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  Indice   -[ Editoriale | Letteratura | Musica | Arti visive | Lingue | Tempi moderni | Redazionali ]-


Narrativa

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi in prosa inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
La ville / La città di Massimo Acciai, La scomparsa dello scienziato Ettore Majorana di Budetta Giuseppe Costantino, Università e ricerca di Budetta Giuseppe Costantino, Africa di Paolo D'Arpini, Mia dagli occhi verdi di Lucia Dragotescu, Purtroppo sono sano di Marcellino Lombardi, Lucien di Maria Pia Moschini, Eritrea di Paolo Ragni, Uganda di Paolo Ragni, Ritorno dall'Africa di Anna Maria Cecconi Volpini

Poesia italiana

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai, Roberto Balò, Andrea Cantucci, Rossana D'Angelo, Alessandra Ferrari, Emanuela Ferrari, Iuri Lombardi, Cesare Lorefice, Roberto Mosi, Gilbert Paraschiva, Antonella Pedicelli, Gloria Pinardi, Natalia Radice, Anna Maria Volpini, Zelda S.Zanobini

Poesia in lingua

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, in lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Emanuela Ferrari, Paolo Filippi, Manuela Léa, Sédar Senghor

Recensioni

In questo numero:
- "Il caso Imprimatur" di Simone Berni, nota di Massimo Acciai
- "I migranti nel cinema italiano" di Sonia Cincinelli
- "L'indegnità a succedere" di Roberto R Corsi, nota di Massimo Acciai
- "Il viandante" di David Morganti, recensione di Emanuela Ferrari
- "Oltre la vallata…" di Alessandra Ferrari, recensione di Emanuela Ferrari
- "Lucien" di Maria Pia Moschini, nota di Massimo Acciai
- "come un uomo sulla terra" di Andrea Segre, Dagmawi Yimer e Riccardo Biadene
- "Ultima onda anomala" di Duccia Camiciotti
- "Carillon ballerina and the brave tin oldier" di Caterina Pomini
- "La questione della terra in Sudafrica" di Francesco Rossolini
- "Come diventare scrittori oggi" di Andrea Mucciolo, nota di Massimo Acciai
- "Ho sognato di essere vivo" di José Monti, nota di Massimo Acciai
- "I milioni di luoghi" di Carla Saracino, recensione di Simonetta De Bartolo
- "18°Vampiro" di Claudio Vergnani, recensione di Eduardo Vitolo
- "L'estate di Montebuio" di Danilo Arona, recensione di Eduardo Vitolo

Interviste

Andrea Mucciolo; il mestiere di scrittore
intervista a cura di Massimo Acciai
Intervista a Claudio Vergnani
intervista a cura di Eduardo Vitolo
Intervista a Danilo Arona
intervista a cura di Eduardo Vitolo
Intervista con lo scrittore tunisino Walid Soliman
intervista a cura di Rossana D'Angelo

Incontri nel giardino autunnale

Intervista a Paolo Traniello
A cura di Matteo Nicodemo

Saggi

La letteratura africana postcoloniale
di Apostolos Apostolou
Dogon
di Misha
La poesia in bicicletta: un anello con sette tappe per il ritorno
di Enrico Pietrangeli
Nonluoghi: Una mostra a Firenze di foto e poesie
di Roberto Mosi
Quelques réflexions autour de la théorie esthétique fondanienne dans faux traité d'esthétique
di Manuela Leahu
Hic non sunt leones
di Ballecca

In questo numero segnaliamo...
 


 

I migranti nel cinema italiano


L'attenzione rivolta nella produzione cinematografica italiana dei primi anni '90 ai migranti registra una disparità agli approcci sul tema, la sua metabolizzazione da un lato e gli esiti di questo confronto dall'altro. In assenza di un vero e proprio genere, il cinema italiano si e' occupato
dell'immigrazione in maniera episodica e superficiale.
Successivamente nei primi anni del nuovo secolo l'attenzione dedicata dalla "settima arte" al fenomeno migratorio si e' rivelata sempre più crescente. Nell'Europa che i governanti vorrebbero "fortezza" il cinema italiano apre squarci di verità sui processi migratori. In controtendenza
rispetto agli omologati mass media. I film proposti in questo libro, che parlano di immigrazione
e che vedono come protagonisti stranieri nel territorio italico, sono i più significativi degli ultimi
diciannove anni. Antologia critica ed analitica che attraversa larga parte del panorama cinematografico nostrano, da grandi maestri del cinema come Maselli e Bertolucci, Amelio e De Seta ad affermati registi italiani come Giordana e Soldini, Tornatore e Mazzacurati approdando a
giovani promesse consolidate come Garrone fino a a registi emergenti come Melliti e Munzi, Spada e Marra. Tutti hanno affrontato questo complesso argomento. Attraverso un ampio riesame di ogni regista, di cui vengono colti i motivi ricorrenti, e i tratti stilistici e con un approfondimento globale di ogni film, il volume di Sonia Cincinelli ricostruisce e interpreta con rigore critico e partecipazione l'attività cinematografica su questo attualissimo tema colmando un vuoto nella saggistica cinematografica.

AUTORE:
Sonia Cincinelli

PREFATORE:
Roberto Silvestri è critico cinematografico de Il Manifesto, dirige il supplemento settimanale Alias.

POSTFATORE:
Fulvio Vassallo Paleologo è docente di Diritto Privato e di Diritti Umani presso l'Università di Palermo, è Presidente dell'Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione (ASGI)

www.imigrantinelcinemaitaliano.blogspot.com
www.edizionikappa.com
www.edizionikappa.com/EDK_pop.php?id=458
di Riccardo Cappabianca 06/4454271
riccardokappa@libreriakappa.com

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Il caso Imprimatur
Simone Berni
Biblohaus, 2008


"Ai vinti"; così recita la dedica del libro di Simone Berni, cacciatore di libri. I "vinti" Monadi & Sorti - autori del best seller internazionale "Imprimatur" (primo libro di una saga di sette romanzi storici ambientati tra '600 e '700) - che non riescono a far ripubblicare i loro libri in Italia, hanno raccolto molte simpatie in patria e all'estero (è stato fondato perfino un fan club con un suo sito web) e continuano a far "proseliti" grazie anche all'alone di mistero che si è creato attorno al loro caso. Non occorre che un libro sia antico di secoli per risultare introvabile; il libro in questione è uscito nel 2002 e sparito dalla circolazione nel giro di un anno circa (ho un vago ricordo di averlo visto in libreria qualche tempo fa, ma non aveva allora catturato la mia attenzione). Gli autori sono ancora vivi e ben disposti a raccontare il complotto di cui sono stati vittime nel loro paese.
Un libro di questo tipo, che parla di un altro libro, ha suscitato subito la mia curiosità (anch'io sono nel mio piccolo un cercatore di cose rare) e - inutile dirlo - mi ha fatto venire una gran voglia di leggere l'opera del duo di scrittori: peccato che, in italiano, sia ordinabile solo tramite internet presso un editore olandese (ad un prezzo non proprio modico, com'era da immaginarsi).
Le vicende editoriali di "Imprimatur" hanno un aspetto a loro volta romanzesco, molto ben raccontato da Berni. C'è molto da riflettere sulla censura che ancora agisce nella nostra democratica società, e di come il Vaticano abbia ancora un'influenza forte quanto sotterranea (probabilmente "Il Codice Da Vinci" non avrebbe visto nemmeno la pubblicazione se fosse stato scritto da un italiano).
Il passato spinge le sue infinite radici fino al presente, così non si può parlare impunemente neanche delle trame oscure di un papa vissuto quattro secoli fa. Ma per fortuna almeno non si finisce più al rogo…

PS: chi volesse comunque leggere il libro in italiano suggerisco di cercarlo in biblioteca, oppure se ne vuole una copia da conservare può dare un'occhiata a questo sito http://www.attomelani.net

Massimo Acciai

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David Morganti, Il viandante, Collana I gigli, Montedit - Milano 2005; pagg. 29, euro 4,20 (ISBN 88-8356-947-4).


La raccolta di ventiquattro poesie di David Morganti, suddivisa in due parti, si apre con Il viandante da cui il titolo del libro. E' colui che osserva le stelle, rimira la luna, contempla la notte e pieno di nulla continua a volare. Il tema dell'evasione è presente anche nelle pagine successive. In Libertà il poeta scrive: gridando il tuo nome la storia si muove, sei tu la luce del Divenire. Ed ancora qualunque oratore ti loda e ti esalta per domandarsi poi sei forse la molla di tutti gli eventi? Questo richiamo alla libertà, come ribellione da tutto e da tutti, che conduce lontano si personifica nell'uomo ribelle, definito lo spirito libero, il quale librandosi in alto ritrova la via. Anzi volar può lontano nella poesia Lo spirito libero.
Il tema del tempo è trattato in due componimenti: il primo intitolato Il tempo, nella prima parte del libro, in cui il poeta descrive il suo scorrere come qualcosa di inesorabile, un flagello terribile, immutabile che può essere vinto solo dall'amore mentre in Tempo, la penultima lirica della silloge, la percezione di esso diventa più marcata, ritorna come una filastrocca la "consapevolezza" che ci vuole tempo per fare ogni cosa, per voler anche che tutto sia diverso da come é. Il poeta sembra aver assunto una visione "diversa", quasi più "provata" rispetto alla inesorabilità della dimensione temporale.
Suggestiva è la descrizione della luna: la luce dolce di remote stelle ti celebra ornandoti d'intorno. Il componimento Alla luna si apre con una invocazione di colei che domina il cielo, in grado di celare chissà quali segreti, che accende la notte ed il sogno. Con uno stile sobrio ed armonioso David Morganti compone dei versi leggeri, appropriati per "fotografare" la figura lunare. L'astro più bello di tutto il creato è la vita, dell'universo tu sei la regina. Così esordiscono i primi versi della poesia Alla vita. Nel componimento traspare una voglia di continuare, di andare avanti, di proseguire oltre. Questo dinamismo sinergico si concentra poi nell'ultima riga: continua a stupire, continua a volare!
Ne Il guerriero sconfitto ritorna questa volontà di vivere anche quando il dolore diventa l'unico sentimento che accompagna chi è stato sconfitto. Il guerriero, con animo ferito per la vittoria del nemico, deve comunque non abbattersi ma affrontare la nuova sfida; ovvero "dominare" il suo dolore per tornare a vincere di nuovo.

Emanuela Ferrari

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Alessandra Ferrari, Oltre la vallata…, Collana Autori Contemporanei - Poesia, Museo della Poesia - Garessio (Cuneo), 2008, pagg. 30.


Questa raccolta poetica esprime un forte attaccamento alla natura con ritmi eleganti e versi sofisticati. L'autrice, Alessandra Ferrari, descrive il fruscio dei lunghi rami dell'albero maestoso visibile dalla finestra della sua camera e lo definisce un punto di riferimento; ella è in grado di far "sentire" al lettore quel fluire di rumori, suoni, profumi che prendono corpo nella descrizione minuziosa della tempesta con l'acqua che intrappolata scende a poco a poco dalle foglie e in Fragranza di Primavera, con leggiadria, ci fa "sentire" la delicata fragranza dei fiori appena sbocciati sui verdi rigogliosi prati e ancora in L'arrivo dell'inverno, l'estate è in partenza in cui il vento rumoroso avanza.
La natura è ancora protagonista in Città innevata, Dal pontile…, Il tramonto. Non manca uno sguardo al passato con L'infanzia…i colori più intensi e brillanti mentre in Il binario della vita proietta il lettore a guardare avanti per arrivare a quella parte del percorso comune anche agli altri, alle persone definite: pennellate variegate per colore e dimensione.
L'intero volume della poetessa di Roma ci induce a guardare, a sentire, ad immaginare oltre…, a volgere lo sguardo Oltre la vallata… per "assaporare" le bellezze del Creato.
Molto suggestiva e dai toni pastello, quasi una pittura ricercata, si presenta l'immagine della copertina della raccolta poetica intitolata Oltre la vallata… dedicata al Pianeta Terra. I componimenti della poetessa diventano agili pensieri che sanno offrire ai lettori delle sagge riflessioni poetiche e naturali.


Emanuela Ferrari

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Come diventare scrittori oggi
di Andrea Mucciolo
Eremon Edizioni, Galassiaarte, 2009


Ho accolto con molto piacere la notizia della pubblicazione di questo libro da parte dell'amico e collega scrittore Andrea Mucciolo, a cui mi lega un rapporto di stima, amicizia e collaborazione. Ho conosciuto infatti Andrea tramite il suo portale www.galassiaarte.it ed i suoi articoli sul "mestiere di scrittore"; in particolare mi aveva colpito quello intitolato "Essere scrittore oggi", tanto da spingermi a scrivere qualcosa in risposta che poi lo stesso Andrea ha pubblicato su Galassia Arte. Nel mio articoletto mi interrogavo su a chi va attribuito questo appellativo. Secondo me, dizionario alla mano, uno scrittore è semplicemente qualcuno che scrive con intenti artistici; in quest'ampia accezione rientrano quindi anche quegli scrittori che per scelta o per necessità non fanno della scrittura un lavoro retribuito ma si accontentano di pubblicare a proprie spese, far circolare le proprie opere tra amici e parenti o che tengono tutto in un cassetto ben chiuso a chiave. Andrea Mucciolo invece, pur riconoscendo la validità di chi non rientra nel novero degli autori di best seller, fa qui riferimento all'accezione più diffusa del termine "scrittore": colui che appunto vive di scrittura. In questo senso "aspirante scrittore" si riferisce a chi aspira ad essere uno scrittore pubblicato e pagato. Pochi i primi, molti, moltissimi i secondi, come si può ben immaginare…
Dunque il titolo "Come diventare scrittori oggi" va inteso non come un manuale per "diventare" scrittori, sebbene contenga molti preziosi consigli per migliorare il proprio stile: lo scopo dichiarato fin dalla prefazione è di fornire uno sguardo onesto, senza faziosità o giudizi di parte, sui molti problemi con cui deve fare i conti chi vuole pubblicare le proprie opere. Ma non è tutto cupo; ci sono tante alternative valide e meno frustranti che il lettore scoprirà scorrendo i vari capitoli.
Dunque una guida pratica e completa per chi scrive avendo in mente un pubblico (che spera sia il più ampio possibile), senza incappare in qualche editore disonesto o in truffe varie (triste dirlo: c'è sempre chi se n'approfitta dei sogni degli altri). Un libro scritto con un linguaggio agile, semplice e concreto, molto scorrevole, che prende in esame i vari momenti della scrittura, i generi letterari, le agenzie, i contratti di edizione, ecc.
Andrea Mucciolo sa di cosa sta parlando, per esperienza diretta (sia come scrittore che come collaboratore di case editrici); i consigli che dà sono frutto quindi di un'osservazione concreta. Sa che per essere buoni scrittori bisogna lavorare sodo, conoscere bene gli strumenti del mestiere (sembra banale, ma si raccomanda anche di non trascurare la grammatica) e soprattutto essere disposti a rimettersi sempre in gioco, amando ciò che andiamo costruendo.
Un libro rivolto quindi a chi vuol farsi leggere e conoscere, ma utile anche all'altra categoria di scrittori, quelli che non emergono e/o non vogliono emergere, e perfino ai lettori che non scrivono ma che desiderano dare una sbirciatina al meccanismo che porta dall'idea di un libro a quella cosa di carta che tengono in mano o a quelle parole su uno schermo su cui ha posato gli occhi e che - per qualche strano e inspiegabile incantesimo - gli fanno venir voglia di andare avanti nella lettura…

http://www.andreamucciolo.com/ 
http://www.galassiaarte.it/come_diventare_scrittori_oggi.html 


Massimo Acciai
Firenze, 10 agosto 2009

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Il miracolo sudafricano
 

Nel libro "La questione della terra in Sudafrica. Ridistribuzione e democratizzazione" (www.carocci.it, giugno 2009), si affronta il delicato tema della progettazione della convivenza pacifica e civile in un Paese multietnico (cioè composto da diverse tribù africane) e multirazziale (suddiviso in bianchi e neri).
L'opera sintetica ed essenziale del mio amico e collega Francesco Rossolini può essere molto utile a chi si occupa di studi internazionali, di cooperazione internazionale, oppure di progetti multiculturali. Infatti la Carocci Editore è una casa editrice universitaria molto attiva sui temi internazionali.
E veniamo al nocciolo della questione sudafricana. Purtroppo la cultura afrikaner è l'esempio lampante di come la religione trasmessa di generazione in generazione dagli uomini e dalle donne ai loro figli, può comportare l'uso improprio della religione ai fini della dominazione: i loro diritti di superiorità di razza a discapito della popolazione di colore era un elemento centrale della loro pratica religiosa. Del resto strappare territori ad un'altra popolazione sarebbe un'attività molto ignobile se non venisse rivestita di un particolare significato patriottico o religioso.
"Il problema che si è trovato ad affrontare il nascente sistema democratico è di dimensioni enormi e senza eguali: garantire la democrazia, introdurre i principi di uguaglianza e tutelare i diritti delle minoranze, tra cui quella Afrikaner, garantendo allo stesso tempo la crescita economica e l'integrazione dei neri nel libero mercato del lavoro; queste sono state le premesse sotto cui è iniziata l'elaborazione della Costituzione del Sudafrica" (Rossolini, p. 23). L'impresa è quasi disperata se si pensa che quasi tutti i lavoratori neri non sono scolarizzati ed erano una comoda "sorgente d'energia, impiegabile in grande quantità per espletare tutti quei compiti necessari per la lavorazione del terreno e la raccolta dei prodotti con macchine rudimentali" (pag. 26). Inoltre gli altissimi tassi di criminalità impediscono lo sviluppo del turismo. Da notare che tutte le provincie sono multietniche e composte da molte tribù e queste dispersioni aiutano ad evitare secessioni. E forse questo fatto ha consentito di avviare "il miracolo sudafricano".
Secondo me il Sudafrica è il paradigma del futuro dell'umanità: lo scontro tra la piccola popolazione europea e la grande popolazione africana anticiperà i futuri "conflitti" tra le popolazioni in crescita dei paesi africani e tropicali e quelle dell'intera Europa a portata di barca.

Dal 18 luglio in libreria. Acquistabile anche da subito online sul sito www.carocci.it al prezzo di 14€

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"Come un uomo sulla terra" di Andrea Segre, Dagmawi Yimer e Riccardo Biadene

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http://robertocorsi.wordpress.com/books/book/
http://robertocorsi.com/ 

Roberto R. Corsi
L'INDEGNITA' A SUCCEDERE
Prefazione di Paolo Codazzi
Esuvia Edizioni, Febbraio 2007
pagg. 78, € 10,00
ISBN 978-88-95815-03-9
Salubri ridondanze.


Prefazione di Paolo Codazzi
…l'autore è essere biologico, esposto ai venti e alle tempeste della vita, alle turbolenze del sangue, alla fornace dei sentimenti: e anche al panico di una memoria in cui tutto converge e si stipa sigillando esperienze che pure non appartengono al suo ancor breve percorso esistenziale…forse egli vive ormai precocemente la stanchezza del pensiero (non il proprio ma quello assunto per retaggio liturgico), il nomadismo spirituale imposto dal mutamento dei climi o, forse, l'indegnità a succedere (per dirla con il titolo di questa raccolta), o a succedersi per quando maturato nelle carestie stagionali del suo e nostro tempo…
Appare dunque il desiderio intenzionale di un ascolto sinfonico dell'esistenza, in cui il tempo sia tutto compresso nel tempo musicale, spazio creativo con tutto il bagagliaio di cui dovrebbe munirsi il poeta, e che in Roberto R. Corsi è limpidamente presente, tangibilmente impresso nei versi a volte leggeri come massime bibliche, in altri distesi e apparentemente aggrovigliati nella necessità di proclamare il suo essere poeta, il suo voler essere uomo, l'inconciliabilità del conciliabile…
Un atteggiamento insolito, sia nel suo persistere uomo colto che nel disporsi poetico, coraggiosamente inattuale…

Durante una riunione de L'Area di Broca ho avuto l'occasione e il piacere di incontrare l'autore: la domanda che mi è venuta spontanea quando mi ha consegnato una copia del suo libro (impaginazione molto elegante, che era già da sola un invito alla lettura) riguardava il curioso titolo della silloge di poesia. Si tratta di un termine giuridico che indica le condizioni per cui il testamento non si applica nella successione, per "indegnità" appunto. Non voglio aggiungere altro; il libro va letto e va scoperto il legame col titolo. Posso dire comunque che è una lettura che vale la pena.

Massimo Acciai


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"Lucien" di Maria Pia Moschini [leggi il racconto]


Il brevissimo testo di Maria Pia Moschini (breve come il suo protagonista, alto circa tre millimetri) è un concentrato di fantasia e di sogno e sembra suggerire, alla fine, che spazio e tempo sono davvero relativi e che su una scala microscopica può essere contenuto l'intero Universo. L'infinitamente grande (Lucien è "figlio di due costellazioni perdute nel fondale fisso di un cielo profondo, infinito") e l'infinitamente piccolo; l'alto come il basso, la poesia che non ha confini e vive eternamente in un mondo privo di dimensione. Molte sono le simbologie, molti i riferimenti ad oggetti e persone che vengono menzionate senza altra spiegazione; chi è quella misteriosa Esp? Una percezione extra-sensoriale? E cos'è la Borsa Nera? (questo è davvero oscuro, leggendo il racconto avulso dal suo contesto - il testo si trovava infatti inserito in un libro d'artista contenuto in una borsa nera). Il testo nella sua brevità è un crescendo di poesia che culmina in un volo magico, da brivido, "quel volo leggero che solo le libellule o le anime grandi sanno evocare.". Bellissimo.

Massimo Acciai

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Titolo: I milioni di luoghi
Autore: Carla Saracino
Casa Editrice: LietoColle
Collana: ERATO
Anno Edizione: 2007
Codice ISBN: 978-88-7848-258-6
Pagine: 51
Prezzo: Euro 10, 00


Il verso iniziale della lirica, con cui Carla Saracino apre la sua raccolta "I milioni di luoghi", fissa senza possibilità di equivoco due basilari premesse: incertezza esistenziale ("Forse") ed esigenza insopprimibile di amare, il cui oggetto resta, però, indefinito, ma non è certamente la vita ("ibrido strano fra nascita e assopimento"), priva di sbocchi e di spiragli finalistici, così come di consolatori progressi che controbilancino la precarietà e la totale sconfitta dell'esistenza umana, di significati, di rinvenimenti delle cause di quell'ungarettiano "non sentirsi in armonia con l'universo" e di quel dissolversi senza rumore nella "comunione della specie", in preda ad una paralisi spirituale.
La parola poetica realizza una essenzialità che confina spesso con non-detto, ma nello stesso tempo rivela con forza aspetti insoliti del reale, sostanzia l'usuale di nuovi significati, mentre il discorso poetico nel suo insieme, apparentemente frammentato e tendente ad una giustapposizione concettuale, procede per pennellate sobrie, sicure, per nulla indulgenti allo sfumato, prive di qualsiasi compiaciuta analisi del proprio io, fissando sul canovaccio degli universali interrogativi esistenziali la cruda realtà dell'avvicendarsi delle stagioni, che scivolano veloci nel non-senso, senza lasciare orma, in una morte che accomuna e riduce tutto e tutti a cenere senza odore, a silenzio, di fronte al quale si rimane assorti in una compassione che non provoca sommovimenti interiori, che non rende attori né della tragicità degli avvenimenti, né di un personale colpevole dramma, ma lascia spettatori dal volto represso dall'insufficienza delle cause, segnato dalla rinuncia, dalla disfatta, dall'insoddisfazione.
Né "I milioni di luoghi", le luci, i caldi aromi, il recupero memoriale, le forzate illusioni del bello e della felicità attenuano lo smarrimento, scalfiscono la disillusione, offrono un "ubi consistam", sopperiscono al non-luogo, poiché "le cose nascono finite/e trasmigrano in parole basse o anche bellissime", rincasano nel verbo, prede del ritmo indisciplinato di meccanismi ed eterne continuazioni e sparizioni dominati da una natura che non avverte il dovere d'indicarne un senso, destinate irrimediabilmente ad "Un invecchiamento soffocato,/ristretto nelle corde dell'usura", "sulla linea dell'inverno".

Simonetta De Bartolo

Recensione pubblicata per la prima volta in Rete sul sito culturale L(')abile traccia.

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Claudio Vergnani - Il 18°Vampiro
Gargoyle Books editore
544 pagine, 14 euro

- Desperate Vampire Hunters -

Nell'ultimo periodo siamo stati abituati un po' a tutto in tema di Vampiri.
Dagli Harmony in salsa Horror della Mayer fino a brutte riproduzioni in carta copiativa (ultra insozzante) del Dracula di Stoker ( Vero Kalogridis?) oppure di Io sono leggenda di Matheson.
Insomma delle gran rotture di balle per il lettore sufficientemente smaliziato.
In un clima simile era molto difficile trovare la chiave dell'originalità e sbaragliare la tanta ( ENORME) concorrenza di scrittori dediti ai non-morti.
Claudio Vergnani, autore Padano ( terra di nebbie e misteri come direbbe qualcuno…) ha saputo incarnare quel detto popolare che per sommi capi dice:" Sono sempre i più piccoli quelli dotati di maggior coraggio".
Una massima che già da sola spiega il successo del "18° Vampiro".
E che ben si addice a personaggi come Claudio ( Alter Ego letterario dell'Autore), Giorgio, Vergy, Gabriele, l'Amica etc.
Cacciatori di Vampiri "disperati" a cui la vita di tutti i giorni ha già dato una bella mazzata sulle gengive.
Disoccupazione, solitudine, depressione, cinismo, paura di vivere, di amare, di essere semplicemente accettati.
Non è un azzardo affermare che il romanzo di Vergnani potrebbe reggersi in piedi anche senza il fattore sovrannaturale vampiri.
I suoi protagonisti sono tremendamente attuali, in una maniera quasi brutale, sprigionando sensazioni di continuo disagio a cui il lettore difficilmente potrà sottrarsi o rendersi indifferente.
Scelgono la strada dell'orrore perché anche i mostri sono meglio dei "soliti" problemi di tutti i giorni.
Uno spaccato catartico di inquietudini sociali, di lavori che "non valorizzano l'uomo" (ma lo rendono solo più schiavo, più vuoto), di sfiducia verso le istituzioni, di egoismo disincantato ( "ognuno pensa al suo culo", direbbe Vergy, uno dei personaggi migliori, delineati da Vergnani), di morte come fine di ogni sofferenza.
Citando Umberto Eco: "Nulla infonde più coraggio al pauroso della paura altrui".
Se non è uno spaccato vivido della "fottuta" Italia questo, allora esistiamo in un Matrix di facezie e porcherie assortite.
E i Vampiri sono qui per darci una bella scrollata.!
Vergnani è fin troppo chiaro su questo…
Il Romanzo, può essere idealmente diviso in tre parti significative:
la prima introduce i personaggi, le loro peripezie e la scelta ( tutta personale) di diventare cacciatori di Vampiri.
Questi ultimi sono per lo più delle ombre innocue simili ai morti sepolti di E.A Poe.
Solo putrefazione infestante e null'altro.
Nella seconda parte tiene banco il viaggio a Corsano ( una sorta di Zona del Crepuscolo Padana) dove i nostri percorreranno il loro viaggio iniziatico verso una dimensione d'incubo.
E ovviamente ne torneranno devastati nello spirito ma soprattutto nella carne.
L'ultima parte è l'Apocalisse Vampirica.
Molto poetica nella sue inevitabile durezza, si caratterizza per il prevalere visionario di due colori opposti: il bianco opaco della neve e il rosso acceso del sangue.
Nel mezzo la fine annunciata di una civiltà già in decadenza.
E i mostri ( vivi e morti) si confondono in un crescendo di violenza cieca e di oblio.
I morti:
Grimjank il maestro dei vampiri di Corsano e principale antagonista dei nostri è un personaggio talmente inquietante nella sua postura surreale e a tratti ironica che si ritaglia uno spazio di curiosità a attesa spasmodica nel lettore.
Oracolo muto, essere crudele ma indifferente, manichino annoiato e supponente risveglia nel vuoto della coscienza di Claudio & company, il desiderio di vendetta.
Anche la loro tattica di guerra è tipicamente "italiana": un passo avanti, due indietro e tacchi in spalla se il pericolo è troppo incombente.
Insomma Vergnani ha il pregio di aver parlato di noi attraverso una storia di fantasia.
Claudio con i suoi dubbi esistenziali assomiglia terribilmente al nostro io nascosto.
Vergy è il nostro vicino di casa spaccone e sciupa femmine.
L'Amica è la donna che non potremo mai avere.
Gabriele il giovane che vive alla giornata accontentandosi di quello che ha.
Intorno a loro l'inferno e il coraggio ( di nuovo il concetto base di tutto il 18° Vampiro) di affrontarlo di petto e non di spalle.
Più che La solitudine dei numeri primi è Il 18° vampiro il libro rivelazione sulla desolazione del nostro vivere quotidiano.
E le ombre della notte sono meno minacciose di quanto pensiamo…

Eduardo Vitolo

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Danilo Arona - L'estate di Montebuio

La Trasmutazione Eretica del male

Immaginiamo la Letteratura di Genere in Italia come una linea temporale.
Nel mezzo ci sono gli autori che seguono la moda del momento per poi abbandonarla quando la nave irrimediabilmente sta per calare a picco.
Indietro, quelli che hanno gettato le basi dello scrivere e sceneggiare l'Horror.
Avanti, la nuova avanguardia. Autori che battono strade inedite alla ricerca di un'identità diversa e forzatamente originale.
E ancora più avanti, decisamente più avanti, mille anni luce più avanti c'è Danilo Arona.
"L'estate di Montebuio", romanzo Gotico/Eretico edito da Gargoyle Books nel Giugno del 2009 è qui, col suo carico di 400 e passa pagine, per dimostrarlo.
E' Gotico perché gli stilemi dei genere sono intatti: una colonia estiva infestata dai fantasmi, un'oscura maledizione figlia di una religiosità distorta e violenta, la possessione diabolica e inarrestabile degli abitanti del piccolo nucleo montano e dulcis in fundo le "Zannute", mostri muta forma, vampiri, "cose" repellenti ( ma a Carpenter ci arriveremo in modi meno convenzionali).
E' eretico perché Arona prende la materia solida e prevedibile del genere e la trasmuta in forme e dimensioni prismatiche dai significati nascosti.
E allora le Zannute diventano mostri della mente, visioni oniriche, percezioni deviate di una dimensione nascosta ma scomodamente presente.
Il nulla quantico come ultra-dimensione infestata e infestante.
La colonia, il ricordo doloroso di un amore finito o mai consumato, di una fanciullezza lacerata dal rimpianto di quello che non si è potuto essere (amati, compresi, accettati) o di ciò che non si è potuto avere ( di nuovo amore senza i quali "noi siamo polvere" come cantano i Neo Folkers Sol Invictus).
La religiosità distorta e la possessione diabolica sono le metafore confinanti della follia e della solitudine.
Perché se è l'uomo che, all'alba dei tempi, ha creato gli Dei e i Demoni per nascondere il classico "vuoto esistenziale" (nemici-amici di car(ne)tapesta, legno e Natron con i quali poi potersi auto-suggestionare e farsi "possedere" in modo da isolarsi da una società dove l'incubo ha fattezze diametralmente opposte e più tristemente materiali) questi ultimi diventano "idee viventi" capaci di segnare destini e in ultima analisi di uccidere.
All'inizio abbiamo parlato di linea temporale, concetto che ben si presta all'evoluzione del romanzo.
Arona nella prima parte ci presenta il Microcosmo esistenziale del suo alter ego Morgan Perdinka.
Ragazzino solitario attratto dal mistero e da una forma embrionale di comunicazione scritta ( la Continental), poi chitarrista fantasioso e ombroso con la rock band Privilege, ( gruppo realmente esistito con i quali l'autore incise quattro pezzi negli Studi SAAR di Milano tra 13 al 15 maggio 1971 pubblicati poi in un 45 giri da Cobra Record. Titoli: FOOL DREAM - CALIFORNIA JOE- RUNNING - IL TEMPO. Stile molto psichedelico alla Iron Butterfly), infine scrittore di orrori e deliri tra la fiction e la realtà.
E il Microcosmo del male diviene inevitabilmente Macrocosmo dell'Apocalisse.
Uno dei concetti portanti della narrativa di Arona.
Ma stavolta gli schemi saltano.
Perdinka è un medium della fine.
Niente terrorismo globale, niente divinità caraibiche o pestilenze moderne.
E' lo spazio, altra dimensione di distruzione cosmica, che sarà messaggero dell'estinzione dell'uomo.
L'Onda.
Non mi dilungo oltre per non svelare troppo.
Parliamo dello stile.
C'è qualcuno che ha intravisto nell'Estate di Montebuio lo schema del romanzo di formazione Kinghiano.
Non mi trovo d'accordo.
Perdinka e i personaggi che girano attorno alla sua vita tormentata non sono stati creati per celebrare un rito di passaggio ( quello verso l'età adulta) o per esorcizzare qualche demone dell'autore.
Troppo facile, troppo prevedibile.
I contorni sono più sfumati.
Non a caso vi sono forti riferimenti alla sceneggiatura e alle ambigue figure Lynchiane.
Cosa che pochi hanno compreso forse perché hanno terminato la loro lettura pagine e pagine prima.
Perdinka è un riflesso del male e il mondo cambia attorno alla sua percezione.
Infine il già citato Carpenter.
Faccio un gioco di accostamenti:
se "Melissa Parker e l'incendio perfetto" era "The Fog" allora"L'Estate di Montebuio" è "Il Signore del male".
Un accorto seguace dell'opera "Carpenteriana" ne saprà scovare le similitudini.
Infine pillola Horror per gli amanti del genere:
Il Capitolo 13 intitolato "Spettacolo di Magia",vale da solo il prezzo del libro.
Chi non ha mai provato terrore nell'osservare una bambola di porcellana accanto al letto tra le ombre della sera?
Qui è lo stesso.
Il Pupazzo Batti è un'invenzione genuinamente Gotica ( Hoffman e Meyrink docent) e come tale terrorizzante.
In conclusione "L'Estate di Montebuio" è un romanzo complesso, audace, visionario, catartico che getta un ponte non berlusconiano sul futuro del genere Gotico in Italia e si spera oltre i confini angusti del nostro bel paese.
Specularmente Arona i confini del genere li ha già superati.

Eduardo Vitolo
 

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Ho sognato di essere vivo.
Il delirio in una stanza all'interno del manicomio che non c'è
di José Monti
Roma, Tespi, 2009

Allegato il cd audio colonna sonora del romanzo. Musiche di Greenhouse Effect


Il romanzo, secondo della trilogia iniziata con "L'adottato" (ma in una certa misura indipendente), è una sorprendente sfilata di idee, di trovate bizzarre e buffe come nello stile dell'autore. Si ride, ci si stupisce, si pensa. Dietro la costruzione inusuale, "multimediale", non lineare, ci sono riflessioni molto serie e profonde sulla vita e sulla cosiddetta "sanità mentale". I personaggi sono quanto di più lontano si possa immaginare dalla nostra banale quotidianità, pure ci sono familiari e sembrano alludere sempre ad essa, in modo sottile ma efficace. Dietro il sorriso si annida lo sconforto, o per meglio dire l'assurda malinconia della quotidianità, delle realtà più marginali, viene esorcizzata col sorriso e con la fiaba (che di fiaba si tratta, in tutti i sensi) condita con un velo di autentica poesia. È un libro che va esplorato, come un territorio ignoto di cui l'autore ci fornisce una mappa proprio all'inizio, come nella migliore tradizione del romanzo fantasy (questo però non è un romanzo fantasy, almeno non nel senso comune del termine), ma è anche un labirinto di storie che si intersecano e che si contengono a vicenda, come in un gioco di scatole cinesi o nel celebre modello delle Mille e una notte; un percorso che facciamo in compagnia di un autore a cui è facile affezionarsi ma che rimane sempre e comunque sfuggente ed ambiguo come le sue creature. Un libro che si legge tutto d'un fiato ma che sarebbe bene poi rileggere una seconda e magari una terza volta con più calma, cercando di penetrarlo più in profondità.

Massimo Acciai

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Caterina Pomini
Carillon ballerina and the brave tin soldier
ISBN 9788851718121
Sigla: MEF – L'Autore Libri Firenze
Collana: Biblioteca 80 - Poeti
Genere: Poesia
Pagine: 80
Prezzo: Euro 9,40

Dunque anche se io non sono brava a farmi pubblicità pare debba farmene un po' perché è uscito il mio primo libro e questo è un fatto davvero importante.
Si tratta di quarantotto frammenti scritti tra il 1999 e il 2007 e di ottanta pagine in tutto.

L'ho chiamato Carillon Ballerina And The Brave Tin Soldier perché non ho mai smesso di interrogarmi sull'intrepido soldatino di stagno e sulla sua ballerina... Entrambi costretti a viver su una gamba ma per motivazioni di natura totalmente differente (al soldatino mancava un pezzo di gamba perché era stato fuso dopo gli altri, lei invece era una figurina di carta e su una gamba ci stava perché tutte le ballerine prima o poi lo imparano per professione).
Carillon Ballerina And The Brave Tin Soldier è la storia di un amore infelice:
come nella favola di Andersen un vento delicato fece volare nel fuoco anche la ballerina.
Il giorno successivo, dei due non rimase che un cuoricino di stagno e un lustrino annerito dal fuoco... Era ciò che rimaneva di un grande amore.

Infine se volete acquistarlo potete farlo qui:

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(il sito della casa editrice che lo ha pubblicato: la Maremmi editori firenze libri)

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