Eventi  -  Redazione  -  Numeri arretrati  -  Edizioni SDP  -  e-book  -  Indice generale  -  Letture pubbliche  -  Blog  -  Link  

  Indice   -[ Editoriale | Letteratura | Musica | Arti visive | Lingue | Tempi moderni | Redazionali ]-


Libri a fumetti

Joe Kubert: Opere di un maestro scomparso
Articolo di Andrea Cantucci

Cinema

In questo numero presentiamo:
Prometheus
di Mario Gardini
Ribelle - The brave
di Mario Gardini
Skyfall
di Mario Gardini
Vendetta e pietà
di Maria Antonietta Nardone

Fotografia

Un fotografo dell'istinto e di geometrie variabili: oltre il reale l'arte di Federico Pia
A cura di Alessandro Rizzo

Insert coin

In questo numero:
Cacciatori di tutto il mondo, unitevi
Borderlands 2
LittleBigPlanet PSVita
Booktrailer

Booktrailer

Booktrailer Online Awards

Arte contemporanea

Il doppio volto di Firenze
di Luca e Alessandro

Miti mutanti 18

Strisce di Andrea Cantucci

Un artista a Coverciano 4

Strisce di Luca Mori

Un fotografo dell'istinto e di geometrie variabili: oltre il reale l'arte di Federico Pia

 

Alessandro Rizzo


Non ha una tecnica da seguire in modo preciso e procede tutto manuale. Per Federico Pia la fotografia è una passione, a cui si dedica fin da quando era piccolo. Occorre, secondo il giovanissimo autore, trovarsi al posto giusto nel momento giusto. L'istinto è quello che riesce a trasmetterti il necessario per produrre un'ottima fotografia. "Geometrie: luci, ombre, sguardi di una città" è l'esposizione, la sua prima personale, fatta da Luca e Andrea, locale molto frequentato sui Navigli, a Milano. In queste parole si riassume la poetica sincera e ricca della produzione di Federico, che abbiamo intervistato.

Federico: da dove nasce la tua passione fotografica?
Non lo so. Penso sicuramente al fatto di apprezzare un'immagine: e questo viene a priori. Sento dentro di me che la cosa più importante sia racchiudere in un fotogramma tutta la sensazione e l'emozione che quel soggetto che hai fotografato ti ispira e ti trasmette, e pensando al motivo che ti ha portato a fotografarlo.

Qual'è la tecnica che utilizzi?
È manuale e la ricavo regolando l'esposizione e il tempo di diaframma. L'impostazione del fuoco è manuale, diversi sono gli obiettivi macro che utilizzo, il teleobiettivo, il grandangolo: tutto dipende da che foto si deve fare.

Quali sono i soggetti che ti ossessionano, come si addice a qualsiasi artista?
Non c'è nessun soggetto che prediligo. Posso dire che sono andato per periodi. Tutto dipende dagli ambiti. Mi piace cogliere i primi piani di persone sconosciute, e questa è qualcosa che sicuramente non riuscirò a conoscere tramite lo scatto, ma tramite il fascino. Vengono immortalati, così, scorci di paesaggi caratteristici. Cerco di creare con l'arte qualcosa che non sembri banale. Le parti del corpo esprimono molto nella gestualità: così come gli animali, i paesaggi, le espressioni.

In tutta questa gamma di soggetti, però, farai pure una scelta …
Dipende da che cosa riesce a trasmettermi di più. Posso dire a un certo punto: adesso esco e faccio fotografie di scorci; ma se trovo una persona che mi esprime qualcosa di speciale la fotografo, così come una bicicletta con un'ombra. Come vedi il soggetto cambia e può sempre cambiare. Se segui una logica segui un filo condizionato e non trasmetti la sensazione momentanea che ti trasmette.

Le tue produzioni: hai immortalati scorci di New York, ma non solo anche di cittadini, di persone … di altre città
Esattamente, cito Buenos Aires, Lisbona, lati caratteristici del Portogallo, di Madrid. Poi ho realizzato molte fotografie in montagna e in diversi posti, ma maggiormente nelle situazioni urbane.

Partiamo da New York, essendoci stata una tua personale presso il locale Luca e Andrea sui Navigli a Milano: "Geometrie: luci, ombre, sguardi di una città" è il titolo. Nell'astrazione durante la tua produzione fotografica che cosa hai rilevato?
Riflettendoci dopo posso dire di aver rivendicato quel che dicevo prima: una sensazione che mi ha portato a fare quello scatto, piuttosto che la ricerca e la scelta particolare di quel luogo o di quel posto in cui ho scattato. Nella personale c'è anche un ritratto: questo ha un significato anche personale. Possiamo dire di aver realizzato un'espressione soggettiva più che un'astrazione completa. Importante è ciò che ti trasmette.

Quale è la foto che più ti ha espresso qualcosa?
Quella del ritratto, perchè è ovvio che sia così. Ho cercato, quindi, di parlare in modo oggettivo. Molto forte trovo la foto dell'aereo, perchè ricorda il disastro dell'11 settembre e, riguardandola dopo, posso dire che è molto forte. Ma posso anche citare quella che ricopre le tre fasi dell'architettura, la luna e il sole; non posso tralasciare quella verticale in cui si vede un palazzo, ripreso in modo diverso nella foto successiva a fianco dell'altro edificio posto in diagonale. Queste sono due foto diverse e tutte si sono avvertite in un modo proprio. Se non fossero state sentite non starebbero nell'esposizione che ho esposto. Tutte sono composizioni geometriche dove seguo l'istinto visivo che porta a un'astrazione dal puro reale.

- Hai seguito un percorso formativo?
Tutto è dovuto a una mia passione, non avendo mai fatto un corso di fotografia. Sono un autodidatta e mio padre è stato vicino, aiutandomi a osservare. Ho ricevuto, così, qualche consiglio da piccolo, ovviamente un periodo della mia vita in cui riuscivo a elaborare meno le cose per conto mio. Mio padre mi ha certamente indirizzato, ma poi sono cresciuto da solo: seguendo l'istinto che ti porta all'emozione della foto. Io non ricordo dei parametri tecnici utilizzati in quel momento, il momento dello scatto, ma ricordo l'emozione che mi ha suscitato.

Parliamo dei tempi che intercorrono tra ispirazione e produzione, lo scatto: devi cogliere quell'istante che avviene in un momento diverso, e successivo, all'emozione.
Tutto questo è relativo perchè durante il tempo tecnico impiegato è possibile che quel soggetto che vuoi andare a fotografare ti intrighi di più e, mentre il primo sguardo ti lascia secco, in successivi momenti quello stesso sguardo diventa sempre più intenso, più difficile da sostenerlo.

Hai alcuni riferimenti a cui pensi di ispirarti?
In quanto ad autori non sono afferrato in merito, in quanto utilizzo la fotografia in modo istintivo. Steve Mc karry mi fa impazzire: i suoi sono ritratti che mi fanno impazzire, soprattutto l'intensità dello sguardo. Non voglio avvicinarmi a quel livello. Apprezzo molto le foto in cui ha saputo catturato in bianco e nero gli istanti che riusciva a osservare in momenti di guerra.

Possiamo, quindi, dire che la tua produzione vada oltre al realismo?
Il fatto di astrarre dal reale ciò che è irreale è uno degli aspetti che mi piacciono di più.

Stai già lavorando a un nuovo progetto?
Ho recuperato delle foto che non avevo più e adesso sto elaborandole per fare un'altra mostra riguardante la città di Buenos Aires

Un parere: dal manuale al digitale. Vediamo negli ultimi anni una democratizzazione delle tecniche per fotografare, ma possiamo dire che la qualità artistica sia altrettanto assicurata?
Questo processo è accaduto nella fotografia come in altri ambiti, penso all'architettura. Si riesce a ottenere risultati in modo più democratico. Occorre dare valore agli aspetti più istintivi e chi ha qualcosa in più lo riesce comunque a dare, andando oltre rispetto agli altri. Riesce a dare, quindi, qualcosa di più bello, di diverso dagli altri. Bisogna non fermarsi, quindi, al limite della macchina. È un po come quando si distingue il pilota nella sua bravura anche guidando macchine micidiali.
A volte il lavoro manuale, uscendo dall'ambito fotografico e seguendo l'istinto, così come si può dire per i calcoli matematici, risulta essere più bello se più vicino alla sensibilità umana. Stessa cosa si può dire per il disegno.
Tutto ciò che è arte, plastica, materiale o visiva, mi piace. La scultura per me, infine, è il tutto. Mi piace utilizzare diverse tecniche, diversi stili.

Vuoi diventare un professionista?
Se riesco a coltivare la fotografia come passione posso arrivare molto più in là di quello che ho programmato, anche nel cogliere l'attimo. Occorre, quindi, essere al posto giusto al momento giusto. Se lo fai con passione e impegno hai dei risultati. In ogni caso non è questa la mia scelta di sostentamento. Se accadrà ancora meglio. Sarà però sicuramente l'architettura a esserlo, almeno si spera.

Quale consiglio daresti a un altro della tua età che volesse fare fotografia come professione?
Me lo tengo per me. Se ti giochi tutte le carte così …

In Italia si intende …
E chi dice che rimango in Italia ...

Contatore visite dal 6 giugno 2011
 
Segreti di Pulcinella - © Tutti i diritti riservati