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Libri a fumetti

LA SINDROME DEL CRONONAUTA
Cronistoria dei viaggi nel tempo a fumetti - seconda parte

Articolo di Andrea Cantucci

Cinema

The helper
di Mario Gardini
The artist
di Mario Gardini
Priscilla, la regina del deserto - il musical
di Mario Gardini
J. Edgar
di Mario Gardini
Hugo Cabret
di Mario Gardini
Paradiso amaro
di Mario Gardini
Quasi amici
di Mario Gardini
Le nevi del Kilimangiaro
di Maria Antonietta Nardone

Teatro

Intervista a Francesco Panizzo: il teatro radice di un impegno artistico
A cura di Alessandro Rizzo
Intervista al regista di Erodias di Testori: Raul Iaiza
A cura di Alessandro Rizzo

Interviste

Filippo Riniolo: l'arte della forma e della semiotica
A cura di Alessandro Rizzo

Fotografia

"Road to the North": la Lapponia attraverso lo sguardo dell'obiettivo: Intervista ad Adriano e Federico, autori della rassegna fotografica
Intervista a cura di Alessandro Rizzo

Miti mutanti 15

Strisce di Andrea Cantucci

Un artista a Coverciano 1

Strisce di Luca Mori

SPIRITI DEL TEMPO E DELLA MAGIA
Cronistoria dei viaggi nel tempo a fumetti
seconda parte

 

Andrea Cantucci

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Su SdP n°36 ho già trattato diffusamente dei più noti e importanti viaggi nel tempo a fumetti; avevo tralasciato però di accennare a due o tre miniserie americane particolarmente interessanti e significative, di cui sarebbe stato difficile riassumere il fascino e la complessità in poche righe. Bisogna dire inoltre che è impossibile citare tutti i personaggi dei fumetti che una volta o l'altra si sono trovati a viaggiare nel tempo. Può capitare sia a quelli realistici inseriti in contesti più o meno fantastici, come il pilota spaziale Flash Gordon, sia a quelli più umoristici e magari immersi nelle proprie fantasie, come il piccolo pestifero Calvin che vive avventure d'ogni genere insieme alla sua tigre di pezza Hobbes. Senza quindi avere pretese di completare la panoramica sul genere, vale però la pena di parlare ancora di alcuni avventurosi crononauti: un anziano sciamano del Nord-America accompagnato da un allievo molto promettente, un giovane mago apprendista guidato da dei misteriosi personaggi e un detective miliardario ossessionato dai pipistrelli.

Il vecchio Cusick, della tribù dei Tuscarora, ama definire sé stesso e gli altri crononauti come lui "Spiriti del Tempo" ed è appunto "Timespirits" il titolo della miniserie in otto numeri, pubblicata tra il 1984 e il 1986 dallo scrittore Steve Perry e dal bravissimo illustratore Tom Yeats, di cui Cusick è protagonista insieme al giovane algonchino Doot (1). La casa editrice è la Marvel, ma sotto l'etichetta Epic Comics, all'epoca dedicata a storie dai contenuti più maturi e originali rispetto ai soliti supereroi. Le avventure extratemporali dei due nativi americani sono ambientate in scenari senza limiti, politicamente corrette, ben documentate e, soprattutto, piene di autentica magia.
Nel primo episodio, "Indian Spring" (Primavera Indiana), ambientato nel 1633, il saggio re algonchino Freddie Three Birds invoca un aiuto celeste contro gli invasori inglesi che stanno massacrando la sua gente ed appare in suo soccorso lo sciamano Cusick, il cui abbigliamento in parte moderno lo identifica da subito come un viaggiatore temporale. L'occhio magico, dal terrificante potere distruttivo, che Cusick fornisce a re Freddie per difendersi dalle violenze dei bianchi, trasforma però gradualmente il saggio capo in uno spietato e mostruoso dittatore, che, spinto da sete di vendetta, compie a sua volta feroci stragi ai danni dei coloni bianchi. E' il suo fratello minore, Doot, che riesce alla fine a fermarlo, rivelando allo stesso tempo grandi doti sciamaniche. Impressionato da un tale potenziale, il vecchio Cusick prende quindi Doot con sé come allievo, insegnandogli a spostarsi in altre epoche.
I numeri 2 e 3 di "Timespirits" sono dedicati all'episodio "The Spurtyn Duyvel", ambientato in una terra immaginaria di seimila anni fa, vagamente ispirata alla mitologia celtica. Qui un mago respinto da una principessa del luogo finisce per scatenare un diluvio, facendo vomitare le acque celesti dal corpo di una creatura cosmica (lo Spurtyn Duyvel appunto), in sintonia con quanto narrato in molti antichi miti di varie parti del mondo.
Il numero 4 è un'antologia comprendente quattro racconti brevi concatenati, realizzati con la collaborazione di altri quattro disegnatori oltre a Yeats. In "A Boy and His Dinosaur" (Un Ragazzo e il suo Dinosauro), disegnato da Al Williamson e ambientato durante l'era dei dinosauri, Doot salva un piccolo rettile evoluto da una strage compiuta da dei cacciatori provenienti dal futuro. In "The Crystal Skull" (Il Teschio di Cristallo), disegnato da Steve Bissette insieme a Yeats e presumibilmente ambientato circa duemila anni fa, un mostruoso vampiro elimina un gruppo di viaggiatori, depredandoli di un prezioso dono che stanno portando a un certo neonato... In "Deathdaze" (Stordimento Mortale), disegnato da Rick Veitch e ambientato durante la guerra del Vietnam, Doot assiste alla follia distruttiva dell'uomo moderno. In "Pirate Love" (Amore Pirata), disegnato da John Totleben e Tom Yeats, i due sciamani si ritrovano nel futuro, su una nave spaziale, in cui un altro rettile evoluto, ma questa volta femmina e adulta, si innamora del giovene Doot.
Nel numero 5, intitolato "A Song and a Danse" (Una Canzone e una Danza), assistiamo ad un inquietante spettacolo rock del futuro, che vede la sensuale cantante aliena Thorneypaws (Zampe Spinose) alternarsi ad un ologramma di Jimi Hendrix, ma con gli spettatori bloccati sulle sedie e drogati di nascosto per derubarli dell'energia emozionale che provano. Doot riesce però a liberarsi e ad eseguire una "danza del tempo" richiamando dal 1970 il redivivo Hendrix in carne e ossa, la cui esibizione dal vivo genera un sovraccarico che distrugge l'intera arena. Dopo di ché il grande chitarrista, la bella felina aliena e il manager di quest'ultima, si uniscono ai nostri eroi contro la Ka Corporation, la multinazionale che controlla tutto il mondo attraverso migliaia di arene sparse nella galassia, una lotta che, nell'episodio seguente intitolato "The Jungle Beat" (Il Palpito della Giungla), li porta nel Guatemala degli anni '80 del '900.
Qui assistono alle stragi degli indios, compiute dalla locale guardia nazionale vendutasi agli interessi delle multinazionali americane e qui è il caso di citare per intero le parole della bella ribelle Ramona, che sarà il primo amore del giovane Doot: "La Corporazione è libera di fare milioni mentre noi siamo liberi di morire in povertà e ignoranza... bruciati vivi dall'avidità, liberi di essere dati alle fiamme e assassinati anche nelle nostre chiese, liberi di morire di fame in una terra di abbondanza perché i nostri terreni agricoli sono usati per incrementare i raccolti da esportare. (...) Fanno incredibili profitti pagandoci ridicolmente poco per lavorare le loro piantagioni in condizioni che non potrebbero mai ottenere nella loro terra. Le grandi banche lo finanziano, il governo lo impone e gli affari agricoli traboccano di profitti. Viviamo in grande miseria mentre pochi eletti godono favolosi benefici. La nostra rivoluzione metterà fine a tutto questo. Il nordamericano ha paura di questo nel portafoglio, dove gli fa più male." Nel gruppo degli avidi fondatori dell'"immaginaria" Corporazione, qui rappresentata come una sorta di club di incappucciati in stile Ku Klux Klan, sono poi riconoscibili, fra gli altri, Richard Nixon, Henry Kissinger e Ronald Reagan, facendo di questa storia una delle più schierate politicamente che siano mai state pubblicate dalla Marvel.
Tra parentesi, la bella aliena Thorneypaws, dotata di tratti felini, con pelo azzurro striato e orecchie a punta, che in questo numero lotta nella giungla contro soldati armati indossando solo un perizoma e arrampicandosi agilmente sugli alberi, come se fosse nel suo ambiente naturale, è praticamente identica agli alieni del pianeta Pandora apparsi nel film "Avatar" di James Cameron, che evidentemente si è pedissequamente ipirato alle immagini di "Timespirits" n° 6, oltre che alla storia del film d'animazione italiano "Aida degli Alberi".
I numeri 7 e 8 di "Timespirits" contengono l'ultimo episodio della serie, diviso nei capitoli "The Hand of the Yeti" (La Mano dello Yeti) e "Filet of Soul" (Filetto d'Anima). Questa volta Cusick cattura in punto di morte le anime dannate del generale Custer e della piratessa Black Bonnie, per portarle ad un lama del Nepal che conosce la strada verso "l'Uno al di sopra di noi", in modo da salvarle dal loro destino di eterne sofferenze. Poco prima dell'arrivo dei due sciamani, il corpo del lama viene però posseduto da uno yeti divoratore di spiriti. Il lama si ritrova a sua volta prigioniero nel corpo dello yeti, ma troverà il modo di reagire, poiché, come dice lui stesso "è la mente che controlla il mondo esterno invece di esserne controllata". Intanto però molte vite sono andate perdute e tra queste anche quella di uno dei due protagonisti; fortunatamente per tutte le anime decedute, è a portata di mano un saggio che conosce la strada verso "l'Uno al di sopra".

Un altro mago alle prime armi è il giovane Timothy Hunter, protagonista della miniserie "The Books of Magic" (I Libri della Magia), uscita tra il 1990 e il 1991 su testi dell'inglese Neil Gaiman e splendidamente illustrata con tecniche pittoriche da quattro dei migliori artisti del periodo (2). Quattro potenti maghi della casa editrice DC Comics (quella che pubblica la serie sotto l'etichetta Vertigo) appaiono al ragazzo e, in ognuno dei quattro numeri, lo introducono a turno ad un diverso aspetto del mondo della magia. Il protagonista ha evidentemente ispirato il ben più noto eroe romanzesco Harry Potter, apparso circa un anno dopo, con cui condivide, oltre allo status di apprendista mago, la giovane età iniziale, gli occhiali, i capelli scuri ed anche il possesso di un gufo come aiutante magico, ma il ciclo fumettistico di Gaiman è rivolto ad un pubblico decisamente più adulto rispetto al suo famoso epigono letterario.
Nel numero 1 di "The Books of Magic", intitolato "Il Labirinto Invisibile" e illustrato dall'inglese John Bolton, Tim viaggia nel passato insieme ad un essere misterioso noto come Phantom Stranger (Lo Straniero Fantasma), assistendo all'origine dell'Universo, alla caduta di Lucifero e all'inabissamento delle ultime propaggini dell'Atlantide (che qui, come tutto il resto, è comunque considerata più un simbolo magico della mente che un luogo concreto). Osserva quindi rapidamente l'evolversi della magia dalla Prestoria, in Egitto, in Cina e in Grecia, parla con il giovane mago Merlino e assiste alla caccia alle streghe, ricevendo infine gli ammonimenti di un paio di maghi più recenti.
Nei numeri 2 e 3, rispettivamente illustrati da Scott Hampton e Charles Vess, Tim incontra molti maghi del presente e visita la Terra delle Fate, dando poi una rapida occhiata anche a qualche altro regno fantastico, come l'Inferno e le Terre del Sogno.
Nel numero 4, intitolato "La Strada verso il Nulla" e illustrato, a tratti in modo quasi astratto, da Paul Johnson, Tim viene accompagnato nel futuro da un mago cieco e psicopatico affetto da manie religiose, che gli mostra una delle possibili strade che potrebbe prendere la sua vita. Subito dopo lo introduce a visioni di epoche in cui la magia tornerà in auge dopo essere stata a lungo oscurata e surclassata dai successi della scienza, per poi essere nuovamente annientata con l'autodistruzione dell'ultimo arcimago. Nei millenni ancora più remoti, Tim osserva mondi sempre più strani e incomprensibili, finché, milioni di anni nel futuro, non restano che poche migliaia di esseri regrediti, e vede poi la fine dell'Universo, che crolla silenziosamente su sé stesso. Raggiunge infine un estremo avamposto in mezzo al nulla, in cui trovano rifugio gli ultimi archetipi che concentrano in sé le fondamentali idee universali, ed assiste perfino alla chiusura del libro del Destino ed alla morte del Destino stesso, mentre l'ultima ad andarsene quando tutto è finito è appunto la Morte (sotto forma di una bella ragazza dall'abbigliamento dark creata da Gaiman per un'altra serie).
Come si evince anche da una trama così ambiziosa, si tratta di una delle miniserie più originali e artisticamente più interessanti mai apparse in quegli anni. Anche oltreoceano, il fumetto si trovava allora in un periodo ricco di ardite sperimentazioni, sia pure all'interno del tipico formato degli albi americani, un periodo che ora, dopo vent'anni, sembra molto lontano.

Oggi, nel mondo del fumetto statunitense, le linee di albi definiti, in modo un po' ghettizzante, "per lettori maturi", hanno purtroppo subito una involuzione sempre più commerciale. L'etichetta Epic della Marvel non esiste più, molte interessanti case editrici indipendenti hanno chiuso dopo pochi anni di vita alla fine del XX secolo, mentre la linea Vertigo della DC Comics, che, tra gli anni '80 e '90 del '900, oltre a "The Books of Magic", pubblicò anche altri capolavori, per lo più scritti da autori britannici, ha finito per produrre anche molte storie piene di violenza gratuita e turpiloquio, sempre ben confezionate ma rivolte chiaramente ad adulti non troppo colti. In compenso gli albi dei soliti supereroi, rilanciati dai molti adattamenti cinematografici, in questi ultimi anni hanno visto migliorare sempre di più la loro qualità grafica ed a volte anche quella dei testi, che si rivolgono ora ad un target molto più adulto che in passato. Il merito è di sceneggiatori come Kurt Busiek, Warren Ellis, Brian Michael Bendis, o come lo scozzese Grant Morrison. Quest'ultimo, dopo molti anni di lavoro su testate della linea Vertigo in cui ha rinnovato e rilanciato eroi minori come "Animal Man" e "Doom Patrol", si è occupato di svilupppare a modo suo anche il mito di Batman, in un lungo e complesso ciclo di storie regolari e serie parallele, necessariamente oscillanti tra epica e kitsch, culminate con la morte apparente dell'uomo pipistrello, riportata con enfasi anche da giornali e mass media.
Naturalmente, nel giro di un paio d'anni, dopo che altri personaggi hanno fatto di tutto per sostituirlo e rintracciarlo, si scopre che il miliardario Bruce Wayne, alias Batman, non era per nulla morto ma si trovava disperso nel tempo, come narrato dallo stesso Morrison nella miniserie del 2010 "The Return of Bruce Wayne" (Il Ritorno di Bruce Wayne) (3). Ognuno dei sei capitoli che la compongono è ambientato in una diversa epoca e illustrato da un diverso disegnatore, con il protagonista che ogni volta si ritrova a vestire sempre e comunque degli abiti da giustiziere.
Nel primo episodio, "Shadow on Stone" (Ombra su Pietra), disegnato da Chris Sprouse, Batman indossa la pelle di un gigantesco pipistrello preistorico e dà origine ad un culto di adoratori del pipistrello che, in varie forme, sopravviverà attraverso i secoli.
Nel secondo episodio, "Until the End of Time" (Fino alla Fine del Tempo), splendidamente illustrato da Frazer Irving con un sapiente mix di acquerelli e computer grafica, Bruce Wayne è scambiato per un coscienzioso cacciatore di streghe, il lavoro che più si avvicina a quello del detective nella colonia del 1640 che poi diventerà la città di Gotham.
Nel terzo episodio, "Le Ossa della Baia di Bristol", disegnato da Yanick Paquette, Batman finisce per vestire il cappuccio e il mantello di un pirata del 1718, scontrandosi con il famoso Edward Thatch, alias Barbanera, e incontrando la tribù dei propri adoratori in quella che nel futuro diventerà la Bat-Caverna.
Nel quarto episodio, "Dark Night, Dark Rider" (Notte Oscura, Cavaliere Oscuro), disegnato da Georges Jeanty, Batman si trasforma in un "pistolero" mascherato, coi bat-boomerang al posto delle pistole, nella Gotham dell''800, e vendica degli innocenti uccisi che poi si scopriranno essere stati dei suoi antenati.
Nel quinto episodio, "Mascherata", disegnato da Ryan Sook, Bruce Wayne, giunto nel XX secolo, si finge un detective e indaga sull'assassinio, appena avvenuto, dei propri genitori, ma non può evitare, alla fine, di indossare ancora una volta una maschera e un mantello.
Nel sesto episodio, "The All-Over" (La Fine di Tutto), disegnato da Lee Garbett, Bruce Wayne giunge all'estremo futuro alla fine del tempo, dove dei misteriosi archivisti registrano le storie di tutti gli esseri esistiti nell'universo. Tornato finalmente nel presente, si ritrova poi privo di memoria e trasformato in una potenziale minaccia, riuscendo solo alla fine a vestire nuovamente i panni di Batman.
Complessivamente questa miniserie di Morrison si può leggere come un excursus che riassume l'evoluzione della figura del giustiziere vendicativo, come è stata raffigurata nella letteratura popolare dei romanzi pulps e dei fumetti. Il "guerriero preistorico" ricorda Tarzan e i suoi epigoni, ma anche i più arcaici eroi totemici delle leggende tribali, descritti come animali capaci di mutarsi in uomini o, in seguito, come uomini vestiti di pelli di animali. Il "Cacciatore di Streghe" rievoca l'avventuriero puritano Solomon Kane dei racconti di Robert E. Howard (che casualmente ha anche lo stesso cognome del creatore di Batman, Bob Kane), solo che Bruce Wayne, al contrario di quell'intransigente personaggio, si oppone al fanatismo religioso dei propri antenati. Il "pirata nero" a noi italiani può ricordare il Corsaro Nero salgariano, ma è più probabile che Morrison volesse citare The Phantom (meglio noto in Italia come L'Uomo Mascherato), classico nemico dei pirati nelle strisce degli anni '30 del '900. Il "pistolero mascherato" è una via di mezzo tra Zorro e Lone Ranger (Il Cavaliere Solitario), un'eroe famosissimo negli USA, protagonista di fumetti e serial radiofonici e televisivi. Il detective con maschera e mantello ricorda vagamente The Shadow (ribattezzato in Italia L'Uomo Ombra in occasione di un film di qualche anno fa), un altro famoso giustiziere americano, passato dalle trasmissioni radio ai romanzi pulp e ai fumetti.
Infine il ritorno di Bruce Wayne all'abituale identità di Batman non fa che sottolineare come tutti gli eroi fin qui elencati siano confluiti in qualche modo in questo particolare personaggio, che, forse anche per il fatto di vestire un costume slegato da mode e abbigliamenti di un particolare periodo, ha potuto essere radicalmente reinventato più volte nel corso degli anni, riuscendo, a differenza degli altri, a sopravvivere ininterrottamente per oltre settant'anni, oscillando tra perenni esigenze commerciali e rielaborazioni anche di notevole livello artistico, mentre, col passare del tempo, ogni nuovo ritrovato della tecnica si aggiunge all'armamentario da lui utilizzato.
Ora però, Morrison inserisce nel mito di Batman anche degli elementi esoterici, mostrando in questa miniserie un antenato di Bruce Wayne che viene maledetto da una strega da lui mandata al rogo e un altro che sembra aver prolungato la propria vita evocando un demone dalle ali di pipistrello. L'identità tra Bruce e Batman assume in questo modo un aspetto di predestinazione "magica", indipendente dall'evento scatenante dell'omicidio dei suoi genitori. E' come se l'ultimo Wayne dovesse perseguitare i criminali e proteggere le loro vittime, nelle vesti del pipistrello demoniaco, per bilanciare ed espiare le colpe di questi suoi antenati, che, come molti membri di ricche dinastie, hanno perseguito il loro potere personale a scapito di varie categorie di innocenti.
Ma almeno uno degli antenati "degeneri" di Batman potrebbe anche non essere ciò che sembra, visto che, anche dopo la conclusione di questa miniserie, restano vari enigmi in sospeso, sia a causa della narrazione in parte volutamente criptica di Morrison, sia per la complessità della vicenda, che rimanda continuamente ad altre storie precedenti e prevede chiaramente una prosecuzione negli episodi successivi del personaggio.

note:

1) di "Timespirits" sono stati pubblicati in Italia solo i primi episodi, nei cinque numeri, oggi piuttosto rari, dell'effimera rivista "Alien" dell'editrice Labor Comics, usciti tra il 1985 e il 1986 e contenenti esclusivamente materiale targato Epic Comics.
Lo sceneggiatore della serie, Steve Perry, è scomparso recentemente, nel maggio 2010; nel giugno seguente è scomparso anche il grande illustratore Al Williamson, uno dei disegnatori del n° 4 di "Timespirits", oltre che di serie famose come "Flash Gordon" e "Secret Agent X-9".

2) i primi due numeri della prima serie di "The Books of Magic" sono stati pubblicati in Italia per la prima volta nel 1994, sui numeri 12 e 13 della rivista "DC Comics Presenta" edita da Comic Art. I numeri 3 e 4 sono apparsi invece, sempre nel 1994, sotto forma di albi spillati, nei numeri 4 e 5 della collana "All American Comics (serie Comic Book)" dello stesso editore. L'edizione in volume, contenente tutti e quattro gli episodi di Gaiman, è stata pubblicata in italiano qualche anno dopo dall'editrice Magic Press, che ha poi tradotto anche i volumi della successiva serie regolare con protagonista Timothy Hunter, sempre intitolata "The Books of Magic" ma realizzata da altri autori.

3) la miniserie "Il Ritorno di Bruce Wayne" è stata pubblicata in Italia sui numeri dal 43 al 48 della testata "Batman" edita da Planeta De Agostini, usciti tra il Febbraio e il Luglio del 2011.

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