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Narrativa

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi in prosa inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
L'uomo che sfuggiva la morte di Massimo Acciai, Dialogo del sole e della luna di Elena Calamandrei, Oltre… il tempo, lo spazio, il momento di Sandra Carresi, Ho solo paura di Alessandro Maglio, Lo stato differente di visione notturna di Alessandro Maglio, Suicidio d'amore di Alessandro Maglio, Viaggio nel tempo di Luca Mori, I due cigni di Luca Mori, Luparella a curatella di Alessandro Pellino, Ricordi di una pressa di Lorenzo Spurio, Un treno di Mattia Zadra

Poesia italiana

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Andrea Cantucci, Giovanna Casapollo, Sandra Carresi, Rossana D'Angelo, Chiara Elia, Stefano Gecchele, Salvatore Gurrado, Alessandra Ferrari, Emanuela Ferrari, Carolina Lio, Iuri Lombardi, Cesare Lorefice, Antonio Nesci, Ivana Orlando, Gian Piero Stefanoni, Anna Maria Volpini, Michela Zanarella

Poesia in lingua

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Codruta Dragotescu, Lucia Dragotescu, Aurelian Sorin Dumitrescu, Cristina Oprea, Livia Ioana Stefan

Recensioni

In questo numero:
- "Il fardello dei piccoli uomini" di Concetta Angelina Di Lorenzo, nota di Massimo Acciai
- "Dalla vetrata incantata" di Sandra Carresi, Prefazione all'opera, a cura di Lorenzo Spurio
- "Un incontro d'AmorE" di Antonio Capolongo
- "Giorni memorabili" di Michael Cunnigham, recensione di Mauro Biancaniello
- "Terzo millennio: scoperta di Dio e del Segreto della Creazione" di Ivana Mucciola, recensione di Sara Rota
- "Le strane abitudini del caso" di Giuseppe Pompameo, recensione di Lorenzo Spurio
- "L'uomo che sfuggiva la morte" di Massimo Acciai, recensione di Patrizia Poli e Ida Verrei
- "Totalitarismo, democrazia, etica pubblica. Scritti di Filosofia morale, Filosofia politica, Etica" di Federico Sollazzo
- "Origine e diffusione del vampirismo - Il doppio volto della donna: angelo o demone?" di Serena Bono, recensione di Lorenzo Spurio
- "Culla sull'oblio" di Luigi Trisolino
- "Amore incompiuto" di Debora Cappa
- "Ascolta la Ciociaria" di Libero De Libero, in esperanto
- "Non credevo di trovarti su facebook" di Stefano Pietri
- "Giorni" di Alessandra MR D'Agostino, recensione di Mario Gardini
- "in sintesi" di Amanda Nebiolo
- "Julia" di Luisa Galano
- "Jane Eyre. Una rilettura contemporanea" di Lorenzo Spurio
- "Il risveglio dell'anima" di Mariella Siviglia, Recensione di Sara Rota
- "Appeso per i piedi all'orlo del mondo" di Stefano Reggiani, Recensione di Sara Rota
- "The day is yours. Kenneth Branagh" di Ilaria Mainardi
- "Introduzione al mondo. Notizie minime sopra gli spacciatori di felicità" di Idolo Hoxhvogli
- "Mezzogiorno dell'anima" di Enrico Pietrangeli

Articoli

Vittorio Alfieri, talmente liberale da essere anarchico
di Domenico Letizia
CicloInVersoRoMagna 2011
di Enrico Pietrangeli

Interviste

Luca Ducceschi: autore, scrittore eclcettico e "narratore d'intrattenimento"
A cura di Alessandro Rizzo

Ricordi di una pressa
 

Lorenzo Spurio

 

Tutte le mattine mi sveglio alla stessa ora, senza aver bisogno di regolare nessuna sveglia. Il mio corpo è diventato una sorta di orologio estremamente preciso. Vivo costantemente con la preoccupazione che, di colpo, questo mio orologio interno si scarichi o che, in qualche modo, rallenti il battere delle sue lancette. Mia moglie, dopo venti anni di matrimonio, ancora si stupisce del fatto che mi svegli sempre alla stessa ora. Evito di dirlo in giro perché la gente potrebbe pensare che non è vero o che ricevo puntualmente alla stessa ora della mattina uno stimolo sonoro diverso dalla sveglia che mi costringa a svegliarmi. La gente mi considererebbe un mitomane, uno con la fissa del tempo. Mi sveglio molto presto, sebbene non abbia una vera ragione per farlo. Non devo recarmi a lavoro, dato che da cinque anni sono in pensione. Ho ricevuto il riconoscimento di una sorta di pensionamento anticipato in seguito a un grave incidente che ho avuto al lavoro. L'incidente mi ha procurato una pensione d'invalidità e la perdita di una mano. Ricordo che appena persi la mano sinistra capii che non ce l'avrei fatta a risollevarmi da quel dolore psicologico che avevo dentro. Mi guardavo con ribrezzo e pensavo che mai avrei accettato quella mancanza. La mia famiglia mi fu sempre vicina e mi aiutò molto nei primi tempi a esercitarmi in varie modi con l'altra mano, affinché acquisisse una sorta di autonomia e si caricasse del lavoro della sua omologa, recentemente scomparsa. Non fu facile. Pensai che non mi sarei ripreso e mia moglie mi consigliò più volte di consultare uno psicologo per cercare di liberarmi delle mie inquietudini e dei miei pensieri che morbosi mi ossessionavano.
Mia moglie si premurò di scorciarmi la manica destra di alcune camice e di chiuderla con delle spille a balia. Subito dopo l'incidente il dottore mi disse che, se non avessi accettato di vedere la mancanza della mia mano, avrei potuto installare un moncherino in plastica dura che, alla vista della gente, sarebbe stato come una vera mano. Non me la sentii. Non volevo fingere di fronte al mondo. Non volevo fingere con me stesso. Gli dissi di no.
I mesi passarono in piena tristezza e furono scanditi da crisi interiori e d'identità che mi portarono a interrogarmi sull'integrità dell'essere umano. Più volte mi venne da pensare a ipotetiche guerre in cui i nemici si battevano corpo a corpo violentemente, fucilandosi e accoltellandosi. Nella mia mente le granate esplodevano in una maniera così fragorosa che riuscivo a percepire il tintinnio dei vetri della finestra. E poi schegge di bombe che colpivano uomini inermi e i corpi che venivano martoriati, che soffrivano ferite incurabili, occhi spalancati e agonizzanti, brandelli e poltiglia di carne, braccia mozzate dal tronco, mani insanguinate per la perdita delle dita. Pensai a quante persone nella storia avessero subito menomazioni degli arti o di altre parti del corpo e ogni volta mi veniva da piangere. Una giorno, convinto che con quella menomazione, la mia vita non sarebbe stata più la stessa, riflettei sull'idea del suicidio ma la rigettai immediatamente sentendo in me un gran senso di vergogna per aver avuto quel pensiero. Da quel giorno capii che un uomo senza mano è sempre un uomo. Che un uomo invalido è l'emblema più vivo di quanto l'umanità sia fragile e precaria. Non dissi mai a mia moglie di aver considerato di farla finita con la mia vita ma un giorno chiesi perdono a Dio per averlo pensato e credo che probabilmente mi abbia ascoltato poiché oggi sono felice e convivo con questa mia mancanza.
Ogni mattina appena mi alzo dal mio letto vado in cucina dove io e mia moglie teniamo un grande calendario. Ogni mattina mi munisco di un pennarello rosso e cancello con una croce il giorno precedente, come se dovessi scontare una condanna con il tempo. Mia moglie me lo lascia fare e non mi ha mai chiesto spiegazioni a riguardo. Credo che sia un mio modo per esorcizzare la paura del dopo, di quello che può avvenire e un modo per lasciarsi alle spalle ciò che si è concluso in maniera compiuta. Al venerdì mattina sopprimo il giovedì precedente e così via. Il calendario appare come una sorta di camposanto in cui le lapidi sono perfettamente allineate. Quando è il primo del mese e cancello l'ultimo giorno del mese precedente sento dentro di me un senso di pienezza e, oltre a crocettare l'ultimo giorno del mese precedente, taglio via il foglio tirando un respiro di sollievo.
A partire dall'incidente che ho subito la mia vita è cambiata molto e involontariamente mi sono andato creando delle fobie del tempo che spesso mi trovo a compiere azioni che agli altri potrebbero risultare banali o addirittura allarmanti. Mia moglie non mi compatisce per questo, ha capito che queste mie manie non sono altro che un mezzo per allontanare il mio dolore interiore.
Tempo fa, dopo aver trascorso le vacanze natalizie in compagnia della mia famiglia, un giorno accadde un fatto imprevisto che non seppi come interpretare. La mattina del 2 Gennaio, così come ciascuna altra mattina, mi alzai molto presto e subito mi recai in cucina, mentre mia moglie continuava a dormire. Presi il pennarello per cancellare il giorno precedente, ormai finito e concluso, ma notai che il calendario non c'era. Il giorno prima infatti, dopo aver cancellato il 31 dicembre avevo cestinato il vecchio calendario, dimenticandomi di sostituirlo con uno nuovo. Quando mi trovai con il pennarello in mano dinanzi alla parete vuota in prossimità del chiodino che reggeva il vecchio calendario, non seppi cosa fare e rimasi immobile per una decina di minuti. Alla fine decisi di sedermi e capii che, non avendo cancellato nel calendario il 1 Gennaio, questo non era ancora concluso. Corsi in camera a svegliare mia moglie e le augurai Buon Anno.

 
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