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Narrativa
Poesia italiana
Recensioni
In questo numero:
- "Sempre ad est" di Massimo Acciai,
recensione di Liliana Ugolini
- "Un fiorentino a Sappada" di Massimo Acciai,
prefazione di Lorenzo Spurio
- "La metafora del giardino in letteratura" di
Lorenzo Spurio e Massimo Acciai, recensione di
Marzia Carocci
- "Flyte & Tallis: Ritorno a Brideshead ed
Espiazione, una analisi ravvicinata di due
grandi romanzi della letteratura inglese" di
Lorenzo Spurio, recensione di Emanuela Ferrari
- "Scrittrici in giardino: Profumi e colori
nei giardini di dieci scrittrici" di Adele
Cavalli, Recensione a cura di Lorenzo Spurio
- "Poesie tra le orchidee" di Massimo Grilli,
Recensione a cura di Lorenzo Spurio
- "Grecità marginale e suggestioni
etico/giuridiche: i Presocratici" di Ivan
Pozzoni
- "Gli invisibili" di Gianfranco Menghini
- "Flyte & Tallis" di Lorenzo Spurio
- "I giorni della preda" di Gianfranco
Meneghini
- "1800 una nuova era" di Gianfranco Meneghini
- "I cannoni di Jardine" di Gianfranco
Meneghini
- "Sangue caldo, nervi d'acciaio" di Arto
Paasilinna
- "Quando Ero Come Voi" di Marco Sambruna
- "Effetto giorno" di Maria Lenti
- "Polar 14" di Gianfranco Meneghini
- "L'uomo che uccise Dio" di Ennio Montesi
- "Zeroventicinque" di Fiorella Carcereri
- "Nel cuore della rosa" di Rosa Di Fiore,
recensione di Emanuela Ferrari
Articoli
Interviste
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Per Adamo apprendista falegname,
quello era un giorno molto importante.
Se avesse superato la prova d'esame sarebbe stato
promosso Magazziniere.
Dal 15° livello sotto terra sarebbe salito al 1°
livello in superficie e invece di montare tavolini
avrebbe tenuto la contabilità dei modelli in entrata
e in uscita nel Grande Magazzino.
A. emozionato e trepidante era lì davanti alla cassa
che gli aveva portato personalmente Lucius, il
braccio destro del Capo, nonché suo principale
referente.
Durante il suo periodo di apprendistato Lucius gli
aveva dato sempre buoni consigli e lo aveva sempre
incoraggiato. Anche questa volta sperava nel suo
aiuto.
Aprì la scatola di montaggio e controllò i pezzi.
C'erano tutti: il piano, le quattro gambe, e poi
c'era anche qualcos'altro, forse erano delle
insolite delle rifiniture.
C'era una specie di sfera che non sapeva dove
sistemare e una parrucca bionda. Ma questa doveva
essere stata messa lì per sbaglio, forse era
destinata al reparto Maschere e Costumi.
Toccò i pezzi con mani esperte.
Questa volta avevano fatto le cose facili perché
quel modello era in legno di balsa, un legno che di
solito serviva per costruire dei modellini di aerei.
Era un materiale leggerissimo e facile da incollare.
Nel suo campo si sentiva un esperto. Ne aveva fatti
tanti di tavoli in quel periodo!
Tavoli di tutte le forme, grandi, piccoli, rotondi,
quadrati, rettangolari e perfino tavolini tondi a
tre gambe.
E con tutti i tipi di legno esistenti come il
mogano, il noce, il palissandro, il ciliegio,
perfino di abete e impiallacciati.
Quelli che gli facevano venire l'allergia erano i
tavoli di plastica. Non li poteva sopportare: solo
negli ultimi tempi gliene era capitati diversi, ma
quando poteva cercava di rimandarli indietro come se
fossero stati modelli difettosi.
Prima di cominciare il montaggio sistemò i pezzi sul
tavolo da lavoro. Ma si accorse subito che due gambe
erano più corte delle altre due e che finivano con
decorazioni diverse. Una vera anomalia che lo
preoccupò alquanto. Ma che poteva fare? Ubbidire e
basta.
Finito il montaggio sistemò il tavolo nel
montacarichi lasciando nel laboratorio la sfera e la
parrucca che non aveva saputo dove sistemare e salì.
Già al primo livello si accorse che la luce gli dava
un certo fastidio agli occhi.
Il suo laboratorio era ben illuminato, ma la luce
del sole era davvero esagerata.
Il montacarichi saliva veloce verso livelli sempre
più alti fino in cima dove era atteso per venir
giudicato.
Quando il montacarichi si fermò A. si sentì quasi
svenire.
Non era mai stato così in alto e l'ufficio del Capo
si trovava proprio lassù al settimo cielo, detto con
affetto Empireo.
La luce era accecante e non sapeva tenere gli occhi
aperti.
Scaricò il tavolo e si fermò nell'anticamera. Qui
c'era Lucius che dopo aver esaminato quel modello
gli disse:
- Sarà meglio che tu provi di nuovo. Ricordati che
hai solo due possibilità. Ascoltami. Mentre scendi
fermati al Grande Magazzino e dai un'occhiata a quei
modelli che ci sono sugli scaffali. Io so che il
Capo, il nostro Grande Ordinatore Domestico,
ultimamente li vuole fatti in quel modo.
A. mortificato e confuso ringraziò Lucius per
l'aiuto che gli aveva dato e scese di nuovo
fermandosi al primo 1° livello.
Quello che vide lo turbò moltissimo però, se così
volevano nelle alte sfere, a lui non restava altro
che obbedire.
Ritornato nel suo laboratorio montò le gambe più
lunghe in basso, quelle più corte in alto e al
centro del lato corto ci avvitò la sfera.
Per completare, non volendo dimenticare nessun
pezzo, mise sulla sfera la parrucca che aveva
trovato in dotazione. Poi, dopo aver caricato il più
strano tavolino che mai avesse costruito, salì di
nuovo su verso l'Empireo.
Anche questa volta la luce accecante gli fece
chiudere gli occhi, mentre il cuore gli batteva
all'impazzata. Se anche questo modello non andava
bene sarebbe stato irrimediabilmente bocciato e i
suoi sogni di promozione si sarebbero infranti.
Lucius lo aspettava e lo guidò davanti alla porta
dell'ufficio del G.O.D (il Capo era meglio
conosciuto con questa sigla).
Quando la porta si aprì A. entrò ma la luce era così
immensa e abbagliante che non vide niente. Gli
sembrava addirittura di ondeggiare. Sentiva il
pavimento molle e soffice come se fosse fatto
d'aria. Poi in quel gran silenzio paradisiaco una
voce che sembrava provenire da lontananze astrali
disse qualcosa, ma A. percepì ben chiare solo queste
parole
- E Vai Avanti!
Poi più nulla, solo la mano di Lucius che lo
spingeva verso l'uscita.
Quando si ritrovò nell'anticamera capì che tutto era
andato bene e che finalmente era stato promosso.
Caricò il suo modello sul montacarichi e scese al 1°
livello.
Pian piano i suoi occhi si adattarono alle
variazioni di luce e quando la luminosità divenne
sopportabile li aprì e si accorse che il suo
prototipo aveva subito dei cambiamenti. Adesso era
qualcosa che gli assomigliava moltissimo pur con
diverse varianti.
Quella forma sembrava piena di vita, gli ondeggiava
davanti e gli sorrideva. Ricordandosi delle parole
che il G.O.D. gli aveva detto - E Vai Avanti -
chiamò quel modello E.V.A.
E fu così che Adamo prese la mano di Eva ed insieme
entrarono felici nel Grande Magazzino.
Firenze 12 06 08
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