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                                  Narrativa
                                Questa rubrica è aperta a 
                                chiunque voglia inviare testi narrativi inediti, 
                                purché rispettino i più elementari principi 
                                morali e di decenza...  
                                Notte di Natale di 
                                Rossana D'Angelo
                                 
                              
                                  Poesia in italiano
                                
                                Questa rubrica è aperta a chiunque voglia 
                                inviare testi poetici inediti, purché rispettino 
                                i più elementari principi morali e di decenza...  
                                poesie di Massimo Acciai 
                                Baggiani, Andrea 
                                Cantucci, Alessandra 
                                Ferrari, Italo 
                                Magnelli
                                 
                              
                                  Poesia in lingua
                                
                                Questa rubrica è aperta a chiunque voglia 
                                inviare testi poetici inediti, purché rispettino 
                                i più elementari principi morali e di decenza...  
                                poesie di Massimo Acciai 
                                Baggiani
                                 
                              
                                  Recensioni
                                  
                                  In questo numero 
                                  segnaliamo: 
                                  - "La compagnia dei viaggiatori del tempo" di 
                                  Massimo Acciai Baggiani 
                                  - "La lingvovendejo", di Massimo Acciai 
                                  Baggiani, recensione di Davide Zingone 
                                  (esperanto/italiano) 
                                  - "Esercizi di volo" di Roberto Mosi 
                                  - "Arpaïs. La memoria delle anime imperfette" 
                                  di Sabrina Ceni 
                                  - "La corte degli arlecchini / Curtea 
                                  arlechinilor" di Liliana Ugolini e Mihaela 
                                  Colin Cernitu 
                                  - "Spoiler: alla fine muoiono tutti" di 
                                  Francesco Vico 
                                  - "Sonetti d'amore" di William Shakespeare, 
                                  recensione di Emanuela Ferrari 
                                  - "La Divina Commedia 2" di Roberto De 
                                  Gregorio, recensione di Emanuela Ferrari 
                                  - "Verso il fonetismo. Evoluzione della 
                                  scrittura" Amerigo Iannacone, recensione di 
                                  Emanuela Ferrari 
                                  - "Nam Myoho Renge Kyo, la legge del fiore di 
                                  loto" Nichiren Daishonin, recensione di 
                                  Emanuela Ferrari 
                                  - "Elogio dell’ozio" di Robert Louis Stevenson, 
                                  recensione di Emanuela Ferrari
                               
                              
                                  Articoli
                                  
                               
                              
                                  Interviste
                                  
                               
                              
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                               In questo numero segnaliamo... 
 
			                  
                             
                             
                            La compagnia dei 
                            viaggiatori del tempo  
                            Autore Massimo Acciai Baggiani  
                            Editore ABEditore, 2017  
                            ISBN 8865512474, 9788865512470  
                            Lunghezza 282 pagine 
                            
                             Dodici 
                            amici si riuniscono settimanalmente nei luoghi più 
                            disparati. Si tratta di "viaggiatori del tempo"; 
                            scrittori dilettanti che esplorano il Futuro 
                            attraverso l'immaginazione, la loro macchina del 
                            tempo. Nei loro incontri si raccontano storie lunghe 
                            e brevi sul tema del Tempo, dell'Eternità, 
                            dell'Utopia. Racconti rigorosamente orali, 
                            rielaborati e messi poi per scritto da uno dei 
                            dodici; l'anonimo narratore, armato di registratore 
                            e penna, che descrive anche lo svolgersi di ciascuna 
                            delle otto serate. È una raccolta di racconti, 
                            inseriti in una cornice narrativa (seguendo 
                            l'esempio illustre del Decamerone), a volte 
                            drammatici, a volte ironici, che oscillano 
                            continuamente tra la fantascienza pura ed il 
                            fantastico. Molti sono i rimandi ai classici del 
                            genere fantascientifico. Ogni racconto fa da spunto 
                            per il dibattito e commento degli altri componenti 
                            del "simposio" e porta alla narrazione del racconto 
                            successivo. Ai racconti, riscritti e rielaborati 
                            dall'anonimo narratore scrittore, si alternano i 
                            momenti conviviali ed i commenti del narratore 
                            stesso. 
                             
                            [videointervista 
                            all'autore - 8 luglio 2017] 
                             
                            * * * 
                             
                            
                            La Lingvovendejo, di Massimo 
                            Acciai, FEI 2016, è una raccolta di 24 racconti 
                            scritti in Esperanto. Il libro presenta da subito 
                            una certa omogeneità, dovuta essenzialmente al fatto 
                            che i racconti, di lunghezza variabile da poche 
                            righe a diverse pagine, evidenziano una serie di 
                            caratteristiche comuni. Innanzitutto, il genere: il 
                            fantastico. L'autore, fiorentino classe 1975, si è 
                            laureato in Lettere nel 2001 con una tesi sulla 
                            fantascienza, genere di cui è da sempre cultore. I 
                            racconti, che talvolta attingono da esperienze 
                            autobiografiche, strizzano volentieri l'occhio alla 
                            produzione di maestri del calibro di Asimov e di 
                            Aldous Huxley. Si nota immediatamente, poi, la 
                            presenza costante dell'oggetto libro, inteso ora 
                            come elemento della conoscenza, ora come scrigno che 
                            racchiude misteri che incutono timore e curiosità al 
                            contempo, più spesso come compagno di vita dei 
                            personaggi, fino ad assurgere in alcuni casi a vero 
                            protagonista delle vicende narrate. In La 
                            Legantovendejo, per esempio, il protagonista ha 
                            quasi un rapporto di tipo sessuale, certamente 
                            sensuale con il libro: "Simono ege frenezis pri la 
                            libroj. Maro da libroj, ja tiu estis la maro en kiun 
                            li satis enprofundigi". Non sorprende, allora, la 
                            successiva suddivisione dei libri in nuovi, e quindi 
                            vergini, ed usati, e quindi impuri perchè impregnati 
                            della vita del precedente possessore. E' 
                            interessante notare che in questo racconto viene 
                            invertito il rapporto lettore-libro: sono, infatti, 
                            i libri a scegliere i propri lettori. Ma il vero 
                            collante di tutta l'opera è la stessa cifra 
                            stilistica dell'autore: attraverso la sua prosa 
                            chiara e senza fronzoli, che fa uso di un esperanto 
                            scorrevole e preciso, macchiato qua e là da qualche 
                            italianismo veniale, Acciai vuole più suggerire che 
                            raccontare, instillare dubbi più che cercare 
                            risposte, mentre la narrazione lascia spesso spazio 
                            alla riflessione filosofica, escatologica se si 
                            vuole, come in La Urbo, in 2084e in Memorajoj de 
                            evoluinta kvarmanulo. Spesso manca azione, non c'è 
                            caratterizzazione psicologica dei personaggi: è 
                            centrale, invece, l'occasione che permette 
                            all'inconsueto, al fantastico di manifestarsi, come 
                            in La autososeo o La viro kiu evitis la Morton. Il 
                            racconto che da' il titolo all'intera raccolta, 
                            invece, La lingvovendejo è un divertito omaggio a 
                            tutte le lingue, naturali o pianificate, vive o 
                            morte. Da segnalare, infine, la delicata Blua Luno, 
                            in cui la piccola Kamila, bambina di un futuro 
                            remoto, domanda alla madre cosa sia la Luna dopo 
                            aver ascoltato la canzone Blue Moon, ed il buon uso 
                            del dialogo in Vespermango kun la diablo. 
                            Gli altri racconti, soprattutto i più brevi, 
                            sembrano purtroppo degli sterili riempitivi: c'è 
                            qualche buona idea che meritava un approfondimento 
                            maggiore, come in Eraroj, ma quasi sempre danno 
                            l'impressione di essere semplici esercitazioni di 
                            scrittura fini a se stesse, come La kafo o La 
                            perfekta momento, forse elucubrazioni troppo intime 
                            per poter richiamare l'attenzione del lettore. La 
                            loro inclusione, probabilmente, sottrae valore ad 
                            una raccolta che, nel complesso, lascia intravedere 
                            la stoffa di un autore che potrà regalarci opere di 
                            ben altro spessore in futuro. Ne siamo certi. 
                             
                            La Lingvovendejo, de Massimo Acciai (FEI, 2016), 
                            estas kolekto de dudek kvar rakontoj verkitaj en 
                            Esperanto. La libro unuarigarde prezentas certan 
                            homogenecon, esence pro la fakto, ke la rakontoj, 
                            kies longeco varias de malmultaj linioj gis kelkaj 
                            pagoj, esprimas serion de komunaj karakterizoj. 
                            Antau cio, la genro fantasta. La autoro (n. Florenco, 
                            1975) doktorigis per disertado pri sciencfikcio, 
                            literatura genro de kiu li estas amanto ekde ciam. 
                            La rakontoj, kiuj kelkfoje cerpas inspiron el 
                            autobiografiaj spertoj, plezure palpebrubas al la 
                            verkoj de gravaj majstroj kiel Isaac Asimov kaj 
                            Aldous Huxley. Poste, oni tuj rimarkas la konstantan 
                            ceeston de la objekto libro, jen kiel kona elemento, 
                            jen kiel juvelujo kiu enfermas misterojn timigajn 
                            kaj scivolem-inspirajn samtempe, plej ofte kiel 
                            vivkunulo de la personoj, gis levigi, en kelkaj 
                            kazoj, al la rolo de vera protagonisto de la rakonto. 
                            En La Legantovendejo, ekzemple, la cefrolulo havas 
                            rilaton kvazau seksan, certe voluptan kun la libro: 
                            "Simono ege frenezis pri la libroj. Maro da libroj, 
                            ja tiu estis la maro en kiun li satis enprofundigi". 
                            Ne estas surprizo, pro tio, la posta subdivido de la 
                            libroj je novaj, t.e. virgaj, kaj uzitaj, t.e. 
                            malpuraj, car impregnitaj per la vivo de la antaua 
                            posedanto. Rimarkindas, ke en ci tiu rakonto la 
                            rilato leganto-libro renversigas: fakte la libroj 
                            elektas siajn legantojn. Sed la vera gvidfadeno de 
                            la verko estas la stila cifro de la autoro mem: per 
                            prozo klara kaj sen kromaj ornamajoj, per Esperanto 
                            flua kaj preciza, kelkfoje difektita de ia veniala 
                            italismo, Acciai preferas pli sugesti ol rakonti, 
                            pli encerbigi dubojn ol serci respondojn, dum la 
                            rakontado donas lokon al la filozofia medito, ec 
                            eskatologia, kiel en La Urbo, en 2084kaj en 
                            Memorajoj de evoluinta kvarmanulo. Ofte agado mankas, 
                            ne estas psikologia karakterizo de la personoj: 
                            estas centra, anstataue, la okazo kiu ebligas, ke la 
                            nekutimajoj, la eksterordinarajoj montrigu, kiel en 
                            La autososeo au en La viro kiu evitis la Morton. La 
                            rakonto, kiu donas la titolon al la kolekto, La 
                            lingvovendejo, estas gaja omago al ciuj lingvoj, 
                            naturaj au planitaj, vivantaj au mortintaj. 
                            Rimarkindaj estas, aldone, la delikata Blua Luno, en 
                            kiu Kamila, infanino de malproksima estonto, 
                            demandas al sia patrino kio estas Luno, auskultinte 
                            la kanzonon Blue Moon; kaj la lerta uzo de la 
                            dialogoj en Vespermango kun la diablo.  
                            La ceteraj rakontoj, precipe la plej mallongaj, 
                            sajnas bedaurinde sterilaj kejloj: estas kelkaj 
                            taugaj ideoj, kiuj meritis pli profundan 
                            pritraktadon, kiel en Eraroj, sed preskau ciam oni 
                            ricevas la impreson, ke ili estas simplaj sencelaj 
                            ekzercigoj pri verkado, kiel en La kafo au en La 
                            perfekta momento, eble cerbumadoj tro intimaj por 
                            altiri la atenton de la leganto. Tiaj enmetoj 
                            versajne deprenas valoron al kolekto, kiu entute 
                            travidigas la kapablojn de autoro, kiu povos donaci 
                            al ni pli lertaj beletrajoj en la estonto. Ni certas 
                            pri tio.  
                             
                            Davide Zingone 
                             
                            * * * 
                             
                            William Shakespeare, 
                            Sonetti d'amore, Stampa Alternativa, Roma 2004, 
                            pp. 30, euro 1,00 (con traduzione di Paolo E. 
                            Balboni)  
                             
                            Una breve lettura condensata in trenta pagine 
                            dedicate ad intensi, emozionanti e, soprattutto, 
                            profondi sonetti d'amore scritti dall'abile William 
                            Shakespeare. Si tratta di dodici sonetti, con 
                            traduzione a fronte, unici che catturano il lettore 
                            per lo stile armonioso e leggiadro come in "… 
                            ascoltate con gli occhi è il sottile ingegno 
                            dell'amore" (sonetto XXIII) ed ancora "perché nulla 
                            è per un l'intero, l'universo… Tranne te, la mia 
                            Rosa: nell'universo sei tu il mio tutto" (sonetto 
                            CIX).  
                            Tra le righe emerge anche un vivo e dinamico legame 
                            tra sentimenti e stagioni dove l'inverno diviene 
                            appunto sinonimo di lontananza, mentre l'amore è 
                            come "l'estate dell'anno che fugge!" (sonetto XCVII).
                             
                            I temi intramontabili della natura umana possono, 
                            tramite queste brevi pillole amorose, essere 
                            "assaporati" anche da chi ha poco tempo da dedicare 
                            alla lettura. 
                             
                            Emanuela Ferrari 
                             
                            * * * 
                             
                            Roberto De Gregorio, La Divina Commedia 2, 
                            Prospettivaeditrice, Civitavecchia (Roma) 2011, pp. 
                            115, euro 16,00 (ISBN 978-88-7418-750-8)  
                             
                            Un lavoro classico "condito" da ingredienti 
                            moderni... mi riferisco al libro scritto da Roberto 
                            De Gregorio che "prende in prestito" la Divina 
                            Commedia dantesca per riproporla in una chiave di 
                            lettura inedita con gli occhi della contemporaneità. 
                            Introduce appunto personaggi che la maggior parte di 
                            noi ricorda in quanto "protagonisti" in senso 
                            positivo o meno della nostra realtà storica e li 
                            inserisce nei gironi danteschi iniziando il suo 
                            excursus nel mondo ultraterreno accompagnato 
                            dall'autore fiorentino.  
                            I lettori, voltando le pagine, intraprendono un 
                            viaggio fuori dagli schemi; incontrano Marx, Engels, 
                            Robespierre, Machiavelli… ma il posto in cui li 
                            troviamo, tra i lussuriosi, i golosi, ecc. è davvero 
                            il "cerchio" che li identifica o forse, nel nostro 
                            panorama conoscitivo, meriterebbero una collocazione 
                            più marcata per i loro peccati? Questa insieme ad 
                            altre domande e dubbi portano il lettore a 
                            riflettere su un nuovo modo di "leggere" la storia, 
                            la politica e la società che l'autore, De Gregrorio, 
                            ha saputo "catturare" nelle agili pagine del suo 
                            lavoro letterario. 
                             
                            Emanuela Ferrari 
                             
                            * * * 
                             
                            Amerigo Iannacone, Verso il fonetismo. 
                            Evoluzione della scrittura, Edizioni Eva, 
                            Venafro (IS) 1994, pp. 45
                            Autore di numerosi scritti, oltre 
                            ad essere fondatore e direttore del mensile "Il 
                            Foglio volante - La Flugfolio", Amerigo Iannacone ha 
                            composto un testo molto significativo sulla 
                            scrittura che pur se - come egli stesso evidenzia 
                            nella Nota dell'Autore - i destinatari principali 
                            sono gli studenti di scuola media, inferiore e 
                            superiore, lo consiglio vivamente a tutti i lettori 
                            di ogni età e professione. Personalmente durante la 
                            lettura ho messo a fuoco delle differenze importanti 
                            che, forse appresi anche in ambito scolastico ma con 
                            il passare del tempo e per i vari contenuti appresi 
                            durante le successive formazioni a vari livelli 
                            accademici, ho "perso" nella mia mente. In 
                            particolare, mi riferisco al paragrafo dal titolo 
                            "Vocali e consonanti" (pp. 16-17) e al successivo 
                            "Dal latino all'italiano" (pp. 24-26) e… pagina dopo 
                            pagina mi sono appassionata dell'esperanto (pp. 
                            35-36, 39-40). Che meraviglioso viaggio è la 
                            lettura!  
                            Il libro, anche se datato, mantiene tutta la 
                            freschezza e la dinamicità proprie di un 
                            apprendimento formativo e performativo. L'abilità 
                            dell'autore sta nel proporre il contenuto con un 
                            linguaggio semplice e scorrevole, tanto per fornire 
                            un "assaggio" è interessante soffermarsi sulla 
                            definizione utilizzata per descrivere la scrittura: 
                            "è alla base dell'evoluzione civile e morale 
                            dell'uomo… perché consente di comunicare con persone 
                            che sono distanti nello spazio e nel tempo…" (p. 9). 
                            Nell'excursus della civiltà umana lo scrittore ci 
                            conduce con mano alle prime forme di comunicazione 
                            della nostra specie: i graffiti rupestri 
                            identificati con il termine pittografia per poi 
                            introdurci all'ideografia consistente in disegni 
                            che, col tempo, assumono segni convenzionali, ed 
                            ancora con il valore delle sillabe quali elementi 
                            scomposti delle parole che divengono grafemi, ovvero 
                            segni grafici, poi "approdiamo" nella dimensione 
                            sonora con il morfema e il restante contenuto… lo 
                            lascio scoprire a voi lettori! 
                             
                            Emanuela Ferrari 
                             
                            * * * 
                             
                            Nichiren Daishonin, Nam Myoho Renge Kyo, la 
                            legge del fiore di loto, Esperia edizioni, 
                            Milano 2012, pp. 50, euro 3,00 (ISBN 
                            978-88-95403-57-1) 
                             
                            Il buddismo e le sue pratiche in pillole per il 
                            lettore che vuole "assaggiare" per la prima volta un 
                            insegnamento che si perde nella storia, ma che trova 
                            numerosi adepti ed anche curiosi fino ai giorni 
                            nostri. Scritto in modo semplice, con numerose 
                            esegesi sulle parole per riflettere su intensità e 
                            portata della condizione umana, questo libretto 
                            tascabile presenta alcuni contenuti ripresi dalla 
                            raccolta di Nichiren Daishonim.  
                            I principi fondamentali del Buddismo sono 
                            concentrati nella seguente frase: "nam myoho renge 
                            kyo" che ci aiuta con la continua recitazione a 
                            raggiungere una condizione di felicità nella nostra 
                            quotidianità. Le origini del tutto risalgono ad un 
                            antico insegnamento indiano.  
                            Le parole durante la recitazione sembrano "assumere" 
                            un suono diverso e al tempo stesso creare un'armonia 
                            "speciale" con il mondo, ma esaminiamo con più 
                            attenzione i termini da invocare quasi come una 
                            preghiera e introduciamo anche i significati: "nam" 
                            si riferisce alla devozione o riverenza, mentre "myoho" 
                            si scompone in "myo" come meraviglia e "ho" in 
                            legge. Si procede con "renge" che corrisponde a 
                            fiore di loto, poi "kyo" quindi insegnamento, o 
                            sutra, e per come procedere oltre… invito i lettori 
                            a leggere con attenzione questo prezioso manualetto 
                            denso di consigli pratici!  
                             
                            Emanuela Ferrari 
                             
                            * * * 
                             
                            Spoiler: alla fine muoiono tutti 
                            Francesco Vico 
                            Librido, 16 marzo 2017 
                            ISBN 978-88-94905-04-5 (cartaceo, 10,00 euro) 
                            (56 pp. 12,8x17cm brossura) 
                            ISBN 978-88-94905-05-2 (eBook, 1,99 euro) 
                            
                            www.libridolibri.it/spoiler 
                             
                            Disponibile in formato eBook su tutte le principali 
                            librerie online (Amazon inclusa), in formato 
                            cartaceo su Amazon.it e ordinabile tramite il sito 
                            di Associazione Culturale Librido 
                             
                             33 
                            poesie "divertentissime" sul fatto che una delle 
                            poche cose sicure della vita è che a un certo punto 
                            si muore. 
                            Scanzonata, eclettica, fondamentalmente "strana": 
                            una raccolta di poesia che se da un lato - a modo 
                            suo - trae ispirazione dalla "poesia intellettuale" 
                            di Jorge Luis Borges mescolandola con il gusto per 
                            l'assurdo e per la critica sociale di Vonnegut, 
                            dall'altro rappresenta un tentativo di portare la 
                            poesia su un binario linguistico di semplicità, che 
                            non significa necessariamente facilità o 
                            faciloneria, bensì comprensibilità. 
                            Un libro per riflettere su un tema - quello della 
                            morte, della fine connaturata in ogni cosa esistente 
                            - che da sempre affascina e spaventa, usando i temi 
                            (social network, serie TV, bufale sul web, 
                            riscaldamento globale, crisi) della contemporaneità. 
                            Bio-bibliografia dell'autore 
                            Francesco Vico nasce nell'entroterra di Savona nel 
                            1982, dopo il diploma tecnico in elettronica e 
                            telecomunicazioni passa a studi di filosofia prima a 
                            Genova e poi a Bologna, senza portarli a termine. 
                            Organizzatore di eventi culturali e spettacoli, 
                            autore (il romanzo "Le avventure di Luchi & Striche" 
                            nel 2012, la raccolta di racconti "Perle di saggezza 
                            di uno scarabeo stercorario" nel 2013, la silloge 
                            "Disturbi del sonno" nel 2015, oltre a numerose 
                            partecipazioni in antologie di racconti e poesie e 
                            una manciata di prefazioni a libri di altri), 
                            fondatore e presidente di Matisklo Edizioni dal 2013 
                            alla chiusura nel 2017, fondatore di Associazione 
                            Culturale Librido. 
                            Tra gli ideatori delle Raindogs Poetry Night 
                            ospitate a cadenza bimestrale dal 2007 nel circolo 
                            Raindogs di Savona, sue sono le 
                            installazioni/performance "Aria di Festa" (Erli 
                            2010), "Fontanella Imbottigliata" (Mallare 2011) e 
                            "Generatore automatico-ecologico di realtà" (Erli, 
                            2012). 
                             
                            * * * 
                             
                            Esercizi di volo, Europa Edizioni, romanzo 
                            di Roberto Mosi  
                             
                             "Un 
                            giorno, ne sono certo, riuscirò a volare. Mi sono 
                            costruito due ali di tela leggera per esercitarmi, 
                            le lego alle braccia, salgo in cima a una scala e 
                            comincio ad agitarle, forte, sempre più forte, 
                            chiudo gli occhi e mi getto in avanti. Le ali mi 
                            danno slancio e la spinta attutisce l'impatto con la 
                            terra. Ho letto tutto quello che c'era da leggere 
                            sul tema del volo, dai primi tentativi nella storia 
                            del'uomo, dal volo di Icaro e di Dedalo, fino alle 
                            esperienza dei nostri giorni" ( Incipit dal Cap. I 
                            "Giocare" ) 
                            Come celebrare la festa della follia? I protagonisti 
                            del romanzo ce la mettono tutta per organizzare una 
                            manifestazione all'altezza della fama delle feste 
                            che intorno a Ferragosto si tengono fra il castello 
                            e la stazione di Salorno, nella val d'Adige. I 
                            protagonisti sono un po' insoliti, come i semafori 
                            della stazione, le carcasse delle macchine del 
                            vicino cimitero delle automobili e altri strani 
                            personaggi, anche famosi, che arrivano da lontano. 
                            Il convergere di tante energie, la ricerca di 
                            emergere nella realizzazione del progetto, suscita 
                            invidie , gelosie, spinge addirittura ad azioni 
                            criminali - un terribile delitto - ed ancora una 
                            volta - come accadde l'anno passato per la festa La 
                            notte delle leggende (si veda "Non oltrepassare la 
                            linea gialla", Europa Edizioni 2014) - deve 
                            intervenire il commissario Renon.  
                            Lo spettacolo della follia va comunque in scena, con 
                            effetti mirabolanti, ispirandosi ad autori famosi, 
                            del calibro di Erasmo da Rotterdam e Ludovico 
                            Ariosto. La ricerca però di effetti forti, il voler 
                            dare un'immagine troppo ravvicinata della follia, 
                            porta ad un vero e proprio disastro finale. 
                            Intorno a questa storia dall'impianto futurista, si 
                            avvolge una diversa tela narrativa che parte dal 
                            presupposto che scrivere della follia può avere un 
                            effetto terapeutico per un personaggio particolare, 
                            il paziente in cura dall'analista, perseguitato 
                            dall'ossessione di volare, di gettarsi nel vuoto e 
                            prendere a volare. Perché, suggerisce l'analista, di 
                            mettere da parte questa ossessione e lasciarsi 
                            andare alla scrittura, scavando nel mondo dei folli. 
                            Questo può essere vero purché, come nel nostro caso, 
                            non s'intromettano il dio Amore e le frecce scoccate 
                            dal suo arco. E guarda caso, è proprio l'analista, 
                            una splendida donna, al centro di un folle 
                            innamoramento. 
                             
                            * * * 
                            Robert Louis Stevenson, Elogio dell’ozio, 
                            Stampa Alternativa, Roma 2004, pp. 27, euro 1,00 
                            (ISBN 88-7226-152-X) 
                             
                            Ho il piacere di aver letto una vera e propria 
                            apologia dell’ozio! Ritengo quindi doveroso 
                            informare il pubblico di quanto possa essere 
                            remunerativa l’attività oziosa rispetto a qualsiasi 
                            altra professione.  
                            Questo è il messaggio che lo scrittore Stevenson nel 
                            suo “Elogio dell’ozio” ci vuole evidenziare 
                            specificando anche le motivazioni – dal suo punto di 
                            vista – plausibili e significative a difesa del “non 
                            far nulla” che in realtà scrive: “… non è affatto il 
                            non far nulla, ma piuttosto il fare una quantità di 
                            cose non riconosciute dai dogmatici regolamenti 
                            della classe dominante”. 
                            Allora è inutile dedicarsi troppo alla lettura, che 
                            sottrae tempo al pensiero come è altrettanto inutile 
                            impegnare la memoria nell’apprendimento di parole 
                            che poi dimenticheremo con facilità, ma l’ozio deve 
                            prevalere per farci apprendere come “suonare il 
                            violino, riconoscere un buon sigaro…” e l’autore 
                            continua facendo assumere all’attività oziosa 
                            sembianze e sentimenti umani, quasi personificati 
                            oltre a connotazioni sempre più delineate che 
                            appunto esprimono 
                            · un forte senso di identità personale, 
                            · disponibilità, 
                            · conoscenza del Teorema della Piacevolezza del 
                            vivere, 
                            · senso di felicità. 
                            E se tutto questo “discorso” a sostegno dell’ozio 
                            ancora non vi convince… allora Stevenson decide di 
                            irrigidire il tono andante nel suo libello 
                            introducendo un monito assai sarcastico come segue: 
                            “… la natura è così non curante di una singola vita 
                            perché dovremmo cullarci nell’illusione che la 
                            nostra vita sia di importanza così eccezionale?”.
                             
                             
                            Emanuela Ferrari 
                             
                             
                            * * * 
                             
                            Arpaïs. La memoria delle anime imperfette" 
                                  di Sabrina Ceni [pdf] 
                             
                            * * * 
 
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