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Tavola rotonda / intervista

Musica ed esperanto,
arte e impegno politico
Collaborazione tra Segreti di Pulcinella e Arciesperanto

Interviste

Intervista ai Deception
di Alessandro Rizzo
Intervista a Matteo Nicodemo
di Massimo Acciai

Videoclip

Le donne lo sanno di Ligabue
di Lorenzo Carpentiero
Stupid girl di Pink
di Lorenzo Carpentiero
Vita d'altri di Subsonica
di Lorenzo Carpentiero

Intervista a Matteo Nicodemo
 

Intervista realizzata da Massimo Acciai


1. Iniziamo dalla tua formazione culturale.

sono laureato in scienze storiche moderno/contemporaneo alla statale di Milano. Attualmente son specializzando (laurea magistrale) in storia e geografia d'Europa (curr. Geografico) c/o università di Verona.

2. Quando nasce il tuo interesse per la musica? Quali le prime esperienze musicali?

La musica mi è sempre piaciuta così come la tv. Mi piaceva e mi piace guardare le "fatiche" di un artista, che sia di teatro o in un one man show, mi piace vederlo stupire col suo spettacolo (scritto e nato dalle sue emozioni!!!). Trovo fantastico il varietà, pur prono ai poteri politici, o agli ascolti, a seconda del tempo che è passato e ha cambiato l'arbitro della "qualità"; amo i monologhi teatrali di un solo attore e il teatro canzone. In tutti ricerco il carisma dell'artista.
Insomma credo sia bello provare a imporre le proprie cose così, senza paura di mostrarsi (anche se oggi forse, il pubblico non ha voglia di qualcosa di personale). Adoro il tono garbato e poco triviale, anzi forse l'espressione volgare mi stanca come il troppo parlare di sesso, di lui e di lei e allusioni simili che sono troppo e davvero troppo in uso. Così ho cominciato a suonare da solo in casa sfruttando la mia passione per la scrittura e trovando nella forma canzone la migliore per esprimermi. Poi incontrando Fabio Constantinescu, Dio lo benedica, sono riuscito a registrare Frammenti di cose volgari e mi ha detto bene.

3. Che musica ascolti? Hai uno o più modelli musicali?

Ascolto poca musica perché amo più leggere, ma autori fondamentali per me, sono Vinicio Capossela (su tutti), Paolo Conte, Francesco Guccini e Ligabue (il cantante della mia generazione). Proprio di Capossela trovo che Modì e Bardamù siano le più belle canzoni mai scritte, era il 96 e mentre non sfuggivo al fascino degli echi delle certe notti del Liga rimanevo strabiliato dall'intero cd "Il ballo di San Vito" di Capossela vera iniziazione ai miei tentativi di scrittura.

4. Il tuo può dirsi un genere musicale specifico, oppure non hai un genere singolo a cui rifarti?

Gli scarsi mezzi a nostra disposizione ci han portato a giocare con vari generi musicali abbastanza convenzionali, così si trovano reggae, rock, la ballata e il pop; in futuro vedremo.

5. Il titolo del tuo album "Frammenti di cose volgari" contiene un chiaro
richiamo petrarchesco.

Volgari è una parola che trovo renda più curioso quel titolo (volgare per Petrarca era la lingua italiana, per noi invece ha più significati) proprio per quel doppio senso. I 12 brani che compongono la raccolta sono slegati da qualunque ordine perché raccolgono le mie prime canzoni, che rimangono un insieme di suggestioni scritte tra i 18 e i 23 anni senza vincoli progettuali, slegate da un supremo senso: appunti sparsi

6. Ci puoi parlare della tua scelta di mettere online il tuo album, scaricabile gratuitamente? Cosa pensi in generale del rapporto tra musica e web?

Pensavo di non fare grandi cose con le canzoni, invece poi l'idea di diffondere il cd è nata dalla continua stima che ricevevo per la presunta qualità dei testi da molta gente (e qualche giornale). Così Daniele Grioni mi ha creato il sito che coltiva con infinita pazienza… Dio benedica anche lui.

7. Perché i giovani si occupano di musica? Che cosa la musica offre come
messaggio alle nuove generazioni?

La musica offre ai giovani l'idea di potersi esprimere, almeno per me è stato così. Le poche lezioni di chitarra che ho preso sono state per me molto frustranti, ciò che amavo e che volevo fare sembrava sempre poca cosa rispetto ai miei colleghi di allora (così mi dicevano). Così ho deciso di far da solo pensando di trovare nella mia geografia privata i messaggi da trattenere, da lasciare e da scrivere sul foglio, sentendomi così libero e gratificato. Dei giovani proprio non so, spero che tentino di "costruire" ma non posso proprio giudicare perché non capisco come metabolizzino questo tempo.

8. Quali messaggi proponi nei testi delle tue canzoni?

Non lancio messaggi, descrivo immagini e sensazioni, genti e costumi che mi hanno incuriosito, divertito, frustrato. Voglio creare un immagine, una storia indipendente dall'obbligo di doversi riconoscere (che pure accade) ma con l'abitudine a portare l'attenzione a una precisa situazione più o meno comune, a un particolare più o meno piccolo a un frammento di una giornata.

9. Esiste un nesso tra poesia e musica?

Penso proprio di si ma non credo di esserne un artefice. La scrittura in musica ha delle sue regole precise che devono essere rispettate ma la poesia ci regala momenti incredibili. Così negli spettacoli cerco di diminuire la distanza leggendo un paio di poesie. In questo momento su tutti adoro Brodskij (poeta e scrittore) nelle sue sere gelide nell'inverno veneziano, monopolizza le mie letture; credo che durerà fin quando riuscirò a sentirmi parte delle Fondamenta degli Incurabili, riflessione lirica in cui si ritrova tutta la Venezia che amo, o che, credo di amare, perché forse non la capisco a pieno.

10. Progetti per il futuro?

Spero di poter continuare a scrivere e spero che ciò che ho scritto piaccia agli ascoltatori, promuoversi da solo è bellissimo ma onestamente è molto difficile. È come vivere in un eterno presente, mai sai delimitare un tuo possibile futuro "artistico". Così per ora cerco di poter cantare e suonare le mie canzoni, lotto per avere occasione di farlo. Anche se forse questo tempo non è più dei cantautori…

Sito web: http://www.matteonicodemo.altervista.org/

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