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Dell'odiato amore: un ossimoro senza tempo

recensione di Massimo Acciai


Alberto Presutti, Dell'odiato amore, Libroitaliano Editore, 2004

"Odiato amore": l'ossimoro del titolo dice tutto, o quasi, ma può anche trarre in inganno il lettore superficiale. È uno di quei titoli estremamente evocativi, che ben riassumono il concetto alla base dell'intera silloge poetica e l'ironia che la permea. L'ultima fatica letteraria di Alberto Presutti, noto poeta fiorentino che figura tra i pubblicati e i reperibili in libreria, è - per dirla con parole sue - "dedicata al potere perturbante dell'amore": una tematica dunque universale in cui molti si riconosceranno: chi non l'ha mai provato, questo potere perturbante, in una delle sue molteplici forme? Chi non ha "odiato" l'oggetto sfuggente verso cui si stente irrimediabilmente attratto? Ma anche gli innamorati corrisposti non si ritengano al sicuro dal "potere perturbante", il poeta si rivolge anche a loro…
Dal travaglio del Presutti, che è quello di ciascun uomo, nascono dunque poesie terribilmente sintetiche come strali appuntiti, che si alternano a testi più articolati, i quali tuttavia non superano la ventina di versi: il titolo della raccolta è riecheggiato tra l'altro in "Ricordi nel vento", a mio sentire la chiave di volta dell'intera opera:

Ricordi nel vento.
Ti odio mosso da amore

Un distico che riporta alla mente il celeberrimo "odi et amo" di Catullo; la materia non è infatti nuova nella Poesia, fin dalle sue più antiche radici. L'accostamento di due sentimenti in apparenza opposti quali l'amore e l'odio, entrambi però il contrario dell'indifferenza (forse il sentimento peggiore). Il poeta va oltre, mescolando sapientemente delicatissime liriche per la donna amata e perduta ("Non vedo il tuo sorriso" e "Vorrei amare il ramo") a frustate d'ironia ("Cappotto sportivo" e "Ci provai"), toni alti a studiate cadute nella trivialità, funzionali anch'esse al discorso poetico.
Trentasette testi (indicati ciascuno dal primo verso); trentasette sguardi sull'universo dei sentimenti da trentasette angolazioni diverse tra le infinite possibili, perché ciascuno sperimenta l'amore (e l'odio) a modo suo, eppure tutti possiamo ritrovarvi un po' di noi che spesso non sappiamo "stare accanto al dolore" , attenti a non "confonder il sesso con l'amore"

 

Intervista ad Alberto Presutti

Intervista di Massimo Acciai
 

Ho incontrato per la prima volta Alberto Presutti alla libreria Edison, in Piazza Della Repubblica a Firenze, in occasione della presentazione del suo ultimo libro di poesia, "Dell'odiato amore", nell'autunno 2004. Il poeta mi fu presentato da una comune conoscenza che mi fece apprezzare la sua opera, commentandola insieme nei nostri incontri; più recentemente ho intervistato il Presutti all'Elliot Braun in occasione del progetto video "Firenze Poesia" (nel febbraio 2005). Sempre disponibile e cortese nel proporsi, il poeta si è concesso per una breve intervista tramite e-mail, nei primi afosi giorni del mese di agosto.

1. Cominciamo dai suoi studi, dalla sua formazione culturale…

Ho conseguito la maturità classica presso il Liceo Ginnasio "Galileo"di Firenze nel 1977/78 e poi mi sono iscritto e ho frequentato Giurisprudenza.

2. Quando ha iniziato a scrivere poesia?

Da sempre sono stato attratto dalla seduttività della parola, e dunque sin dall'adolescenza ho iniziato a comporre poesie tanto da stamparmi piccoli libretti che temntavo poi di "vendere" ad amici e compagni di scuola, coi mezzi che può avere un ragazzino dei primi anni settanta quando ancora il pc era fantascienza.

3. Quali sono stati i suoi modelli poetici, gli autori che ha amato di più, che hanno contribuito a formare il suo stile?

Dai poeti classici latini, come Ovidio e Catullo, per citarne solo due, sui quali mi sono formato culturalmente al Liceo, alla poesia della tradizione orale medievale, fino ai nostri giorni, mi perdoni il balzo temporale, per brevità, dove sono stato catturato dai Montale, Ungaretti, Pavese, ma l'elenco sarebbe lungo...

4. Perché la poesia estemporanea?

Come dicevo prima sin da ragazzo ho amato l'uso della parola come elemento creativo, fino ad arrivare ai tempi dell'Università dove mi scoprii doti da novello Cyrano de Bergerac. Credo che la poesia estemporanea abbia la capacità di aiutare tramite la penna del poeta, tutti coloro che necessitano di (ri)trovare le parole per dirlo...affidandosi così ad un "versificatore" di fiducia.

5. So che si è esibito in alcuni locali fiorentini…

Purtroppo la poesia è ciò che manca nella vita quotidiana e i miei Intrattenimenti poetici, consentono di riscoprirla, attraverso i miei versi personalizzati composti nell'immediatezza. Porto pertanto la poesia in ogni luogo di aggregazione, compresi i Locali pubblici.

6. Quale peso ha il retroterra culturale nella creazione poetica?

Direi fondamentale, di primo acchitto, ma ho letto bellissime poesie scritte da poeti che avevano pochissimi studi alle spalle. Per cui credo che la poesia sia una "nota" interiore che vibra se esistente, cantando melodici versi, anche in mancanza di uno specifico backround culturale

7. Quanto conta l'ispirazione, quanto la tecnica?

Credo che da poeta estemporaneo conti molto l'ispirazione come percezione, da poeta e scrrittore classico invece direi che la tecnica è alla base del risultato finale compositivo.

8. C'è una poesia che sente come più rappresentativa? Se sì, qual è?

Domanda assai impegnativa e quasi impossibile da esaudire, ma per risponderle circoscriverò il campo all'ultimissima produzione e a questi poesia d'amore.

Cede improvviso
l'urlato sole di luglio
ad estivo acquazzone
che impudico mostra le tue forme,
la taumaturgica natura
e il tuo roveto irto di spini.
Per te oserò la cattura
e accetterò il confino
se negata m'avrai dimora.

9. Parliamo adesso del suo ultimo libro, "Dell'odiato amore" (2004): molte sarebbero le domande (e poco lo spazio), ma tra le tante vorrei conoscere la genesi della poesia "Amo una donna che non esiste" (titolo che curiosamente riecheggia quello di un mio testo sperimentale in prosa, per cui sento dunque una certa vicinanza d'ispirazione: l'eterno tema della donna ideale e della vana ricerca della medesima)…

"Dell'odiato amore" è un titolo che non è stato compreso, innanzitutto, in quanto fa riferimento esclusivo al potere perturbante dell'amore che come tale muta profondamente il sentire e il fare dell'innamorato felice come di quello irriso, questa è l'"odiosità" dell'amore a mio modo di vedere. E' un libro in piccola parte autobiografico e quella poesia che cita scopre la mia difficoltà di uomo e di artista nel rinvenire nella dimensione reale una donna che risulti tanto particolare da essermi compagna ideale.

10. E' importante uno scambio, intellettuale ma anche umano, con altri che coltivano l'interesse per la poesia? Qual è il suo rapporto con altri artisti fiorentini e, più in generale, italiani?

Io sono stato visto, a lungo, come una eccezione e un eccezione negativa, per la categoria "poeti" in quanto da poeta estemporaneo e "su commissione" vendevo le opere richiestemi dai clienti del mio sito poetando.it e questo mi si rinfacciava. Poi si sono resi conto dell'assurdità dell'ostracismo ...e i rapporti si sono normalizzati. Credo che uno scambio umano e culturale sia opportuno ma non certo indispensabile. Non credo al cosiddetto "Empireo dei poeti", basta coll'autoghettizzazione della categoria.

11. Cosa pensa dei concorsi letterari?

Vede, i miei due volumi, "AbbuffArt" e "Dell'odiato amore" hanno riscosso importanti riconoscimenti a livello di concorsi nazionali e internazionali di poesia. Ma parlo di concorsi seri. Perchè il problema è tutto lì, la poca limpidezza e correttezza di molti concorsi dove vincono le conoscenze e gli interessi personalistici e non la poesia!

12. Progetti per il prossimo futuro?

Un nuovo libro di poesie a carattere questa volta ironico/satirico e un attenzione sempre più particolare a intervenire in programmi radiofonici e televisivi per veicolare la poesia e la poesia come comunicazione di sentimenti ed emozioni al più vasto pubblico possibile.

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