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Caffè Letterario Musicale

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Silence, Exile & Cunning: l'underground si fa spazio nel nuovo mondo musicale


A cura di Alessandro Rizzo


Indipendenti, underground, progressive: ma non amano essere definiti e incasellati in una categoria. Sono i Silence, Exile & Cunning, un gruppo musicale di giovanissimi e che sono in un continuo tour nei locali e nelle piazze lombarde, non solo milanesi. Con loro parliamo di musica, dei nuovi canali di diffusione, della loro poetica che, dal loro nome, si rifà a una figura importante del mondo letterario: James Joyce. Tra loro c'è una sintonia molto incisiva: e con loro si aprono spiragli per un nuova visione di fare musica e arte. È in uscita il loro primo Ep per dicembre: cosa ci attende artisticamente?



- Perché Silence, Exile & Cunning?

È un'espressione tratta dal "Ritratto dell'artista da giovane" di James Joyce. È la conclusione di una frase in cui l'artista sintetizza il proprio modo di concepire l'arte. Noi assumiamo il silenzio, l'esilio e l'astuzia, appunto, come denuncia della condizione a cui è sottoposta la musica oggi.

- Quali sono i canali attraverso i quali diffondete la vostra produzione musicale, come vi fate conoscere?
Siamo in rosso a conti fatti, abbiamo voluto privilegiare la promozione piuttosto che il guadagno: il nostro demo tape si intitola "A day at the Murec Studio", ed è in download gratuito da Soundcloud.

- A quale genere di musica fate riferimento?
Vogliamo svincolarci dalla logica imperante che obbliga i musicisti ad inserirsi in un preciso genere musicale. Privilegiamo la composizione e, solo in un secondo tempo ci rendiamo conto del genere che può meglio identificare il pezzo. Ci liberiamo, così, da qualsiasi vincolo. Possiamo definirci alternativi, indipendenti. L'etichetta discografica major fa di sicuro comodo, ma è difficile pensare di legarsi ad un'etichetta che non sia indipendente, andando così a alterare il nostro prodotto. Se fosse possibile associarsi a un'etichetta mantenendo entrambi i requisiti, ossia l'indipendenza e l'autonomia, sarebbe ottimo.

- Come avviene la fase di produzione?
Dipende da pezzo a pezzo. A volte Lorenzo o Jemba scrivono il pezzo nelle sue linee essenziali, poi insieme, con Umberto, batterista, Cosimo, bassista, diamo vita all'opera. Non esiste un modo univoco che seguiamo per produrre musica. Di solito non si parte dal testo, ma lo si scrive mentre si percepiscono il ritmo e i vari accordi. In definitiva alcuni dei nostri pezzi erano in origine solo delle linee guida a cui serviva un arrangiamento che fungesse da "vestito", mentre altri sono nati per esempio da un semplice giro di batteria, da una linea di basso. Le canzoni sono costruite insieme da noi tutti. Come fossero sintonia, puntando più su pezzi inediti che sulle cover.

- Perchè avete escluso le cover?
Per toglierci la costrizione di fare qualcosa solo perchè imposta. La sintonia è nata spontaneamente sugli inediti. Solo in seguito abbiamo pensato ad arrangiare qualche cover, tra le canzoni che più ci coinvolgevano.

- Quale è il pezzo che più vi rappresenta?
"Last, Proximate End": è il primo pezzo nato in sala prove.
 
- Quale pezzo italiano vorreste rifare?
Lorenzo: mi piacerebbe provare a tradurre in inglese il brano "La musica dei poveri" dei Mercanti di liquore.

- E un pezzo inglese, quale?
Abbiamo arrangiato cover di Marvin Gaye, dei Police (Driven to tears, dall'album Zenyatta Mondatta), dei Morphine, un trio di Boston formatosi negli anni 90 nell'ambito underground, esperienza baritonale dal sound veramente interessante. Sono comunque tutte esperienze che sentiamo vicine alla nostra.

- Nel panorama presente, invece?
Gli Alt-j, ci ispirano: sono un gruppo britannico giovanile e sperimentale, alternativo, con forti influenze soul, folk, elettronica. Sono affascinanti soprattutto dal punto di vista della ricerca musicale.

- Parliamo del vostro nuovo Ep
Sono 8 pezzi. Siamo entrati in studio in novembre cercando di curare la qualità delle tracce e i testi per avere un'immagine professionale, uscendo dal dilettantismo delle Demo. Abbiamo, così, fatto un bozzetto per creare la grafica e per cercare un'impostazione del disco che ci soddisfasse. L'Ep è stato possibile grazie al finanziamento che ci è derivato da due concorsi in cui abbiamo vinto, tenuti nel cremasco. Uno era organizzato da una scuola di musica, "Consorzio concorde", l'altro era organizzato dalla Festa de L'Unità di Crema nell'ambito della Birroteca Rock. Il palco era molto grande, e vi si sono esibiti diversi gruppi importanti: da Elio e le storie tese a Caprezza, per arrivare ai Punkreas: suonarci è stata davvero una bella esperienza.

- A quale gruppo vorreste appartenere?
Dipende molto dalle influenze di ciascuno di noi; ci piacciono i Beatles, oppure i Creedence Clearwater Revival, o i Police, oppure i King Crimson, i Led Zeppelin, i Morphine, gli italiani Calibro 35, i Portishead, i Tower of Power, i Meters... Questo perchè nel nostro gruppo non esiste un'unica influenza musicale principale e vogliamo sempre lavorare per creare armonie nuove e imprevedibili.

- Vi sentite melodici?
Dipende. Abbiamo delle parti melodiche nella nostra produzione. Amiamo, però, giocare con arrangiamenti elaborati, cercando di prestare attenzione all'arrangiamento e a ogni parte dell'opera. Cerchiamo di inserire delle sonorità di progressive nei nostri pezzi, tratte da altri gruppi che ci affascinano, come i King Crimson.

- Quale è la reazione del pubblico nei confronti della vostra produzione?
Positiva. Molte persone si sono complimentate con noi per i pezzi inediti. Questo fa molto piacere, soprattutto per il fatto che molti si stupiscano quando diciamo che i pezzi sono nostri e non sono delle cover. È un buon segnale questo.

- Quali canali utilizzate per diffondere la vostra produzione?
Bandcamp, il sito dove scaricare liberamente i pezzi con offerte volontarie e libere. Utilizziamo anche i siti tradizionali, i social network, tra cui la nostra pagina facebook, facebook.com/s.e.c.music, twitter, twitter.com/s_e_c_music. È molto utile il servizio di download gratuito che mette a disposizione il sito soundcloud.com, il nostro profilo è alla pagina soundcloud.com/silenceexileandcunning.

- Quali sono i vostri rapporti con i locali milanesi e non solo, in un momento in cui le attività commerciali sembrano sempre meno propense a dare spazio alla musica live?
Gabriele Carbone tramite This is When Music Attacks è stato determinante in questo senso: ci ha permesso di esibirci per la prima volta senza sentirci preventivamente, e gliene siamo molto grati. Nelle altre zone lombarde ci siamo mossi indipendentemente. Preferiamo sempre andare sul posto e portare le nostre compilation direttamente al gestore di un locale, dove possibile. Avremo date a Crema, Bergamo in un prossimo calendario gestito interamente da noi.

- I rapporti con altri gruppi vostri omologhi per genere, poetica, generazione, come sono?
Ci piace condividere spesso le serate musicali. Non si è persa la solidarietà tra i gruppi. Esiste una forte amicizia tra di noi e legame.

- Altri pezzi che ritenete rappresentativi?
"Dadaistic Vision", accattivante e soddisfacente dal punto di vista ritmico. Oppure "Pladjaktush", una parola che è un non sense, interessante pezzo dal punto di vista della linea di basso e della ritmica, è accattivante e siamo soddisfatti di come siamo riusciti a rendere le nostre precise intenzioni musicali.

- Come avviene la fase di preproduzione, ossia di ispirazione del testo e della musica?
Dal punto di vista musicale forse l'ispirazione viene sulla base delle attenzioni che si ripone verso un autore, o un libro. I testi possono altrimenti essere esperienze vissute che passano necessariamente da una visione personale.

- Quale è la frase più bella in una delle vostre canzoni?
Forse la frase che ricorre nella strofa di Dots 'n Borders, un pezzo che sarà presente nel nostro Ep, in uscita per dicembre: "Their wise doctrine hesitates at all" ovvero "La loro saggia dottrina improvvisamente esita" Concetto, è questo, che noi intendiamo nello stesso modo pur nelle differenti circostanze in cui può essere inserito: è la capacità che determinate realtà hanno di alterare un equilibrio prestabilito, e ci sembra giusto sottolineare la cosa dal momento che viviamo in un periodo di forti cambiamenti. Un'altra frase che ci sembra molto bella è in Last, Proximate End, "The world has died when love has talked us, and now we're all toghether in our last, proximate end".
Ci piacciono i nostri testi, e da quando abbiamo constatato che avevano presa sul pubblico abbiamo pensato di lanciarci a livello underground, evitando il mondo della major, del mainstream. Molti stanno uscendo dall'Italia in quanto diventa difficile suonare in giro per locali e trovare spazi. Abbiamo deciso di affidarci alle licenze "creative commons" per registrare i diritti d'autore sui nostri pezzi, perché siamo convinti che rispondano ad una diversa concezione dell'opera d'arte che crediamo sia più vicina alla nostra.

- Quali consigli potete dare a chi, vostri coetanei, vogliano intraprendere un'attività artistica come la vostra?
Pensiamo che la costrizione all'interno di una solo genere musicale porti inevitabilmente a rinchiudersi all'interno di una categoria e di precisi cliché musicali. Questo è sinonimo di limitazione della creatività artistica, frena la sperimentazione musicale. Ai nostri coetanei che intendano intraprendere un'attività artistica consigliamo di tenere sempre in considerazione l'importanza della ricerca musicale. Per iniziare conviene inoltre suonare il più possibile, buon punto di partenza per fare esperienza.

- Il mercato e il luogo dove proporre musica sta cambiando nella nostra contemporaneità, come rispondete?
Sta cambiando fortemente il luogo in cui si fa musica. Non abbiamo più i consueti negozi di dischi, il luogo di acquisto della musica diventa la rete. In questo modo si scoprono realtà virtuali come Amazon, oppure iTunes Store, o Bandcamp, che arrivano a sostituire i vecchi negozi di dischi. E' logico inoltre che cambiando il mercato musicale, acquista sempre più importanza il live come dimensione in cui si prende veramente coscienza della capacità musicale di un artista.

- È positivo tutto questo?
Sì perchè l'acquisto tramite internet rende la musica meno costosa, più accessibile a tutti.

- La rete democratizza l'accesso alla musica?
Ti garantisce più visibilità, ma incorri nel pericolo di trovarti in un mare magnum dove l'ascoltatore non sa cosa scegliere e come scegliere all'interno della produzione presente proposta. La nuova importanza acquistata dalla rete non toglie il gusto e il fascino del vecchio disco cd, che rimane anche nelle nuove generazioni. Al momento è in crisi l'industria discografica, è in crisi un modo superato di intendere il mercato della musica. Come in ogni ambito esistono sempre chi è più conservatore e chi è più progressista. Stiamo oggettivamente andando verso un nuovo modo di gestire il mercato musicale. Prendiamo per esempio i Radiohead; hanno registrato "In Rainbows" ed è scaricabile con offerta gratuita da internet. Stiamo parlando di un gruppo affermato. Esiste, quindi, una nuova logica di gestione e di fruizione della musica.

- La televisione e i talent show sono i canali più popolari a cui siamo stati ultimamente abituati a considerare come mezzi più facili e più spettacolarizzati nel ricercare i nuovi talenti: sono in crisi?
Forse la televisione rimane e incide ancora ma esiste un panorama che sta crescendo, alternativo e underground. Si sta facendo arte: il discorso commerciale può arrivare, ma solo in un secondo tempo, e solo fino ad un certo punto. La rete permette la delocalizzazione, arrivando a un panorama più globale. Le web radio, i magazine online sono i nuovi modi di fare e proporre cultura.

 

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