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Libri a fumetti

IL MAL D'AFRICA DEL FUMETTO ITALIANO: Il continente nero da Tarzan a Pratt e da Toppi a Manara  
di Andrea Cantucci

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IL MAL D'AFRICA DEL FUMETTO ITALIANO
Il continente nero da Tarzan a Pratt e da Toppi a Manara

 

di Andrea Cantucci

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"Da giovane avevo visto posti che poi avevo abbandonato,
e quando li ho ricercati, ritornando, non li ho più trovati:
erano forse sensazioni che non era più possibile riavere."
Hugo Pratt

L'avventura africana dalla letteratura alle strisce americane

L'Africa è stata tradizionalmente uno dei luoghi principali della narrativa avventurosa, almeno finché non si è conclusa la sua esplorazione ed occupazione da parte dei coloni (ma sarebbe più giusto dire invasori) europei. Naturalmente agli scrittori anglosassoni o francofoni poco importava se l'Africa ha avuto da sempre una sua prolifica tradizione di narrativa orale, solo tardivamente raccolta per iscritto da studiosi come il tedesco Frobenius (1), quello che contava era che fosse uno scenario ancora abbastanza misterioso ed eccitante per i lettori avidi di emozioni a basso costo. Così dai romanzi dell'inglese Henry Rider Haggard (2), creatore del cacciatore bianco Allan Quatermain, a quelli dello statunitense Edgar Rice Burroughs (3), autore del ciclo di Tarzan, l'Africa è stata sfruttata (dopo essere già stata vergognosamente saccheggiata come serbatoio di schiavi e materie prime) anche come fonte d'ispirazione per una narrativa d'evasione che poco aveva a che fare col vero volto di quel continente ed in cui i suoi popoli, anziché essere mostrati obiettivamente ed in primo piano, costituivano solo un elemento dello sfondo, insieme alle belve e alle giungle descritte sommariamente, quando non erano ridotti allo stereotipo del brutale selvaggio antropofago. Solo a metà del '900, in un romanzo come Orzowei (4), si poterono trovare descritti con più attenzione e cura usi e costumi di autentiche etnie africane, ma a discolpa almeno dei due scrittori suddetti, che sono comunque tra i migliori esponenti del genere, si può dire che ciò che interessava loro non era tanto descrivere la vera Africa (in cui Haggard aveva trascorso alcuni anni in gioventù, mentre Burroughs non la conosceva per nulla), quanto usarla come ambientazione vagamente plausibile per le affascinanti avventure che scaturivano dalla loro fantasia, ricche di città perdute, antichi tesori e popoli immaginari. Ancora ai primi del XX secolo infatti, dell'Africa se ne sapeva abbastanza poco da poterla usare come terra di confine in cui tutto poteva accadere, in cui si immaginava di poter ancora incontrare dei mostri, come nelle zone delle antiche mappe contrassegnate dalla scritta Hic Sunt Leones, un confine che si è oggi spostato dalle profondità delle oscure foreste africane alle profondità dell'oscuro spazio esterno della fantascienza.
Non a caso, i primi due fumetti propriamente avventurosi, entrambi ispirati ad opere letterarie e diffusi contemporaneamente sui giornali statunitensi dal 1929, furono dedicati a questi due scenari dell'immaginario: la fantascienza dei viaggi spaziali di Buck Rogers e l'approssimativa Africa di Tarzan delle Scimmie (5). Anche se le sue giungle piene di liane, di feroci gorilla rapitori di fanciulle, di creature preistoriche e colonie nascoste di popoli antichi, non aiutano certo a conoscere l'Africa per quello che è, l'originale Tarzan letterario di Edgar Rice Burroughs era un personaggio né semplice né scontato, perennemente combattuto tra il suo lato selvaggio sempre in agguato e quello faticosamente riconquistato di uomo civile, nonché profondo conoscitore di molti popoli e lingue, esistenti e non, un personaggio insomma dallo spessore ben più solido ed intrigante rispetto alla maggior parte delle sue blande imitazioni di celluloide, che con disappunto del suo creatore ne diedero spesso un'immagine molto più insulsa ed ingenua.
Il Tarzan dei fumetti invece, per lo meno quello delle principali versioni statunitensi a strisce e in albo, riuscì a mantenersi fedele a quello dei romanzi, anche perché in entrambi i casi le sue prime storie disegnate costituirono un'accurata trasposizione delle sue avventure letterarie. Grazie anche alle grandi capacità grafiche del suo primo disegnatore, il canadese Harold Rudolph Foster (l'autentico fondatore dello stile realistico dei fumetti), il Tarzan disegnato fu da subito un successo, per non parlare della successiva interpretazione di Burne Hogarth, che si ispirò alla pittura orientale; di lì a poco si diffusero quindi altre strisce d'ambientazione africana o esotica.
I due giovani orfani giramondo Tim e Spud, protagonisti della serie Tim Tyler's Luck (La Fortuna di Tim Tyler) di Lyman Young e meglio noti in Italia come Cino e Franco (6), nel corso di un ciclo di storie realizzato con l'apporto sostanziale dell'allora giovane disegnatore Alex Raymond (7), si stabilirono in via definitiva nel continente nero e, dopo l'avventura "La Misteriosa Fiamma della Regina Loana", ispirata (per non dire copiata) da un romanzo di Rider Haggard (8), si arruolarono nella Pattuglia dell'Avorio, un corpo speciale della giungla, o meglio un distaccamento di polizia coloniale. Le popolazioni indigene non svolgono qui ruoli determinanti, se non quelli di possibile minaccia o di aiuto di bassa forza per i personaggi principali; anche i capi di banditi o bracconieri sono europei, come se gli Africani fossero solo bambinoni privi di astuzia e doti organizzative.
Quest'ottica paternalistica delle nazioni che occupavano e sfruttavano l'Africa con la solita scusa dei "portatori di civiltà", inizialmente influenzò anche le avventure dei due personaggi creati dallo scrittore teatrale Lee Falk: Mandrake the Magician (Mandrake il Mago), disegnato dal 1934 dall'ex scenografo Phil Davis, e The Phantom (Il Fantasma), disegnato dal 1936 da Ray Moore e conosciuto in Italia come L'Uomo Mascherato (9). Nelle storie di Mandrake, il robusto Lothar, re ereditario di una nazione africana ma descritto sempre più come un bonaccione, abbandona le responsabilità di governo (e le mogli che avrebbe dovuto sposare) preferendo girare il mondo al seguito del simpatico mago come una sorta di servitore; mentre Phantom, le cui storie mescolano con disinvoltura scenari di diversi continenti trasportando di peso il Golfo del Bengala nell'Africa Nera, è un bianco che per tradizione di famiglia si assume il diritto-dovere di amministrare la giustizia nelle profonde foreste, lasciandosi adorare dagli indigeni come essere superiore ed organizzando poi l'ennesima polizia della giungla in stile coloniale. Ciò non toglie che le storie dei due personaggi abbiano una notevole carica di simpatia ed ironia e siano costruite in modo impeccabile, limitandosi a riflettere in buona fede i tempi in cui furono realizzate. Del resto, in seguito Falk fece dimostrare a Lothar una maggiore presenza di spirito, collocandolo su un piano di amicizia paritaria con Mandrake, e conferì un'autorità super partes a Phantom, trasformandolo in agente dell'ONU e mettendo a capo della sua polizia della giungla ufficiali africani.
Se si può apprezzare lo sforzo che fece quest'ultimo autore per essere "politicamente corretto" e al passo coi tempi, tutto ciò però non ci aiuta ancora a trovare nei fumetti la vera Africa. In quelli degli U.S.A. anche i nomi dei personaggi spesso avevano ben poco di africano e per lo più erano inventati o presi dalle fonti più disparate; ad esempio Tarzan è in realtà un nome zingaro (infatti Burroughs all'inizio voleva anagrammarlo in Zantar), mentre Lothar è un nome tedesco abbastanza comune, noto per essere appartenuto ad imperatori medievali, e un tempo trascritto in italiano come Lotario.


L'avventura coloniale del fumetto italiano

Di fatto l'Africa autentica non si trova nelle prime strisce avventurose americane (né andrebbe meglio, spostandosi in Belgio, nelle prime storie del Tintin di Hergé, in cui l'approssimazione umoristica era ancora predominante sulla componente documentaristica). Per trovarla bisogna guardare agli autori di un paese che, tra tragiche vicende belliche ed esagerati entusiasmi per la costituzione del cosiddetto Impero, visse le ultime avventure coloniali in terra africana, invadendo quei paesi non ancora occupati da altri stati europei. Ovviamente il paese in questione è l'Italia, che, sia pure in un così discutibile e disgustoso modo, una porzione d'Africa relativamente vicina finì per conoscerla direttamente, il ché non si può dire degli autori delle strisce americane.
Già quella che è considerata la prima serie a fumetti del nostro paese, apparsa sul Corriere dei Piccoli fin dal primo numero del 1908, aveva per protagonista un piccolo africano, Bilbolbul, a cui ne capitavano di tutti i colori, mentre le deliziose piccole "illustrazioni" di Attilio Mussino davano forma concreta ad ogni sorta di modi di dire metaforici riportati nelle didascalie in rima. Ma fu dopo il 1934, con la pubblicazione nel nostro paese delle prime strisce esotico-avventurose americane con tanto di nuvolette, apparse sul giornale a fumetti L'Avventuroso e in appendice a Topolino, che, per imitazione, cominciarono ad essere realizzate da autori italiani analoghe storie realistiche e, nel 1935, con l'inizio della campagna d'Etiopia, una delle ambientazioni preferite divenne l'Africa, anche per le pressioni del Minculpop. Così l'avventura coloniale invase anche i giornali per ragazzi, L'Avventuroso compreso, coi disegnatori nostrani "precettati" dalla propaganda fascista ai danni dell'italica gioventù d'allora, che comunque, preferendo finché fu possibile gli eroi americani, non ne subiva troppo l'effetto. Accanto agli autori più allineati col regime, come Caesar, Cossio o Vichi, ce ne furono poi altri, come Albertarelli, Caprioli e Molino, che si limitavano a racconti genericamente patriottici, in cui gli Italiani insomma non potevano che fare bella figura, ma senza inneggiare direttamente al Fascismo.
Naturalmente una delle serie più imitate fu Cino e Franco di Lyman Young, che col suo ingenuo tono coloniale si prestava facilmente ad essere rivisitata in chiave avanguardista dalla propaganda fascista dell'epoca. Uno dei suoi primi epigoni, se non il primo in assoluto, fu il racconto "I Due Tamburini", con cui il grande sceneggiatore Federico Pedrocchi (10) e il disegnatore di origini tedesche Kurt Caesar (sotto lo pseudonimo autarchico di Cesare Avai) esordirono nel 1935 sul settimanale "La Risata", nato l'anno precedente come giornale umoristico e trasformato rapidamente in rivista avventurosa seguendo l'onda del successo delle strisce statunitensi.
Quando poi, nel 1938, fu proibita la pubblicazione in Italia dei fumetti stranieri (eccetto Topolino), storie di propaganda ambientate in Africa scalzarono quelle degli eroi americani anche nelle prime pagine a colori de L'Avventuroso. In una storia apparsa quello stesso anno sul Topolino giornale di Mondadori, "I Predatori del Guardafui", Federico Pedrocchi e il disegnatore Rino Albertarelli accontentavano i censori del Minculpop raccontando di "pirati" somali che assalivano pacifiche navi italiane, ma avendo ambientato il racconto nella Somalia del 1918 sfuggivano agli elementi propagandistici più attuali. Al giovane Gianni, protagonista di questa storia, si aggiunse poi l'amico Gino, dando inizio alla serie di "Gino e Gianni", in pratica un'ennesima imitazione di Cino e Franco, realizzata però, grazie alle doti artistiche di Albertarelli, con maggiore accuratezza iconografica nel ricostruire gli ambienti naturali africani e le specie animali che li abitano; ma dopo l'ingresso dell'Italia nella II Guerra Mondiale, anche in questa serie furono imposti elementi sempre maggiori di retorica militarista e propaganda fascista.
Intanto, intorno al 1937, un bambino veneziano di dieci anni di nome Hugo Pratt si era trasferito in Africa, dove suo padre aveva trovato lavoro; ci restò cinque anni e, dopo il ritorno in Italia e la fine della guerra, iniziò ad esprimere la sua passione per l'avventura dedicandosi al fumetto. Quella che si può considerare la sua versione di Cino e Franco la realizzò in Argentina nel 1959, con la serie Ann y Dan, nota in Italia come Anna nella Jungla (11). Date le sue esperienze dei luoghi, è naturale che questa serie, ambientata poco prima della Prima Guerra Mondiale, abbia un fascino particolare, rispetto ai fumetti "africani" precedenti. La coppia di ragazzi è formata questa volta dalla giovane inglese Anna Livingston, naturalmente figlia di un omonimo dottore, e l'altrettanto giovane italiano Daniele Doria, appena sbarcato in Africa Orientale, mentre tra i comprimari troviamo il marinaio veneziano Luca Zane, protagonista dell'episodio "La Città Perduta di Ammon-Ra", che sotto vari aspetti anticipa il successivo e più famoso Corto Maltese. Costumi e idiomi degli indigeni sono qui molto verosimili (anche se alla fine Pratt non resiste alla tentazione di farli esprimere in veneto), per non parlare delle impeccabili divise coloniali, per le quali l'autore aveva un'autentica passione. Comunque anche in questa serie certi luoghi comuni dei precedenti fumetti avventurosi sono ancora abbastanza rispettati ed i popoli africani che insorgono contro le autorità coloniali britanniche sono descritti solo come feroci selvaggi, svolgendo di fatto il ruolo dei cattivi della situazione.
Ben diverso sarà l'approccio delle successive storie di Pratt, come gli episodi di Corto Maltese appartenenti al ciclo "Le Etiopiche" (12) , realizzato tra 1972 e 1973 ma ambientato in Arabia e Africa durante la I Guerra Mondiale, il cui titolo è lo stesso di una raccolta di poesie del senegalese Sédar Senghor (13) ma i cui contenuti si ispirano ad un'opera omonima ancora più antica, scritta nel III secolo d.C. dal greco Eliodoro di Emesa, un romanzo in dieci libri che comprende quella che è forse la prima versione di Romeo e Giulietta. Nel ciclo di Pratt, autore e protagonista non possono che simpatizzare coi popoli oppressi di turno che, anche se in modo violento, difendono la loro terra da invasori stranieri, ma nessuna delle parti in causa è più vista in modo ingenuo come del tutto "buona" o "cattiva" e nessuno deve necessariamente vincere o perdere. Anche l'amore contrastato tra due giovani, nell'episodio "E di Altri Romei e di Altre Giuliette", è il mezzo per riconciliare due popoli nemici. In questo senso, Corto Maltese si può considerare il punto di arrivo del percorso di maturazione narrativa iniziato da Pratt con Anna nella Jungla, dove alla fine inglesi e tedeschi, nonostante lo stato di guerra appena dichiarato tra i loro due paesi, sceglievano di lasciarsi da amici.
Del resto, a sancire la fondamentale unità e coerenza della poetica di Pratt, nomi e volti dei personaggi di Anna nella Giungla ritornano non solo nelle avventure africane di Corto Maltese, ma anche nel ciclo "Gli Scorpioni del Deserto" (14), pubblicato dal 1969, ennesima opera dell'autore ambientata in Africa, ma che questa volta si svolge in piena II Guerra Mondiale, narrando in modo particolarmente realistico ed introspettivo le avventure di un gruppo speciale di soldati alleati. Anche l'inquietante e misterioso personaggio di Samael, l'"angelo caduto", un vecchio stregone africano che potrebbe essere Lucifero stesso, dopo aver esordito ne "Le Etiopiche", ritorna ne "L'Uomo della Somalia", romanzo a fumetti pubblicato nel 1978 nella collana "Un Uomo, Un'Avventura" (15), in cui Pratt rievoca i miti del Giardino dell'Eden in una chiave ben più affascinante di quella biblica, ispirandosi a versioni etiopiche di quelle leggende.
Tra il 1984 e il 1988, con la collaborazione di Lele Vianello, sempre Hugo Pratt realizza poi i due episodi di "Cato Zulù" (16), ambientati nella seconda metà del 1800, in cui avvenimenti della storia del Sudafrica, che vide contrapposti coloni boeri e guerrieri zulu, sono visti attraverso gli occhi di un misterioso avventuriero realmente esistito: l'ex soldato britannico Catone Milton. Il primo episodio di "Cato Zulù", intitolato "La Fine del Principe" è dedicato alla tragica fine del giovane Luigi Eugenio Bonaparte, il figlio di Napoleone III, ucciso dagli Zulu nel 1879 mentre era in Sudafrica come osservatore. Lo stesso episodio storico era stato disegnato anche da Dino Battaglia in un breve fumetto intitolato "Napoleone IV" (17), in cui si fa notare come la morte del principe sia dipesa da una sella finta vendutagli da un truffatore che, quando gli Zulu attaccarono la piccola pattuglia a cui era aggregato, si ruppe, impedendogli di mettersi in salvo insieme ai soldati inglesi.
Nella collana "Un Uomo, Un'Avventura" dell'Editoriale Cepim sono apparse anche altre storie d'ambientazione africana, come "L'Uomo dello Zululand", scritta e disegnata da Gino D'Antonio e dedicata anch'essa alla guerra coloniale tra gli Anglo-Boeri e gli Zulu, i cui reggimenti perfettamente organizzati furono in grado di sconfiggere più di una volta le moderne armi degli europei. Il protagonista è un mercante tedesco che si trova coinvolto, suo malgrado, nel bagno di sangue della battaglia di Isandhlwana, in cui su millecinquecento soldati inglesi nessuno si salvò, ma riesce a fuggire prima dell'assalto ed a raggiungere l'unica compagnia superstite dell'esercito inglese nella zona, prendendo parte così all'episodio storico della difesa di Rorke's Drift, in cui appena un centinaio di soldati riuscì miracolosamente a fermare l'avanzata di quattromila zulu.
In "L'Uomo della Legione", disegnato da Dino Battaglia ed ambientato nel 1921, è un piccolo contingente della legione straniera a trovarsi impegnato ed infine circondato senza speranza dai partigiani algerini, che si ribellano contro l'occupazione francese della loro patria al grido di "Algeria Libera!". Il protagonista, il legionario Moreau, costantemente in conflitto col proprio capitano, che durante la guerra in Europa l'aveva coinvolto in un episodio di vigliaccheria di fronte al nemico, sarà l'ultimo a vendere cara la pelle, rifiutando di arrendersi ad ogni costo. La definitiva vittoria degli ribelli è però ancora lontana, visto che per ottenere la liberazione dell'Algeria ci vorranno altri quarant'anni, durante i quali la legione non si comportò sempre in modo altrettanto eroico, ma usò anche mezzi disumani come la tortura.
Nel volume "L'Uomo del Nilo", scritto da Decio Canzio e disegnato da Sergio Toppi, sono invece i dervisci, i ribelli sudanesi guidati dal capo religioso islamico detto il Mahdi, a sferrare un duro colpo all'impero britannico occupando nel 1885 la città di Khartoum, rimasta isolata e difesa da uno sparuto gruppo di europei agli ordini del governatore Gordon. In questo contesto storico si inserisce l'avventura immaginaria del giornalista Bob Wingate, che seguendo il Nilo giunge fortunosamente a Khartoum per intervistare Gordon ed è da questi inviato per la stessa via per sollecitare i soccorsi. Lo sceneggiatore potrebbe essere stato ispirato da due episodi storici, con la stessa ambientazione, che Toppi aveva già disegnato su testi di Mino Milani: "Le Parole del Fucile", in cui l'esploratore Romolo Gessi è inviato da Gordon Pascià a combattere i negrieri del Sudan, e "Fino al Nilo", in cui, anni dopo la caduta di Khartoum, viene organizzata la fuga dell'ex-governatore del Darfur dal Sudan occupato dai dervisci (18). Anche il nome Wingate sembra essere stato ripreso da quest'ultimo fumetto: nella realtà storica era quello del capo dei servizi d'informazione inglesi in Egitto.


Viaggi africani nel fumetto italiano ed europeo di fine '900

Si svolge sempre in Africa Orientale, ma più a sud, anche una storia di Toppi appartenente alla serie Il Collezionista: "L'Obelisco Abissino", nota anche come "L'Obelisco della Terra di Punt" (19). Qui troviamo le truppe abissine del ras Menelik che si preparano ad affrontare gli invasori italiani, mentre il protagonista della storia non ha niente contro nessuno dei due contendenti, essendo più interessato alla ricerca dell'antico e misterioso manufatto che dà il titolo alla storia che al destino della terra che attraversa. È poi ambientata in Sudafrica una storia di Toppi del 1985, "M'Felewzi" (20), il cui protagonista è un battitore indigeno a cui viene ucciso il fratello per un gioco crudele tra il suo padrone e un altro cacciatore bianco, e che, da allora, parla con lo spirito del fratello morto, aspettando pazientemente l'occasione di vendicarlo; un'occasione che arriva con la partenza per un nuovo safari insieme ai due responsabili. In entrambi i racconti il pennino di Toppi cesella magistralmente un'Africa d'epoca, con i suoi affascinanti scenari naturali ancora quasi intatti.
Sono invece dei safari fotografici, ma che spesso prendono tutta un'altra piega, quelli di cui è protagonista Johnny Focus (21), un'affascinante fotoreporter creato da Attilio Micheluzzi nel 1974, il cui lavoro lo porta in giro per il mondo, Africa compresa. Di volta in volta, del tutto casualmente, ha così a che fare con uomini leopardo, ladri di diamanti, trafficanti d'avorio, viaggiatori inesperti, complotti petroliferi o colpi di stato, mentre scenari e costumi indigeni sono sempre raffigurati dall'autore con grande intensità, accuratezza e realismo. Qui l'Africa non è più quella delle imprese del passato ma quella contemporanea, degli anni '70 del '900. Nonostante i soggetti immaginari, è a tutti gli effetti l'Africa reale, descritta con un po' d'ironia alla Pratt ma con meno romanticismo, l'Africa di oggi con tutte le sue contraddizioni di continente sospeso tra un passato di dura lotta con la natura, un presente di "civili" conflitti e speculazioni e un futuro incerto ancora tutto da scrivere.
Anche Micheluzzi realizzò un paio di volumi della collana "Un Uomo, Un'Avventura", tra cui, nel 1978, L'Uomo del Tanganika. Qui, all'inizio della I Guerra Mondiale, il pilota americano Ian Fermanagh è incaricato dagli inglesi di individuare un'inafferrabile incrociatore tedesco nascosto tra le paludi: il Konigsberg, che all'epoca costituì una spina nel fianco per l'esercito britannico. Il viaggio che intraprende prima sul suo idrovolante e poi a piedi tra le paludi dell'attuale Tanzania, superando vari pericoli, non si svolge solo in uno spazio fisico, ma anche dentro di lui, poiché dopo aver trovato l'incrociatore ed essere stato trattato dai suoi occupanti con umanità e fiducia, ben al di là della semplice correttezza, scoprirà che i suoi propositi ostili verso di loro sono cambiati.
Ma il capolavoro africano di Micheluzzi è "Bab-el-Mandeb" (22), un romanzo a fumetti storico in forma di diario, pubblicato nel 1986, che racconta come, dopo varie vicissitudini, nel 1935 i membri di strano quartetto, composto da un sergente inglese disertore, un fuoriuscito italiano antifascista, una danzatrice egiziana ed una lady anglosassone filofascista, sottrassero due autoblindo all'esercito britannico e riuscirono a portarli in Abissinia, dopo un rischioso ed avventuroso viaggio per mare e per terra, appena in tempo perché potessero essere usate nella difesa contro l'invasione italiana. Resta dubbio se le fonti dichiarate dall'autore siano del tutto autentiche, ma la sua ricostruzione, per quanto rocambolesca ed avvincente, è abbastanza realistica, storicamente dettagliata e fuori dalle convenzioni narrative perché qualcosa di vero possa effettivamente esserci.
Sono invece chiaramente irreali le parodie, che non potevano mancare, sulle avventure africane. A parte quelle che prendono in giro Tarzan (da "Melvin delle Scimmie" di Kurtzman e Severin (23) a "L'Onorevole Tarzan" di Jacovitti (24)), meritano d'essere citati due romanzi satirici a fumetti sul tema con due donne protagoniste. In "Lili Fatale" (25) pubblicato dal francese Gérard Lauzier nel 1974, una casalinga si rivela essere all'insaputa del marito un'agguerrita e disinibita spia, esperta in "solletico da combattimento", costretta a tornare in missione nell'immaginario stato africano di Bobocalandia capeggiando la guerriglia contro il locale dittatore, caricatura di regnanti davvero esistenti. È una spassosa e paradossale parodia delle storie alla 007, con riferimenti alle cronache d'attualità che sfociano in feroce satira politica, ai danni tanto dei militaristi quanto dei rivoluzionari. In "Ada nella Jungla" (26), pubblicato da Francesco Tullio Altan nel 1978, è invece una prosperosa orfana cresciuta in collegio ad intraprendere un viaggio in Africa alla ricerca di un cugino là abbandonato in tenera età, ma unico erede delle ricchezze di famiglia. Qui la parodia riguarda i tipici feuilleton ottocenteschi, a cui vengono ricondotti anche certi elementi del primo romanzo di Tarzan, opportunamente deformati e dissacrati dall'umorismo nero dell'autore. Entrambe le parodie mettono in evidenza le tante esagerazioni, assurdità e mistificazioni del genere narrativo prescelto, rispetto all'autentico volto del continente nero.
La stessa cosa è fatta notare, disegnando gli africani in due modi diversi, nel finale della prima parte de "Le Avventure Africane di Giuseppe Bergman" di Milo Manara (27), che come le altre storie dello stesso ciclo, si colloca a metà tra la parodia di certi romanzi contemporanei alla Castaneda, i surreali viaggi di formazione alla Fellini ed una pura esibizione voyeuristica di erotismo spicciolo. Come in una situazione pirandelliana, vi si rendono evidenti fin dall'inizio le tecniche narrative normalmente nascoste tra le pieghe della storia: i personaggi stessi sono consapevoli di vivere in un fumetto, di essere manovrati da una regia occulta e di doversi sottomettere alla sceneggiatura, come gli attori di un film. Una valigetta di progetti segreti che passa di mano in mano è la scusa che conduce in Etiopia l'antieroe Bergman, controparte disegnata dell'autore, ed una ragazza arruolata all'ultimo istante come protagonista. Il viaggio li porta attraverso un'Africa attuale sordida e realistica ma piena di elementi sconclusionati ed improbabili. Nella seconda parte, ambientata in Kenia, ad essere analizzate sono invece le varie tecniche con cui si possono impostare e stilizzare i disegni. Anche in questo secondo viaggio, Bergman è coinvolto in disavventure paradossali ed erotiche dai personaggi che incontra, molti dei quali hanno una loro storia nella storia da raccontare. L'autore ha qui maggiore attenzione per l'ambiente e i costumi locali, ma benché affascinante, l'Africa che disegna è poco più d'uno scenario per l'ennesima avventura dai contenuti stravaganti, che mescola alchimia e musica rock, con appena qualche breve citazione degli usi africani.
Una maggiore cura documentaristica e storica caratterizza invece il ciclo "Les Passagers du Vent" (I Passeggeri del Vento) (28), noto in Italia anche come "Le Avventure di Isa", del francese François Bourgeon. Pubblicato tra il 1979 e il 1983 ed ambientato nel XVIII secolo, parla di un piccolo gruppo di spiriti ribelli fuggiaschi, composto da una coppia francese (l'ex marinaio Hoel e l'ex dama di compagnia Isabelle de Mamaye, privata in gioventù del suo vero nome e dei suoi beni) ed una inglese (la giovane madre Mary Hereford e l'ex tenente John Smolett), che dopo varie peripezie e tre viaggi via mare, per sfuggire ai rispettivi problemi personali, nel terzo episodio giungono in Africa su una nave negriera, sbarcando nella colonia francese di Juda. La sfrontata ed emancipata Isa, più progredita e decisa delle donne e degli uomini della sua epoca, fin dall'inizio disapprova apertamente la schiavitù e si ribella come può alle violenze a cui assiste. È poi invitata dal re Kpengla nella capitale del regno nero di Abomey, i cui costumi ed ambienti sono rappresentati nel quarto episodio in tutta la loro bellezza e dignità, con correttezza e rispetto per la cultura africana, pur senza omettere di mostrare le locali ingiustizie sociali ed usanze disumane. Sul confine sottile che unisce e separa lo sfarzo ed il fascino di ogni antica civiltà dalle sue terribili sopraffazioni, troviamo qui la vera Africa, un'Africa né denigrata né idealizzata, ma storicamente verosimile.


La guerra d'Africa duecento anni dopo

Altrettanto ben ricostruita sul piano storico, anche se artisticamente meno unitaria ed affascinante essendo realizzata da vari disegnatori, è infine la recente miniserie "Volto Nascosto" (29) scritta da Gianfranco Manfredi, in cui i viaggi in Etiopia di due italiani, il contabile Ugo Pastore e il tenente di cavalleria Vittorio de Cesari, entrambi personaggi di fantasia, si sovrappongono agli eventi della guerra d'invasione italiana del 1894-96. I due possono così conoscere personalmente la regina Taitù, affascinante e volitiva moglie del ras Menelik II, e vedere le proprie vite ed il proprio futuro influenzati in modi diversi dall'esito delle battaglie dell'Amba Alagi e di Macallé, in cui l'esercito italiano fu definitivamente sconfitto. Nonostante la storicità di molti eventi, non si risparmiano i colpi di scena da romanzo d'appendice, con tanto di triangolo sentimentale e misteri da risolvere, uno su tutti quello dell'identità del misterioso capo etiope detto Volto Nascosto, che cela il suo viso dietro una maschera d'argento e di cui nessuno conosce le fattezze.
È il feuilleton, con i suoi pregi ed i suoi difetti, che dopo aver subito tante critiche e parodie nei decenni passati si riprende ora il proprio spazio nella letteratura d'evasione, come accade con i tanti cicli di romanzi storici ora nuovamente in voga. Negli anni di una fiction, tanto editoriale quanto televisiva, che recupera le forme narrative forzate ma a tratti appassionanti delle avventure d'altri tempi, magari con maggiore cura e rispetto per i contesti storici e culturali in cui si svolgono, anche l'Africa, oggi a noi più vicina che mai dati i flussi migratori in atto, non poteva non rivendicare un suo posto di primo piano.



Note:

1) Leo Frobenius (1873-1938) fu il primo etnologo a raccogliere moltissimi racconti direttamente dalla voce dei cantori africani, pubblicandoli nel volume "Das Schwarze Dekameron" (Il Decamerone Nero), nei dodici volumi di "Sammlung Atlantis" (Collezione Atlantide) e nei tredici di "Und Africa Sprach…" (E l'Africa Parlò…); in italiano una sintetica raccolta di cinquantacinque racconti è reperibile nel volume "Il Decamerone Nero", Rizzoli 1971.

2) Henry Rider Haggard, scrittore nato in Gran Bretagna nel 1836, è famoso soprattutto per il romanzo "Le Miniere di Re Salomone", da cui sono state tratte varie versioni cinematografiche. Le città perdute abitate da popoli antichi o misteriosi dei suoi romanzi hanno costituito una delle principali fonti d'ispirazione di Edgar Rice Burroughs.

3) Edgar Rice Burroughs (1875-1950), ex-cavalleggero, ex-cowboy, ex-cercatore d'oro, ex-vigile urbano, ex-poliziotto ferroviario, ex-commesso viaggiatore, a partire dal 1911 pubblicò, prima su riviste e poi in volume, oltre novanta romanzi d'avventure e fantascienza, tra cui i ventisei volumi del ciclo africano di Tarzan. Solo una parte di questi è stata pubblicata in Italia, soprattutto nelle edizioni economiche dell'editrice Giunti negli anni '70 del '900.

4) Il romanzo Orzowei, pubblicato da Alberto Manzi nel 1955, narra di un ragazzo bianco abbandonato in Africa che viene allevato in un villaggio bantu col nome di Isa, ma è oggetto di razzismo ed emarginazione da parte degli altri ragazzi che lo chiamano spregiativamente Orzowei, "il Trovato". Negli anni '70 del '900 ne furono tratti un famoso sceneggiato televisivo ed un film. Il testo originale è reperibile su hinomaru.megane.it/cartoni/orzowei/

5) Le prime strisce a fumetti di Tarzan, disegnate da Harold Foster e da Rex Maxon, tratte dai primi tre romanzi del ciclo, sono state pubblicate in Italia dall'A.N.A.F. (Associazione Nazionale Amici del Fumetto) nel 1991, in un volume amatoriale, dalla tiratura limitata a 500 copie, intitolato "Tarzan delle Scimmie" dal titolo del primo romanzo. Le prime tavole domenicali a colori di Tarzan, disegnate a partire dal 1931 da Rex Maxon, Harold Foster e Burne Hogarth, sono state pubblicate in Italia sulle collane Tarzan Extra e Tarzan Gigante dell'editrice Cenisio tra il 1974 e il 1977, in albi amatoriali dell'A.N.A.F. degli anni '80 e sul volume di Mondadori "Tarzan il Re della Giungla" del 1971; attualmente sono pubblicate in una serie di album cartonati dalla Planeta De Agostini.

6) La serie Cino e Franco di Lyman Young fu pubblicata in Italia da Nerbini nel 1934 sul giornale Topolino, a partire dall'avventura del 1933 "Sotto la Bandiera del Re della Giungla"; dal 1935, dopo la cessione di Topolino a Mondadori, proseguì su "Il Giornale di Cino e Franco". Subito dopo Nerbini raccolse gli episodi in album; questi, dal 1971, furono ristampati in edizione anastatica, insieme alle storie precedenti che erano ancora inediti in Italia.

7) Alexander Gillespie Raymond (1909-1956), ex-agente di borsa e uno dei più influenti artisti dell'età d'oro del fumetto avventuroso statunitense, all'inizio della carriera lavorò per lo studio dei fratelli Young, disegnando anonimamente strisce di serie come Blondie e Tim Tyler's Luck, firmate rispettivamente da Chic e Lyman Young; fu poi il creatore grafico di quattro serie fondamentali: Flash Gordon, Jungle Jim (Jim della Jungla), Secret Agent X-9 (Agente Segreto X-9), scritta inizialmente dal romanziere Samuel Dashiell Hammett, e Rip Kirby.

8) "She" (Lei) di Henry Rider Haggard, romanzo pubblicato in Italia col titolo "La Donna Eterna". Ne è stato tratto anche un film con Peter Cushing e Ursula Andress, distribuito in Italia col titolo "La Dea della Città Perduta".

9) Le versioni in strisce giornaliere delle serie Mandrake e L'Uomo Mascherato di Lee Falk, in Italia furono pubblicate da Nerbini, negli anni '30 del '900, su L'Avventuroso e subito dopo raccolte in album. La versione in tavole domenicali di Mandrake fu invece pubblicata da un altro editore su L'Audace, col titolo modificato in Drakeman. Oltre alle ristampe anastatiche degli anni '70, importanti edizioni successive di vecchie e nuove avventure furono quelle dei Fratelli Spada negli anni '60 e '70 e della Comic Art negli anni '80 e '90 del '900.

10) Federico Pedrocchi (1907-1945), nato a Buenos Aires da genitori italiani, autore pubblicitario e di novelle, da solo o insieme allo sceneggiatore cinematografico Cesare Zavattini, scrisse i più importanti fumetti italiani degli anni '30 e '40 del '900: Zorro della Metropoli, Saturno contro la Terra, Gino e Gianni, Virus, Il Dottor Faust e altri, coadiuvato da importanti disegnatori come Walter Molino, Giovanni Scolari e Rino Albertarelli. Fu anche il primo a scrivere e disegnare, insieme a Mario Pinochi e Nino Pagot, delle storie lunghe con protagonista Paperino, uscite sull'omonima testata di Mondadori dal 1937, ancor prima che il personaggio fosse sfruttato in tal senso negli USA.

11) I quattro episodi di "Anna nella Jungla" di Pratt sono stati pubblicati in Italia sulla rivista Sgt. Kirk alla fine degli anni '60 del '900, in un Oscar Mondadori del 1973 e in un volume della collana "Avventura e Storia", Fabbri 1979.

12) Dei quattro episodi del ciclo "Le Etiopiche" di Pratt, quelli ambientati in Africa sono: "L'Ultimo Colpo", "E di Altri Romei e di Altre Giuliette" e "Leopardi". Come le altre storie di Corto Maltese, sono stati pubblicati in volume da vari editori: Mondadori, Milano Libri, Bompiani, Lizard e Gruppo Editoriale L'Espresso.

13) Léopold Sédar Senghor, importante poeta e uomo politico africano nato nel 1906, fu eletto deputato del Senegal all'Assemblea Nazionale francese nel 1945; tra il 1945 e il 1956 pubblicò in Francia le raccolte poetiche "Chants d'Ombre" (Canti d'Ombra), "Hosties Noires" (Ostie Nere), "Chants pour Naëtt" (Canti per Naëtt) e "Ethiopiques" (Etiopiche); nel 1960 fu eletto Presidente della Federazione del Mali.

14) I vari episodi de "Gli Scorpioni del Deserto" di Pratt sono stati pubblicati a puntate su Sgt. Kirk dal 1969, su Alterlinus dal 1974, su Alter Alter dal 1980 e poi raccolti in volumi dalla Milano Libri. L'edizione più recente di tutti e cinque gli episodi che compongono il ciclo ("Gli Scorpioni del Deserto", "Piccolo Chalêt Gaio come Te", "Vanghe Dancale", "Dry Martini Parlor" e "Brise de Mer") è quella dei Tascabili Lizard uscita tra 2000 e 2001.

15) Gli album della collana "Un Uomo, un'Avventura" sono stati pubblicati dalla Cepim alla fine degli anni '70 del '900 e ristampati più di recente dalla Hobby & Work col titolo "I Grandi del Fumetto".

16) I due episodi di "Cato Zulù" di Pratt ("La Fine di un Principe" e "La Carovana dei Boeri") sono stati pubblicati sulla rivista Corto Maltese, rispettivamente nel 1984 e nel 1988, e poi raccolti in un volume della Milano Libri. L'edizione più recente è reperibile nel volume n°54 dei Tascabili Lizard.

17) "Napoleone IV" di Dino Battaglia è contenuto con altre storie dello stesso autore nel volume "Caricaaa!", pubblicato nel 1979 dalla Fabbri nella collana "Avventura e Storia".

18) "Le Parole nel Fucile" e "Fino al Nilo" di Milani e Toppi sono reperibili rispettivamente nei volumi "Cronache d'Armi" e "Samurai e Altre Storie", pubblicati dalla Fabbri nel 1979 e nel 1980, nella collana "Avventura e Storia".

19) "L'Obelisco della Terra di Punt" di Toppi è stato pubblicato negli anni '80, a puntate, sulla rivista L'Eternauta e, in album, sul n°8 della collana I Protagonisti delle Edizioni L'Isola Trovata; è reperibile col titolo "L'Obelisco Abissino" anche nel volume del 2004 "L'Arte di Sergio Toppi", n°54 de "I Classici del Fumetto di Repubblica".

20) "M'Felewzi" di Sergio Toppi è stato pubblicato a puntate sulla rivista Corto Maltese, dal n°9 al n°11 del 1985, e in volume sul n°42 dei Tascabili Lizard nel 2000.

21) Episodi africani della serie Johnny Focus di Attilio Micheluzzi sono: "Gli Uomini Leopardo", "Quella Maledetta Bottiglia", "Sulla Pista di Mombasa", "La Ragazza del Fiume", "La Montagna dei Serpenti di Pietra" e "Siamo con Voi". Insieme agli altri della stessa serie, pubblicata sulla rivista Il Corriere dei Ragazzi tra il 1974 e il 1976, sono stati raccolti in tre volumi, prima da Ivaldi Editore negli anni '80 e poi nei Tascabili Lizard dal n°61 al n°63 del 2004. Altri episodi dello stesso personaggio sono apparsi all'inizio degli anni '80 sulle riviste Zodiaco e Orient Express, quelli di quest'ultima sono stati raccolti nel quarto volume di Johnny Focus, sul n°64 dei Tascabili Lizard. - Su Johnny Focus vedere anche l'articolo alla pagina www.segretidipulcinella.it/sdp8/art_02.htm

22) "Bab-el-Mandeb" di Micheluzzi è stato pubblicato a puntate sulla rivista Corto Maltese nel 1986 e raccolto in un volume della Milano Libri l'anno seguente.

23) Melvin, la parodia di Tarzan di Harvey Kurtzman e John Severin apparve su Mad n°2 del 1952 e n°6 del 1953. Entrambe le storie sono state pubblicate in Italia nel libro "Classici Mad volume 1" della Planeta De Agostini, che raccoglie integralmente i primi 12 numeri di Mad. - Su Harvey Kurtzman e sulle parodie di Mad vedere anche l'articolo alla pagina www.segretidipulcinella.it/sdp22/art_01.htm

24) "L'Onorevole Tarzan" di Benito Jacovitti fu pubblicato sul giornale a fumetti Il Vittorioso nel 1948.

25) "Lili Fatale" di Gérard Lauzier è stato pubblicato in Italia sulla prima serie della rivista Pilot, dal n°9 del 1982 al n°12 del 1983, e raccolto in volume dalla Bonelli-Dargaud nel 1985.

26) "Ada nella Jungla" di Altan è stato pubblicato a puntate sulla rivista Linus nel 1978 e in volume dalla Glénat Italia nel 1988; nello stesso anno, in Francia, ne è stato tratto il film "Ada dans la Jungle", del regista Gérard Zingg.

27) I due episodi de "Le Avventure Africane di Giuseppe Bergman" di Milo Manara sono stati pubblicati a puntate sulla rivista Totem all'inizio degli anni '80 del '900 e poi in volume dalle Edizioni Nuova Frontiera.

28) I primi tre episodi del ciclo "I Passeggeri del Vento" di François Bourgeon ("I Passeggeri del Vento", "La Galera Infernale" e "I Negrieri di Juda") sono stati pubblicati in Italia, col titolo "Le Avventure di Isa", in tre album della collana Metal delle Edizioni Nuova Frontiera usciti tra il 1981 e il 1982, il quarto episodio ("L'Ora del Serpente") è apparso a puntate sulla rivista Totem dal n°25 al n°29 del 1983 e il quinto ("Bosco d'Ebano") sulla rivista Corto Maltese dal n°10 del 1984 al n°1 del 1985. Il ciclo è stato poi ristampato in volumi dalla Milano Libri.

29) "Volto Nascosto" di Gianfranco Manfredi, è stato pubblicato da Bonelli in 14 numeri tra il 2007 e il 2008.

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