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Narrativa

La notte di Massimo Acciai e Rossana La notte di Massimo Acciai e Rossana D'Angelo, Orfeo ed Euridice di Giuseppe Costantino Budetta, Dicembre 1999 di Chiara, Calliope di Maddalena Lonati, Ermione di Maddalena Lonati, Venere in svendita di Maddalena Lonati, Lettera di addio di Eleonora, Una rosa delle meraviglie di Renato Lonza, Andiamo a Gyor! di Paolo Ragni

Poesia italiana

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai, Giuseppe Costantino Budetta, Andrea Cantucci, Massimiliano Chiamenti, Chiara, Rossana D'Angelo, Francesco Felici, Renato Lonza, Maria Pia Moschini

Saggi

Charlotte e Teresa. Innamoramento e amicizia fra i sessi opposti ne "I dolori del giovane Werther e ne "Le ultime lettere di Jacopo Ortis" di Giovanni R. Ricci
La siepe e la nebbia di Alessandro Franci

Recensioni

Il Recinto di Amanda Nebiolo, recensione di Emanuele Berra
Sulle orme della speranza di Marco Milone
Due romanzi sull'Italia di Oggi, di Stefano Carlovecoli
La Collina di Petrìn di Nicola Platania, recensione di Simonetta De Bartolo
Teatro svedese contemporaneo di Claudio Petrangeli, recensione di Enrico Pietrangeli
La memoria dell'acqua di Antonio Messina, recensione di Elisabetta Blasi
Corpi di pietra di Luigi Garlaschelli
Il guerriero di luce di Marco Milani
I boschi della luna di Giuseppe Festa
Marta di Antonio Sofia

Interviste

Intervista a Federica Bosco (autrice di "Mi piaci da morire")
di Massimo Acciai
Intervista a Vessela Lulova Tzalova
di Massimo Acciai
Intervista a Amanda Nebiolo (autrice di "Il recinto")
di Massimo Acciai
Intervista a Devil Buio (autore di "Ucciderò Gianfranco Fini")
di Simonetta De Bartolo
Intervista Andrea Novelli e Giampaolo Zarini (autori di "Soluzione finale")
di Maddalena Lonati

Andiamo a Gyor!
 

di Paolo Ragni



Orsù! Andiamo a Gyor!
Lontanissima è Gyor, Gyor è qui!
Il castello, l'incrocio dei fiumi, le piazze, tutto è Gyor! Gyor è la nostra città, è il nostro tempo! Queste giornate grigie sono di Gyor come di questi anni Duemila, questo primo decennio del millennio. Quanti millenni sono passati per Gyor?
Quando torneremo a Gyor rivedremo molte cose. Prima dobbiamo andarci, partire, prendere le borse viola, rosse, blu, quel poco di cui abbiamo bisogno quello che non dimenticheremo mai. Una stampante non dovrebbe mai incepparsi, così come i pianoforti non dovrebbero mai avere bisogno di essere accordati. A Gyor c'è la confluenza di due fiumi, una piazza con una chiesa, un ristorante - ci abbiamo mangiato un giorno freddissimo d'estate, i vetri si appannavano, ci potevamo scrivere con le dita. Quando saremo a Gyor ci torneremo un caldo giorno di inverno. E' già assai che oggi sia sabato, che noi partiamo di sabato. Io il sabato sono proprio strano, francamente è un sabato inusuale, il disagio quasi non si può sopportare - chiudiamo la luce elettrica, c'è un sole malato ma forte, brucia gli occhi, questo libro è scritto in inglese, sui cartelli che indicano le terme di Gyor hanno appiccicato etichette adesive in inglese.
Scacciamo la tristezza! Gyor ci attende! Tra tutte le cartoline, quelle che preferiamo hanno il formato un po' disuguale, leggermente quadrato, come facevano una volta. Hanno i bordi leggermente ripiegati, i colori opachi e un po' artificiali come i film degli anni Sessanta. Una volta a Gyor c'era il grande mercato del bestiame, venivano da tutta la regione. Erano giorni di grande festa, tutte le locande si riempivano, le osterie stavano aperte fino alle due di notte, i girarrosti giravano agli angoli delle strade, si vendevano cartocci di patate, si allestivano tendoni, banchi con le scodelle per la minestra.
Le minestre di Gyor! lontana è la città e questo giorno sentiamo più vicino il tempo quando ci alleeremo e vinceremo le elezioni, quella sera mi ubriacherò, non l'ho mai fatto. Prima andremo in macchina a festeggiare per le strade con una bandiera - non possediamo bandiere democratiche o della squadra della nostra città, ma solo dell'Italia, mi premunirò - suoneremo il clackson, faremo un gran casino. Poi, ubriaco di entusiasmo, tornerò a casa, aprirò le finestre della prima stanza e accenderò il giradischi, lo metterò al massimo volume. Nessuno protesterà perché metterò Bach e Beethoven, guai a chi protesta! fossero anche le due di notte, guai!
Quindi cominceremo a bere, dire, fare sciocchezze, baciare tutto intorno: specialmente mi attaccherò al telefono e chiamerò tutti gli amici per urlare loro che abbiamo vinto. Abbiamo vinto! abbiamo vinto! possiamo ritornare a Gyor!
Faremo infine moltissime altre cose bellissime a Gyor: andremo a comprarci qualche CD a metà prezzo, torneremo perfino a fare gite sui fiumi, così passeremo sereni qualche ora nei giardini, in riva alla Raba o al braccio del Danubio. Qualche volta, sul greto dei fiumi, ci sono sassi, qualche volta un po' di rena. Certamente da qualche parte ci sarà la sabbia, o il ghiaino, o la felicità, oh, sì! ci sarà pure! - il difficile è sapere chi dove come cosa quando perché. Ci è del tutto indifferente se qualcuna di queste cose tocchi a noi o a qualcun altro, è sufficiente che da qualche parte ci sia o ci sia stata - se così è stato una volta, altrettanto da qualche parte per qualcuno risarà. Per esempio: se andiamo alle terme, un addetto mette un po' di musica, e poi mangiamo qualcosa, giusto per ammazzare le noia, giusto per essere felici. Questa cosa sarà. Oppure se giriamo in su e in giù, la sera dopocena, e guardiamo la gente passeggiare, o sentiamo le tortore che, nelle stradine che incrociano Via Liszt, ci allietano col loro tubare. Anche questa cosa risarà. Liszt visse una vita felice, era altruista. Erano anche quelli giorni di festa, sarà festa anche più grande quando ritorneremo a Gyor!
Dicevo: manca forse un'infinità di cose per essere felici, o forse ne manca una sola - andavamo a casa per strade vuote, chissà com'è la nostra vita oggi chissà come sarà domani. Sui prati dell'orto botanico crescono i papaveri, il vento li agita dolcemente. Ai pappagalli di Gyor occorre offrire zollette di zucchero per educarli. A Gyor l'unica cosa dove non andremo mai sarà lo zoo. Ci passerò davanti e anche là farò un gran casino, senz'altro, senza casino non si può vivere, senza amore pure. Questa volta succederà qualcosa di importante, impareremo una lingua, anche due, il giorno della fine non ci servirà né questo né quest'altro, per certo nessuna cosa avrà il benché minimo valore. Abbiamo troppe cose in casa e troppi pensieri nel cervello. Un cervello funziona se pensa a Gyor, ai suoi ponti, al lastrico, agli antichi Romani là accampati. Torneremo! torneremo! torneremo a Gyor!

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