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                                  Libri a fumetti
                                
                                 
                              
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                                  Teatro
                                
                                 
                              
                                  Miti mutanti 21
                                
                                 
                              
                                  Un artista a 
                              Coverciano 7
                                
                                 
                              
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			                "Giovane e bella"  
                            di François Ozon 
                            con Marine Vacth, Frédéric Pierrot, Géraldine 
                            Pailhas, Nathalie Richard e Charlotte Rampling 
                             
                            Ho appena visto il film "Giovane e bella" di Fran?ois 
                            Ozon, che è uscito in concomitanza, qui in Italia, 
                            con il caso delle due quindicenni romane che si 
                            prostituivano per soldi - così sembrerebbe, ma le 
                            indagini sono tuttora in corso -. Mentre in Francia, 
                            proprio in questi giorni, infuria la polemica sulla 
                            punibilità o meno dei clienti con tanto di 
                            dichiarazioni rivendicatorie, che sono state 
                            raccolte in un manifesto; il manifesto dei 343 "salauds" 
                            (maiali) - sic! -. 
                            Un colpo al cuore è vedere questo film! Il panorama, 
                            e le risposte, degli adulti sono desolanti (eccetto, 
                            forse, il personaggio di Charlotte Rampling, la 
                            moglie di un cliente frattanto deceduto).  
                            La diciassettenne Isabelle, studentessa introversa e 
                            studiosa, appartenente ad una famiglia che non ha 
                            problemi economici, dopo essersi liberata della sua 
                            verginità con un tedesco conosciuto durante le 
                            vacanze al mare, una volta tornata a Parigi, mette 
                            alcune sue foto on line e comincia a prostituirsi. 
                            L'universo maschile, dal patrigno al padre assente, 
                            dai clienti ai poliziotti ecc. ecc. è paurosamente 
                            privo di qualsiasi morale, responsabilità ed 
                            autorevolezza. La reazione della madre quando viene 
                            a conoscenza di quello che fa Isabelle nei suoi 
                            pomeriggi è di un'immaturità e di un'incapacità di 
                            accogliere e comprendere la figlia da fare paura. 
                            Sembra sentire di più il suo dolore di madre (io 
                            tuttavia dubito molto che questo sia effettivamente 
                            dolore, sembra piuttosto un inorridire, un 
                            inorridire molto superficiale, tra l'altro) che non 
                            il dolore e il malessere profondo della figlia. 
                            Anzi, questa madre, la figlia, non la "vede" 
                            proprio! Perché il dolore della figlia, tenuto ben 
                            nascosto dalla stessa interessata, c'è, eccome se 
                            c'è!  
                            C'è, poi, un momento in cui se la madre avesse avuto 
                            fiducia in Isabelle, se solo le avesse detto la 
                            verità riguardo al proprio interessamento verso un 
                            altro uomo, un amico di famiglia, avrebbe 
                            conquistato il suo rispetto e probabilmente 
                            guadagnato le sue confidenze. Ma la donna preferisce 
                            mentire, allontanando in questo modo ancora di più 
                            la figlia, e senza nemmeno accorgersene. Chi si 
                            salva in questa storia? Il fratello più piccolo, con 
                            cui Isabelle ha una forte complicità e l'amica del 
                            cuore; ossia due adolescenti.  
                            Il disagio di questa ragazza, fisicamente bellissima 
                            peraltro, continua ad accompagnarmi anche dopo la 
                            visione del film così come anche quel suo dolore che 
                            non è raccolto da nessuno. Dolore anche di non 
                            afferrare nemmeno lei, bene, perché si senta così 
                            attratta dalla prostituzione. E alla quale tornerà 
                            nonostante il tentativo, toccante ma solo 
                            volontaristico, di vivere una relazione con un 
                            ragazzo suo coetaneo, che a lei infine non dice 
                            proprio nulla - ed in effetti, diciamolo, il ragazzo 
                            è piuttosto scialbo -. 
                            Detto questo, il regista mostra quest'indifferenza 
                            sentimentale di Isabelle verso qualsiasi uomo 
                            incontri, che mi sembra un po' azzardata; presentare 
                            poi questa sua scelta di prostituirsi, che la 
                            ragazza, finché può tiene segreta, quasi come un 
                            atto di ribellione da una madre e da un patrigno 
                            inadeguati, inadeguatissimi, è un'operazione forzata 
                            ed intellettualistica, intesa nel peggior senso del 
                            termine. La ragazza, nel film, ha un'indubbia 
                            freddezza, un gelo affettivo che niente e nessuno 
                            pare sciogliere. Questo gelo così compatto, 
                            psicologicamente, però, mi convince poco. E come 
                            scriveva Toltstoj, a proposito del romanzo (e i film 
                            sono storie e/o "romanzi" per immagini), in un 
                            romanzo, scriveva, si può inventare tutto, tutto, ma 
                            non la psicologia dei personaggi. Inoltre il fatto 
                            che la protagonista non pensi di essere usata - 
                            anzi, pensa che sia lei ad usare i clienti - non 
                            significa che, oggettivamente, non sia usata e, 
                            visto che è una minorenne, non sia abusata.  
                            E a chi ha la tentazione di mettere al pubblico 
                            ludibrio i clienti delle prostitute rispondo così: 
                            in una società priva del sentimento della vergogna, 
                            il pubblico ludibrio dei clienti penso che non 
                            avrebbe alcun effetto. Ma, anche ammesso che 
                            funzioni, la trovo una 'punizione' incivile e 
                            retrograda - mai dimenticata la A di adultera del 
                            romanzo "La lettera scarlatta" di Nathaniel 
                            Hawthorne o la M di mostro del film "M, il mostro di 
                            Dusseldorf" di Fritz Lang -. Dal linciaggio morale a 
                            quello fisico il passo è breve, brevissimo. E a me 
                            fanno orrore entrambi, sia pure in misura diversa. E 
                            poi, secondo diverse statistiche, gli uomini 
                            italiani che vanno con le prostitute sono circa nove 
                            milioni. Praticamente, un italiano su tre. Dove 
                            sarebbe il pubblico ludibrio con una popolazione 
                            maschile così vasta dedita all'uso e al consumo 
                            delle prostitute? Si avrebbe, più che altro, una 
                            pubblica complicità, con conseguente, gravissima, 
                            autoassoluzione. Sconfortante? Eh, sì, direi proprio 
                            sconfortante sia che la si veda dalla parte della 
                            giovanissima prostituta sia da quella dei maturi o 
                            vecchi clienti!  
                            Ma, se è ancora permesso pensarlo e dirlo, a me 
                            preme di più comprendere il disagio di queste 
                            giovanissime che scelgono la prostituzione come 
                            un'opzione di lavoro fra le tante, appunto, che non 
                            la motivazione di quegli uomini che cercano e pagano 
                            alcune donne per avere dei rapporti sessuali - anche 
                            perché queste motivazioni e ragioni sono già note -. 
                            A me preme di più che qualcuno accolga il dolore di 
                            queste ragazze e lo trasformi - almeno che si tenti 
                            di trasformarlo con tutte le proprie forze e risorse 
                            -; trasformarlo in indirizzi di vita più sani e 
                            vitali. Consegnare di nuovo a queste ragazze la 
                            possibilità di scegliere che cosa fare della propria 
                            vita e non solo del loro corpo - questa frattura 
                            corpo-anima fa comodo a chi le usa e ne abusa, non a 
                            loro -; di scegliere veramente, liberamente, con un 
                            minimo di conoscenza di sé e di consapevolezza. E di 
                            necessario rispetto di sé, aggiungerei. Sì, questo è 
                            quello che dovrebbe premere a degli adulti 
                            responsabili, donne o uomini che siano, e quali che 
                            siano i mezzi e gli strumenti con cui si trovano ad 
                            operare, o i ruoli che si trovano a ricoprire.  
                             
                            (novembre 2013)
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