo di Sofia" (1991). Quest'opera me ne ha fatta venire in mente un'altra, uscita poco più di un decennio prima, forse un po' più famosa grazie all'adattamento cinematografico che ha conquistato una grande massa di spettatori di tutte le età: "La storia infinita" (1979) del tedesco Michael Ende (1929-1995). Gli aggettivi che ho usato all'inizio di questo articolo valgono ovviamente anche per questo secondo romanzo.
Cosa unisce le due opere? Molte cose in realtà. La prima, che salta agli occhi - subito nel caso di Ende, circa a metà romanzo nel caso di Gaarder - è che si tratta di "meta-romanzi". La seconda è che i protagonisti sono molto giovani (un bambino di dieci anni nel caso di Ende, una ragazzina che sta per compierne 15 nel caso di Gaarder), sono molto maturi per la loro età, molto riflessivi, amano leggere. Entrambi vivono avventure straordinarie al confine tra realtà e fantasia, portando il lettore a riflettere su questo tenue confine. Nel caso di Gaarder è la storia della filosofia che fa da fil rouge, nel caso di Ende è la fantasia pura e semplice (anche se non mancano le riflessioni filosofiche, ma non sono così circostanziate come nel romanzo del norvegese). La terza cosa che hanno in comune è che gli autori fanno un interessante confronto tra il ruolo dello scrittore (o comunque del creativo) e quello di dio (lo scrivo minuscolo in quanto sono fieramente ateo): l'autore di un romanzo non è in fondo un po' un dio nei confronti dei suoi personaggi? Non li "crea" insieme ai loro mondi? Non ne dirige forse le vicende? Non stabilisce chi vive e chi muore?
Ma andiamo con ordine.
Partiamo dal primo romanzo che ho letto, in ordine cronologico. Avevo circa 13 anni quando scoprii il capolavoro di Ende. Fu una lettura entusiasmante: non posso negare che fu proprio in seguito a quell'esperienza che decisi di diventare uno scrittore. Cosa molto importante per me: fu una lettura extrascolastica. La storia portata al cinema si riferisce in realtà solo alla prima parte del lungo romanzo dello scrittore tedesco: quella che può essere considerata un inno alla fantasia. Il piccolo Bastiano scopre l'omonimo romanzo "La storia infinita" in un negozio d'antiquariato, lo ruba e va a leggerselo in soffitta, marinando la scuola (dove viene perseguitato regolarmente da bulli e insegnanti… e posso comprenderlo bene). Si tratta di un romanzo fantasy: Bastiano ne è felice dal momento che non ama i romanzi realistici (come non li amo io, con alcune eccezioni) visto che la triste realtà è già sotto gli occhi ogni giorno. Molto meglio evadere in un mondo di fantasia, dove tutto può accadere. Dove le storie hanno un lieto fine, il bene trionfa, gli eroi vincono ecc. Man mano che procede la lettura (non sto a riassumerla: è arcinota e comunque val la pena leggerla senza spoilerarla) Bastiano si accorge di avere un legame particolare col libro che sta leggendo, si sente chiamato in causa, ad un certo punto "entra" nel libro. Inizia a vivere le avventure in prima persona. Tra le molte cose strane che vi trova c'è un gruppo di scimmie immortali che battono casualmente su una macchina da scrivere: in tempi lunghissimi sono in grado di scrivere tutta la letteratura umana, compreso il libro "La storia infinita": sia quello che stava leggendo Bastiano, sia l'omonimo di Ende che contiene la storia stessa del piccolo lettore, come in una cornice. I due piani narrativi finiscono presto per confondersi: tra le righe emerge l'idea del dio-scrittore (chi ha scritto il libro che leggeva Bastiano? Chi ha scritto la storia stessa di Bastiano? Forse qualcuno ad un livello superiore sta scrivendo la storia di Ende che scrive la storia di Bastiano, che legge la storia di Atreiu, il quale a sua volta incontra altre storie nella sua ricerca del "figlio degli uomini" che può salvare il regno di Fantàsia dal Nulla?). Non si tratta, come il lettore avrà capito, solo di un geniale gioco di scatole cinesi: l'intenzione del libro va oltre. Ci pone davanti due inquietanti domande: cos'è la realtà? Esiste il libero arbitrio?
A queste domande cerca di rispondere anche il libro di Gaarder, letto solo di recente (ma di Gaarder avevo già letto "Il venditore di storie", "L'enigma del solitario" e altri libri) in una lunga carrellata attraverso i millenni; dagli antici miti cosmogonici ai filosofi presocratici, dal medioevo al XX secolo, il geniale scrittore norvegese racconta la storia del Pensiero intrecciandola con la vicenda di Sofia (il nome non è scelto a caso), adolescente che vede recapitarsi strane buste contenenti un "corso di filosofia" scritto da uno strano personaggio di nome Alberto. Contemporaneamente la ragazzina vede recapitarsi cartoline indirizzate ad una certa Hilde, sua coetanea e per lei totalmente sconosciuta, da parte del padre di lei, militare dell'ONU in missione in Libano. L'enigma si fa sempre più intricato, accompagnato da fatti misteriosi e assurdi che trovano poi una spiegazione solo circa a metà del romanzo: in realtà Sofia e il suo mondo (compresi quindi Alberto, il cane-messaggero Ermes, l'amica Jorunn e gli altri personaggi) non sono altro che il parto della fantasia del padre di Hilde, il quale ha scritto un romanzo filosofico come regalo di compleanno per la figlia. In un raffinato ed intelligente gioco che Gaarder conduce col lettore, i personaggi incominciano ad interrogarsi sulla loro esistenza in relazione al dio-scrittore, che viene esplicitato dallo stesso militare autore del romanzo (e, a un livello superiore, dallo stesso Gaarder) e cercano di liberarsi dal suo controllo. Impresa assai ardua: sarebbe come se l'uomo volesse essere superiore al suo "creatore". Come, per dirla in termini geometrici, se un essere a due dimensioni volesse uscire dal piano nella terza dimensione. Ma Sofia osserva che lo stesso scrittore che li ha "creati" non deve sentirsi al sicuro, perché da qualche parte nel mondo magari c'è un altro scrittore che sta scrivendo proprio di lui (Gaarder) e pure lui potrebbe essere il frutto della fantasia di uno scrittore che sta ancora più in alto. Arriviamo a dio?
Confesso che verso il finale mi sono sentito smarrito, così come verso le ultime pagine de "La storia infinita". Sono uno scrittore anch'io ed è inevitabile che mi interroghi sulla "realtà" dei personaggi a cui "do vita". Ma cos'è dunque la realtà? Da dove vengono le storie che immagino? Da dove vengono i sogni, le fantasie, le utopie? Da dove vengo io? Esiste qualcuno o qualcosa ad un "livello superiore" di realtà?
Ci potremo interrogare per tutta l'eternità - se non fosse che siamo effimeri - senza giungere ad una risposta certa a queste domande. Il grande mistero della nostra esistenza, della nostra realtà, del senso della vita, probabilmente rimarrà tale. E forse è giusto così.


Firenze, 18 marzo 2016

 
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