LIBRI A Fumetti

 

a cura di Andrea Cantucci

 

titolo: MAUS

autore: Art Spiegelman

editrice: Einaudi

collana: Stile libero

pagine: 292

prezzo: L. 24.000 - E. 12,39

 

 

Probabilmente questo libro non piacerà a chi legge un fumetto solo se il protagonista è un gran figo, e nemmeno a chi crede che i fumetti debbano essere una serie di belle immagini messe in fila con qualche scusa; questo è un romanzo disegnato che per profondità e contenuti trascende gli abituali limiti narrativi del suo media ed in cui ogni vignetta, proprio perché scarna ed essenziale, è esclusivamente al servizio della storia. Si tratta dell’edizione più economica finora uscita in Italia del Maus di Art Spiegelman, con la prima e la seconda parte raccolte in un unico volume e una nuova traduzione che cerca di riprodurre il più fedelmente possibile gli accenti linguistici dell’originale, è quindi l’occasione migliore, per chi non lo avesse già fatto, di leggere uno dei pochi fumetti che raccontano con grande accuratezza e umanità una storia spietatamente vera. L’esperienza della persecuzione razziale e della deportazione ad Auschwitz (o Mauschwitz, come si intitola uno dei capitoli) viene vissuta dai genitori dell’autore e da lui raccolta come testimonianza all’interno della storia stessa per bocca di suo padre, in un continuo sovrapporsi di flashback; così la narrazione del passato, pur costituendo la prima ragion d’essere del racconto, rimane sullo sfondo, mentre viene posto in primo piano il problematico rapporto umano tra l’autore e suo padre, un anziano ebreo polacco immigrato in America da anni ma non ancora adattatosi al mondo moderno. Spiegelman descrive nella storia anche i propri dubbi e le proprie insicurezze, ma rimane determinato a raccontare come i suoi genitori si trovarono coinvolti in una delle più mostruose tragedie della storia umana, dedicando ad un’opera solo apparentemente semplice più di dieci anni di lavoro. Peccato che nel corso della storia non gli sia capitata l’occasione per ricordare come oltre agli ebrei siano stati massacrate dai nazisti anche molte altre categorie di persone: zingari, comunisti, tossicodipendenti, omosessuali, ecc. Comunque, a fare da filtro, per evitare i toni pietistici e vedere in modo più distaccato ed obiettivo la realtà, c’è l’artificio per cui ogni popolo viene raffigurato sotto forma di un diverso animale stilizzato che ne rappresenta il carattere collettivo: gli ebrei come topi, i tedeschi come gatti, gli americani come cani, i polacchi (colpevoli di un forte antisemitismo) come maiali, ecc. Tali generalizzazioni naturalmente non rappresentano le opinioni dell’autore sulle singole persone (che altrimenti sarebbero a loro volta razziste), quanto il modo in cui i vari personaggi si vedono o si mostrano l’uno all’altro, le discriminazioni che esistono nella testa della gente; così se personaggi ebrei si spacciano per polacchi vengono raffigurati con una maschera da maiale e smascherati letteralmente se sono scoperti, un ebreo tedesco viene visto come un topo o come un gatto a seconda di ciò che si pensa che sia, chi si converte all’ebraismo diventa un topo e un topo può essere a sua volta razzista verso un cane nero. Simili comportamenti applicati a degli animali, con cui nessuno di noi può identificarsi, evidenziano tutta l’assurdità del razzismo. Il fatto poi che gli ebrei siano stati trattati come topi non li rende in questa storia né innocenti a priori (si sprecano i sorci collaborazionisti) né privi di difetti e alla domanda che gli viene posta nella storia stessa su quali animali userebbe per raffigurare gli ebrei d’Israele, l’autore risponde: "Non saprei... dei porcospini?"

Entro la fine del 2003, forse prima che questa recensione sia messa on line, è prevista la pubblicazione di un’altra edizione di Maus, ancora più economica, all’interno della collana "I Classici del Fumetto di Repubblica", che esce in edicola ogni venerdì a 4,90 euro più il prezzo del giornale.