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Cinema

The Terminal
di Marco Di Bari

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di Andrea Cantucci

The Terminal

di Marco Di Bari


di Steven Spielberg. Con Tom Hanks, Catherine Zeta-Jones, Stanley Tucci.

Un viaggiatore di una fantomatica repubblica ex sovietica rimane intrappolato all’aeroporto JFK di New York. Nel suo paese c’è un colpo di stato, non può tornare a casa, né entrare nel territorio degli Stati Uniti, insomma cade in una falla burocratica e il responsabile dell’aeroporto, non sapendo che fare, lo trattiene lì a tempo indeterminato.
Il malcapitato (Hanks) si industria presto, si arrangia con gli avanzi, con ciò che i viaggiatori distrattamente abbandonano in quella specie di limbo, di terra di passaggio che è il terminal. Come lo Charlot di Tempi moderni, il novello ‘vagabondo’ si inserisce nelle fessure della società contemporanea vivendo insieme ai margini e dentro fino al collo, non può fare altrimenti... allora ricicla, ripensa, riutilizza, riesce persino a trovare un lavoro.
In attesa di una firma che non arriva, tra gli impicci di una burocrazia cieca e a tratti ridicola, il nostro eroe impara la lingua, si fa degli amici, corteggia una hostess, si crea una vita in nove mesi circa, ma tutto il tempo ha una telecamera che lo segue, come un grande fratello aeroportuale. Non si può mai credere di essere veramente ai margini.
Bravo Hanks, anche se sempre troppo bonaccione. Zeta Jones è freddina e sembra appiccicata nel film con lo scotch. Grande Stanley Tucci nei panni del dirigente burocrate, ligio e zelante, in fondo, molto in fondo, umano.
Favola quasi dickensiana, sdolcinata, qua e là piacevole. Tratta da una storia vera. Ci sono anche qui gli spunti, le allegorie care a Spielberg, come quelle già viste ad esempio nel cartone-fiaba di sua produzione Fievel sbarca in America: un sistema capitalistico che stritola e un’America meltin’pot che è terribile dapprima con chi l’ha sognata tanto, ma che in fondo offre sempre impreviste possibilità a che si dà da fare ed è composta di uomini accoglienti e dal cuore grande. (?) Che aggiungere? L’umanità dei personaggi primari e secondari è tutta qui, a livello di fiaba appunto, non aspettatevi di più.  

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