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              Volapük: Un Paese dei Balocchi Linguistico
                         
                    Quante me ne hanno dette quando raccontavo 
                      che stavo imparando il Volapük! Tipico dialogo sull’argomento 
                      che, se mi permettete, vi riporto nella mia bella lingua 
                      materna, il pisano...  
                      di francesco felici
                  
				  Etimologie
				  DO, dalla prima sillaba del cognome
                      del musicista fiorentino G.B. Doni (1594-1647) che per
                      primo la introdusse nella
                      notazione musicale al posto di... 
			a
                      cura di riccardo lupo | 
             
                      
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                    Volapük: Un Paese dei Balocchi Linguistico
 
			   
			      
Quante me ne hanno dette quando raccontavo che 
stavo imparando il Volapük! Tipico dialogo sull’argomento che, se mi permettete, 
vi riporto nella mia bella lingua materna, il pisano: 
 
- Allora oh, n’ai ‘mparate dell’artre di lingue? 
- Eee, o ‘un lo sai ‘e ‘un finisco mai!? 
- Pover’ a noi... O cosa ‘mpari ora? 
- Čččč, ora ce n’ho una ganza a bestia, ir Volapük. 
- Cosa?? Ir volapucche? O cos’č? O ‘ndove lo 
parlano? 
- Nooo, č ‘na lingua ‘nventata, ‘un la parlano ‘n 
nessun posto. 
- Come ‘nventata?! O che ‘nventan’ anco le 
lingue!?? 
- Sě sě, siamo ‘n venti ar mondo a parlalla. 
- ‘N venti!?? O cosa la ‘mpari a fŕ? 
- Perché mi garba. 
- Pover’ a noi... Tiratiiiiii... 
 
Ecco un esempio tipico di reazione che puň 
suscitare la manifestazione dell’interesse per il Volapük. Se deciderete di 
divertirvi ad imparare questa lingua, preparatevi, ve ne diranno di tutti i 
colori. Ma di questo, a noi, che ce ne frega? Via, ora rďomponiamoci un 
gocciolino e ‘nviamo a parlŕ di ‘ose serie...
  
Il Volapük non č stato il primo tentativo di 
elaborare una lingua pianificata universale. Il cosiddetto movimento per la 
creazione di una lingua ausiliaria internazionale, ossia una lingua elaborata 
artificialmente con lo scopo di superare le barriere linguistiche fra i popoli 
di fungere da mezzo di comunicazione neutrale e internazionale, ha tradizioni 
molto antiche.
  
Tutti, o quasi, hanno almeno una volta sentito 
parlare dell’Esperanto, lingua artificiale (chiamandola cosě faccio imbestialire 
gli esperantisti, lo so...) creata da Ludvig Zamenhof e diffusa a partire dal 
1887. Quello che invece pochi sanno č che l’Esperanto non č stato l’unico 
tentativo di creare artificialmente una lingua con l’ambizione che potesse 
diventare strumento di comunicazione universale e elemento di unificazione e 
coesione per tutti i popoli della terra. Certo, l’Esperanto č stata quella che č 
riuscita ad avere un certo successo, seppur relativo, ma prima dell’Esperanto 
sono stati centinaia gli eruditi e gli idealisti che, a partire addirittura 
dall’XI secolo, hanno dedicato fatiche interminabili (e vane!) alla costruzione 
di un sistema di comunicazione linguistica universale. Per una storia 
dettagliata dell’idea di lingua universale rimandiamo alla prima sezione della 
bibliografia. 
  
Veniamo invece alla lingua di cui vi voglio 
raccontare, spero nel modo piů piacevole possibile, in questo mio articolo: il 
mio carissimo Volapük. 
  
I. 
Gli Esordi Del Volapük
  
1. L’Alfabeto Internazionale
  
Le storie di grandi progetti idealisti e 
parzialmente utopici sono molto spesso permeate da un alone mistico, talvolta 
soprannaturale, quasi a volerne sottolineare il mandato divino, ultraterreno, 
dando loro cosě le sembianze di un’elevata missione vňlta al miglioramento 
dell’intera umanitŕ. La storia delle origini del Volapük non fa eccezione, ed č 
anch’essa avvolta da un alone mistico-miracoloso. Ma andiamo per ordine.
  
Intorno alla fine degli anni ’70 dell’Ottocento, 
il prete cattolico del villaggio tedesco di Litzelstetten, nella regione tedesca 
del Baden, di nome Johann Martin Schleyer (1831-1912), udě un contadino 
lamentarsi per il fatto che una lettera che aveva spedito al figlio, residente 
in America, gli fosse tornata indietro a causa della trascrizione errata 
dell’indirizzo. Questo fatto č probabilmente da considerarsi come l’inizio del 
processo che di lě a un paio d’anni avrebbe portato all’inizio dell’elaborazione 
del Volapük. Le lamentele del contadino infatti portarono Schleyer a riflettere 
sulla probabile necessitŕ di un sistema universale di trascrizione (attenzione, 
non ancora ad una vera a propria lingua) che permettesse di superare le 
difficoltŕ di trascrivere un indirizzo in una lingua diversa dalla propria.
  
Detto fatto, all’inizio del 1878 Schleyer elaborň 
un "alfabeto universale" adatto a trascrivere tutti i suoni delle lingue europee 
e non solo. Giŕ fin dall’inizio del suo lavoro a favore della comunicazione 
universale, Schleyer si sentě quasi un eletto da Dio, dal quale sentiva di aver 
avuto la missione di avvicinare, almeno linguisticamente, tutti i popoli della 
terra: "Per l’Europa cristiana un unico alfabeto č tanto necessario quanto 
un’unica religione". [1]
  
L’idea dell’alfabeto internazionale fu accolta con 
notevole favore e in Schleyer si andň rafforzando sempre piů la convinzione 
della natura divina della sua missione. Doveva continuare, dare di piů. E cosě 
fece. 
  
2. La Rivelazione
  
In una notte insonne (non l’avete giŕ sentita 
questa?) del marzo del 1879 arrivň cosě la Rivelazione. Il mattino seguente 
Schleyer cominciň ad elaborare quello che la sua "Rivelazione" gli aveva 
trasmesso e pochi giorni dopo, il 31 marzo 1879, ebbe finalmente pronta, seppur 
ancora a grandi linee, la grammatica di quello che poi sarebbe diventato il 
Volapük.
  
Uno dei vantaggi di Schleyer rispetto a coloro che 
prima di lui si erano cimentati nella creazione di una lingua internazionale 
ausiliaria, č legato al fatto che egli avesse a sua completa disposizione un 
organo di stampa attraverso cui far conoscere e diffondere le sue idee. Schleyer 
era infatti direttore della rivista di poesia cattolica Sionharfe (L’Arpa 
di Sion), che egli stesso aveva fondato nel 1876 e nella quale giŕ a partire dal 
1878 aveva pubblicato brevi note sul problema di una lingua universale. Meglio 
di cosě... In questo modo poteva sfogarsi a pubblicizzare la sua idea, 
pubblicando grammatica, brevi testi tradotti, scritti di matrice piů teorica che 
sostenevano la necessitŕ di una lingua ausiliare internazionale, e cosě via. E 
chi glielo impediva? La rivista era sua! Č un po’ quello che facciamo io e il 
mio collega direttore Massimo Acciai con la presente rivista. Chi ci impedisce 
di raccontare e far conoscere i nostri tanti folli progetti intellettuali? La 
rivista l’abbiamo fondata noi... 
  
3. L’Entwurf
 
 
Ma torniamo a Schleyer. Fu proprio come 
supplemento al numero 35 di Sionharfe, del maggio 1879, che egli pubblicň
Entwurf einer Weltsprache und Weltgrammatik (Progetto per una lingua ed 
una grammatica universali), scritto considerato come il primo testo ufficiale 
sul Volapük, che conteneva le basi della grammatica della lingua ed alcune brevi 
traduzioni che dovevano dimostrarne l’efficacia espressiva.  
 
Le reazioni all’Entwurf furono estremamente 
positive. Molti quotidiani se ne occuparono, dando cosě ancor maggiore eco 
progetto, e gli studiosi di lingue trovarono la grammatica logica e ben 
costruita. Non bisogna dimenticare che Schleyer era un grande conoscitore di 
lingue (c’č che dice che ne sapesse 80, altri dicono 40, altri ancora 25. In 
ogni caso: buon per lui!) e che questo gli forniva la sensibilitŕ necessaria per 
affrontare gran parte dei problemi che l’elaborazione di un sistema linguistico 
puň porre. 
  
Grazie soprattutto al favore con cui la stampa 
aveva accolto il saggio di Schleyer, giŕ alla fine del 1879 la nuova lingua (che 
ancora non si chiamava Volapük) aveva una piccola cerchia di sostenitori, 
principalmente nella Germania meridionale, nell’allora Austria-Ungheria e, in 
misura minore, perfino negli Stati Uniti. 
  
II. 
L’Epoca d’Oro 
 
1. La Lingua Cresce 
 
Nel 1880 furono pubblicati la prima grammatica 
completa ed il primo dizionario della lingua, contenente 2782 parole. Fu solo 
allora che Schleyer dette alla sua creazione il nome di Volapük (Lingua del 
Mondo). L’uscita dei due libri suscitň un grande interesse non solo da parte 
della stampa tedesca ma anche da parte di quella straniera. Quotidiani di 
diversi paesi pubblicarono articoli che con grande favore salutavano il progetto 
di una lingua universale, e la pubblicitŕ che fecero al Volapük fu tanta, che la 
grammatica e il dizionario furono esauriti nel giro di sei mesi.
  
Sionharfe continuava ad essere strumento di 
diffusione del progetto di Schleyer ma a causa del notevole aumento del numero 
dei sostenitori della lingua ormai non era piů sufficiente. Fu cosě che Schleyer 
decise di fondare una nuova rivista, questa volta esclusivamente dedicata al 
Volapük, il cui primo numero uscě il 1° gennaio 1881 con il titolo bilingue (in 
tedesco e Volapük) Weltspracheblatt-Volapükabled (Giornale per la Lingua 
Universale). L’interesse intanto cresceva. Un giornale americano dedicň alla 
nuova lingua addirittura una rubrica fissa, una sorta di corso per principianti, 
in Austria fu tenuta la prima conferenza ufficiale sul Volapük e ci fu perfino 
chi, un certo Lenze di Zurigo, pubblicň un manuale di stenografia con 
supplemento sul Volapük (e poi a me e a Massimo dicono che siamo degli 
esaltati...)! La stampa intanto continuava a sostenere la lingua e ormai quasi 
in tutti i paesi d’Europa c’erano dei volapükisti.
  
Nel 1882 in Germania i sostenitori della lingua 
erano giŕ 500 e l’interesse era in crescita costante. Ci fu perfino un tale di 
nome Fiewanger che scrisse perfino supplementi sul Volapük a nove numeri del 
settimanale Stenographisches Sontagsblatt ("Rivista Domenicale di 
Stenografia": un settimanale di stenografia, che esce di domenica come se fosse 
un periodico di intrattenimento per il giorno di festa! Proprio roba da 
tedeschi...). In aprile uscě la seconda edizione della grammatica, cui seguě 
anche una grammatica di Volapük in svedese. 
  
Di questo periodo č anche la nascita delle prime 
associazioni, la prima delle quali fu fondata a Alberweiler, nel Baden  
Würtenberg, l’11 maggio. A questa associazione ne seguirono altre, ad esempio a 
Vienna e, addirittura, in Svezia. Ormai la lingua aveva preso forza e tutti i 
maggiori quotidiani e periodici ne consigliavano con entusiasmo lo studio.
  
Del 12 settembre dello stesso anno č invece il 
primo convegno ufficiale dei sostenitori della lingua, tenutosi sempre nel 
Baden-Würtenberg, al quale parteciparono ben 70 persone di fronte alle quali 
Schleyer, ormai sempre piů convinto di essere un messaggero divino, si manifestň 
acclamato piů del papa. 
  
2. Il Primo Congresso
  
Dal 26 al 28 agosto 1884 si tenne finalmente a 
Friedrichshafen il primo grande congresso di Volapük al quale intervennero oltre 
150 persone, provenienti principalmente da Germania e Austria. La lingua di 
lavoro fu quasi sempre il tedesco ma in casi sporadici venne usato anche il 
Volapük, che per la prima volta veniva testato come lingua di comunicazione in 
un contesto cosě ampio.
  
Il 1884 fu anche importante perché vide 
moltiplicarsi il numero dei sostenitori della lingua che, per quanto riguarda la 
Germania, passarono dai 500 di due anni prima agli oltre 2000. Fuori dai confini 
tedeschi il Volapük ebbe successo soprattutto in Olanda, dove esistevano 
addirittura 12 associazioni e dove l’attivitŕ propagandistica era molto intensa. 
Sette cittŕ proponevano anche corsi pubblici per imparare la lingua, alcuni dei 
quali erano tenuti in scuole private. Gli olandesi fecero moltissimo per il 
Volapük, e proprio olandese era il medico Arie de Jong che in seguito, nel 1931, 
avrebbe revisionato e rielaborato la lingua di Schleyer rendendola ancora piů 
regolare e precisa, dando origine a quello che č chiamato il secondo movimento 
volapükista, movimento che, seppur limitatissimo nel numero dei sostenitori, 
dura ancora oggi. 
  
3. Verso il Secondo Congresso
  
Benché fossero intervenute solo 150 persone, il 
primo congresso di Volapük ebbe una notevole eco sulla stampa internazionale, 
tanto da portare alla lingua un buon incremento del numero dei sostenitori. 
Proprio nel 1884 aderě al movimento colui che sarebbe stato, dopo lo stesso 
Schleyer, la personalitŕ piů importante del primo movimento volapükista, ossia 
il francese August Kerckhoffs, professore alla Scuola Superiore per il Commercio 
di Parigi e fondatore dell’Association Française pour la Propagation du 
Volapük. Anche la Francia era ormai entrata in gioco e la lingua ebbe un 
successo immediato, tanto da attirare nel movimento 50 grosse personalitŕ dal 
mondo della scienza, dell’arte, del giornalismo, della politica e dell’industria 
e da spingere i principali organi di stampa a sostenere con entusiasmo il 
Volapük attraverso un gran numero di articoli. Ma l’importanza della Francia 
risiede anche nel fatto che fu proprio attraverso di essa che la nuova lingua 
penetrň in Spagna, Portogallo e Belgio, paesi in cui nacquero associazioni, 
corsi e dove fiorě un’intensa attivitŕ legata alla diffusione e alla propaganda 
del Volapük
  
Nel 1885 Schleyer pubblicň la quinta edizione 
della Gramat Volapüka (Grammatica di Volapük) e la terza del Vödabuk 
Volapüka (Dizionario di Volapük), contenente ora ben 12.370 parole e nello 
stesso anno si trasferě a Costanza, dove aprě il Bür Zenodik Volapüka 
(Ufficio Centrale del Volapük), che sarebbe rimasto attivo fino alla sua morte, 
nel 1912.
  
Tra il 1886 e il 1887, anno del secondo congresso, 
l’ascesa del Volapük sembrň inarrestabile. I periodici in e sulla lingua 
proliferavano e anche la letteratura (nel 1886 lo stesso Schleyer pubblicň oltre 
20 libri), nella quale vanno annoverati anche gli scritti che si schieravano 
contro il Volapük i cui autori erano, ad esempio, creatori altri progetti di 
lingue internazionali, come ad esempio Steiner, creatore di Pasilingua
[2] e Stempfl, creatore della lingua Myrana
[3]. Manuali di Volapük furono pubblicati 
nelle maggiori lingue europee e ormai in ben 100 cittŕ d’Europa si potevano 
seguire corsi della nuova lingua. Nel 1887 comparvero altri sei periodici, tra 
cui uno edito in Italia, dal titolo Il Volapük, e uno in Danimarca, e 
furono fondate 70 nuove associazioni, tanto da rendere necessaria in certi 
paesi, tra cui l’Italia, anche la creazione di un ufficio centrale di gestione.
  
E cosě arriviamo al secondo congresso, tenutosi a 
Monaco di Baviera dal 6 al 9 di luglio 1887. Il numero di partecipanti fu 
superiore a quello del congresso precedente e molti furono i paesi rappresentati 
dando all’evento un carattere nettamente piů internazionale rispetto al primo 
congresso. Tra gli incaricati di presiedere il congresso c’era anche Kerckhoffs, 
che fu anche tra coloro che fecero proposte per migliorare la struttura della 
lingua [4]. Fu proposta la creazione di 
un’associazione universale di Volapük ma il progetto, benché accolto con favore, 
non si realizzň mai. Quello che invece si riuscě a realizzare fu un’accademia 
che avrebbe dovuto occuparsi dell’evoluzione della lingua. Benché il presidente 
ne fosse Schleyer, cui era riservato il diritto di confermare tutti i 
responsabili del movimento nonché l’ultima parola sull’accentazione o meno di 
tutte le modifiche proposte per la lingua, era in realtŕ Kerckhoffs a dirigere 
l’accademia.
  
Il Volapük sembrava sempre piů forte, tanto che 
nel 1887, uno dei maggiori quotidiani francesi, Le Temps, scrisse: "Si jamais 
langue universelle a quelque chance de s’imposer au monde commercial, c’est 
assurément celle-la". [5] 
  
III. La Crisi
  
1. La Fine dell’Epoca d’Oro del Volapük
  
Ma Dio forse cominciava a stancarsi di essere 
sempre tirato in ballo da Schleyer per giustificare la marea di suffissi e 
prefissi del Volapük, e cosě nel 1888 gli ritirň il mandato divino concessogli 
dieci anni prima. Sě, il 1888 segnň l’inizio della fine del movimento 
volapükista, fu l’anno della legnata.
  
L’anno comunque cominciň bene, con la lingua 
all’apogeo della sua gloria, ormai con sostenitori in tutto il mondo compresa la 
Cina, il Giappone, l’Africa. Secondo Schmidt (1996) le associazioni nel mondo 
erano 257, delle quali 23 in Italia. 
  
Schimdt sostiene anche che la forza motrice del 
Volapük fosse anche dovuta alle diverse attivitŕ che svolgevano i sostenitori 
del movimento e alle loro posizioni influenti. C’erano 600 professori, sia 
universitari che di scuola superiore, 1000 insegnanti diplomati, tra i quali 
molti sacerdoti, personalitŕ famose del commercio, dell’industria, della 
politica e perfino molti nobili. Questo fatto č poi anche quello che viene 
spesso citato come una delle ragioni (non certo la principale) che avrebbero 
portato al declino del movimento volapükista. Il Volapük era una lingua d’élite, 
troppo complicata per la classe popolare che non aveva mai sentito parlare di 
declinazioni né di tanti altri aspetti complessi della lingua. A differenza 
dell’Esperanto, che con la sua semplicitŕ estrema riuscě ad affermarsi subito 
anche nelle classi piů umili della popolazione, i complicati rigiri grammaticali 
della lingua di Schleyer presupponevano una cultura medio-alta per poter essere 
compresi e assimilati, tagliando quindi fuori dal movimento una larga fascia di 
potenziali sostenitori..
  
In questo anno fu anche data una forte spinta alla 
diffusione del Volapük con la fondazione della Internationale 
Weltsprache-Mission (Missione Internazionale per il Volapük) che attraverso 
la sua attivitŕ di propaganda riuscě a attrarre nuovi entusiasti della lingua. 
Le stime non possono essere sicure, comunque si ritiene che nel periodo di 
massima espansione il Volapük abbia avuto circa un milione di sostenitori. Tutto 
faceva pensare che le cose sarebbero andate sempre meglio, ma non fu cosě.
  
Paradossalmente, colui che diede origine alla 
crisi che avrebbe portato alla fine del movimento volapükista, fu proprio 
Schleyer. Fin dagli esordi del movimento, aveva sempre cercato di tenere tutto 
sotto il suo controllo, non solo la lingua, ma anche l’intera struttura 
organizzativa in una sorta, come lo definisce Drezen (1991), di un "assurdo 
ordine cavalleresco". In fondo, considerando la sua opera direttamente ispirata 
da Dio, Schleyer non poteva certo permettere che i capricci degli esseri umani 
rischiassero di comprometterla. Questa dunque fu la ragione principale che portň 
gradualmente alla fine del movimento. Non voglio dire che se Schleyer non avesse 
fatto il piantagrane il Volapük sarebbe durato in eterno e diventato la lingua 
della federazione di Star Trek - c’era comunque l’Esperanto in agguato - perň 
certo č che sarebbe sopravvissuto piů a lungo e che non avrebbe subito quel duro 
colpo che nel giro di pochi anni l’avrebbe quasi portato all’estinzione.
  
Tutto cominciň nel 1888, poco dopo il secondo 
congresso, quando Schleyer non volle confermare il Prof. Schnepper, tra l’altro 
organizzatore del congresso, come presidente dell’associazione bavarese, che con 
i suoi 47 gruppi sparsi in tutta la regione era la piů importante in Germania. 
Kerckhoffs reagě contro lo strapotere di Schleyer, tra l’altro contestandogli 
anche il diritto di avere sempre l’ultima parola sull’accettazione o meno delle 
modifiche proposte per la lingua, e cosě fecero anche i membri dell’associazione 
bavarese, tra i quali ci fu anche chi abbandonň il movimento per passare 
all’Esperanto.
  
Questa č la storia nella versione riportata da 
Drezen (1991). Johann Schmidt (1996), volapükista convinto, dice invece che i 
disordini bavaresi non furono dovuti a Schleyer ma ai contrasti esistenti tra le 
sedi di Monaco e di Norinberga. Lo stesso varrebbe per la mancata elezione di 
Schnepper, che sarebbe stata dovuta ai continui contrasti esistenti tra le due 
sedi e non ad una scelta arbitraria di Schleyer. Lo scontro si fece ad un certo 
punto tanto aspro che molti membri di entrambe le sedi abbandonarono il 
movimento e l’associazione di Monaco si sciolse per un periodo per poi, una 
volta ricostituita, passare in blocco all’Esperanto. 
  
Per correttezza ho voluto citare entrambe le 
versioni di questa vicenda, la seconda delle quali non tira mai in ballo 
Schleyer. C’č probabilmente veritŕ in entrambe (i contrasti tra Schleyer e 
Kerckhoffs sono cosa certa), e nonostante le piccole varianti tra l’una e 
l’altra il risultato č lo stesso. Delle 47 associazioni bavaresi, solo 16 
sopravvissero a questo periodo di crisi, che ormai aveva avvelenato gli animi 
portando molti a rimettere addirittura in discussione l’idea stessa della 
necessitŕ di una lingua ausiliaria internazionale. 
  
In questo periodo si intensificarono infatti gli 
attacchi da parte di molti intellettuali contro il Volapük. Alcuni lo 
criticavano, come abbiamo visto, per propagandare i loro propri progetti, mentre 
altri indirizzavano i loro attacchi contro chi sosteneva l’utilitŕ di una lingua 
pianificata in generale.
  
Benché negli altri paesi gli scontri tra Schleyer 
e Kerckhoffs e gli avvenimenti bavaresi non avessero per il momento messo in 
crisi la posizione del Volapük, in Germania il declino non si arrestň. Diversi 
volapükisti della prima ora, che tanto avevano fatto per la diffusione della 
lingua, abbandonarono il movimento e, come se non bastasse, cominciarono anche a 
venire fuori nuove proposta di lingue internazionali direttamente derivate dal 
Volapük, ad esempio Bopal [6] e Spelin
[7]. L’unitŕ e l’entusiasmo erano ormai 
compromessi e la lingua perse migliaia di sostenitori.  
  
2. La Crisi Continua. Il Terzo Congresso 
  
Il 1889 presentň i risultati delle crisi dell’anno 
prima. Tutto calň drasticamente, non solo i sostenitori ma anche le 
pubblicazioni, i periodici, il materiale pedagogico e propagandistico. E fu 
anche l’anno in cui i disaccordi tra Schleyer e Kerckhoffs furono ufficialmente 
resi pubblici dal Volapükabled zenodik dello stesso Schleyer. L’accademia 
era di fatto divisa in due e Schleyer e Kerckhoffs ne nominavano i membri senza 
consultarsi, ognuno scegliendo i propri sostenitori. 
  
Sempre in questo anno fu indetto il terzo 
congresso, ma in fase di organizzazione i contrasti tra i due si acutizzarono 
tanto da spingere Schleyer a dichiararlo nullo insieme a tutte le decisioni che 
in quella sede sarebbero state prese, e a convocare i suoi sostenitori ad un 
convegno (una sorta di contro-congresso) che si tenne a Almenndingen il 12 
maggio, evento dal quale non scaturě comunque niente di nuovo né significativo 
per il movimento: in fondo era proprio questo era l’intento di Schleyer, che 
tutto rimanesse esattamente com’era al momento della "Rivelazione".
  
Ma il terzo congresso, in barba a Schleyer (ce 
l’aveva anche bella lunga), si tenne lo stesso, a Parigi, dal 19 al 21 agosto 
dello stesso anno. La cosa importante di questo evento fu che la lingua 
principale dei 200 partecipanti fu questa volta quasi esclusivamente il Volapük, 
in cui furono tenute tutte le discussioni e tutti gli interventi. Il congresso 
approvň e commissionň all’accademia tutta una serie di modifiche alla lingua, 
cosa che a Schleyer ni fece dŕ fori di cervello, spingendolo, nel 1890, 
addirittura ad esautorare l’accademia di Parigi e a fondarne una nuova, che si 
riuně per la prima volta il 18 agosto a Costanza.. Creň anche una nuova 
gerarchia mondiale di volapükisti, una struttura piramidale di ispirazione 
feudale. Naturalmente in cima alla piramide c’era lui.
  
Ma il Volapük stava ormai diventando l’attivitŕ di 
un gruppo sempre piů ristretto di appassionati mentre andava sempre piů perdendo 
quella spinta ideologica generalizzata che lo aveva caratterizzato fino ai fatti 
bavaresi. Ormai c’era piů amarezza che entusiasmo. Alla fine del 1890 la lingua 
aveva perso la metŕ dei suoi sostenitori. 
  
IV. 
La Fine
  
1. L’Abbandono di Kerckhoffs
  
Nel 1891 le cose andarono ulteriormente 
peggiorando. Nonostante tutti i buoni propositi, il lavoro dell’accademia 
presieduta da Kerckhoffs andava molto a rilento, tanto a rilento da contribuire 
fargli gradualmente perdere il suo entusiasmo e il suo interesse, giŕ minati 
dalle crisi precedenti. Stanchi di questo periodo di stasi, molti membri 
dell’accademia si dimisero ed abbandonarono completamente non solo il Volapük, 
ma anche l’interesse per l’idea stessa di una lingua ausiliaria.
  
Un ulteriore colpo al giŕ agonizzante movimento 
venne di nuovo da Schleyer che, infuriato per le modifiche apportate alla lingua 
dall’accademia, cancellň il nome di Kerckhoffs, che pur tanto aveva fatto per la 
diffusione del Volapük, dalle liste dei volapükisti, cosa che ebbe un effetto 
estremamente negativo sul movimento in tutti i paesi francofoni, oltre che in 
Spagna e Portogallo naturalmente, i cui movimenti erano estremamente legati a 
quello francese. 
  
Nel tentativo di controbilanciare le modifiche 
apportate al Volapük dall’accademia, anche lo stesso Schleyer si mise, nel 1891, 
a fare riforme a modo suo, con il solo risultato perň di causare confusione 
nell’uso della lingua che, nello stesso anno, arrivň a perdere i tre quarti dei 
suoi sostenitori.
  
Ma l’evento peggiore per la lingua nel 1891 fu il 
definitivo abbandono di Kerckhoffs, non solo a causa dei dissidi con Schleyer, 
ma anche di una sempre piů marcata tendenza di certi membri dell’accademia a 
voler modificare cosě radicalmente il Volapük da renderlo una lingua 
completamente diversa, snaturata, che ben poco a aveva a che fare con 
l’originale. Kerckhoffs, che nonostante il suo desiderio di riforme restava 
comunque legato alle radici della lingua delle origini, si ritrovň estremamente 
frustrato di fronte a tali estremismi riformisti dei suoi colleghi. Quello che 
loro proponevano non era piů Volapük, ma qualcos’altro, un’altra lingua, la cui 
elaborazione secondo lui non rientrava piů nei compiti dell’accademia. E cosě se 
ne andň, portandosi dietro alcuni dei suoi piů stretti collaboratori ,con i 
quali cominciň a lavorare per l’Association pour le Volapük di Parigi. Il 
movimento era ora spaccato in tre: l’Association, la fazione di Schleyer 
e l’accademia, che nel dicembre 1892 nominň presidente il russo Rosenberger: 
questo sě che avrebbe fatto cambiamenti! Giŕ dall’anno dopo cominciň un processo 
di elaborazione di un progetto linguistico che nel giro di pochi anni avrebbe 
fatto diventare l’accademia di Volapük accademia di qualcos’altro, come vedremo 
tra poco.
  
Con l’abbandono di Kerckhoffs e quest’ulteriore 
frazionamento si puň dichiarare concluso il movimento volapükista, almeno quello 
che per oltre un decennio era riuscito ad aggregare centinaia di migliaia di 
sostenitori ed entusiasti desiderosi di combattere per l’affermazione di una 
grande lingua ausiliaria universale. A partire da questo momento il Volapük 
diventa patrimonio di un gruppo ristretto di persone che, tra alti (mai troppo 
alti...) e bassi, lo porterŕ avanti, tra mille stenti e con un coraggio e una 
determinazione ammirevoli, fino alla morte di Schleyer. 
  
2. I Sopravvissuti
  
All’inizio del 1894 i volapükisti erano rimasti 
circa in 20.00, dislocati principalmente in Germania, Austria, Svizzera, Olanda, 
Belgio e Stati Uniti. La propaganda a favore della lingua era quasi scomparsa, 
il numero delle associazioni era calato drasticamente e i periodici 
agonizzavano: alla fine del 1896 ne erano rimasti solo sette, tra i quali 
Zülags, quello dell’accademia. 
  
Sempre nello stesso anno, dopo una delle sue 
solite "zuffe" con i dirigenti di una delle maggiori associazioni tedesche, la
Volapükaklub valemik, che sostenevano con forza la necessitŕ di 
cambiamenti nella lingua, Schleyer dovette arrendersi all’evidenza: se non 
avesse apportato le modifiche richieste da ciň che restava del movimento, la 
lingua sarebbe definitivamente scomparsa. Cosě, probabilmente non piů tanto 
sicuro dell’appoggio divino alla sua missione, dopo aver passato la direzione 
del suo periodico a un certo professor Zetter di Graz, futuro capo del movimento 
(o degli sciagurati che ne restavano), Schleyer si dedicň alla compilazione di 
un nuovo dizionario, il Mittleres Wörterbuch, e alla riedizione del 
primo, il Vödabuk, nei quale avrebbe introdotto i tanto attesi 
cambiamenti. 
  
Dal 1897 il movimento sembrň ritrovare un po’ di 
pace. La confusione linguistica era stata superata grazie a una nuova edizione 
del vocabolario principale di Schleyer, il Vödabuk Volapüka, e 
addirittura vecchi volapükisti che avevano in precedenza abbandonato il 
movimento tornarono a riavvicinarsi, attratti da questa nuova ondata di 
ottimismo. Si cercň di rimettere in moto la propaganda, di riorganizzare dei 
corsi. Ma per chi?! Ormai il Doktoro Esperanto [8] 
aveva cominciato a riscuotere successo e la sua lingua, molto piů semplice e 
accessibile di quella del divino Schleyer, ava preso agio a bestia ch’ar 
Volapucche ni mangiava la pappa ‘n capo.
  
Ma la nuova unitŕ non fu dovuta soltanto ad una 
ritrovata armonia tra i sostenitori, ma anche alla sparizione della corrente di 
opposizione a Schleyer: l’accademia. Nel 1897 infatti questa abbandonň il 
Volapük e si dedicň all’elaborazione ed alla diffusione di una nuova lingua 
creata dal presidente Rosenberger, che giŕ dal 1893 aveva cominciato a 
presentarla e a diffonderne i principi sul periodico dell’accademia. Il progetto 
era originariamente nato come riforma del Volapük ma si era poi evoluto in 
qualcosa di molto diverso, un sistema completamente a posteriori in cui tutte le 
radici internazionali erano, contrariamente a quanto succedeva in Volapük, 
perfettamente riconoscibili anche senza uno studio mirato della lingua, alla 
quale fu dato poi il nome definitivo di Idiom Neutral [9]. 
Nel 1897 Zülags cessň le pubblicazioni e dopo un breve periodo riapparve 
con il titolo Akademi internasional de lingu universal, che era anche il 
nuovo nome dell’ormai ex accademia di Volapük.
  
Incoraggiato forse dalla nuova ondata di 
ottimismo, nel 1900 Schleyer formň una nuova accademia con i maggiori 
volapükisti dell’epoca, ma gli incontri furono molto sporadici e nonostante 
l’ufficialitŕ il nuovo organismo non lasciň tracce significative nella storia 
della lingua.
  
Ma quella che sembrava una nuova rinascita non era 
altro che un momento sereno di una lunga agonia. Sě, c’erano nuovo entusiasmo e 
armonia, sogni di nuove speranze ma, fra il Dott. Esperanto e le eterne zuffe di 
Schleyer, nel 1900 i volapükisti erano rimasti in 1500, cifra che sarebbe poi 
scesa a 500/600 nel 1906, quando Zetter per ragioni di salute rimise il 
periodico capostipite del movimento, il Volapükabled lezonedik, nelle 
mani di Schleyer (non che anche lui scoppiasse di salute comunque), che non 
riuscě comunque a farci granché, se non a farlo uscire in formato estremamente 
ridotto per i due anni seguenti.
  
Schleyer comunque continuň a lottare per la sua 
lingua con tutte le forze che gli rimanevano attraverso brevi scritti, volantini 
ecc., anche se questo perň non gli permise di portare a termine il lavoro per il
Mittleres Wörterbuch, che dovette abbandonare nel 1906.
  
Dopo la morte di Schleyer, nel 1912, i pochissimi 
volapükisti rimasti riuscirono comunque a rimanere in contatto tra di loro 
attraverso una fitta corrispondenza in Volapük, e a fondare addirittura, nel 
1921, una nuova rivista in lingua dal titolo Nüniel (L’informatore), 
rivista che avrebbe continuato le sue pubblicazioni fino al 1935, anno della 
nascita del secondo movimento volapükista. 
  
V. 
Rinascita: Il Secondo Movimento Volapükista
  
1. Arie De Jong
  
A differenza di quanto era successo con la vecchia 
accademia di Rosenberger, che volendo riformare il Volapük aveva in realtŕ 
creato una lingua nuova estremamente diversa dall’originale, la riforma del 
medico olandese Arie De Jong (1865-1957) non andň cosě lontano e la lingua che 
egli propose dopo un lungo lavoro di revisione era ancora inequivocabilmente 
Volapük.
  
Nel momento in cui cominciň la sua revisione, De 
Jong era giŕ un volapükista di vecchia data ed aveva alle spalle una lunga 
pratica della lingua, cosě che le modifiche che apportň non erano assolutamente 
dettate da "capricci" morfo-sintattici o stilistici ma dalla volontŕ di 
purificare il sistema grammaticale da problemi e incongruenze che aveva avuto 
modo di sperimentare in prima persona.
  
Desideroso e fiducioso di poter dare una nuova 
vita alla lingua se fosse riuscito ad eliminarne le imperfezioni, nel 1921 De 
Jong si mise al lavoro. Il processo di revisione fu molto lungo e passarono ben 
dieci anni prima che si potessero vederne i frutti. Fu infatti soltanto nel 1931 
che De Jong poté finalmente presentare la nuova versione della lingua ponendo 
cosě le basi di quello che sarebbe stato definito come il nuovo movimento 
volapükista. Di quell’anno sono infatti le due opere che costituiscono il 
fondamento per la versione aggiornata della lingua, ossia Wörterbuch der 
Wltsprache  Vödabuk Volapüka (Dizionario di Volapük), in tedesco e in 
Volapük, e Gramat Volapüka (Grammatica di Volapük), scritta solo in 
Volapük. La lingua riformata da De Jong č chiamata oggi Volapük II ed č quella 
utilizzata dagli attuali volapükisti.
  
L’effetto dell’opera di De Jong fu incredibilmente 
positivo per l’ormai praticamente estinto movimento volapükista. Nello stesso 
anno dell’uscita della nuova grammatica e del nuovo dizionario, una delle piů 
importanti associazioni del primo movimento, il Volapükaklub Valemik Nedänik 
(Associazione Universale Olandese di Volapük) dopo oltre vent’anni di 
inattivitŕ, riprese il suo lavoro in favore della lingua. Dal maggio 1932, 
invece, il nuovo movimento, seppur molto piccolo, ebbe di nuovo un periodico 
ufficiale dal titolo Volapükagased pro Nedänapükans (Periodico di Volapük 
per Nederlandofoni), alla cui direzione c’erano lo stesso De Jong e J.G.M. 
Reyndeers, famoso volapükista olandese.
  
Il movimento cominciň gradualmente a 
riorganizzarsi e il numero dei sostenitori andň lentamente crescendo. Furono 
pubblicati anche dei nuovi manuali per la versione aggiornata della lingua, uno 
in olandese e l’altro in tedesco (ce l’ho!). 
  
Tutto prometteva bene, poi arrivň la guerra. 
Durante l’occupazione nazista dell’Olanda le due associazioni furono chiuse e la 
rivista proibita. Ma non era ancora finita. 
  
2. Il Dopoguerra
  
Fu perň solo nel 1946 che il movimento poté 
ricominciare le proprie attivitŕ. Uscirono allora nuove grammatiche in diverse 
lingue europee, una anche in italiano, tutte scritte, secondo Schimidt (1996), 
da Johann Krüger, futuro Capo del movimento volapükista. Anche Jakob Sprenger, 
l’allora Capo presidente del movimento, si dette moltissimo da fare e lavorň 
senza sosta per sostenere il movimento fino al 1952, anno della sua morte.
  
Nel 1956 la direzione di Volapükagased pro 
Nedänapükans passň da De Jong e Reyndeers a Johann Krüger e dall’anno 
successivo la rivista cambiň nome in Volapükagased. Zänagased pro Volapükanef
(Periodico di Volapük. Periodico Centrale del Movimento Volapükista). Arie 
De Jong morě il 12 ottobre 1957 e la rivista, per commemorarne la vita e 
l’opera, pubblicň la sua biografia interamente in Volapük (Che ganzata! Chissŕ 
se qualcuno scriverŕ la mia biografia in Volapük, o magari in Klingon!).
  
Fin qui la storia della lingua tratta dalle fonti 
che sono riuscito a trovare. Purtroppo il libretto di Schmidt (1996) non č molto 
chiaro in certi punti e la successione dei fatti non č spiegata bene. Scrivendo 
ho cercato, anche per rendere la lettura piů scorrevole, di riportare congruenza 
lŕ dove non c’era, spero di esserci riuscito bene senza compromettere il 
resoconto del reale susseguirsi degli eventi (Ma senti ‘ome scrivo deh, mi 
sembr’ un prologhetto di varche libro stantěo a bestia. Ma caa ci volete fŕ, per 
iscrive quest’artďolo n’ho dovuta legge vai di roba stantěa ‘olla muffa...). 
Fin qui la storia delle fonti, vi dicevo... Quella piů recente, invece, vedo di 
raccontarvela io, con qualche informazione di prima mano spero interessante. 
  
VI. Dagli Anni ’70 a Oggi
  
1. Krüger, Brian, Ralph e gli Altri
  
Le informazioni di questo paragrafo non sono 
contenute in nessuna storia pubblicata del Volapük ma si basano esclusivamente 
sulle purtroppo poche informazioni che sono riuscito a raccogliere chiedendo ad 
alcuni degli attuali volapükisti piů anziani che, devo ammettere, non č che 
siano stati tanto prodighi di informazioni.
  
La pubblicazione della rivista Volapükagased 
pro Nedänapükans andň avanti, grazie soprattutto all’opera di Johann Krüger, 
fino a buona parte degli anni ’60. In questo periodo Krüger divenne anche Capo 
(in Vol. Cifal) del Volapük, il sesto, credo. Secondo la tradizione del 
movimento č il Capo uscente a decidere chi gli succederŕ e cosě Krüger, quando 
si ritirň dall’incarico, nominň suo successore l’inglese Brian Reynold Bishop 
(n. 1934), che divenne cosě il settimo Capo del movimento volapükista.
  
Ho contattato Bishop qualche girono fa 
(naturalmente in Volapük) perché mi raccontasse un po’ di piů di questa sua 
esperienza ma non mi ha nemmeno detto l’anno in cui č stato nominato. 
  
Una data comunque fondamentale nell’opera di 
Bishop č il 1979, quando, in occasione del centenario della lingua, fondň lo 
Zän Volapüka (Centro Volapükista). Questo nuovo organismo nacque anche 
grazie all’esigenza di una qualche istituzione, seppur ridotta, che 
regolamentasse l’uso della lingua. L’accademia ormai non esisteva piů dalla 
morte di Schleyer e se si voleva tenera la lingua il piů viva possibile, tra 
l’altro anche aggiornando il suo vocabolario con i nuovi concetti della vita 
moderna, era necessario che qualcuno se ne occupasse. Questo č quindi il 
ruolo principale dell’attuale Gran Capo del Volapük (questa denominazione puň 
apparire sempliciotta e spartana ma ha in sé anche un qualcosa di solenne, non 
vi pare?). Quando qualcuno ha dei dubbi sull’uso di una certa parola o 
sull’introduzione di neologismi, si rivolge a Brian Bishop e lui dŕ la risposta, 
anche se con modestia afferma che ci sono altri che ne sanno piů di lui. Questo 
č tutto quello che so sul Gran Capo. Nel caso poi riesca a saperne di piů 
aggiornerň naturalmente questa parte dell’articolo.
  
Da segnalare anche č poi l’importantissimo lavoro 
di un altro inglese, il mio amico e maestro Ralph Midgley, fondatore, nel 1994, 
dell’associazione Flenef Bevünetik Volapüka (Associazione Internazionale 
degli Amici del Volapük). Scopo della FBV č quello della diffusione della 
lingua, non solo attraverso la semplice propaganda ma anche attraverso la 
produzione di materiali di studio. Ralph č autore di un importantissimo 
dizionario inglese-Volapük-inglese e del corso di lingua per corrispondenza 
Volapük Vifik (Volapük Veloce), corso dal quale hanno cominciato molti degli 
attuali "parlanti" della lingua, come me o il nostro direttore Massimo Acciai, 
ad esempio. Prima dell’avvento di internet il corso funzionava solo per posta 
normale, ma ora č disponibile gratuitamente anche in rete (vedi sotto). Ralph 
pubblica anche una rivistina mensile tutta in Volapük dal titolo Vög Volapüka 
(La Voce del Volapük) e si dŕ da fare senza sosta per far conoscere la lingua, e 
certamente se non fosse per lui i volapükisti attuali sarebbero molti, molti 
meno di quanti sono. Grazie, carissimo amico Ralph! 
Danis, o flen lelöfik Ralph!
  
Importante č anche il lavoro del francese 
André Cherpillod, noto esperantista e tra l’altro anche membro dell’accademia 
dell’Esperanto, che attraverso la sua piccola ma efficiente casa editrice La 
Blanchetičre, ha pubblicato una riedizione del Nuovo Testamento in Volapük 
nella traduzione di Arie De Jong, una grammatica di Volapük in Esperanto e un 
ottimo dizionario Esperanto-Volapük-Esperanto. In futuro č previsto anche un 
manuale, sempre per esperantisti.
  
Ma il capitolo piů recente della storia di questa 
lingua, cari amici, se permettete lo dobbiamo al direttore e al codirettore 
della rivista che state leggendo, che il 6 luglio 2003 hanno fondato la Kosäd 
Litalyänik Volapüka, ossia l’Associazione Italiana Volapük, della quale i 
due pazzoidi sono, rispettivamente, vicepresidente e presidente (vipresidan e 
presidan). Dati gli altri circa tre miliardi di progetti in cui i due sono 
coinvolti, il lavoro della KLV č andato un po’ a rilento, ma ora ci siamo, i 
primi risultati si stanno per vedere. Nelle prossime settimane dovrebbe infatti 
uscire una grammatichetta di Volapük in italiano, edita dalla KLD attraverso le 
Edizioni Segreti di Pulcinella, autori sempre i soliti due, con tanto di 
introduzione bilingue (c’ho sputato sangue per tradurla in Volapük!). Un altro 
progetto per il futuro prossimo č l’apertura di un sito web con materiale 
informativo e pedagogico sulla lingua, mentre per il futuro non tanto prossimo 
c’č la pubblicazione di un manuale di Volapük in italiano e di un dizionario. Le 
idee non mancano, speriamo che diano anche dei frutti! Seguiteci! 
  
VII. Situazione Attuale e Conclusioni
  
1. Il Volapük Oggi
  
Durante la lettura di questo articolo vi sarete 
senz’altro chiesti: "Ma quanti cavolo sono a parlare questa lingua ora!" Ebbene, 
pochissimi. Le stime non sono certe, ma si pensa che le persone in grado di 
utilizzare la lingua almeno nella comunicazione scritta siano piů o meno 25/30 
(compresi Massimino e Franceschino). Cosa c’č? Vi fa ridere? Siamo tre gatti 
rincorbelliti? E allora venit’ anco 
voi, maremma ‘ampanile, ‘osě sčmo di piů!!!
  
Oltre a queste ci sono poi anche moltissime 
persone, tra i curiosi e gli appassionati di lingue, che hanno informazioni 
sulla lingua e sulla sua struttura, che magari ne conoscono in teoria anche la 
grammatica, ma che perň non la sanno usare attivamente. 
  
Il Volapük comunque, anche quando č utilizzato, lo 
č principalmente in modo scritto, come lingua di corrispondenza, non perché sia 
impossibile da parlare, ma semplicemente perché i volapükisti sono cosě pochi e 
sparpagliati che per la maggior parte di loro č praticamente impossibile 
incontrarsi per fare pratica. Certo, Ralph e Brian l’hanno fatto spesso tra loro 
e qualche volta si sono anche incontrati con i francesi (3) in piccoli convegni 
dove si parlava Volapük. Io e Massimo lo abbiamo provato a fare, e francamente 
non č andata poi cosě male, anche se c’č ancora bisogno di molto esercizio per 
arricchire il vocabolario attivo.
  
Comunque, con l’avvento di internet, almeno per la 
pratica scritta non ci sono piů problemi. Noi, ad esempio, corrispondiamo piů o 
meno regolarmente con Ralph, oltre che a tradurre quasi ogni mese alcune delle 
nostre poesie in Volapük per la rivistina Vög Volapüka (ma le trovate 
spesso anche su SDP con testo italiano a fronte). Insomma, se uno si vuole 
divertire con questa lingua, le possibilitŕ non mancano. 
  
2. Come e Perché Imparare e Come Partecipare?
  
Bisogna essere sinceri, il Volapük non č una 
lingua facilissima da imparare. Certo molto piů complicata dell’Esperanto ma 
anche, secondo me, molto piů divertente. Ha un sistema grammaticale cosě ricco 
di sfumature che il suo studio non puň non portare a riflettere in modo 
approfondito su aspetti linguistici interessantissimi. Č una riflessione 
costruttiva, che acutizza molto la capacitŕ di analisi delle strutture 
linguistiche in generale. Per questo ne consiglio lo studio anche ai linguisti o 
comunque a chi si occupa di lingue in modo piů o meno professionale: perché con 
la struttura del Volapük in testa si riesce a discernere meglio anche il 
funzionamento di altre lingue e ad intuire cose riguardo al loro funzionamento 
che magari prima ci sarebbero sfuggite.
  
E poi c’č il divertimento. Ma vi rendete conto 
della soddisfazione quando per la prima volta riuscirete a scrivere una lettera 
tutta in Volapük? Oppure quando userete la lingua per tradurre le vostre poesie, 
i vostri racconti, i vostri articoli? Se vi piacciono le lingue il Volapük č un 
vero paese dei balocchi, stracolmo di giochi, giocattolini, giocattoloni, 
pastelli colorati con cui nutrire i vostri paesaggi intellettuali. Date retta a 
me, le lingue non si imparano solo perché sono utili nella vita pratica ma anche 
per tutta la ricchezza che danno alla mente e per il mondo infinito di balocchi 
che ci regalano quando cominciamo a godere del loro uso, siano esse naturali, 
artificiali, vive o morte.
  
Invito innanzitutto chi vuole imparare il Volapük 
a rivolgersi a noi, per ora attraverso la redazione di SDP, poi attraverso il 
sito dell’Associazione: vi daremo tutte le informazioni possibili.
  
Altrimenti potete mettervi direttamente in 
contatto con Ralph Midgley, all’indirizzo
rmidgley@onetel.net.uk . Considerate che tutti i suoi materiali 
sono in inglese ma anche che, per il momento, solo lui č in grado di fornire un 
manuale per principianti in stile moderno, altrimenti bisogna rifarsi alle 
grammatiche-mattone del dopo De Jong, ma imparare da quelle ti fa spesso venire 
voglia di buttare tutto a mare. Se vi interessa, comunque, io ne ho una in 
tedesco.
  
L’Associazione Italiana Volapük poi non 
disdegnerebbe di trovare qualche altro collaboratore. I progetti sono molti, tra 
cui quello di un periodico in lingua, ma se dobbiamo fare sempre e solo tutto 
noi due, i tempi si moltiplicheranno a dismisura. Quindi non peritatevi, se 
pensate di avere interesse e voglia di divertirvi con questa lingua, 
contattateci.
  
Spero di essere riuscito a darvi una buona 
panoramica sulla storia travagliata, e a volte poco chiara, di questa lingua, ma 
anche di avere stimolato la vostra curiositŕ e il vostro desiderio di saperne di 
piů. Noi, come sempre, siamo qui.
  
Bibliografia Essenziale
  
1. Sulle lingue ausiliarie internazionali in 
generale 
 
Albani, P. e Buonarroti, B. (1994): Aga Magera 
Difura  Dizionario delle lingue Immaginarie, Bologna, Zanichelli.
  
Bausani, A. (1974): Le Lingue Inventate  
Linguaggi artificiali, linguaggi segreti, linguaggi universali, Torino, 
Trauben Edizioni.
  
Breinstrup, T. (1999): De internationale Sprogs 
Historie, Copenaghen, Dansk Interlingua Union (in danese).
  
Drezen, E. (1991): Historio de la Mondolingvo, 
Mosca, Eldonejo Progreso (in Esperanto.
  
Eco, U (1993): La Ricerca della Lingua Perfetta, 
Roma-Bari, Laterza.
  
Jacob, H. (1947): A Planned Auxiliary Language, 
Londra, Dennis Dobson Limited.
  
Monnerot-Domaine, M. (1960): Précis d’Interlinguistique 
Générale et Spéciale, Parigi, Librairie Maloine S. A.
  
2. Sul Volapük 
 
Amoretti, V. (1888): Volapük  
Grammatica e lessicologia ad uso degli italiani, Roma, Unione Tipografico  
Editore.
  
De Jong, Arie (ried. 2003): Gospuls Fol 
Volapükik, Courgenard, La Blanchetičre.
  
Ferretti, A. (1887, ristampa 1993): Volapük, 
e Mattei, C. (1890, ristampa 1993): Nozioni Compendiose di Volapük, (in 
un volume unico) Santarcangelo di Romagna, Fara Editore.
  
Haupenthal, R. (1984): Das erste Volapük-Kongreβ. 
Friedrichshafen, August 1884, Saarbrücken, Iltis-Verlag.
  
Kniele, R. (1889, ristampa 1989): Das erste 
Jahrzehnt der Weltsprache Volapük, Saarbrücken, Iltis-Verlag.
  
Näther, A. (1884, ristampa 1985): Volapük oder 
Weltsprache, Saarbrücken, Iltis-Verlag.
  
Schleyer, J. M. (1880, ristampa 1982): Volapük 
Die Weltsprache, Hildesheim, Georg Olms Verlag.
  
Schmidt, J. (1933): Lehrbuch der Weltsprache 
Volapük, Francoforte, Brönner’s Druckerei.
  
Schmidt, J. (1960, edizione in Esp. 1996): 
Historio de la Universala Lingvo Volapuko, Courgenard, La Blanchetičre (in 
Esperanto). 
  
3. Materiale didattico 
 
Acciai, M. e Felici, F. (2004): Grammatichetta 
di Volapük, Pisa-Firenze, Edizioni Segreti di Pulcunella.
  
Cherpillod, A. (1995): Konciza Gramatiko de 
Volapuko, Couregenard, La Blanchetičre.
  
Cherpillod, A. (2003): Vortaro 
Volapük-Esperanto kaj Esperanto-Volapük, Courgenard, La Blanchetičre.
  
Midgley, R.: English-Volapük and 
Volapük-English Dictionary, all’indirizzo: 
http://web.onetel.net.uk/~rmidgley/
  
Midgley, R.: Volapük Vifik [Corso 
base in 10 lezioni], all’indirizzo: 
http://web.onetel.net.uk/~rmidgley/
  
_________________
  
Note 
 
[1]  Citazione tratta e 
tradotta dall’Esperanto da Drezen (1991), p. 167. [torna 
all'articolo] 
 
[2] Progetto di lingua 
artificiale a posteriori basata sulle lingue europee. [torna 
all'articolo] 
 
[3] Lingua costruita sulla base 
di radici latine che oltre a proporsi come lingua internazionale ambiva anche a 
diventare lingua d’élite della classe scientifica. [torna 
all'articolo]
  
[4] Kerckhoffs era un economista 
e la sua ambizione era di far diventare il Volapük una funzionale lingua 
commerciale. Questa sua ottica estremamente pratica, avrebbe in seguito 
suscitato aspri conflitti tra lui e Schleyer che, invece, considerando la sua 
creazione legata all’ispirazione divina, si rifiutava di semplificarla e di 
modificarla per quelli che lui concepiva come futili motivi pratici. [torna 
all'articolo]
  
[5] "Se mai una lingua universale 
ha qualche possibilitŕ di affermarsi nel mondo commerciale, questa č senz’altro 
[il Volapük]". Citazione tratta da Schmidt (1996), p. 8. [torna 
all'articolo]
  
[6] Progetto di lingua abbastanza 
vicina al Volapük creato nel 1887 dal francese Max Streiff. [torna 
all'articolo]
  
[7] Lingua a sistema misto (in 
parte a priori, in parte a posteriori) basata sulla combinatoria matematica 
creata in origine come miglioramento del Volapük da Georg Bauer. [torna 
all'articolo]
  
[8] Pseudonimo con cui L. 
Zamenhof, creatore dell’Esperanto, firmň il suo primo libro sulla sua nuova 
lingua. [torna all'articolo]
  
[9] Per maggiori informazioni 
sull’Idiom Neutral cfr. Drezen (1991), pp. 255-260 e Albani e Buonarroti 
(1994), pp. 189-190. [torna all'articolo] 
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