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Libri a fumetti

SHADE: NELL'AREA DELLA FOLLIA
I Molteplici Volti dell'Uomo Cangiante

Articolo di Andrea Cantucci

Cinema

C'è del marcio in Danimarca
di Maria Antonietta Nardone

Miti mutanti 23

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Un artista a Coverciano 9

Strisce di Luca Mori

C'è del marcio in Danimarca

 

Maria Antonietta Nardone
 


"Il sospetto" -
regia di Thomas Vinterberg
con Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Alexandra Rapaport, Annika Wedderkopp

Che splendido film ha girato Thomas Vinterberg! Teso, come un cerchio che si chiude alla perfezione, senza incertezze o sbavature. Chapeau!
In una cittadina danese, le cui famiglie sono solidali tra loro, e vige una quotidianità fatta di ordine civilissimo e lavoro, squarciati solo dalle battute di caccia al cervo di uomini tutti grandi amiconi che si misurano tra loro con bagni invernali in gelidi laghetti o in abbondanti bevute, Lucas, maestro d'asilo del luogo, si trova a ricostruire la sua esistenza, dopo la fine del suo matrimonio con Kirsten, cercando di recuperare la presenza del figlio Marcus, ed instaurando, timidamente, e grazie all'iniziativa della donna, una nuova relazione amorosa.
Timido, dolce, rispettosissimo delle regole, ma grande compagno di giochi con i bambini dell'asilo, Lucas mostra anche una grande comprensione per Klara, una bambina problematica, afflitta, sia pur così piccola, da indubbie coazioni ossessive (non può calpestare le righe o le linee per terra), figlia del suo migliore amico, Theo, col quale si conosce fin da quando erano ragazzi. Su di lui, improvviso, si abbatte il sospetto di aver mostrato il proprio pene in erezione proprio alla piccola Klara (fatto mai avvenuto). Da questo momento, la vita di Lucas si trasforma e diventa insopportabile. Stupisce lo spettatore la facilità e la leggerezza con cui si crea prima il mostro e poi lo si isola e si emargina, prima di qualsiasi accertamento delle forze dell'ordine - la polizia, un magistrato inquirente - . Come il sospetto si gonfi fino a divenire certezza solo perché "i bambini non mentono ed io credo ai bambini" come ripete più di una volta la direttrice dell'asilo.
Come sempre sono gli adulti e la loro incapacità di ascoltare veramente i bambini - emblematica la figura dello psicologo (ma che razza di psicologo è?), che praticamente mette in bocca alla bambina parole e fatti mai accaduti e che la bambina si trova a confermare solo perché vuole uscire al più presto a giocare mentre tutte le volte che tenta di ristabilire la verità dei fatti non viene creduta -; ebbene è questa incapacità a creare il mostro, l'orco cattivo contro il quale l'intera comunità, dal commesso del supermercato, dalle altre maestre e dai suoi stessi amici, si trasforma in men che non si dica in un'orda predatrice dove accuse, brutali pestaggi, violenze (un sasso che rompe i vetri della finestra di Lucas, sfiorandolo), persecuzioni (gli fanno ritrovare l'amato cane ucciso sul vialetto di casa) sono impunemente continue. Assistiamo alla ferocia del gruppo che si accanisce contro il singolo, divenuto il capro espiatorio di qualsiasi "ombra" di questa cittadina. Ad esempio, Theo, il padre di Klara, che sembra ora tanto turbato da quanto successo al suo 'tesoro', alla sua 'piccola', è lo stesso che qualche settimana prima non voleva accompagnarla a scuola, litigando con furia con la moglie per chi dovesse prendersi quell'incombenza.
A credere fermamente alla sua innocenza, ci sono un amico (un vero, magnifico amico) e il figlio Marcus; per il resto l'ostracismo è totale e compatto. Lucas viene arrestato. Le accuse cadono, comprese quelle di altri bambini dell'asilo che si sono aggiunti nell'incolparlo di abusi sessuali in un seminterrato che nella realtà non esiste. Ma il sospetto resta e l'emarginazione violenta persiste.
Per Lucas che crede dapprima di poter dimostrare civilmente e ragionevolmente la sua estraneità a quanto gli viene ignominiosamente contestato, sopraffatto dal dolore impotente, dalla disperazione di non essere creduto, sarà una lezione durissima: la ragione, il buon senso, il rispetto delle regole non possono nulla contro la cecità di una comunità posseduta da una psicosi collettiva. Per difendersi, per conservare la sua dignità dovrà ricorrere anch'egli all'uso della violenza e di una certa durezza. Non vuole e non può soccombere ad un'accusa tanto infamante quanto falsa. Palpitante la scena in cui si presenta alla messa di Natale, guardato da tutti come un mostro, un nemico, uno "schifoso" mentre i bambini del suo asilo cantano con le loro voci "innocenti" la nascita del bambino a Betlemme e lui cede al pianto, ma non si arrende.
E quando, l'anno successivo, vediamo un Lucas di nuovo accolto dalla comunità, con sorrisi ed abbracci, sarà il colpo di un fucile a sfiorargli la testa durante una battuta di caccia al cervo a ricordargli, con sgomento, che quella M di mostro per qualcuno è ancora là, indelebile, a far di lui la preda di una mai del tutto dismessa caccia all'uomo.
Il tutto raccontato con maestria, e direi in maniera classica, dal regista Thomas Vinterberg, che si è avvalso di interpreti bravissimi. Su tutti spicca Mads Mikkelsen (indimenticabile anche in "Le mele di Adamo" accanto all'altro grande attore danese Ulrich Thomsen - il protagonista di quell'agghiacciante eppur straordinario "Festen" dello stesso Vinterberger -, e nel "Dopo il matrimonio" di Susanne Bier) per la capacità di rendere fragilità e coraggio, disperazione e dignità, rabbia e delicatezza di un mite uomo del nord Europa che si trova coinvolto in una simile vicenda; capacità che è stata riconosciuta anche al Festival di Cannes 2012 dove è stato premiato come miglior attore. Ma ho trovato tutti credibilissimi ed azzeccatissimi; una menzione speciale per Annika Wedderkopp che incarna la piccola Klara, l'accusatrice per dispetto, a sua volta vittima dell'insipienza degli adulti.

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