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La periodizzazione nella Storia

Per questo primo articolo della rubrica storica, ho pensato di iniziare con l’argomento probabilmente più odiato dagli studenti di ogni ordine e grado...
di Barbara Cornaglia

La periodizzazione nella Storia

di Barbara Cornaglia

 

Per questo primo articolo della rubrica storica, ho pensato di iniziare con l'argomento probabilmente più odiato dagli studenti di ogni ordine e grado: la periodizzazione storica. Tutti sanno che la storia è suddivisa in età: classica, medievale, moderna e contemporanea. Ma come sono state decise le periodizzazioni, e come sono ulteriormente separati i periodi storici?
L'età contemporanea ad esempio è fatta risalire, a seconda degli studiosi, al 1789 o il 1815 (Congresso di Vienna) a seconda che si consideri Rivoluzione Francese e periodo napoleonico come la fine dell'età moderna (dell'ancién regime), o l'inizio dell'era contemporanea.
Chiaramente la cosa più semplice sarebbe far iniziare una nuova epoca storico con l'inizio di un nuovo secolo ma non sempre gli accidenti della storia pensano alle difficoltà di noi mortali.
Pensate al 1914 e all'inizio della Prima Guerra Mondiale si tratta di un vero e proprio spartiacque ed è necessario tenerne conto, dopo il mondo, infatti, non è più potuto essere lo stesso: le distruzioni e gli orrori della guerra traumatizzarono le nuove generazioni di uomini, le donne iniziarono la loro emancipazione dai mariti e dalle famiglie grazie al lavoro svolto nelle fabbriche per sostituire i soldati al fronte, da quel momento non furono più disposte a rinchiudersi nelle mura domestiche, i governanti poi dovettero tener sempre più conto della forza delle masse e dovettero accettare di dividere con loro il potere politico… Il fascismo è infatti l'ultimo tentativo delle classi dirigenti di tornare indietro al periodo in cui l'autoritarismo era l'unico strumento di governo possibile.
Come potremmo dimenticarcene e far iniziare il Novecento semplicemente con l'avvento del XX secolo, facciamo un esempio più semplice, più vicino ai nostri giorni, secondo voi il XXI secolo è iniziato il 1° gennaio 2000 o l'11 settembre 2001, il giorno dell'attacco alle Twin Tower il mondo che conoscevamo fino all'altro ieri è cambiato definitivamente, anche se secondo alcuni autori il Novecento era già finito, per Eric Hobsbawn lo spartiacque fu il 1989 con il crollo del muro di Berlino (ne Il secolo breve). Secondo lo storico inglese il Novecento fu un secolo decisamente "breve" durò infatti solo dal 1914 al 1989, due date che hanno cambiato il corso della storia, se gli anni precedenti lo scoppio della Grande Guerra sono l'ultimo sussulto dell'Ottocento, dall'altra il crollo del muro di Berlino e la sconfitta dei paesi comunisti ha costretto il mondo ad adattarsi alla nuova situazione internazionale: non più un mondo diviso in due blocchi contrapposti con sfere di influenza ben delineate, ma un globo costretto a seguire logiche multipolari che provocano confusione politica e sociale.
Direttamente legate alla fine del comunismo sono le guerre dell'ex Jugoslavia e i contrasti fra le ex Repubbliche sovietiche, più indirettamente la crisi mediorientale e l'acuirsi delle frizioni tra India e Pakinstan [si veda Huntington, Lo scontro di civiltà].
Ma in conclusione noi oggi come oggi in che periodo storico ci troviamo? Nell'età contemporanea o come affermano alcuni in un'era post-moderna o post contemporanea?
E' difficile rispondere, la storia non si trova a suo agio con il presente, ha bisogno del trascorrere del tempo per far sedimentare i fatti ma soprattutto i sentimenti, il distacco anche temporale è l'unico modo per poter essere obiettivi e fare una corretta analisi storica.
La cosa migliore è evitare di preoccuparsi su come definirci, lasciamo ai posteri l'ardua sentenza, lasciamo che siano loro a dover trovare il momento di rottura e di non ritorno in cui siamo definitivamente entrati in una nuova epoca, noi limitiamoci a viverla. 

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