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Intervista a Sebastiano Leddi
 

a cura di Alessandro Rizzo


Sebastiano Leddi è un filmaker indipendente milanese. Fonda con altri quattro registi un gruppo indie dal nome abbastanza eloquente "Manyhands". Lavorano insieme per contaminarsi e per migliorare un'offerta di cui si avverte sempre più bisogno ed esigenza sociale. La risposta di pubblico eterogeneo verso il cinema indipendente a Milano è sempre più ricca e nutrita, tanmt'è che questo fa presagire che in città il cinema di qualità e autoprodotto rivendica un ruolo e uno spazio fino a oggi sconosciuto. Con Sebastiano iniziamo un percorso di conoscenza di questo mondo che è un patrimonio moderno per lo sviluppo culturale della metropoli che si candida all'EXPO, ma spesso ricca di contraddizioni alienanti.

Quali sono le opere significative che segnano la tua caratteristica artistica di filmaker e giovane regista indipendente?

Diversi sono i corti che considero appartenenti a un percorso. Il mio primo lavoro riguardava la macchina maccheronica degli Stormy six, gruppo musicale che componeva musica progressiva negli anni 70. Il corto è del 2002. "Nessuno è perfetto" è, invece, un cortometraggio di 20 minuti, prodotto nel 2004, mentre "The Messenger" è un cortometraggio di 30 minuti ed è del 2007, ma ultimato nel 2008. "Mikyrourke", invece, dura 5 minuti ed è prodotto all'interno di un cortometraggio in cui risulta essere un singolo capitolo. Ho lavorato anche per un programma della RAI, "Screen saver", e mi sono dedicato ad attività commerciali girando alcuni prodotti promozionali e collaborando alla produzione di alcuni spot pubblicitari per la televisione, uno dei quali sulla sicurezza stradale. Ricordo anche la produzione di una sweet com per la Banca San Paolo, nonché di molti videoclip. La parte commerciale nella formazione di un film maker è utile per costruire un gusto estetico del regista. Nell'ambito del cinema indipendente sussiste l'esigenza di avere dei tecnici disponibili a impegnarsi anche gratuitamente. Povero ma istruttivo, "Nessuno è perfetto" vive di uno studio estetico iniziale costruito su riferimenti presi da diversi film. L'opera si basa sulla pura immaginazione senza riferimenti alcuni e possiamo dire che è un dramma ma con un epilogo non tragico.
"The messenger" riguarda, invece, la storia di un kamikaze fuggiasco e ricercato, che si nasconde da una signora anziana, che inizialmente rapisce e che, in un secondo tempo, dopo una complicità creatasi tra i due, nasce tra gli stessi un'amicizia intensa. Mikyrourke è, infine, considerabile come una commedia demenziale e surreale.
Ricordo anche nel mio portofolio i film girati come assistente o come operatore: nel film "Chiedimi se sono felice" con Aldo, Giovanni e Giacomo ho svolto la funzione di ranner con, mentre, poi, sono stato aiuto alla regia per il film "Agata e la tempesta" di Silvio Soldini
Ho svolto, infine, l'attività di operatore per un documentario girato a New York su alcuni scrittori newyorkesi attuali, dal titolo "Scrivere a New York".

Quale percorso formativo hai seguito e quale potrebbe essere la tua corrente conseguente al percorso stesso avviato come regista indipendente?

Ho fatto la scuola civica del cinema. In un secondo tempo ho fatto molte attività a seguire, sia per lavoro sia per passione. Ho alternato nella mia produzione sia corti, sia produzioni di opere di altro genere. Ultimamente ho fondato insieme ad altri registi, Gianluca Chierici, Andrea Cavallari, Antonio Angugliaro, Chiara
Abbiamo alcuni progetti in cantiere. Abbiamo fatto un corto scritto a 10 mani tramite una regia collettiva, supersperimentale, in bianco e nero e composto da diverse sceneggiature, a tema libero, senza vincoli, ma in una cornice generale. Parlo appunto di Mikyrourke. Come prossima produzione stiamo pensando a un'opera scritta da noi tutti, Picup è il titolo, in cui ognuno girerà un pezzo occupandosi in particolare modo di un personaggio, da seguire e sviluppare.

Quali opere sono in progetto e a quali lavori stai dedicando attualmente la tua attività?

Oltre a Pikup, progetto su cui come ManyHands stiamo lavorando, ho l'idea di produrre e girare Ticket restaurant, che è un finto documentario, possiamo dire tra fiction e doc, forse è più comprensibile come definizione. Ricordo, infine, "Welcome to six cities", che è un documentario su cui stro lavorando, il cui titolo nasce da un'idea associata all'opera Sing city, in quanto narrerò il lato oscuro di Milano, in quanto città malata.

Possiamo dire, nel panorama attuale, che il cinema indipendente sta acquisendo un mercato alternativo fortemente concorrenziale a quello commerciale?

Il cinema indipendente non è concorrente al cinema "main stream". Il problema della discrasia tra i due settori consiste nel mercato. Creatività, fermento, movimento sono chiaramente ottimi elementi che uniscono i filmaker indipendenti a Milano. Stiamo lavorando con altre colleghe e altri colleghi a "Milano ti amo", che chiaramente aiuterà come progetto il movimento indipendente e la costruzione di una rete nel movimento e tra gli operatori di cinema indipendente. Sarà un'opera importante che occorrerà diffondere e circuitare. Molti ignorano ancora il cinema indipendente, non capendo e concependo che sono prodotti veri e attuali. E', questa, un'opera che renderà la narrazione molto più viva di tutto ciò che è realistico e riguarderà Milano. Siamo in un neorealismo post moderno.

Quale è lo stato attuale e come prospetti il futuro del cinema indipendente a Milano?

Si muovono molte cose. I film indipendenti vengono realizzati, proposti, prodotti. Il cinema indipendente non quello main strema, ma i registi indie si stanno mettendo in rete. Qualcosa succede e accadrà in questo ambito. 100 autori di Roma: Marina Spada è nostra rappresentante come Milano. Milano esiste e vuole avere uno spazio, maggiore spazio. E' nato un gruppo, si chiama 100 autori, ed è di Roma. Il gruppo raccoglie, però, autori di diversa provenienza artistica e geografica ed è stato costituito per la tutela dei diritti d'autore, sia del cinema, sia del documentario, sia, infine, della televisione. I registi si stanno mettendo insieme per difendere la categoria. Milano propone cinema: esiste la rete dei 100 autori di Roma, ma, dopo un incontro, anche a Milano è nato un gruppo che non vuole essere costola dei 100 autori di Roma. L'idea è fare un gruppo a Milano.

Che connessione esiste tra cinema indipendente e l'attualità, il contesto sociale e culturale in cui va a inserirsi, dato che molte opere possono essere definite tra la fiction e il documentario?

Il cinema indipendente tratta di attualità. La storia che viene narrata e ripresa in un'opera indipendente è molto simile a una qualsiasi storia reale. Questo è dovuto al fatto che la sceneggiatura risulta essere poco romanzata e a espressione libera. Non c'è un limite e un vincolo posto da un mercato. Esiste una libertà di espressione assoluta e nessun vincolo alla creatività.

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