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                                  Libri a fumetti
                                
                                 
                              
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                                  Miti mutanti 13
                                
                                 
                              
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                              PROMETHEA 
                              La doppia natura dell'esistenza
                              
                               
 
			                  
					    Andrea Cantucci 
                        tratto dalla rivista in pdf
                        
                        DE:CODE n°1  
                               
                              Per ingrandire le immagini cliccarci sopra
                              
			                
                            
                             Se 
                            c'è una serie a fumetti che ha l'obiettivo 
                            dichiarato di contribuire all'evoluzione della 
                            coscienza umana, anche nella speranza del futuro 
                            superamento di ogni forma di conflitto interiore ed 
                            esteriore, questa è "Promethea" di Alan Moore e J. 
                            H. Williams III. La protagonista, la giovane 
                            studentessa Sophie Bangs, per opporsi a violenze 
                            fisiche o psicologiche usa come unica arma il potere 
                            delll'immaginazione e non ha bisogno di travestirsi 
                            come un qualunque eroe mascherato, né subisce una 
                            semplice scissione della personalità come chi è 
                            affetto da tendenze schizoidi (1), insomma non fa 
                            finta di essere qualcun altro, ma permette a 
                            qualcosa di più vasto, qualcosa che riveste un 
                            maggior significato e che esiste ad un livello 
                            diverso, di esprimersi attraverso di lei. In pratica 
                            Promethea è il suo doppio magico, ma non solo. E' 
                            un'idea vivente che rappresenta l'essenza stessa 
                            della magia, cioè dell'immaginazione concepita come 
                            qualcosa che non andrebbe considerato come fittizio, 
                            ma che in un certo senso esiste e permea il mondo in 
                            cui viviamo, né più né meno di quanto faccia la 
                            materia. 
                            
                             Ovviamente 
                            nella serie questi presupposti sono portati alle 
                            estreme conseguenze. Attraverso la magia, gli esseri 
                            immaginari riescono a prendere sostanza e ad agire 
                            nel mondo fisico, allo stesso modo in cui quelli 
                            dotati di un corpo fisico possono entrare 
                            mentalmente nel mondo immaginario dell'Immateria, un 
                            equivalente narrativo di ciò che nei suoi scritti 
                            Alan Moore ha definito anche come Ideaspace, uno 
                            spazio mentale in cui le idee possono muoversi ed 
                            evolversi, fino a prendere apparentemente vita. 
                            Questo non riguarderebbe solo l'ambito privato di 
                            ognuno, ma coinciderebbe anche con una sorta di 
                            inconscio collettivo a cui tutti possono accedere, 
                            superando i limiti delle proprie fantasie personali 
                            così come un corpo supera i limiti di un'abitazione 
                            uscendo di casa (2). In questa ipotesi, sviluppata 
                            in un fumetto, ma avanzata anche come seria 
                            possibilità, si potrebbe intravedere l'esistenza di 
                            un doppio magico anche Agora è un film del 2009 
                            diretto da Alejandro Amenábar, interpretato da 
                            Rachel Weiszper l'intero mondo in cui viviamo, un 
                            doppio la cui presenza è stata più volte sospettata 
                            in varie e presunte dimensioni ultraterrene e che 
                            invece potrebbe essere chiamato tranquillamente 
                            Immaginazione (3).  
                            Questa teoria è stata sviluppata ed espressa 
                            genialmente a fumetti, attraverso immagini raffinate 
                            ed evocative, accompagnate da continue 
                            sperimentazioni tecniche e grafiche, nell'arco di 32 
                            albi, poi raccolti in 5 volumi, pubblicati sotto 
                            l'etichetta America's Best Comics tra il 1999 e il 
                            2004. Anche la durata della serie non è stata 
                            casuale, poiché il 32 è il numero che nella Cabala è 
                            associato al viaggio spirituale che partendo dal 
                            livello della Terra si dirige verso la Corona 
                            Suprema, l'essenza universale indifferenziata che 
                            qualcuno superficialmente chiama Dio. 
                             
                             
                            Il fuoco dell'Arte 
                             
                            
                             Le 
                            origini di Promethea sono mostrate in flashback 
                            nell'albo numero uno: la figlioletta di un mago 
                            egizio è messa in salvo dal padre facendola 
                            rifugiare nel luogo in cui vivono gli dèi, prima che 
                            dei monaci cristiani vengano a linciarlo e ucciderlo 
                            (4). Il luogo è Alessandria d'Egitto nel 411 d.C., 
                            un'ambientazione non casuale. Nella prima pagina 
                            infatti si cita la bella Ipazia, maestra di 
                            filosofia di Alessandria uccisa veramente quattro 
                            anni prima da quegli stessi "monaci guerrieri", una 
                            dei più importanti martiri "pagani", eliminati 
                            dall'intolleranza del potere cristiano appena 
                            insediatosi (5). 
                            
                             Anche 
                            il dio che accoglie la bimba nell'Immateria è un 
                            essere doppio, come molti dèi antichi che si 
                            identificavano l'uno con l'altro, essendo composto 
                            da Toth, dio egizio della scrittura e delle scienze 
                            arcane e da Ermes, dio greco dei messaggi e degli 
                            incantesimi, che è anche la guida delle anime 
                            nell'aldilà. Il caduceo di quest'ultimo, simbolo 
                            doppio e magico per eccellenza, diventerà 
                            l'attributo principale attraverso cui si incanala il 
                            potere di Promethea. La bimba si trasforma quindi in 
                            un'idea vivente che può manifestarsi nei due mondi, 
                            ma per assumere forma fisica, deve essere evocata 
                            dalla fantasia di un mortale e prendere possesso di 
                            un corpo ospite che si identifichi con lei. Di volta 
                            in volta, nel corso degli anni, è fatta rivivere da 
                            poeti, illustratrici e naturalmente autori di 
                            fumetti, che proiettandone l'immagine sui corpi 
                            propri o di persone a loro care, danno vita a 
                            diverse versioni di Promethea, una diversa 
                            dall'altra ma tutte ugualmente vere e vitali, che ne 
                            mantengono l'aspetto anche dopo la morte, 
                            continuando a vivere nell'Immateria. Scrivendo una 
                            poesia su di lei, Sophie diventa quindi la nuova 
                            Promethea, e come le precedenti deve vedersela con 
                            una serie di minacce ultraterrene, "immaginarie" o 
                            concrete, da cui deve proteggere sé stessa e coloro 
                            che la circondano.  
                            
                             Oltre 
                            ad occuparsi di magia e immaginazione, si tratta 
                            ovviamente anche di una serie sull'Arte con la A 
                            maiuscola, trattandosi di tre concetti che per Moore 
                            sono strettamente interconnessi, anzi, praticamente 
                            identificabili. Molti termini, come "opera" o 
                            "creazione", sono infatti utilizzati sia nei riti 
                            esoterici che nell'espressione artistica ed entrambe 
                            le cose tentano di dare forma ad un qualche potere 
                            della fantasia sulla materia, che è esattamente 
                            quello che si esprime in Promethea. Il dono del 
                            fuoco all'umanità narrato dal mito di Prometeo, qui 
                            diventa il dono di un fuoco interiore, quello della 
                            Fantasia, della Magia e dell'Arte, viste come realtà 
                            metaforiche, ma che hanno in sé la capacità di 
                            cambiare il mondo in base ai nostri desideri, poiché 
                            immaginarlo diverso è comunque il primo passo per 
                            modificarlo. Moore insomma, nelle sue attività 
                            artistiche ritiene di aver compiuto 
                            contemporaneamente degli atti magici, suscettibili 
                            potenzialmente di smuovere qualcosa anche nel mondo 
                            fisico (6). Per esplorare a fondo i territori della 
                            fantasia, sostiene anche di essersi dotato lui 
                            stesso di un aiutante magico, scegliendo come 
                            propria guida l'immaginario dio-serpente Glicone 
                            (7). Comunque sia, la sua dimestichezza con questi 
                            territori appare evidente anche per i profani, 
                            soprattutto nei testi delle sue performance coi 
                            musicisti Tim Perkins e Dave J (8) e naturalmente 
                            nelle sceneggiature di Promethea, profondamente 
                            imbevute di forme e teorie esoteriche. 
                            
                             Le 
                            elaborate tecniche con cui queste storie sulle 
                            storie sono realizzate, affidate per lo più alle 
                            matite di un eccezionale disegnatore come J. H. 
                            Williams III e alle chine di un altrettanto 
                            raffinato autore come Mick Gray, non sono infatti 
                            secondarie, ma, come sempre dovrebbe accadere sia 
                            nella magia che nell'arte, sono parte integrante del 
                            messaggio. Fin dall'inizio, la composizione delle 
                            copertine e delle pagine interne si accompagna a 
                            decorazioni simboliche e soluzioni grafiche sempre 
                            diverse, in sintonia con i contenuti di ogni 
                            episodio, che esprimono quanto non sarebbe possibile 
                            dire a parole. Ciò influisce ovviamente anche sul 
                            montaggio narrativo delle vignette, spesso disposte 
                            anche su due tavole, qualche volta seguendo 
                            addirittura un ordine che stravolge con successo 
                            l'abituale senso di lettura. Naturalmente questo può 
                            creare qualche problema ai lettori più pigri, ma non 
                            può mancare di entusiasmare quelli più esigenti e in 
                            cerca di autentica creatività. In Promethea nulla è 
                            lasciato al caso, pur di ottenere un buon effetto 
                            "magico"… 
                             
                             
                            Le quattro armi magiche 
                             
                            
                             Dopo 
                            qualche scaramuccia con dei demoni e un primo 
                            viaggio nell'Immateria, che soddisfano anche 
                            esigenze commerciali d'azione e divertimento, Sophie 
                            comincia a conoscere meglio le Promethee precedenti, 
                            che a turno la guidano nei rispettivi territori 
                            immaginari e le forniscono metaforicamente quattro 
                            armi magiche, cioè degli insegnamenti che le diano 
                            maggior comprensione e potere sia sulla fantasia che 
                            sulla realtà. Le quattro armi, ispirate ai semi 
                            delle carte spagnole e napoletane: Coppe, Spade, 
                            Denari e Bastoni, in qualche modo coincidono con i 
                            quattro strumenti magici della tradizione celtica 
                            che si dice i mitici dèi irlandesi, i Tuatha De 
                            Danann (Le Genti della Dea Dana), avessero portato 
                            da Tir Nan Og (La Terra della Gioventù): il 
                            calderone di Dagda, la spada di Nuada, la pietra di 
                            Fal e la lancia di Lug, attributi dei più importanti 
                            dèi o eroi d'Irlanda (9). Secondo Moore, la coppa 
                            rappresenta la Compassione, la spada l'Intelletto, i 
                            denari il Mondo Fisico e il bastone la Volontà, ma 
                            si identificano anche coi quattro elementi: Acqua, 
                            Aria, Terra e Fuoco, a significare che senza 
                            l'unione di tutti e quattro la nostra natura non 
                            sarebbe completa.  
                            
                             E' 
                            interessante notare come l'Immateria vive di 
                            metafore che rimandano al mondo concreto; benché 
                            teoricamente privo di limiti, nei primi episodi 
                            sembra uno specchio deformato della realtà materiale 
                            in cui certi eventi restano cristallizzati. Non si 
                            può dire comunque che uno dei due mondi, fisico o 
                            immaginario, derivi dall'altro; sono due realtà 
                            intrecciate inestricabilmente, di cui a volte è 
                            difficile stabilire dove si trovino i confini. 
                            Bisogna considerare però che le precedenti Promethee 
                            non si erano allontanate molto dal mondo materiale. 
                            Una di loro, che agiva durante la I Guerra Mondiale, 
                            abita un mondo fiabesco dei sogni, la Misty Magic 
                            Land (Nebbiosa Terra della Magia), ispirata 
                            direttamente alla Slumberland (Terra del Sonno) in 
                            cui agiva Little Nemo nei fumetti di Winsor McCay ai 
                            primi del '900 (10). Un'altra affronta mostri usciti 
                            dai pulps degli anni '30, in una terra chiamata 
                            Hy-Brasil, nome di un'isola mitica della tradizione 
                            celtica (che pare abbia dato il nome al Brasile), ma 
                            che qui indica un antico mondo fittizio affine a 
                            quello in cui si muove Conan il barbaro nei racconti 
                            di Robert Erwin Howard. Un'altra ancora appartiene a 
                            storie a metà tra quelle dei supereroi e quelle dei 
                            fumetti rosa degli anni '50. Ognuna cita una forma 
                            di narrativa popolare di un diverso periodo del 
                            '900, in cui l'unico limite è la fantasia degli 
                            autori, che è pur sempre un limite. 
                            
                             Anche 
                            il mondo di Sophie, una New York di un anno 2000 più 
                            avanzato del nostro, è un luogo ideato da uno 
                            scrittore, quindi, a rigor di logica, dovrebbe 
                            anch'esso far parte dell'Immateria, ma meglio stare 
                            al gioco e fingere che sia reale, o le domande 
                            successive sarebbero: "Quanto è reale il nostro 
                            mondo?" - "Ci sarà qualcuno che sta immaginando 
                            noi?". Eppure il nome Sophie Bangs non sembra 
                            casuale, anche se Moore dice che quando iniziò la 
                            serie non sapeva che un altro scrittore di nome 
                            Bangs avesse già ambientato un romanzo in un mondo 
                            immaginario (11). Sophie è diminutivo di Sophia, che 
                            in greco significa Sapienza, proprio ciò di cui sono 
                            "amanti" coloro che si dicono filosofi (12). Inoltre 
                            nella Cabala, la fonte nascosta del Tutto, 
                            identificata con Dio, è chiamata En Soph 
                            (l'Infinito) e Sophie è spesso chiamata Soph 
                            dall'amica Stacia. Come le dice il mago Jack Faust 
                            prima di far sesso con lei, "tutto ha un significato 
                            magico". Sophie, che non a caso è una studentessa, 
                            in quanto simbolo non dichiarato della potenziale 
                            "Sapienza Infinita" a cui gli esseri umani possono 
                            accedere, ha bisogno però che qualcuno le insegni, o 
                            le ricordi, ciò che in fondo dentro di sé potrebbe 
                            già sapere. Molte rivelazioni somigliano ad un 
                            risveglio di ciò che è già in noi. 
                            
                             Pur 
                            senza essere freudiani, diventa quindi chiaro, se ci 
                            si pensa, che la coppa rappresenta anche il sesso e 
                            la natura femminile, mentre il bastone è anche il 
                            sesso e il principio maschile, come Jack Faust 
                            insegna alla nuova Promethea con una dimostrazione 
                            molto, molto esplicita. Invece nelle carte francesi 
                            e toscane, appartenenti evidentemente ad ambienti 
                            più raffinati, i semi si stilizzano e si 
                            "ingentiliscono": le coppe diventano i cuori, 
                            simbolo ancora più chiaro della compassione, le 
                            spade diventano le picche (in inglese spades, 
                            "vanghe", come se l'intelletto dovesse anche scavare 
                            oltre ad essere affilato), i denari diventano i 
                            quadri (in inglese diamonds, "rombi" o "diamanti", 
                            quindi ancora più legati alla terra e al mondo 
                            fisico) e i bastoni diventano i fiori (ma in inglese 
                            conservano lo stesso nome, clubs, letteralmente 
                            "clave" o "mazze"). 
                            
                             L'apprendistato 
                            della magia, come dell'arte, non può però essere 
                            solo intellettuale e necessita di esperienze 
                            pratiche. L'atto sessuale con Faust, più che a 
                            soddisfare un vecchio libertino, serve a 
                            Promethea-Sophie per comprendere non solo con la 
                            testa, ma con tutto il suo essere, cosa significa 
                            spostarsi su altri livelli di coscienza. Il 
                            cosiddetto sesso tantrico (13), creando 
                            identificazioni successive con i diversi chakra, le 
                            fa sperimentare anticipatamente le emozioni 
                            contrastanti ed estatiche che la attendono in quello 
                            che sarà il suo viaggio più importante: l'ascesa 
                            verso le sfere più elevate della Cabala (14). 
                             
                             
                            L'Albero della Cabala 
                             
                            
                             Dopo 
                            un periodo di studi con Jack Faust, ricevuta 
                            un'ultima serie di insegnamenti dai serpenti del suo 
                            caduceo in un episodio particolarmente sperimentale 
                            (15), Promethea si immerge nell'Immateria seguendo 
                            la mappa dell'Albero della Vita, una struttura 
                            evidentemente immaginaria messa a punto dalla 
                            Cabala, la tradizione mistica ebraica, a cui sono 
                            stati sovrapposti nel corso dei secoli moltissimi 
                            simboli di diversa provenienza. E' considerata una 
                            rappresentazione sintetica sia della natura umana 
                            che dell'intero Universo, in una stretta 
                            corrispondenza tra microcosmo e macrocosmo, tra ogni 
                            individuo e l'Essere Cosmico che costituirebbe il 
                            doppio privo di limiti di ognuno di noi (16). Libri 
                            recenti sulla Cabala tendono a proporre l'uso 
                            dell'Albero della Vita per affrontare e risolvere 
                            anche i più banali problemi quotidiani, più che per 
                            pure meditazioni mistiche, trattandone i segreti, a 
                            questo punto non più tanto "segreti", in modo meno 
                            serioso e più accessibile, ma anche enormemente 
                            semplificato, rispetto ai trattati antichi. Senza 
                            togliere nulla alla profondità degli studi esoterici 
                            di Moore, devono essere stati probabilmente manuali 
                            "pratici" di questo tipo a fornirgli gli strumenti 
                            più utili per districarsi nella materia (17).  
                            
                             La 
                            scusa per il viaggio è fornita dalla ricerca 
                            dell'anima di Barbara Shelley, la Promethea prima di 
                            Sophie, che dopo morta si è addentrata nell'Immateria 
                            per ricongiungersi allo spirito del marito. Da 
                            questo momento gli elementi più avventurosi e 
                            dinamici, già messi da parte più d'una volta, sono 
                            delegati alle apparizioni saltuarie di un'altra 
                            Promethea che sostituisce Sophie sulla Terra, mentre 
                            gli autori passano a concentrarsi sulle fantastiche 
                            rappresentazioni delle sfere cabalistiche, 
                            accompagnate da dotte e ironiche dissertazioni 
                            filosofiche. I lettori neofiti scoprono così che 
                            l'Albero della Vita è diviso in dieci sfere o centri 
                            manifesti, chiamati Sefiroth (Numeri), disposti in 
                            ordine progressivo a partire dall'alto, identificati 
                            tra l'altro coi pianeti e collegati da ventidue 
                            "vie" o "strade", a loro volta identificabili con le 
                            carte dei Tarocchi (18).  
                            
                             Il 
                            viaggio di Promethea parte ovviamente dalla Sefirah 
                            di Malkut, il "Regno", che corrisponde al pianeta e 
                            all'elemento Terra ed è il piano materiale su cui 
                            viviamo fisicamente, mentre dentro e attorno a noi 
                            si svolge il "discorso divino" (19). Da qui prende 
                            la 32° via, corrispondente alla carta dell'Universo 
                            (o "Il Mondo"), che raffigura una donna che danza 
                            con un serpente (20). Supera poi il fiume Stige, che 
                            nei miti greci divide il mondo dei vivi da quello 
                            dei morti, e giunge alla Sefirah di Yesod, il 
                            "Fondamento", che corrisponde alla Luna ed è legata 
                            alla sessualità (21) e ai sogni, che già nella 
                            Cabala si identificavano con un abisso della 
                            coscienza analogo al Subconscio. Qui Promethea, in 
                            mezzo a immagini di personaggi reali e fantastici, 
                            tra cui vari "viaggiatori lunari", ritrova la 
                            propria amica e proseguono insieme la ricerca. 
                            L'associazione tra il mondo inconscio dei sogni e il 
                            regno dei morti mitologico è esplicita (22). Qui si 
                            possono incontrare solo parvenze di vita, dei sogni 
                            appunto, doppi inconsistenti e prevedibili delle 
                            vite reali; per trovare i simboli che danno forza e 
                            sostanza all'anima occorre andare oltre. 
                            
                             Percorrendo 
                            a ritroso la "folgore" dell'Albero della Vita, 
                            ovvero la strada simbolica che avrebbe compiuto lo 
                            Spirito Divino per manifestare il Mondo, prendono 
                            quindi la via che equivale alla carta del Sole e che 
                            le conduce alla Sefirah di Hod, lo "Splendore" (o 
                            "Maestà"), la sfera di Mercurio, associata anche 
                            all'omonima sostanza, che è il regno dell'intelletto 
                            razionale e del linguaggio. Qui trovano gli dèi 
                            della magia che avrebbero inventato Promethea e i 
                            loro corrispondenti di altre culture, oltre ad 
                            alcuni moderni maghi. Poi attraversano la via della 
                            Torre e passano nella Sefirah di Netzach, la 
                            "Vittoria" (o "Eternità", o "Pazienza"), sfera dei 
                            sentimenti istintivi e del pianeta Venere, che 
                            bilancia quella dell'intelletto ed è associata 
                            all'elemento Acqua (23). Il successivo passaggio 
                            cruciale è la via della Morte, che è indispensabile 
                            accettare e superare, rinunciando al proprio io 
                            terreno, per accedere alla Sefirah di Tifareth, la 
                            "Bellezza" (o "Gloria", detta anche Rachamim, 
                            "Pietà"), sfera del centro della coscienza che si 
                            identifica col Sole e con l'Oro e rappresenta il 
                            punto più alto della personalità umana, l'io di 
                            ognuno di noi che coincide con quello dell'Universo, 
                            la voce percepibile del respiro divino, ovvero suo 
                            figlio (24). 
                            
                             Viene 
                            poi la strada della Giustizia che le porta alla 
                            Sefirah di Geburah, la "Forza" (o "Potenza", detta 
                            anche Din, "Giustizia"), la sfera di Marte associata 
                            all'elemento Fuoco, che rappresenta la volontà e il 
                            giudizio della parte superiore dell'Anima, un luogo 
                            pericoloso se ci si identifica troppo con esso 
                            perché può portare a eccessiva severità e 
                            distruzione, ma da lì la via della Forza le conduce 
                            alla Sefirah che lo bilancia, Chesed, la 
                            "Misericordia" (o "Amore"), sfera del pianeta Giove 
                            associata all'Aria (ma anche all'Acqua, per 
                            contrapporla al fuoco di Geburah), in cui ci si 
                            identifica con la benevolenza paterna, l'aspetto 
                            creativo e protettivo degli dèi del cielo. Da questo 
                            punto però non c'è sull'Albero un sentiero diretto 
                            che porti alla sfera successiva lungo la "folgore 
                            divina" e del resto nei miti sembra che la folgore 
                            venga da qui, dalla mano di Zeus o dal martello di 
                            Thor. Si direbbe che abbia percorso una via che non 
                            esiste più, o che solo la Divinità poteva 
                            percorrere. Inoltre lungo la sua strada è posta una 
                            sfera occulta priva di numero, chiamata Daath, la 
                            "Conoscenza" (25), nel punto in cui un "abisso" 
                            divide le sfere degli archetipi dell'Anima da quelle 
                            più alte, appartenenti direttamente allo Spirito 
                            Divino. In realtà sulla "mappa" ci sarebbero altre 
                            strade secondarie che potrebbero portare lassù (26), 
                            ma è chiaro che Moore, come autore, non ama le 
                            comode scorciatoie, quindi deve far superare alle 
                            sue eroine quel baratro e lo fa creando qualcosa di 
                            originale, enigmatico e, come sempre, geniale, in 
                            cui si intravedono soprattutto gli echi delle opere 
                            di Howard Phillips Lovecraft. 
                            
                             In 
                            qualche modo riescono dunque a raggiungere la terza 
                            Sefirah, Binah, la "Comprensione" (o 
                            "Intelligenza"), la stabile sfera di Saturno, che 
                            rappresenta l'amore e la consapevolezza spirituale, 
                            il principio passivo, la parola interna non udibile, 
                            il "Mondo Futuro" a cui tornano le anime. Qui appare 
                            loro la doppia natura dell'aspetto più alto della 
                            Dea Madre, di cui la stessa Promethea non è che un 
                            aspetto. Poi la via dell'Imperatrice, un altro 
                            simbolo del potere generativo della Dea, le porta 
                            alla seconda Sefirah, Chokmah, la "Saggezza" (o 
                            "Sapienza"), il pensiero abissale che rappresenta la 
                            volontà e il fine dello Spirito Divino, che origina 
                            e governa ogni attività e dinamismo (27), il 
                            principio maschile che si unisce al principio 
                            femminile e che Moore e Williams rappresentano senza 
                            nessuna soggezione o censura dogmatica. L'11° 
                            sentiero, quello del Matto, le porta infine a 
                            ritrovare il marito di Barbara nella prima Sefirah, 
                            Kether 'Eliyon, la "Corona Suprema" (chiamata anche 
                            Ayn, il "Nulla"), l'Io Universale in cui tutte le 
                            differenze si dissolvono, il punto abbagliante senza 
                            dimensioni o movimento, il vuoto in cui l'Infinito 
                            si manifesta e da cui scaturisce il Tutto (28).  
                            
                             Ogni 
                            tappa, compresa l'ultima, è rappresentata con una 
                            cura e un'attenzione ai minimi dettagli che rasenta 
                            la perfezione Questo viaggio potrà anche risultare 
                            un po' noioso per chi si entusiasma solamente quando 
                            può tifare tra due energumeni che se le suonano, ma 
                            è quanto di più vicino alla Divina Commedia sia mai 
                            stato realizzato nel mondo del Fumetto (29), anzi, 
                            senza entrare nel merito artistico, Moore usa delle 
                            allegorie più universali di quelle di padre Dante e 
                            pur rivendicando una certa sostanza alla fantasia, 
                            ha l'accortezza di tenere separati i diversi piani, 
                            senza confondere le metafore con delle realtà 
                            concrete. 
                             
                             
                            Doppia battaglia tra esseri duplici 
                             
                            
                             Promethea 
                            n° 24 è l'ennesimo numero particolarmente originale 
                            in una serie in cui non esistono episodi banali. 
                            Tornata dal suo viaggio, Sophie si deve scontrare 
                            con la Promethea che aveva lasciato al suo posto e 
                            che è un po' refrattaria a ritornarsene in pensione. 
                            Assistiamo in parallelo al flashback di un lontano 
                            ricordo sepolto, di un'epoca in cui ci furono 
                            contemporaneamente due Promethee, una cristiana e 
                            una musulmana, incapaci di comprendersi e destinate 
                            a combattersi senza esclusione di colpi, pur essendo 
                            due forme della stessa persona simbolica. Mentre 
                            passato e presente si confondono, assistiamo quindi 
                            ad un doppio conflitto tra due coppie di fantastici 
                            doppi magici incarnati in corpi di donne diverse, 
                            che però condividono essenzialmente una sola natura 
                            ed una sola anima. Chi ne ha voglia, può anche 
                            approfittarne per chiedersi se quando combattiamo 
                            qualcuno non stiamo per caso combattendo noi stessi, 
                            o riflettere su quale sia il senso di considerare 
                            sempre giusta la nostra violenza e sbagliata solo 
                            quella degli altri. Non male in fondo, per un 
                            episodio su una semplice "scazzottata". 
                             
                             
                            L'Apocalisse prossima ventura 
                             
                            
                             Il 
                            quinto e ultimo volume della serie è ambientato tre 
                            anni dopo il quarto; nel frattempo Sophie Bangs ha 
                            tentato di evitare i suoi doveri di Promethea, 
                            perché sembra che questi comprendessero qualcosa di 
                            cui la maggior parte della gente ha una cattiva 
                            opinione: la fine del Mondo. In questo caso, diciamo 
                            però che si tratta della fine di un mondo fatto di 
                            guerre, sopraffazioni, odio, miserie e sistematiche 
                            violenze di ogni genere, un mondo politico, 
                            economico, religioso, ideologico e tecnologico che 
                            troppo spesso continua ad essere disumano e 
                            disumanizzante e la cui fine, tutto sommato, non 
                            sarebbe quindi necessariamente una brutta cosa. In 
                            cosa poi consista esattamente questa "fine del 
                            Mondo" non è del tutto chiaro fino alla conclusione 
                            della storia e non si può certo essere così crudeli 
                            da anticiparlo qui.  
                            Comunque di Apocalissi ne sono già state raccontate 
                            tante, soprattutto se si considera che ancora non ne 
                            è mai capitata nessuna. Le più belle, come sempre, 
                            sono quelle mitologiche, che se non altro hanno il 
                            pregio di poter essere interpretate in molti modi. 
                            Nei miti dell'India (30) come nel Ragnarok della 
                            Scandinavia (31), nonostante certi elementi cruenti, 
                            c'è un aspetto consolante: dopo la fine del mondo 
                            attuale ne nascerebbe un altro, con degli dèi nuovi 
                            di zecca, probabilmente destinati a loro volta a 
                            scomparire per poi essere sostituiti da altri 
                            insieme al loro mondo. La morale è che l'esistenza è 
                            un ciclo, perché nasca qualcosa di nuovo deve morire 
                            il vecchio e da ogni fine può rinascere qualcosa. 
                            Invece nelle religioni monoteiste o legate ad un 
                            presunto profeta storico, che si chiami Siddharta, 
                            Jesus o futuro Messia, c'è questo dio umanizzato, o 
                            essere umano divinizzato, a cui viene lasciata la 
                            bella responsabilità di venire alla fine di tutto a 
                            constatare i disastri che si saranno combinati nel 
                            frattempo, a rimettere a posto in qualche modo i 
                            cocci e a spengere la luce definitivamente dietro di 
                            sé allo scadere dell'orario di chiusura.  
                            
                             Il 
                            ciclo conclusivo di Promethea prende qualcosa da 
                            entrambi questi modi di concepire la fine, ma non 
                            sposa completamente nessuno dei due. Per la verità 
                            non si può dire che la rivelazione finale della 
                            storia giunga del tutto inattesa, per lo meno per 
                            chi si intende minimamente di cose esoteriche, anche 
                            perché Moore, nel suo desiderio di diffusione della 
                            sapienza misterica, aveva distillato tutta una serie 
                            di rivelazioni continue, un po' per volta, nel corso 
                            della serie e, così facendo, inevitabilmente aveva 
                            già anticipato molto. Un lettore smaliziato insomma 
                            potrebbe anche intuire a grandi linee cosa lo 
                            attende nell'ultimo volume, al di là del fatto che 
                            la storia è come sempre narrata in modo 
                            meraviglioso, col notevole apporto dei "dipinti 
                            fotografici" di Josè Villarubia e ricorrendo in modo 
                            inatteso anche ad elementi quotidiani che vengono 
                            caricati di un significato magico senza limiti. La 
                            realtà apparente delle cose viene semplicemente 
                            scardinata più volte e poi ricomposta. La doppia 
                            natura dell'esistenza risulta ormai evidente agli 
                            occhi di chiunque voglia vederla. Il dirompente 
                            potere della fantasia si mostra in tutta la sua 
                            innegabile verità e poi si nasconde ancora dietro 
                            tentativi di spiegazioni razionali. La protagonista 
                            cresce, matura, cambia e compie azioni definitive e 
                            "irrimediabili", senza nessuna apparente possibilità 
                            di tornare sui suoi passi. Sullo sfondo intanto, 
                            personaggi estremi, colti nel loro più estremo 
                            momento di inquietudine, tentano di cogliere le loro 
                            ultime occasioni prima della fine… ma quello che 
                            comunque è veramente affascinante e rivoluzionario 
                            in questa Apocalisse, al di là del fatto che il 
                            mondo raggiunga o meno la tanto sospirata pace, è 
                            che ad accoglierci, alla fine, una volta tanto ci 
                            sia una bella donna. 
                             
                            Titolo: Promethea (serie di 5 volumi) 
                            Testi: Alan Moore 
                            Matite e dipinti: J. H. Williams III (con la 
                            collaborazione di Charles Vess e Josè Villarubia) 
                            Chine: Mick Gray  
                            Colori digitali: Jeremy Cox 
                            Edizione italiana: Magic Press  
                            Formato: variabile tra 168 e 192 pagine 
                            Rilegatura: in brossura con bandelle 
                            Prezzo: variabile tra € 13 e € 15,50 a volume 
                             
                            Su Promethea vedere anche 
                            
                            www.angelfire.com/comics/eroomnala/Promethea.htm
                             
                             
                             
                            Note: 
                             
                            1) Sul carattere schizoide e schizofrenico vedere ad 
                            esempio il volume di Ronald Laing "The Divided 
                            Self", Tavistock Publications 1959 - edizione 
                            italiana "L'Io Diviso", Einaudi 1969. 
                             
                            2) "Lo spazio all'interno della nostra casa è 
                            interamente nostro, eppure se facciamo un passo 
                            fuori dalla porta d'ingresso ci ritroviamo in una 
                            strada, in un mondo che è mutuamente accessibile e 
                            aperto a tutti. E se questo fosse vero anche per la 
                            mente? E se potessimo viaggiare oltre i confini 
                            dello spazio mentale individuale verso lo spazio 
                            comune esterno, dove potremmo incontrare le menti di 
                            altre persone in uno spazio condiviso? Questo 
                            potrebbe spiegare di colpo fenomeni controversi come 
                            quella che viene definita telepatia o trasmissione 
                            delle conoscenze a distanza, ma spiegherebbe anche 
                            dei fenomeni più ordinari, anche se altrettanto 
                            intriganti. Quando James Watt scoprì la propulsione 
                            a vapore, per esempio, ci fu un gran numero di altri 
                            inventori a cui venne la stessa idea nello stesso 
                            anno, in modo del tutto indipendente…" (da "Alan 
                            Moore intervistato da Eddie Campbell" - traduzione 
                            di Smoky Man - introduzione al volume "Serpenti e 
                            Scale" di Moore e Campbell, edizione italiana Black 
                            Velvet Editrice 2003) 
                             
                            3) "Quando venni per la prima volta iniziato alla 
                            magia, si trattò di un evento spontaneo, non 
                            stabilito: i miei pensieri parvero focalizzarsi su 
                            un argomento, che la consapevolezza è uno spazio, la 
                            mente può essere osservata come uno spazio e quello 
                            spazio può essere occupato. Ci possono essere entità 
                            che sono indigene di quello spazio. Flora e fauna 
                            del mondo mentale, il ché credo sia più che 
                            sufficiente a spiegare tutti i demoni, gli angeli, 
                            le chimere, gli alieni grigi, gli elfi, i folletti, 
                            le fate della cultura umana." (da un'intervista ad 
                            Alan Moore, a cura di Barry Kavanagh - traduzione di 
                            Smoky Man dal sito Ultrazine.it) 
                             
                            4) Con gli editti di Tessalonica (380 d.C.) e 
                            Costantinopoli (392 d.C.) emanati da Teodosio, il 
                            Cristianesimo di confessione cattolica diventò la 
                            religione ufficiale di stato dell'Impero Romano e 
                            tutti gli altri culti, cristiani e non cristiani, 
                            vennero aboliti e dichiarati fuori legge, tutto ciò 
                            anche come conseguenza dell'opera propagandistica e 
                            autoritaria, profondamente fanatica e intollerante, 
                            del vescovo di Milano Ambrogio, poi naturalmente 
                            santificato dai cattolici. 
                             
                            5) Nel 415 d.C., il patriarca cristiano di 
                            Alessandria d'Egitto, Cirillo, istigò i suoi monaci 
                            combattenti ad uccidere la nota "maestra di 
                            filosofia" Ipazia (Hypatia: 370-415 d.C.), figlia di 
                            Teone, matematico e Rettore dell'Università di 
                            Alessandria. Donna di grande saggezza versata in 
                            filosofia, matematica e astronomia, Ipazia aveva 
                            fondato una scuola rinomata, rivolgendo i suoi 
                            insegnamenti soprattutto alle giovani donne, per 
                            emanciparle dall'atteggiamento maschilista 
                            dell'epoca. (…) Cirillo ordinò la sua cattura e la 
                            mandò a morte, in una chiesa, facendola scarnificare 
                            viva con conchiglie taglienti; i suoi resti furono 
                            gettati in una cloaca. (…) Cirillo fu in seguito 
                            canonizzato dalla chiesa ed ancora oggi viene 
                            celebrato ad Alessandria il 9 Febbraio e nelle 
                            chiese latine il 28 Gennaio. Ipazia era talmente 
                            stimata e apprezzata per la sua brillante 
                            intelligenza che il suo assassinio è stato 
                            considerato da molti come la morte del mondo e della 
                            cultura pagana. (…) anche i suoi discepoli furono 
                            uccisi, gli scritti bruciati ed i suoi insegnamenti 
                            andarono in parte perduti. Alcuni suoi lavori, 
                            conosciuti anche in Oriente, vennero tradotti in 
                            arabo e furono resi noti in Occidente dopo oltre 
                            mille anni di silenzio. (sintetizzato dal sito 
                            Alatheus.it) - Ipazia è apparsa anche in un fumetto, 
                            nella storia di Corto Maltese "Sirat Al-Bunduqiyyah 
                            - Favola di Venezia", realizzata da Hugo Pratt nel 
                            1977, e in un film del 2009, "Agorà" diretto da 
                            Alejandro Amenábar e interpretato da Rachel Weisz 
                             
                            6) "Non faccio distinzioni tra magia e arte. Quando 
                            mi misi nella magia, compresi che lo avevo fatto per 
                            tutto il tempo, da quando scrissi la mia prima 
                            patetica storia o poesia quando avevo dodici anni o 
                            qualsiasi altra cosa. Questa è stata la mia magia, 
                            il mio modo di averci a che fare." (da un'intervista 
                            ad Alan Moore, a cura di Barry Kavanagh - traduzione 
                            di Smoky Man dal sito Ultrazine.it) 
                             
                            7) Glykon fu un dio venerato per breve tempo in 
                            Dacia, oggi parte della Romania, nel II secolo d.C. 
                             
                            8) sulle performance di Alan Moore e le versioni a 
                            fumetti di Eddie Campbell che ne sono state tratte, 
                            vedere articolo "Alan Moore: Eroi, orchi e serpenti" 
                            www.de-code.net/approfondimenti_scheda.asp?tipo=1&id=10 
                             
                            9) Sia la Spagna che la Francia, in cui gli attuali 
                            semi e figure furono aggiunti alle carte da gioco 
                            provenienti dai paesi arabi, erano e sono abitate da 
                            popoli d'origine celtica. - Le quattro armi magiche 
                            dei Thuata De Danann sono anche al centro di una 
                            storia a fumetti della serie di Slaine, The Horned 
                            God, scritta da Pat Mills, dipinta da Simon Bisley e 
                            liberamente ispirata a leggende irlandesi (edizione 
                            italiana, in tre album: Il Dio Cornuto, Magic 
                            Press). - Il tema di queste quattro armi mitiche è 
                            stato sviluppato, in modo molto diverso, anche da 
                            Alfredo Castelli nella sua serie di Martin Mystère, 
                            ipotizzando una loro improbabile origine 
                            extraterrestre. 
                             
                            10) su Little Nemo di Winsor McCay, vedere 
                            l'articolo "Da Freud a Little Nemo… e oltre - 
                            Viaggio cosciente nei sogni a fumetti", alla pagina 
                            www.segretidipulcinella.it/sdp19/art_02.htm 
                             
                            11) Si tratta di John Kendrick Bangs, autore di "Un 
                            Houseboat sullo Stige", Harper 1896. Moore ha usato 
                            il suo libro come spunto per Promethea n° 14, 
                            spacciandone l'autore per un "lontano zio" di Sophie. 
                             
                            12) In greco, Filosofia significa letteralmente 
                            "Amore per la Sapienza". Sophia o Sofa era anche un 
                            appellativo di Athena, in quanto dea della Sapienza. 
                            - Nel Cristianesimo gnostico, Sophia è la luce nata 
                            dalla Fede, che separa il cosmo dal Caos 
                            sottostante, cioè dall'illimitato abisso oscuro 
                            delle acque primordiali, secondo il mito delle 
                            origini del testo copto Pistis Sophia (rinvenuto a 
                            Nag Hammadi, in Egitto, nel 1945 e risalente al 400 
                            d.C.) - In Promethea n°21, Moore identifica la 
                            Sophia con la Shekinah, la Presenza Divina della 
                            Cabala, che si manifesta discendendo nella sfera 
                            materiale di Malkut, così come Promethea si 
                            manifesta nel corpo di Sophie. 
                             
                            13) Col termine "sesso tantrico" si indicano 
                            impropriamente atti di "magia sessuale" ispirati a 
                            teorie dalle filosofie indiane dello Yoga e del 
                            Tantra, ma in India non risulta sia praticato 
                            fisicamente, almeno non da adepti ortodossi delle 
                            attuali religioni locali, che nonostante l'uso di 
                            simboli sessuali, come il linga (il sesso maschile) 
                            e la yoni (il sesso femminile), attuano una 
                            repressione dei propri istinti anche maggiore di 
                            quelle occidentali. 
                             
                            14) Da sempre le discipline magiche tendono ad 
                            identificare strutture simboliche di diverse 
                            tradizioni mistiche. I sette chakra indiani (una 
                            sorta di centri energetici), si possono far 
                            coincidere con i sette livelli dell'Albero della 
                            Vita cabalistico ed entrambi si possono sovrapporre 
                            a punti del corpo umano in modo abbastanza coerente. 
                             
                            15) In Promethea n° 12 si sovrappongono in modo 
                            coerente: la storia del mondo narrata in rima dai 
                            serpenti, le figure dei Tarocchi, degli anagrammi 
                            del nome Promethea e una barzelletta raccontata 
                            dall'occultista Alistair Crowley. Ogni pagina è una 
                            vignetta che continua nella successiva e l'ultima si 
                            collega alla prima. Il senso può essere che, nella 
                            magia, le corrispondenze (artificiose o meno) 
                            unificano i concetti e svelano le verità comuni. 
                             
                            16) Nei testi cabalistici raccolti sotto il nome di 
                            Zohar (Il Libro dello Splendore) si fa anche una 
                            distinzione interna all'Albero della Vita tra 
                            "Grande Volto" e "Piccolo Volto", descritti 
                            minuziosamente come simboli della doppia natura 
                            dello Spirito Divino e dell'Anima, ovvero il Padre e 
                            il Figlio, che si riflettono l'uno nell'altro. 
                             
                            17) Vedere il libro di Will Parfitt "The Elements of 
                            the Qabalah", Elements Books Limited 1991 - edizione 
                            italiana "La Cabala", Oscar Mondadori 2000 - un 
                            manualetto di Cabala semplificata che descrive 
                            esattamente la stessa struttura e le stesse 
                            corrispondenze dell'Albero della Vita utilizzate da 
                            Moore per Promethea. 
                             
                            18) In versioni antiche le Sefiroth si identificano 
                            anche coi vari nomi di Dio, gli Arcangeli, le 
                            gerarchie angeliche e addirittura con ordini 
                            demoniaci e Arcidiavoli, che ne costituirebbero 
                            l'aspetto negativo, nascosto nei cosiddetti Qliphoth, 
                            i "gusci" che ne restano quando se ne allontana lo 
                            Spirito Divino. Le Sefiroth e le vie che le uniscono 
                            possono essere associate anche a divinità, animali, 
                            piante, pietre, elementi, lettere, punti cardinali o 
                            segni zodiacali, rappresentando tutte le forme in 
                            cui si manifesta la Divinità e quindi l'intero 
                            Universo. - L'identificazione delle ventidue vie con 
                            i ventidue Tarocchi maggiori è dovuta ad occultisti 
                            del XIX secolo, mentre in origine il loro numero era 
                            messo in relazione soprattutto con le ventidue 
                            lettere dell'alfabeto ebraico. 
                             
                            19) La Sefirah di Malkut si identifica anche con la 
                            Shekinà, la "Presenza Divina", in quanto 
                            manifestazione fisica della Divinità, ed è quindi 
                            chiamata anche Regina o Moglie (di Dio). - Nello 
                            Yoga corrisponderebbe al chakra Muladhara, il 
                            "Sostegno alla base", collocato tra ano e genitali, 
                            dove l'energia femminile di Kundalini è 
                            attorcigliata su sé stessa come un serpente (sul 
                            significato di questo simbolo, vedi nota 20) 
                             
                            20) Moore ritiene che rappresenti l'Immaginazione 
                            che si intreccia con la Vita (identificando il 
                            Serpente con la doppia elica del D.N.A.). In effetti 
                            la Dea Madre dei culti antichi (identificabile anche 
                            con Maya, l'Illusione) è spesso associata al 
                            Serpente, simbolo di trasformazione e rinnovamento 
                            legato agli elementi e in genere a tutto ciò che 
                            fluisce, come i fiumi a cui assomiglia, l'energia, 
                            il Tempo e come appunto la Vita. L'interpretazione 
                            di Moore ha il solo difetto di essere un po' 
                            restrittiva, poiché in molti miti il Serpente, in 
                            quanto simbolo del fluire dell'esistenza, è 
                            associato anche ad eventi ciclici naturali come 
                            alluvioni o siccità e non unicamente agli esseri 
                            viventi. - Un grande serpente, o più esattamente un 
                            drago, di nome Nidhogg, si trova anche alle radici 
                            di Yggdrasill, il frassino cosmico che costituisce 
                            un equivalente dell'Albero cabalistico nella 
                            tradizione nordica. 
                             
                            21) In origine Yesod rappresenta il simbolo della 
                            circoncisione, considerata il "fondamento" del culto 
                            ebraico. - Nello Yoga sarebbe il chakra Svadhisthana, 
                            "Che sta al proprio posto", alla base dell'organo 
                            genitale. 
                             
                            22) L'affinità tra simboli degli Inferi e 
                            dell'Inconscio è stata trattata nel 1979 dallo 
                            psicologo James Hillman, nel suo libro "The Dream 
                            and the Underworld" - edizione italiana "Il Sogno e 
                            il Mondo Infero", Adelphi 2003. 
                             
                            23) Hod e Netzach, nello Yoga corrisponderebbero al 
                            chakra Manipura, la "Città della Gemma", posto nella 
                            zona dell'ombelico, in cui si concentrano le 
                            tendenze possessive che in effetti possono essere 
                            comuni sia all'ambito intellettuale e razionale che 
                            a quello sentimentale e istintivo. 
                             
                            24) Tifareth rappresenta la pietà, in quanto 
                            intermediaria tra le sfere superiori del Giudizio e 
                            dell'Amore. - Nello Yoga sarebbe il chakra del 
                            cuore, Anahata, "Che risuona senza colpo", il luogo 
                            in cui gli opposti si uniscono. 
                             
                            25) Nella cabala moderna, Daath è stata identificata 
                            col pianeta Urano, un tempo sconosciuto, mentre 
                            Moore ha preferito un'altra soluzione. - Nello Yoga 
                            corrisponderebbe al chakra della gola, Vishudda, il 
                            "Purissimo". 
                             
                            26) Una delle pochissime imprecisioni di Moore è 
                            quando, su Promethea n° 20, fa dire a Sophie che 
                            "non ci sono vie che partono dalla quarta sfera". In 
                            effetti, oltre a tre vie che tornano indietro, ci 
                            sarebbe stata la 16° strada, quella del Papa, che 
                            però avrebbe avuto il difetto di passare 
                            direttamente alla seconda sfera saltando la terza, 
                            quella della Madre Divina (si sa, i papi negano da 
                            sempre l'aspetto femminile della Divinità…) 
                             
                            27) Nella Bibbia, Binah corrisponde alle acque 
                            primordiali, mentre Chokmah, che nella Cabala 
                            moderna è stata associata al pianeta Nettuno, 
                            corrisponde allo Spirito di Dio che aleggia sulle 
                            acque. - Binah e Chokmah nello Yoga corrispondono al 
                            "terzo occhio" tra le sopracciglia, Ajna, "Dove si 
                            realizza il comando", e infatti quando Promethea 
                            visita queste due sfere appare sulla sua fronte un 
                            terzo occhio inscritto in un triangolo. - In Binah, 
                            sfera di Saturno, Moore inserisce anche delle falene 
                            di una specie chiamata Saturniae Promethea, "Promethea 
                            di Saturno", della cui esistenza pare non fosse a 
                            conoscenza quando iniziò a scrivere la serie. 
                             
                            28) Nella Cabala moderna, Kether è fatta coincidere 
                            col pianeta Plutone, probabilmente perché anche 
                            l'antico dio degli Inferi rappresentava il Nulla che 
                            segue o precede l'esistenza. - Nello Yoga 
                            corrisponderebbe al chakra Sahasrara, il "Loto dai 
                            Mille Petali", alla sommità del capo, appena sotto o 
                            appena sopra la calotta cranica. 
                             
                            29) La struttura dell'Universo della Divina Commedia 
                            è simile ad un'altra immagine cabalistica delle 
                            Sefiroth: l'Adam Qadmon, l'"Adamo Celeste", l'Uomo 
                            Cosmico inscritto in dieci sfere concentriche, il 
                            cui punto centrale, la Sefirah di Yesod, coincide 
                            con il suo sesso e corrisponde anche alla posizione 
                            dell'Inferno dantesco. Dante prima scende negli 
                            Inferi e poi risale dall'altra parte della Terra, ma 
                            la sua direzione non cambia, come se percorresse in 
                            linea retta l'Albero della Cabala, da Malkut verso 
                            Kether. Quindi il cunicolo che dal centro della 
                            Terra lo porta all'isola del Purgatorio e poi il 
                            monte del Purgatorio stesso corrisponderebbero alla 
                            via dell'Arte, che si interseca con quella della 
                            Torre e che conduce a Tifareth, la sfera del Sole. 
                            Questa si può considerare in relazione con il 
                            giardino dell'Eden che è in cima al Purgatorio, dove 
                            Dante invoca Apollo e vede sorgere un Sole che lo 
                            illumina. L'albero proibito della Conoscenza, che 
                            sovrasta l'Eden, può essere in relazione con la 
                            Sefirah occulta della Sapienza, Daath, o con le 
                            Sefiroth superiori in genere, come dice anche il 
                            testo cabalistico dello Zohar. Saranno coincidenze, 
                            ma mentre la guida di Dante lungo la "via dell'Arte" 
                            era un artista, Virgilio, lungo l'equivalente della 
                            via della Papessa, che porta da Tifareth a Kether, 
                            lo accompagna invece una donna, Beatrice. I nove 
                            cieli del Paradiso dantesco più quello della Terra 
                            sono poi identici ai dieci cerchi dell'Adam Qadmon e 
                            rappresentano le stesse sfere dei pianeti 
                            cabalistici (quelli conosciuti dagli antichi) 
                            associate a significati più o meno analoghi e poste 
                            nello stesso ordine, anche se numerate in senso 
                            inverso. Infine l'Empireo di Dante corrisponde 
                            perfettamente a Kether. 
                             
                            30) Il principale mito apocalittico indù, dice che 
                            l'ultima incarnazione di Vishnu, chiamata Kalkin, 
                            col suo cavallo bianco e la sua spada fiammante 
                            "purificherà" il Mondo dal male, ponendo fine al 
                            Kali Yuga, l'attuale "Età Perdente", a cui, dopo un 
                            crepuscolo di 360.000 anni, seguirà un nuovo Krta 
                            Yuga, o "Età Perfetta".  
                             
                            31) Il Ragnarok, o Crepuscolo degli Dèi, degli 
                            antichi popoli nordici, in cui i Troll e i Giganti 
                            insorgeranno contro gli dèi di Asgard e l'oscuro dio 
                            Surtur salirà dall'abisso con la sua spada di fuoco 
                            a incendiare il Mondo, è stato narrato anche a 
                            fumetti, da Lee e Kirby in due puntate di Tales of 
                            Asgard del 1966, e poi ha minacciato di verificarsi 
                            più volte nelle storie di Thor. La versione 
                            operistica germanica, capitolo conclusivo del ciclo 
                            dell'Anello di Wagner, è stata adattata a fumetti 
                            due volte, da Roy Thomas e Gil Kane e da P.Craig 
                            Russell. 
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