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Un'esposizione felina
di Massimo Acciai Baggiani

 

Un'esposizione felina
 

Massimo Acciai Baggiani


Chissą come ci vede un gatto, con quegli occhi enormi ed enigmatici. Chissą chissą come vede il mondo un gatto e quali sono i suoi pensieri. Non lo sapremo forse mai, ma vi sono momenti in cui un gatto e un essere umano entrano in sintonia, comunicano, si comprendono, si amano. Inutile cercare di penetrare la mente felina, molto meglio lasciarsi trasportare da quel fascino senza tempo che invade chiunque - non solo i gattofili - nel trovarsi davanti ad un esponente di questa antica fiera razza. Personalmente sono sicuro di essere stato un gatto in una mia precedente vita: sento un legame particolarmente forte con queste creature pelose, non spiegabile altrimenti.
Da sempre amante dei gatti, non avevo tuttavia mai visitato un'esposizione felina. L'occasione si č presentata oggi, 25 marzo 2017, all'Obi Hall nella mia Firenze, nel magnifico scenario del lungarno. La lunga coda alla biglietteria gią rivelava quanto sia amato questo animale domestico, quanti siano i gattofili disposti a pagare per vedere i loro amici a quattro zampe, antichi dči egizi, seppur per brevi fuggevoli momenti, senza neanche poterli toccare (i cartelli parlano chiaro). L'interno dello storico teatro, sede di eventi di ogni genere, č gremito di persone di tutte le etą che si accalcano intorno alle gabbie per ammirare gli occupanti.
Decine e decine sono i gatti presenti, di ogni razza e dimensione. Alcuni sono giganteschi, altri minuscoli; alcuni ricordano dei ghepardi in miniatura per le caratteristiche striature del manto, altri il manto non ce l'hanno proprio ed esibiscono con fierezza una pelle glabra e rugosa agli sguardi incuriositi: sono i mitici sphynx, che avevo visto solo in foto: hanno un aspetto alieno ma non li trovo affatto brutti, come sostengono in molti, anzi hanno un fascino particolare che me li rende simpatici (č tra l'altro il gatto ideale per chi soffre di allergia o che non vuole avere nulla a che fare con lo spelacchiamento delle altre razze).
I persiani col loro muso schiacciato e lo sguardo severo osservano il va e vieni di persone con impassibile dignitą. Gli abissini e i sacri di Birmania (di cui una coppia di miei amici possiede un esemplare a cui ho badato alcuni giorni quando sono andati via) sono straordinariamente eleganti e signorili. Tutti i gatti sono belli, su questo non ci piove: sia che abbiano un pedigree e un'alta quotazione, sia che siano semplici "comuni" europei.
Viene annunciata la premiazione del gatto pił bello. Mi avvio insieme alla calca sul palco dove il giudice, con in mano un bastoncino alla cui estremitą ci sono alcune piume colorate (serve per attirare l'attenzione dei mici), chiama via via i gatti - tenuti in collo dai rispettivi padroni - in ordine decrescente dalla decima alla prima posizione. Una signora appare visibilmente provata dal peso della sua belva. Colpisce il fatto che tutti i gatti se ne stanno buoni buoni nelle braccia dei padroni, "subendo" quello show (certo strano agli occhi di un felino) con stoica pazienza. Il mio gatto non sarebbe stato in collo per pił di cinque secondi, figuriamoci un quarto d'ora. Si vede che sono abituati. Anche i loro colleghi nelle gabbie appaiono tranquilli e per nulla a disagio nonostante la folla che li osserva bramosa: temevo di trovare povere bestie stressate, invece appaiono tutte tranquille, molte ronfanti, e a loro agio. Sicuramente sono pił stressati i visitatori, ma ripagati di questa esperienza cosģ come lo sono io alla fine del giro, mentre mi avvio verso l'uscita portandomi a casa il ricordo di questa breve panoramica sull'universo felino e qualche foto ricordo.


Firenze, 25 marzo 2017

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