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  Indice   -[ Editoriale | Letteratura | Musica | Arti visive | Lingue | Tempi moderni | Redazionali ]-


Filosofia e psicologia

L'etica non etica e la morale non morale della spiritualità naturale (o laica)
Articolo di Paolo D'Arpini
L'uomo e il Sé?
Articolo di Antoine Fratini
Follia creatività genialità
Articolo di Luca Mori
L'Urlo di Munch
Articolo di Luca Mori

Storia

L'Isola delle Rose
Articolo di Massimo Acciai

Economia

L'Europa una Federazione dei Stati? o l' Eurocolonia delle Banche?
Articolo di Apostolos Apostolou

Istruzione

Ideologia della Prassi Scolastica
Articolo di Gennaro Tedesco
Per una didattica come atelier del mondo
Articolo di Gennaro Tedesco
Scuola e Mondialità
Articolo di Gennaro Tedesco

Scuola e Mondialità
 

Gennaro Tedesco


Il processo di globalizzazione e la tendenza del mondo attuale a una sua sempre più possibile cosmopolitizzazione e unificazione dovrebbero indurre almeno a una minima ma seria riconsiderazione di molte delle strategie educative occidentali . Il confronto e l'impatto con l'Africa e soprattutto con l'Oriente asiatico non consentono più all'Occidente non solo nel campo educativo di poter monopolizzare approcci e visioni del mondo unilaterali .
Al momento è significativo che su questi temi e su queste problematiche all'interno della cittadella euro-americana non sembra che vi sia traccia di consapevolezza . Per supponenza o per la fatica conoscitiva e informativa , cioè per ignoranza del mondo "altro" ?
Il fatto è che se volessimo giudicare dagli esiti attuali della competizione globale , come è d'abitudine tra i visi pallidi , dovremmo constatare che i vincitori di tale gara sembrano essere gli asiatici anche con le loro strategie educative .
A rischio di semplificare , è bene chiarire che , al di là di vincitori e vinti e di categorie politiche definite , sostenute e diffuse dall'Occidente , se per davvero il mondo e l'umanità vogliono imboccare una via alternativa e inclusiva , non ci si può permette più il lusso di confronti o peggio ancora di scontri di civiltà . Forse una svolta ecologica ci aiuterebbe a superare un mondo ancora concepito e praticato in termini di paratie stagne e di blocchi contrapposti . Per svolta ecologica si intende un rivoluzionamento materiale e culturale delle società in cui viviamo ed operiamo .
In questa prospettiva e in questa dinamica qualcosa si comincia a muovere all'interno del discorso storico e didattico-storico . All'interno di questo nuovo approccio storiografico uomini , società, civiltà e manufatti non sono più ipostatizzazioni ideologiche al servizio di questo o di quello , ma determinazioni concrete e operative nell'ambito delle permanenti e ricorrenti relazioni tra esseri umani e natura in una dimensione di uguale dignità .
Certo tale prospettiva e metodologia storica e didattica trova più ostacoli in Occidente , dove la tradizione e l'ideologia dominante riservano un posto di favore all'uomo a discapito della natura . Nella prospettiva occidentale l'"approccio naturalistico" per lo più prevalente e dominante nell'Oriente asiatico viene visto , considerato ed etichettato come metafisico e fideistico , dimenticando che tale preteso naturalismo idealistico è molto più concreto e radicato nella realtà dell'umanesimo eurocentrico , autoreferenziale e autoriflessivo . La naturalizzazione ricercata e praticata ad Oriente è il tentativo di un ritorno simbiotico e dinamico e di una riatttualizzazione delle fonti e delle radici terrestri da cui è cominciata l'avventura odisseica dell'uomo . Non ci sono al mondo esseri umani più "marxisti" , cioè concreti , degli asiatici .
La loro natura è radicale e radicata in una realtà concreta in perenne e convulsa trasformazione nei confronti della quale l'essere umano continua a tessere e a costruire ricorrenti e ricorsive relazioni simbiotiche .
I rapporti dell'uomo occidentale con la natura , se e quando ancora esistono , sono pervasi dall'ideologia del "macchinismo" . Se la natura non è ancora completamente una macchina , essa è comunque a disposizione dell'uomo , è il serbatoio illimitato che contiene tutto il carburante necessario all'alimentazione del motore umano .
E allora ecco che sullo scenario della storia occidentale pretesa universale e valida per tutti da Occidente ad Oriente si profila e si staglia , giganteggiando e monopolizzando la piazza , un uomo che , credutosi onnipotente , si rivela poi del tutto impotente a capire e a fronteggiare le repentine e impreviste catastrofi , rivelandosi più fragile e spaurito di un topolino .
Allora la Storia dell'occidentale si accorge che qualcosa nel suo schema non funziona , che qualcosa nella sua macchina si è inceppato , che la storia non è un "semplice prodotto" dell'uomo , che l'uomo deve fare i conti con un oste imprevedibile , la Natura , che non si piega facilmente alle richieste "disumane" dell'essere umano , anzi reagisce , rimescola le carte sul tavolo della storia e rilancia all'infinito i dadi della sorte .
Non so se questa è la lezione del terzo Millennio che la storia e la scuola degli occidentali deve far propria . Ma se non si prende atto che ad Oriente sta nascendo qualcosa di nuovo che ci costringe a rivedere tutta la nostra visione del mondo , rischiamo un giorno non tanto lontano di risvegliarci in un mondo estraneo senza nemmeno la possibilità di comprenderlo .
Allo stato presente delle cose , in nazioni ( o Continenti?) come la Cina , l'India e l'Indonesia approcci armonici all'essere umano e alla natura , malgrado contrarie previsioni occidentali e contraddizioni interne alle medesime società , sembrano riuscire a convivere con un rampante turbocapitalismo . Tanto che, finalmente , qualche storico in Occidente si è chiesto se non sia il caso di riscrivere la storia del mondo alla luce di quello che sembra profilarsi imminente come un epocale sorpasso non solo industriale e capitalistico del Dragone cinese e dell'Elefante indiano sul pigro e indolente Occidente euroamericano . Così qualche storico del decadente Occidente ha riscoperto la vivacità e la modernità dell'Oriente asiatico prima dell'affermazione traumatica del colonialismo : Cina e India non più apatici e dormienti pachidermi , ma civiltà dinamiche ed evolute . Una Rivoluzione storica e storiografica senza precedenti . Sembra proprio il caso di confermare e avvalorare l'antica tesi che la storia è scritta dai vincitori e i vinti ne sono le vittime . Oggi che il Dragone Cinese e l'Elefante Indiano sembrano impadronirsi del mondo con le loro merci e prossimamente con i loro modelli culturali ed educativi nonché ideologici ( per non parlare della moda e della cucina) , da parte di qualche rara mente illuminata occidentale si incomincia a immaginare e paventare una prossima e inevitabile egemonia orientale sul globo . E si cominciano ad innalzare inutili ed artificiali barriere ideologiche e protezionistiche . Ma questa reazione occidentale non è altro che la tipica manifestazione di una civiltà e di un mondo che , giunti al Capolinea ,apparentemente inconsapevoli della loro terribile crisi non solo d'identità , non riescono a rispondere all'incalzare degli eventi e alle sfide degli aggressivi soggetti storici e politici d'Oriente protagonisti del nuovo che avanza , rinchiudendosi nell'esaltazione quasi idolatrica ed isterica delle proprie ancestrali e "incontaminate" radici storiche ed identitarie . Nulla di nuovo sotto il sole . Parecchi secoli fa la stessa patologia politica ha condotto alla morte , per ipertrofia e claustrofilia , l'Impero romano d'Oriente .
I Costruttori dell'erigenda Unione Europea di certo non lo confesseranno mai se pure tutti ne siano consapevoli , ma l'architettura e la struttura dell'Unione sembrano profilarsi e modellarsi in funzione di una risposta alla sfida non solo economica del Dragone Cinese e dell'Elefante Indiano , mentre il fondamentalismo islamico , invece di presentarsi come un'occasione storica e politica senza precedenti per l'Europa , per la sua Scuola e per la sua Università , per rielaborare , consolidare e diffondere il progetto europeo di uno Stato cosmopolita e laico , viene percepito e recepito come mezzo per il consolidamento di antiche fobie identitarie e di ataviche e icontenibili pulsioni egemoniche volte innanzitutto a riattualizzare mai sopite intolleranze e latenti e inconfessabili rigurgiti neoimperialistici .

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