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Incontro con Franco Baggiani
a cura di Massimo Acciai

Incontro con Franco Baggiani
 

Intervista a cura di Massimo Acciai

11 ottobre 2007. Mezzogiorno. Stazione di Rifredi. Incontro Franco Baggiani davanti al bar della stazione. È una bella giornata soleggiata col clima piacevole di inizio autunno. Iniziamo la nostra intervista nella saletta del bar, ma siamo poi costretti a terminarla su una panchina della stazione in quanto occorre lasciare liberi i tavoli per il pranzo. Imprevisti del "mestiere". Franco è una persona gentilissima; accetta di rispondere alle mie domande con grande cortesia e disponibilità.


D: Per quest'intervista prendo spunto dal tuo sito dove si può avere un quadro delle tue molteplici attività. Iniziamo quindi dalla tua pagina biografica. Puoi parlarci ad esempio della composizione di colonne sonore? Per chi hai scritto? Come nasce in pratica una colonna sonora?

R: Una colonna sonora può nascere in tanti modi: un modo che ho usato - sistema anni '50, molto jazzistico - è improvvisare direttamente sullo scorrere delle immagini. Altra possibilità, come ad esempio mi è successo per il teatro, è leggere il copione, avere dei punti di riferimento e scrivere delle musiche in base all'ispirazione che ti dà il copione. Giustamente il regista può mettere bocca, ma devo dire che da questo punto di vista non ho mai avuto grossi problemi. Ho scritto anche dei pezzi per sigle di telegiornali di qualche televisione privata; su Rai SAT hanno preso dei pezzi miei per fare delle sigle ed io l'ho saputo soltanto perché mi sono arrivati i diritti dalla SIAE.

D: Ci puoi dire qualcosa anche della tua attività didattica?

R: In questo momento a livello didattico non faccio tantissimo. Mi dedico soltanto ad un numero ristretto di allievi - non più di 6 o 7 all'anno - di alto livello, che sono già bravi ed intendono perfezionarsi in maniera particolare nel jazz. Ho insegnato tanto negli anni '90, poi ho dedico di investire di più su altre cose anche perché ci sono molti bravi insegnanti in giro e mancano magari figure più capaci a livello creativo e imprenditoriale.

D: Leggo anche dei tuoi numerosi concerti in Italia e all'estero. Ci vuoi parlare in particolare di qualche tuo ricordo legato a qualche concerto?

R: All'estero ottengo un successo molto più importante di quello che riesco ad ottenere in Italia. È una cosa un po' strana no? A Firenze, da 1 a 10, è da 6. Fuori Toscana è da 7 e mezzo. Quando vado all'estero diventa anche da 9. I ricordi più belli che ho all'estero sono il grande affetto e la grande attenzione che c'è verso gli artisti italiani. In Germania sono sempre stato portato su un palmo di mano: hotel a 4 stelle, concerti strapieni. In Francia all'ultimo festival jazz a cui ho partecipato ho avuto cinque minuti di applausi con standing ovation, tutti in piedi. In Italia c'è meno amore per la cultura e probabilmente a livello politico un interesse minore. C'è molta meno attenzione agli artisti da parte delle istituzioni.

D: Riguardo alla tua attività editoriale (hai fondato la Sound Record e la Ricutino Edizioni Musicali); come nascono questi progetti? Che tipo di problematiche si trova ad affrontare chi dà l'avvio ad una casa discografica?

R: Per una casa discografica non ci sono molti problemi: per creare un'etichetta basta una partita IVA. Invece per la casa editrice è stata una cosa veramente impossibile avere a che fare con i problemi legati alla SIAE! Al di là della spesa - all'epoca ci sono voluti 16 milioni di lire per la trafila - ma i tempi sono stati biblici! Ci sono voluti due anni e mezzo, pagando. Sentivo il bisogno di produrre la musica che mi andava di produrre, compresa la musica d'avanguardia, senza il bisogno di sottostare alle leggi dei vari produttori. La casa editrice l'ho creata perché era giusto che i miei brani e quelli dei collaboratori fossero tutelati da una casa editrice "indipendente" e soprattutto onesta, mentre purtroppo sulle royalty succedono delle cose particolarmente brutte. Volevo insomma avere sotto controllo la situazione.

D: La tua attività artistica è davvero ricca di esperienze. C'è n'è in particolare qualcuna che ti piace ricordare? Magari un brano a cui sei più legato, un festival che ti ricordi in particolare, un'apparizione in tv…

R: Un brano in particolare no. Tante cose mi rappresentano. Festival sì… diciamo, in Italia, sicuramente Veneto Jazz - è una delle rassegne più importanti. Anni fa avevo un gruppo, siamo stati a suonare in Cecoslovacchia, poi tournée in Germania, Ucraina, Canada… insomma, molti momenti belli… ma a volte i momenti belli sono anche al Jazz Club di Firenze. Anche quando ho avuto la FLOG strapiena, a Firenze, con mille paganti… ma erano altri momenti, facevo anche cose magari un po' più commerciali rispetto ad adesso. Ora sono un po' rientrato nel mio, ossia la ricerca, il jazz…

D: Riguardo al tuo videoclip "Sporca dozzina", in cui ti esibisci anche come cantante… come nasce questo brano e l'idea di realizzarne un video? Di chi è il testo? So che la tua musica è quasi tutta solo strumentale, ci puoi parlare un po' della composizione di canzoni con parole e voce?

R: Tutti i testi dei brani che ho cantato li ha scritti mio fratello Riccardo. Quella fu un'idea venuta in sala prove. Avevo questo testo in mano, ci giocavo e la cosa piacque… ma ora definirmi un cantante mi sembra esagerato: ho cantato cinque brani in vita mia ed ho smesso di cantare ormai dal '97.

D: La tua discografia è ricchissima e copre l'arco di un ventennio. Come si è evoluta nel corso di questi decenni? Cos'hanno in comune i tuoi lavori più recenti con i primi album? Hai spaziato tra generi molto diversi, con contaminazioni delle più varie…

R: I primi lavori con gli ultimi hanno in comune il jazz; è il denominatore comune che ha sempre condotto le mie ricerche. Siccome poi non mi posso soffermare sugli standard jazz perché dopo un po' mi stufano nonostante li ami, ho bisogno di trovare stimoli diversi, per cui si passa dall'elettronica fino al rock quasi zappiano al bop, eccetera. Fa parte del mio carattere.

D: Un album che mi ha colpito in particolare, visto il mio interesse per la poesia, è l'album "Ritratto in versi", in cui Silvia Guidi recita testi di Emiliano Cribri: che lavoro comporta la composizione di musiche di accompagnamento per parole recitate?

R: La musica di accompagnamento per un attore io l'ho sempre improvvisata tutta. Forse avrò scritto una pagina di musica in vent'anni di carriera. Ho lavorato tantissimo con gli attori, ho fatto molte performance di questo tipo; ormai ho una certa esperienza, mi viene facile. Molto dipende anche dal rapporto che hai con l'attore: con Silvia Guidi inizialmente il rapporto era ottimo, poi si è un po' deteriorato perché troppi galli in un pollaio non ci possono stare; quando due personalità forti si incontrano o c'è un gran feeling o scoppia. Inizialmente c'era.

D: La tua produzione di dischi ordinabili tramite internet mi dà lo spunto per chiederti cosa pensi del mercato discografico e della possibilità di emergere per chi propone musica di qualità, magari sperimentale e comunque colta.

R: Nessuno. Non c'è nessuna possibilità di emergere.

D: Vorrei parlare con te della scelta di inserire le tue canzoni su Internet, liberamente scaricabili

R: è una scelta provocatoria se vogliamo. Per comprare un cd ci possono volere 25 euro: è una cosa allucinante considerando che noi abbiamo le tasse più alte su dischi: un IVA che potrebbe essere al 4% come sui libri ed invece è al 20%. Abbiamo delle distribuzioni in Italia che fanno schifo perché si occupano soltanto di chi vende, mentre in altri paesi si occupano anche di musica d'avanguardia e colta. Abbiamo detto; tanto di dischi se ne vendono pochi - qualcuno durante i concerti, o con la nostra distribuzione - ma i dischi servono più che altro per farsi promozione, per mandarli all'estero, e per venderli ai concerti… allora perché non dare la possibilità a tutti di scaricare gratuitamente la nostra musica, almeno abbiamo un canale certo in cui chiunque può ascoltare senza spendere una lira. Io penso che questo sarebbe l'unico sistema per far abbassare i prezzi dei dischi e per far si che ci possa essere una distribuzione anche di artisti più impegnati e più colti. È una scelta che tra l'altro funziona perché abbiamo circa 5000 visite ogni 10 giorni…

D: Sono assolutamente d'accodo con questa scelta. Una domanda che nasce, come si dice, spontanea… che musica ascolti?

R: Ascolto soprattutto jazz, soul, funk, classica, l'avanguardia del '900… che ormai è musica classica anche quella - e molto jazz tradizionale: Duke Ellington, Parker, ecc… Diciamo che l'80% è jazz, 10% soul, funk o comunque musica afroamericana e 10% musica classica. Può capitare anche rock e pop: sono un grande amante del rock storico - Led Zeppelin, Jimi Hendrix, gli Who… - insomma il rock degli anni '60 e '70.

D: Molte sono state le persone che hanno collaborato e che collaborano con te; ne vuoi ricordare qualcuna? Come si sono creati questi contatti? Pensi sia importante lo scambio e il contatto tra persone che operano sul comune terreno della cultura e dell'arte?

R: Partendo dall'ultima domanda: sì, assolutamente. Molte persone con cui collaboro le ho conosciute a scuola, al conservatorio… ci sono persone che hanno con te delle cose in comune, poi magari ci collabori. Ci sono collaborazioni più stabili - come ad esempio con Andrea Coppini, sassofonista e compositore - o collaborazioni occasionali con cui ho fatto magari un disco e cinque concerti e poi non ci lavori più. Solitamente tendo a scegliere i miei collaboratori tra persone che stimo e che mi stimano e soprattutto - al di là delle qualità musicali che devono essere indubbie - anche in base al tipo di persona; ad esempio mi piace circondarmi di collaboratori colti. Ci sono magari musicisti che suonano bene ma non hanno cultura; sono solo istintivi e si sente la differenza.

D: Progetti per il 2008?

R: Quanti ne vuoi! Ho disco in uscita fra due mesi; sto cercando un teatro a Firenze per presentarlo e non mi riesce di trovarlo perché è talmente particolare - dedicato al free jazz degli anni '70. Ho poi un disco in duo, batteria e tromba, con Stefano Rapicauli, che dovrebbe uscire anche questo nel 2008, poi un disco in coproduzione con Giotto Jazz Festival - una registrazione dal vivo di un mio concerto del 10 marzo scorso. Ho un altro disco di cose mie su un certo modo di concepire le grooves ritmiche fine anni '60 inizio '70, molto funk. In pratica ho quattro dischi: due già pronti, uno già stampato, e due in fase di definizione e di stampa da presentare prossimamente. Anche questi saranno liberamente scaricabili sul sito.

D: Infine; chi ha realizzato il tuo sito?

R: Stefano Pardini, webmaster. È un sito con le cose fondamentali che si devono sapere su di me.

D: Ho finito le domande: se c'è qualcosa che vuoi aggiungere, che non ti ho chiesto…

R: Bisognerebbe che i politici, quando desiderano farsi votare, ci dicessero cosa vogliono fare per la cultura. Il problema fondamentale nel nostro paese è che della cultura fondamentalmente mi sembra che non gliene freghi niente a nessuno, o solo a qualcuno, e nei programmi elettorali si vedono tanti bei progetti ma di cultura non parla mai nessuno se non in maniera marginale. Bisogna rendersi conto che la cultura è l'unico antidoto che noi abbiamo all'ignoranza e alla stupidità dilagante. La politica deve seguire le indicazioni della cultura, altrimenti ci ritroviamo tra vent'anni in un paese di stronzi… già lo siamo in parte…

D: Mi trovo molto d'accordo. Ti ringrazio per la disponibilità e la cortesia, e ti saluto.

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