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Libri a fumetti
Cinema
In questo numero
presentiamo:
Prometheus
di Mario Gardini
Ribelle - The brave
di Mario Gardini
Skyfall
di Mario Gardini
Vendetta e pietà
di Maria Antonietta Nardone
Fotografia
Insert coin
In questo numero:
Cacciatori di tutto il mondo, unitevi
Borderlands 2
LittleBigPlanet PSVita
Booktrailer
Booktrailer
Arte contemporanea
Miti mutanti 18
Un artista a
Coverciano 4
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Un fotografo dell'istinto e di
geometrie variabili: oltre il reale l'arte di
Federico Pia
Non ha una tecnica da seguire in
modo preciso e procede tutto manuale. Per Federico
Pia la fotografia è una passione, a cui si dedica
fin da quando era piccolo. Occorre, secondo il
giovanissimo autore, trovarsi al posto giusto nel
momento giusto. L'istinto è quello che riesce a
trasmetterti il necessario per produrre un'ottima
fotografia. "Geometrie: luci, ombre, sguardi di una
città" è l'esposizione, la sua prima personale,
fatta da Luca e Andrea, locale molto frequentato sui
Navigli, a Milano. In queste parole si riassume la
poetica sincera e ricca della produzione di
Federico, che abbiamo intervistato.
Federico: da dove nasce la tua passione fotografica?
Non lo so. Penso sicuramente al fatto di apprezzare
un'immagine: e questo viene a priori. Sento dentro
di me che la cosa più importante sia racchiudere in
un fotogramma tutta la sensazione e l'emozione che
quel soggetto che hai fotografato ti ispira e ti
trasmette, e pensando al motivo che ti ha portato a
fotografarlo.
Qual'è la tecnica che utilizzi?
È manuale e la ricavo regolando l'esposizione e il
tempo di diaframma. L'impostazione del fuoco è
manuale, diversi sono gli obiettivi macro che
utilizzo, il teleobiettivo, il grandangolo: tutto
dipende da che foto si deve fare.
Quali sono i soggetti che ti ossessionano, come si
addice a qualsiasi artista?
Non c'è nessun soggetto che prediligo. Posso dire
che sono andato per periodi. Tutto dipende dagli
ambiti. Mi piace cogliere i primi piani di persone
sconosciute, e questa è qualcosa che sicuramente non
riuscirò a conoscere tramite lo scatto, ma tramite
il fascino. Vengono immortalati, così, scorci di
paesaggi caratteristici. Cerco di creare con l'arte
qualcosa che non sembri banale. Le parti del corpo
esprimono molto nella gestualità: così come gli
animali, i paesaggi, le espressioni.
In tutta questa gamma di soggetti, però, farai pure
una scelta …
Dipende da che cosa riesce a trasmettermi di più.
Posso dire a un certo punto: adesso esco e faccio
fotografie di scorci; ma se trovo una persona che mi
esprime qualcosa di speciale la fotografo, così come
una bicicletta con un'ombra. Come vedi il soggetto
cambia e può sempre cambiare. Se segui una logica
segui un filo condizionato e non trasmetti la
sensazione momentanea che ti trasmette.
Le tue produzioni: hai immortalati scorci di New
York, ma non solo anche di cittadini, di persone …
di altre città
Esattamente, cito Buenos Aires, Lisbona, lati
caratteristici del Portogallo, di Madrid. Poi ho
realizzato molte fotografie in montagna e in diversi
posti, ma maggiormente nelle situazioni urbane.
Partiamo da New York, essendoci stata una tua
personale presso il locale Luca e Andrea sui Navigli
a Milano: "Geometrie: luci, ombre, sguardi di una
città" è il titolo. Nell'astrazione durante la tua
produzione fotografica che cosa hai rilevato?
Riflettendoci dopo posso dire di aver rivendicato
quel che dicevo prima: una sensazione che mi ha
portato a fare quello scatto, piuttosto che la
ricerca e la scelta particolare di quel luogo o di
quel posto in cui ho scattato. Nella personale c'è
anche un ritratto: questo ha un significato anche
personale. Possiamo dire di aver realizzato
un'espressione soggettiva più che un'astrazione
completa. Importante è ciò che ti trasmette.
Quale è la foto che più ti ha espresso qualcosa?
Quella del ritratto, perchè è ovvio che sia così. Ho
cercato, quindi, di parlare in modo oggettivo. Molto
forte trovo la foto dell'aereo, perchè ricorda il
disastro dell'11 settembre e, riguardandola dopo,
posso dire che è molto forte. Ma posso anche citare
quella che ricopre le tre fasi dell'architettura, la
luna e il sole; non posso tralasciare quella
verticale in cui si vede un palazzo, ripreso in modo
diverso nella foto successiva a fianco dell'altro
edificio posto in diagonale. Queste sono due foto
diverse e tutte si sono avvertite in un modo
proprio. Se non fossero state sentite non starebbero
nell'esposizione che ho esposto. Tutte sono
composizioni geometriche dove seguo l'istinto visivo
che porta a un'astrazione dal puro reale.
- Hai seguito un percorso formativo?
Tutto è dovuto a una mia passione, non avendo mai
fatto un corso di fotografia. Sono un autodidatta e
mio padre è stato vicino, aiutandomi a osservare. Ho
ricevuto, così, qualche consiglio da piccolo,
ovviamente un periodo della mia vita in cui riuscivo
a elaborare meno le cose per conto mio. Mio padre mi
ha certamente indirizzato, ma poi sono cresciuto da
solo: seguendo l'istinto che ti porta all'emozione
della foto. Io non ricordo dei parametri tecnici
utilizzati in quel momento, il momento dello scatto,
ma ricordo l'emozione che mi ha suscitato.
Parliamo dei tempi che intercorrono tra ispirazione
e produzione, lo scatto: devi cogliere quell'istante
che avviene in un momento diverso, e successivo,
all'emozione.
Tutto questo è relativo perchè durante il tempo
tecnico impiegato è possibile che quel soggetto che
vuoi andare a fotografare ti intrighi di più e,
mentre il primo sguardo ti lascia secco, in
successivi momenti quello stesso sguardo diventa
sempre più intenso, più difficile da sostenerlo.
Hai alcuni riferimenti a cui pensi di ispirarti?
In quanto ad autori non sono afferrato in merito, in
quanto utilizzo la fotografia in modo istintivo.
Steve Mc karry mi fa impazzire: i suoi sono ritratti
che mi fanno impazzire, soprattutto l'intensità
dello sguardo. Non voglio avvicinarmi a quel
livello. Apprezzo molto le foto in cui ha saputo
catturato in bianco e nero gli istanti che riusciva
a osservare in momenti di guerra.
Possiamo, quindi, dire che la tua produzione vada
oltre al realismo?
Il fatto di astrarre dal reale ciò che è irreale è
uno degli aspetti che mi piacciono di più.
Stai già lavorando a un nuovo progetto?
Ho recuperato delle foto che non avevo più e adesso
sto elaborandole per fare un'altra mostra
riguardante la città di Buenos Aires
Un parere: dal manuale al digitale. Vediamo negli
ultimi anni una democratizzazione delle tecniche per
fotografare, ma possiamo dire che la qualità
artistica sia altrettanto assicurata?
Questo processo è accaduto nella fotografia come in
altri ambiti, penso all'architettura. Si riesce a
ottenere risultati in modo più democratico. Occorre
dare valore agli aspetti più istintivi e chi ha
qualcosa in più lo riesce comunque a dare, andando
oltre rispetto agli altri. Riesce a dare, quindi,
qualcosa di più bello, di diverso dagli altri.
Bisogna non fermarsi, quindi, al limite della
macchina. È un po come quando si distingue il pilota
nella sua bravura anche guidando macchine micidiali.
A volte il lavoro manuale, uscendo dall'ambito
fotografico e seguendo l'istinto, così come si può
dire per i calcoli matematici, risulta essere più
bello se più vicino alla sensibilità umana. Stessa
cosa si può dire per il disegno.
Tutto ciò che è arte, plastica, materiale o visiva,
mi piace. La scultura per me, infine, è il tutto. Mi
piace utilizzare diverse tecniche, diversi stili.
Vuoi diventare un professionista?
Se riesco a coltivare la fotografia come passione
posso arrivare molto più in là di quello che ho
programmato, anche nel cogliere l'attimo. Occorre,
quindi, essere al posto giusto al momento giusto. Se
lo fai con passione e impegno hai dei risultati. In
ogni caso non è questa la mia scelta di
sostentamento. Se accadrà ancora meglio. Sarà però
sicuramente l'architettura a esserlo, almeno si
spera.
Quale consiglio daresti a un altro della tua età che
volesse fare fotografia come professione?
Me lo tengo per me. Se ti giochi tutte le carte così
…
In Italia si intende …
E chi dice che rimango in Italia ...
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