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Il mio giardino: Toni Melillo un cantautore eclettico
intervista a cura di Alessandro Rizzo

Il mio giardino: Toni Melillo un cantautore eclettico
 

A cura di Alessandro Rizzo


Qualcuno parla di "cantautorato italiano tinto di jazz, intriso di California e suadenti atmosfere brasiliane", è Jam, nota e autorevole rivista di musica, in una recensione di marzo; qualcun altro parla di "piccoli blues e serenate" e di "di voci off alla Tom Waits e di archi muove", ed è Repubblica, niente meno che uno dei maggiori quotidiani italiani.
Parliamo di Toni Melillo ed è uno dei nostri intervistati. Lavora da solo e si considera come colui che trova la canzone già presente nel reale: è come un'antenna che capta.

Quale è stato il lavoro di produzione del disco?

Il disco nasce da un'esigenza artistica, in quanto era già un pensiero avuto 3 anni fa, ma ho voluto prendere tutto il tempo necessario. Per portare a compimento questo progetto ho deciso di lavorare da solo e non con l'appoggio di case discografiche che, spesso, premono per l'uscita apportando anche significative modifiche. Ero sicuro di quello che andavo a fare e non volevo essere frustrato da alcuni collaboratori che avrebbero deluso le mie aspettative artistiche. Ho prodotto da solo, pertanto, l'intero disco.

Qual è il metodo e la filosofia di lavoro che c'è dietro alla tua produzione?

Il secondo step, e vengo alla domanda, è consistito nell'azione, ossia la scelta delle canzoni. Molte erano appena nate, altre, invece, erano da un po di tempo nel cassetto. Volevo uniformarle cercando di essere obiettivo. La compilation conta in tutto 21/22 canzoni. Una volta finito di comporle ho dato la copia della demo a persone che stimo chiedendo loro di esprimere delle preferenze sui testi, sulle musiche. Questa è una compilation a cui ho messo mano solo io. Il terzo step è stato il pensiero.
E' stata un'idea mia scegliere la chitarra e la voce. Partendo dall'ascolto e dall'analisi di alcuni dischi, tra cui per esempio It's like this di Rickie Lee Jones, assolutamente minimali. In questo ultimo brano troviamo, infatti, solamente la chitarra, l'acustica e il triangolo. Nella compilation parto con brani dove si trovano solo la chitarra e la voce. All'inizio avevo una specie di "droga", incominciando a "tirare" liste di musicisti. Si inizia con la chitarra, poi si aggiunge la voce, e attorno, infine, iniziano a suonare alcuni strumenti. L'elemento chiave della composizione nasce dalla chitarra e dalla voce. A casa mia quando compongo immetto strumenti che abbelliscono il testo e sembrano, così, girare attorno alla musica principale. La bellezza è l'arte della sottrazione. Io lavoro sulla sottrazione, il disco è molto scarno. Gli arrangiamenti sono piaciuti, e non solo alla critica, soprattutto per l'unicità e l'atipicità della composizione.

Unisci tre generi molto interessanti, apparentemente autonomi: Jazz, bossa nova, e blues. Come mai questa scelta?

Di certo nella musica brasiliana, la bossa nova, trovo eccezionali riferimenti quali Caetano Veloso, Jobim, contaminandoli con un jazz che vede le sue radici in un Gerry Mulligan, in un Rick Jones; c'è da dire che la West Coast ha proprio un mondo acustico interessante. Io adoro esprimere un mondo naif, puro, solare ma anche notturno: voglio fare convergere il malinconico con il solare. Vedi mi capita anche personalmente di trovarmi in una stessa sera bene nel mangiare a cena con pochi amici in uno spazio intimo, per, poi, trovarmi ugualmente bene nell'andare a una grande festa.

Veniamo ora a "Il mio giardino". E' la tua ultima produzione: perchè questo titolo?

Perché ai miei concerti mi capita di mettere sul palco un vaso con una pianta iniziando, poi, a suonare. È il titolo di un mio brano. Ho usato una cura maniacale nella composizione, rispettando i ritmi e le necessità di ogni canzone.
Come accade in un giardino. L'arrangiamento che faccio non è mai forzato perchè seguo cosa richiede la canzone. Per esempio l'80% delle composizioni presenti nella compilation sono nate quando ero su una roccia in Val Grande mentre prendevo il sole e avevo un walkman. Fu in quell'occasione che fissai i punti. Ci sono state delle ventate di luce che mi hanno portato ad arrangiare. Ci vuole una certa capacità in tutto questo: un parallelismo che spesso faccio per spiegare questo è quello di trovare delle affinità tra musica e cucina. Per spiegare ciò prendo un riferimento nel mondo dei cartoni animati. Il topo Ratatouille unisce in cucina, mentre compone le proprie pietanze, gli ingredienti sentendone solo il profumo. Con la testa puoi agire senza possedere gli elementi prima. La canzone è come una pianta che nasce come piccolo germoglio che nasce senza che la curi. Per crescere essa ha bisogno di tanta attenzione.

Parliamo ora dell'idea grafica della compilation: è curiosa e molto affascinante, ce ne puoi parlare?

L'idea grafica è mia. All'inizio ci sono i dischi che hanno segnato la mia vita, che non vuole dire che siano i più belli, ma hanno innaffiato il mio desiderio. La scelta grafica è per me molto raffinata: si vedono delle mani sporche fotografate. Questo significa che come devi sporcarti quando cucini così, anche nella musica, ci metti fatica. Mi sono massacrato anche mentre ero in vasca, cercando un'idea che poi ti giunge da sola. L'Ornito gallum è il fiore che depongo nel vaso ed è diventato leader della mia comunicazione. È buffo come logo. Ed è ancora più curioso pensare che per mesi ho cercato una serra mentre ho scoperto che quella che cercavo era sotto casa mia, sul Lago Maggiore.

Il pubblico come risponde?

Live raccolgo buon successo di pubblico. Ho suonato al Blue Note e a Roma al Palco della musica, al Teatro Paisiello a Lecce, presentandomi con due sul set: chitarra e violoncello, oppure chitarra e voce, sono io, o tromba e contrabbasso, tutto dipende dalla location e dalla presentazione.
Ho cercato di diversificare l'offerta. Il trio, offerta maggiore, è così composta: Daniele Moretto, trombettista, Marco Ricci, contrabbasso, entrambi sono jazzisti, Estela de Casto, violoncellista. Mi diverte l'idea di presentare il mio giardino in modi diversi. A tutto questo, come dicevo, il pubblico reagisce bene, anzi meglio. Dovunque propongo i miei concerti con la mia presentazione, noto subito attenzione e voglia di ascoltare da parte del pubblico. Lavoro molto coi silenzi e sui silenzi perché più si grida e meno le persone ti ascoltano, anche nella musica è così. Il silenzio è la nota più bella tra una nota suonata e l'altra.

Puoi anticiparci le prossime tue produzioni?

"Il mio girardino" è dello scorso anno ma è stato rimesso sul mercato con Microcosmodischi.com, dove puoi ordinarlo.
Sto pensando, ora, al nuovo disco, e da fine luglio e inizio agosto ho iniziato a metterci mano. Io, di solito, compongo prima la musica e poi definisco i testi, a differenza di tanti altri, che fanno viceversa. E' difficile che io vada a cercare la canzone. Io sono come un'antenna ed è la canzone ad arrivare, a essere captata. Faccio musico-terapia con i bambini. Una volta in un'infermieria avevo la chitarra e ho incominciato a suonare creando un miracolo tra i pazienti piccoli: sono scoppiato a ridere. Molte canzoni le devi cercare e trovarle come se tu stessi lavorando la terra.
Hai un sito dove trovare notizie e informazioni su di te, sui tuoi prossimi concerti, sulla tua esperienza artistica e su come acquistare il tuo disco?

Potete accedere al mio sito all'indirizzo www.tonimelillo.com
Sono anche su facebook: Toni Melillo

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