Eventi  -  Redazione  -  Numeri arretrati  -  Edizioni SDP  -  Indice generale  -  Letture pubbliche  -  Blog  -  Link  

  Indice   -[ Editoriale | Letteratura | Musica | Arti visive | Lingue | Tempi moderni | Redazionali ]-


Libri a fumetti

Parole di fumo su città di pietra: Breve visita guidata alle metropoli disegnate
Recensione di Andrea Cantucci

Cinema

recensioni di Massimo Acciai, Sonia Cincinelli, Ilaria Mainardi
À bout de souffle - rubrica a cura di Ilaria Mainardi
Intervista a Daniele Segre di Ilaria Mainardi

Interviste

Pirografia, quando il fuoco diventa arte: Intervista a Luigi Conci
a cura di Massimo Acciai

Memorie preziose

Art Déco
di Maddalena Lonati

Fumetti in corso 10 - 11 - 12

Strisce di Andrea Cantucci

Art Déco
 

Articolo di Maddalena Lonati


Il ventennio che intercorre fra le due guerre mondiali è caratterizzato da uno sfrenato desiderio di rinnovamento e sperimentazione e, nonostante le crisi economiche ed il periodo poco favorevole, si assiste ad un notevole fermento artistico, culminante nelle avanguardie del Dadaismo e del Surrealismo, ma anche nel consolidamento della fama di Picasso, Braque, Matisse. L'estetica delle varie discipline sembra convogliare verso un progetto comune, coerente, che troverà una delle sue massime espressioni nella gioielleria. La definizione Art Déco deriva dall' Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriels Modernes tenutasi a Parigi nel 1925; essa presentava gli oggetti di lusso della moda parigina, e sottolineava al mondo che Parigi continuava a rimanere il centro internazionale per lo stile anche dopo la prima guerra mondiale. In contrapposizione all'Art Nouveau, il Déco non concesse nulla alla leziosità e al decoro, traducendo invece la dinamicità di quegli anni in forme lineari e geometriche sottolineate dai forti colori contrastanti. Le fonti di ispirazione derivano dalla voglia compulsiva di quel periodo di affermarsi attraverso il lavoro, lo sport, la velocità, qualsiasi attività che potesse rappresentare la vitalità così ferocemente compromessa dal periodo bellico e che ora manifestava l'urgenza di esprimersi. Il ritmo sincopato di quegli anni viene rappresentato attraverso volumi solidi ed ardite architetture geometriche che si compenetrano su piani diversi, creando giochi di chiaroscuro che spesso non necessitano dell'ausilio di pietre preziose. Sono bandite le gemme di grandi dimensioni che attrarrebbero troppo l'attenzione su di sé, favorendo così la sperimentazione di inediti temi attinti dalla civiltà delle macchine e bandendo ogni riferimento naturalistico. I gioielli divengono il prolungamento della ricerca cubista e futurista sostituendo le pennellate con l'impiego delle lacche e degli smalti, così cari al gusto dell'epoca. E' osteggiato il lusso ostentato e considerato troppo semplice della profusione di diamanti, viene preferita invece la commistione sapiente di oro, lacche, argento, acciaio e pietre semipreziose che nulla toglie alla bellezza del monile, semmai aggiunge una spinta innovativa alla ricerca formale liberando una potenza estetica in grado di prevalere sul valore intrinseco dei materiali impiegati. I gioiellieri giocano con tavolozze cromatiche ardite abbinando pietre trasparenti ed opache e riabilitando l'uso di onice, corallo, giada ed avorio in composizioni inconsuete ed intense e lontane dalla preferenza dell'Art Nouveau per le tinte diafane ed evanescenti; influenzati dai Balletti Russi e dal Fauvismo, i gioielli si tingono di policromie intense e dissonanti. Le dimensioni si espandono a dismisura sottolineando l'esigenza di avere gioielli dal forte carattere e ben visibili anche da lontano, ogni forma di miniatura è bandita. Questa nuova concezione del gioiello ben rispecchia il diverso ruolo che la donna stava conquistando in quegli anni, Donna Moderna sempre più indipendente e dinamica e consapevole delle proprie potenzialità.

ì
Segreti di Pulcinella - © Tutti i diritti riservati