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Etimologie

I puntini sulle "i"
di Davide Zingone

I puntini sulle i
 

Articolo di Davide Zingone


"Se pareba boves, alba pratalia araba, albo versorio teneba, et negro semen seminaba." Questo breve testo scoperto nel 1924 in un codice della Biblioteca Capitolare di Verona è uno dei più antichi documenti che attestano l'evoluzione del latino in volgare, in questo caso di area veneta. Databile tra il VII ed il IX sec. d.C., "l'indovinello veronese" è una glossa a margine scritta da un amanuense, che assimila il suo lavoro di copista a quello del seminatore dei campi: "Spingeva i buoi (cioè le dita), arava il campo bianco (il foglio), teneva il bianco aratro (la penna, probabilmente d'oca), e seminava il negro seme (l'inchiostro, evidentemente)."
La storia della scrittura, quel processo lungo e tortuoso, ma anche estremamente affascinante e ricco di sorprese, che parte dai primi incerti disegni sulla roccia degli uomini primitivi e giunge ai moderni word processor, ha avuto proprio negli scribi, nei copisti e negli amanuensi dei solitari, silenziosi, laboriosi e importantissimi protagonisti. Va ricordato che la scrittura manuale è stata per secoli, fino all'invenzione della stampa nel 1450, l'unico modo di riprodurre un testo scritto.
Lo scriba, dal verbo latino scribere, a sua volta da una radice indoeuropea *sker- "incidere", poiché in principio scrivere significava incidere le tavolette cerate con uno stilo appuntito, era lo scrivano di professione. Nell'Impero Romano si trattava spesso di schiavi, da qui l'espressione a manu servus "schiavo che copia a mano", che ci ha dato poi amanuense. Caduto l'Impero, nell'Alto Medioevo gli schiavi furono sostituiti dai monaci, in particolare ricordiamo i benedettini dell'abbazia di Montecassino, che copiavano libri di carattere religioso e didattico, ma anche opere di autori classici, negli scriptoria, ambienti annessi alle biblioteche dotati dei pochi strumenti necessari: un leggio, un manoscritto da copiare, l'inchiostro ed il calamo, dal greco kálamos "canna", il fusto sottile di alcune piante usato come penna per scrivere. Da calamo deriva calamaio, il recipiente di varia foggia e materiale in cui si teneva l'inchiostro e si intingeva la penna, che ha dato anche il nome ad un mollusco marino commestibile di corpo allungato, il calamaro, così detto perché in caso di pericolo emette una sostanza nera, detta inchiostro, che intorbida le acque. Da notare che calmiere, il prezzo stabilito dalle autorità per evitare il rincaro dei generi di prima necessità, non ha nulla a che vedere con la parola calmare, come suggerirebbe l'apparenza, ma viene anch'esso da calamarius, inteso come "canna per misurare".
Ancorché fondamentale, il lavoro dell'amanuense doveva essere necessariamente tedioso e snervante, e a volte capitava che il copista introducesse nel testo abbreviazioni o accorgimenti per facilitarsi il compito. Nacquero così curiosi e divertenti fatti linguistici che si sono poi generalizzati. E' il caso, per esempio, del segno @, la famosa chiocciolina usata negli indirizzi di posta elettronica. Lungi dall'essere un'invenzione di Mr. Bill Gates, il simbolo @ fu usato dai copisti del XIII secolo come abbreviazione della preposizione latina ad "a, verso, presso". Quando fu inventata Arpanet, negli anni '80 del Novecento, il simbolo @ fu recuperato per fare da trait d'union tra l'utente e la sua localizzazione. Anche la lettera i ha una storia interessante. Derivata dalla iota greca, a sua volta dal fenicio yodh "mano", da un geroglifico ieratico egizio che indicava una mano, nel passaggio dai caratteri carolini a quelli gotici la i minuscola si confondeva spesso con la u nelle combinazioni ii, iu, ui. Ecco allora che qualche brillante copista dell'XI secolo si inventò un puntino, un segno diacritico che servisse a distinguere la i. Del resto, l'espressione "mettere i puntini sopra le i" richiama esplicitamente questo episodio, poiché vale "chiarire, puntualizzare, evitare equivoci".
E cosa succedeva quando un amanuense si sbagliava? Correggere le lettere già scritte risultava spesso impossibile, e gettare al vento il lavoro di molte ore era improponibile. Allora il copista imparò a cancellare, cioè copriva il segno sbagliato con delle barrette simili a un reticolo di cancello, da cui è derivato il simbolo #, detto ancora oggi cancelletto. Da notare che cancello deriva dal latino cancellus, diminutivo di cancer "granchio": le chele serrate dell'animale ricordano, in effetti, una grata.
Questi pochi aneddoti sono sufficienti a capire quanto possa essere affascinante la storia della scrittura, questo strumento potente, preciso e flessibile per veicolare e trasmettere le idee, ma è soprattutto grazie all'abnegazione e al sacrificio di chi si dedicava all'oscuro ma prezioso lavoro di copiare i manoscritti che le idee e la cultura si sono trasmesse fino a noi.

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