Eventi  -  Redazione  -  Numeri arretrati  -  Edizioni SDP  -  e-book  -  Indice generale  -  Letture pubbliche  -  Blog  -  Link  

  Indice   -[ Editoriale | Letteratura | Musica | Arti visive | Lingue | Tempi moderni | Redazionali ]-


Filosofia e psicologia

L'etica non etica e la morale non morale della spiritualità naturale (o laica)
Articolo di Paolo D'Arpini
L'uomo e il Sé?
Articolo di Antoine Fratini
Follia creatività genialità
Articolo di Luca Mori
L'Urlo di Munch
Articolo di Luca Mori

Storia

L'Isola delle Rose
Articolo di Massimo Acciai

Economia

L'Europa una Federazione dei Stati? o l' Eurocolonia delle Banche?
Articolo di Apostolos Apostolou

Istruzione

Ideologia della Prassi Scolastica
Articolo di Gennaro Tedesco
Per una didattica come atelier del mondo
Articolo di Gennaro Tedesco
Scuola e Mondialità
Articolo di Gennaro Tedesco

Ideologia della Prassi Scolastica
Castelli di Sabbia e Cattedrali nel Deserto
 

Gennaro Tedesco


Negli ultimi anni, prima come docente e poi come ricercatore nell'area educativa, ho assistito in modo solo apparentemente contraddittorio con partecipazione e distacco all'evoluzione o involuzione di quelle che possiamo definire, a torto o a ragione , le prassi quotidiane della Scuola, anche se tale " osservazione partecipata " potrebbe essere tranquillamente estesa alle prassi universitarie .
Per noi le prassi coincidono, bene o male, con tutte quelle pratiche quotidiane reiterate e in qualche modo standardizzate che si effettuano nelle Scuole ( e nelle Università) quasi quotidianamente . Esse possono andare dalle lezioni frontali alle così dette comunicazioni formali e informali come circolari , scambi di informazioni e discussioni tra docenti e anche tra discenti e tra genitori e interazioni e transazioni tra Scuola e territorio .
Le spinte della globalizzazione e la controspinta del localismo , la politica non solo educativa europea e nazionale, l'estensione e il consolidamento del processo di autonomia scolastica , la crisi non solo economica mondiale, hanno contribuito alla nascita e alla formazione di una vera e propria ipostatizzazione delle prassi scolastiche che, in qualche modo, in virtù di un processo tutto interno alle istituzioni scolastiche, si è trasformata in un nuovo genere di ideologia .
I numerosi interventi riformatori succedutisi quasi ininterrottamente e spasmodicamente negli ultimi anni e abbattutisi dall'esterno pesantemente sulle teste dei docenti mal pagati , in evidente crisi d'identità e senza validi , moderni e duraturi piani di aggiornamento all'altezza della sfida planetaria della complessità non solo epistemologica e percepiti dagli stessi come estrinseci e non intrinseci al loro sistema di appartenenza , la virulenza e la radicalità dei sommovimenti culturali ed educativi, l'irruenza ideologica dei genitori , assecondata demagogicamente da una classe dirigente che della Scuola , apparato debole, ha fatto merce e moneta di scambio , che ha scambiato la didattica e la formazione come qualcosa di facilmente "erogabile" e"standardizzabile" e alla portata di tutti, la mancanza di investimenti e i tagli in tutti i settori della conoscenza , dalla formazione alla ricerca , la totale e assoluta alterità dei nuovi linguaggi e nuovi immaginari delle ultime generazioni di adolescenti e giovani , probabilmente con la non voluta "complicità" delle varie e cangianti gestioni ministeriali, hanno introdotto nel nostro sistema formativo , sia nella scuola vera e propria che nei pochi e in via di estinzione ricercatori e formatori addetti all'aggiornamento , una tendenza sempre più sottile e subdola alla burocratizzazione e soprattutto alla specializzazione non solo del corpo docente ma anche degli stessi dirigenti e degli stessi formatori . Tale fenomeno è in piena maturazione e non sempre viene percepito e tanto meno colto nelle sue stravolgenti dinamiche .
Di fronte all'imperversare e al dilagare di continue elaborazioni e rielaborazioni delle alchimie amministrativistiche e di ingegnerie curricolaristiche , i nostri docenti, sempre più perplessi, increduli , spiazzati e impotenti, travolti anche dalle aggressioni genitoriali , sviliti dai pregiudizi dell'opinione pubblica spesso istigata da una stampa incompetente e anacronistica che approccia la Scuola di oggi come se fosse quella dell'Ottocento e l'obsoleto Liceo come sua unica ed "avanzata "espressione formativa ed educativa e in evidente difficoltà di fronte alla Rivoluzione dei linguaggi e degli immaginari elettronici posseduti e praticati da adolescenti e giovani , reagiscono rinchiudendosi in una iperspecializzazione burocratizzata sempre più simile a quella di certa medicina e di certa giurisprudenza .
Di fronte a dirigenti e docenti non ci sono più gli allievi con i loro veri , reali e concreti problemi , con i loro urgenti , prioritari e inderogabili bisogni formativi e pulsioni vitalistiche, ma vaghi , generici , indefiniti, indefinibili , abulici e pietrificati soggetti istituzionali a cui bisogna "erogare" un servizio , quello didattico nella migliore delle ipotesi più che manualisticamente formativo .
Si moltiplicano come funghi gli "specialisti" della competenza , i sofisti del modularismo , gli entomologi dei traguardi , i filologi del curricolo, gli "obbiettivologi" , i pedagogisti e i terapeuti del pronto intervento educativo e dell'urgenza formativa insieme ai metodologi e ideologi dei palinsesti informatici . E' il trionfo del delirio geroglifico , gergale e settario .
Non sembri il nostro un riduttivo e ironico elenco della massaia e della spesa , ma la triste realtà di una Scuola che ha scambiato la prassi del quotidiano come unica ancora di salvezza . Il porto calmo e tranquillo della specializzazione del quotidiano viene visto e vissuto come unico rifugio dall'Oceano in tempesta .
La stessa così detta ricerca educativa , in quelle rarissime occasioni ormai in cui viene effettivamente realizzata sul campo, cioè nei luoghi istituzionali e reali dell'apprendimento, le scuole, viene effettuata non per introdurre forti e possenti idee innovative, ma per "massimizzare" e "ottimizzare" le pratiche didattiche e formative esistenti e alla fine ossificarle in una incipiente , latente e aberrante modulistica burocratica . I ricercatori e gli sperimentatori sono diventati gli "alleati" e gli
"amici" dei docenti , non stimolatori e portatori di innovazione nei percorsi e nei processi quotidiani della didattica in laboratorio e non in"aula", il cui termine, non a caso, ha anch'esso qualcosa di tardo-antico .
Al contrario di quello che si può pensare e credere , tutto ciò non accade a caso . Questo radicale ed estremo formalismo metodologico e ideologico , questa ingegnerizzazione , sofisticazione e bizantinizzazione della didattica e in parte della stessa ricerca educativa , ridotta alle prassi quotidiane, corrispondono quasi perfettamente a quella "Logica" della "formattazione" propria della Scienza e della Tecnologia della globalizzazione capitalistica ora, però, a quanto pare, in difficoltà a causa della crisi economica mondiale . I ricercatori e i docenti , spinti e sollecitati da tutto il sistema dominante e conformistico non a partire dal laboratorio creativo, collaborativo e cooperativo ma dall'"aula" bizantina sorda e grigia, non sono più tenuti ad progettare e a elaborare un pensiero critico e divergente , ma a standardizzare , ottimizzare e massimizzare un insegnamento travestito di prassi quotidiane, ripetitive, monotone e conformistiche , spacciate per apprendimento dal "basso" .
A dire il vero, anche un certo costruttivismo dilagante ha contribuito a questo stato di cose ambiguo e confusionario . Un certo soggettivismo eminentemente intellettuale o peggio ancora intellettualistico ha inculcato in parecchi ricercatori e docenti la strana e paradossale idea che il circolo apprenditivo ed ermeneutico sia tutto e fondamentalmente riducibile a un pur proficuo scambio rielaborativo , comunicativo e informazionale a prescindere da una realtà che verrebbe solamente e semplicemente elaborata e "costruita" dai soggetti coinvolti nel circolo magico e virtuoso di un percorso e di un processo d'apprendimento totalizzante e precluso pregiudizialmente a tutti i "realisti" del sapere che, ingenuamente, si ostinano a credere nella "metafisica" della realtà non riducibile all'ideologia della prassi quotidiana .
Queste colossali cattedrali intellettualistiche, costruttivistiche e fondamentalmente auto-iper-riflessive e soprattutto autoreferenziali della didattica specialistica e specializzata della prassi quotidiana sono integrate quasi perfettamente nel contesto della costruzione dell'Unione Europea anch'essa alla ricerca di un'identità che, come e forse più della didattica specialistica, costruttivistica e soprattutto separatistica della prassi quotidiana, tende a chiudersi in se stessa , riconoscendosi e riconfigurandosi attraverso un controverso e contraddittorio percorso e processo di autoisolamento e contrapposizione non solo ideologica ad una realtà economica e politica che non la vede più protagonista sulla scena mondiale .
La Scuola , con la sua ideologia della didattica della prassi quotidiana chiusa in se stessa , autoidentitaria , autoriflessiva e autoreferenziale e l'Università con la sua incapacità ad aprirsi al mondo e a svecchiarsi, sono in parte notevole gli strumenti ideologici per antonomasia più consoni e conformi alle necessità di una politica europea sempre più impotente , isolazionistica, refrattaria, reattiva e"reazionaria" nei confronti dei Giganti Asiatici , l'Elefante Indiano e il Dragone Cinese .
Perché è sempre più evidente che le estenuanti enfatizzazioni di poderose architetture riformistiche artificiosamente e artificialmente centrate e focalizzate sulla Scuola e sull'Università e ingegneristiche e intellettualistiche palingenesi curricolaristiche e sapienzialistiche e soprattutto ossessivamente tecnicistiche tali da tramutarsi in riattualizzazioni e ritualizzazioni di un passato scientismo e tecnologismo imperialistico, servono solo a nascondere e ad esorcizzare , senza voler fare davvero i conti con se stessi, con il proprio drammatico presente e con una realtà incalzante e sconvolgente, la folle e devastante paura delle ombre cinesi e di una Cina che mai come ora è sembrata sempre più pericolosamente vicina a un potere, quello europeo e occidentale , sempre più privo di immaginazione e sempre più ostaggio e prigioniero di Costruttori di Costruzioni fittizie e surreali , di opache e traballanti Cattedrali nel Deserto e di baluginanti ed ectoplasmatici Castelli di sabbia.




Quando un mondo già maturo e vecchio e percepito come angusto e oppressivo e i suoi modelli culturali ed educativi tendono ad entrare in cortocircuito e in crisi di fronte all'assalto della nuda e cruda realtà proveniente da nuovi soggetti storici, politici, economici ed ideologici, esso si richiude in se stesso, alla ricerca di presunte univoche e monolitiche radici identitarie . Nel tentativo di riscoprire la propria cultura e di riattivare le proprie obsolete e vetuste istituzioni , si richiamano in vita improponibili arcaismi linguistici ed espressivi oltre a conservativi e ricorsivi modelli educativi tendenzialmente e ossessivamente autoreferenziali , l'educazione umanistica, ad esempio, assolutamente autoriflessiva e auto-euro-centrica , totalmente inadeguata e improponibile a un mondo prevalentemente non umanistico e orientale . In altra sede ci riproponiamo di ritornare su queste difficili e complesse problematiche . Ora , per motivi di spazio e di tempo, ci basta osservare che tale genere di reazione di chiusura e introversione è tipica di tutti quei conglomerati imperiali e neo-imperiali che , ad esempio , in passato hanno accomunato Imperi come quello romano orientale e cinese . E' un segno di esaurimento e di avvitamento pericoloso e rischioso . E' un sintomo di profondo , radicato e radicale malessere che cova nel ventre molle di una società , di una civiltà e dei suoi modelli educativi ed ideologici .
E non è certamente con le chiusure, l'introversione , le sofisticazioni ed estenuazioni intellettualistiche e nazionalistiche che l'Europa e l'Italia possono sperare di rimettersi in piedi e rilanciare . Al contrario è solo il ritorno di "puri e duri" modelli educativi che tengano conto della realtà , anzi delle nuove realtà emergenti ad Oriente e facendo i conti con esse il più rapidamente possibile e senza pregiudizi che ci potrà , forse, salvare da un disastro ormai non solo annunciato .

Riferimenti Bibliografici

G.Lukacs , "La distruzione della ragione", Torino , 1980

F.Engels , "Antiduhring" , Milano , 2003

A. Maddison , "L'economia cinese" , Milano , 2006

V.Lenin , "Materialismo ed Empiriocriticismo" , Milano , 2004

E.Morin , "La testa ben fatta" , Milano , 2000

E.Morin , "I sette saperi necessari all'educazione del futuro" , Milano, 2001

P.Watzlawick , "La realtà inventata" , Milano , 2008

A.Calvani , M.Rotta , "Comunicazione e Apprendimento in Internet , Trento 2001

J.Bruner ," La Cultura dell'Educazione" , Milano , 2002

Contatore visite dal 6 giugno 2011
 
Segreti di Pulcinella - © Tutti i diritti riservati