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Narrativa

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi in prosa inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
Posti fissi in amministrazione pubblica di Giuseppe C. Budetta, Stralcio da "Quella Notte" di Luisa Bolleri, Bugia d'amore di Fiorella Carcereri, Coraggio e viltà di Fiorella Carcereri, Donna Pinocchio di Fiorella Carcereri, Reminiscenze latenti di Iuri Lombardi, La bocca del trapasso. Storie di gallerie di Nicolò Maccapan, L'assenza del mazzo di Lorenzo Spurio

Poesia italiana

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Andrea Cantucci, Monica Fantaci, Alessandra Ferrari, Emanuela Ferrari, Iuri Lombardi, Simona Marchini, Luca Mori, Gilbert Paraschiva, Nazario Pardini, Ivan Pozzoni, Dunia Sardi, Francesco Vico, Michela Zanarella

Poesia in lingua

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Pierangela Castagnetta, Aurelian Sorin Dumitrescu, Codruta Dragotescu, Marius Viorel Girada, Manuela Léa Orita, Ioana Livia Stefan

Recensioni

In questo numero:
- "Sempre ad est" di Massimo Acciai, recensione di Lorenzo Spurio
- "La metafora del giardino in letteratura" di Lorenzo Spurio e Massimo Acciai, recensione di Sandra Carresi
- "Diario di un Atto d'Amore" di Danilo Bughetti
- "Linea 429 " di Salvatore Scalisi
- "La Vita in sintesi. Aforismi" di Fiorella Carcereri
- "Un bacio da... 10 anni" di Raffaele Leggerini, Recensione di Sara Rota
- "Niente e' come sembra" di Tommaso Carbone
- "Le verità donate" di Annalisa Margarino
- "Labyrinthi" di autori vari
- "Attimi. Il Puzzle della vita" di Antonella Ronzulli, recensione a cura di Lorenzo Spurio
- "Ritorno ad Ancona e altre storie" di Lorenzo Spurio e Sandra Carresi, Recensione di Enrica Meloni
- I Concorso Letterario Internazionale Bilingue "Camminanti, gitani e nomadi: la cultura itinerante"
- "Atto d'amore" di Dario Schiavoni
- "Favole crudeli" di Cristina Canovi, recensione di Lorenzo Spurio
- "Mostri. Poveri diavoli, chimere e altre storie" di Ivan Pozzoni, recensione di Lorenzo Spurio
- "Sangue, sapone e camicie di forza" di Cristina Canovi, recensione di Lorenzo Spurio
- "Le rose di Atacama", Luis Sepùlveda, recensione di Emanuela Ferrari
- "Io e i tuoi valori" di Maria Marano
- "Borgo Propizio" di Loredana Limone, nota di Massimo Acciai
- "Labyrinthi" a cura di Ivan Pozzoni
- "Versi introversi" di Ivan Pozzoni
- "Pensieri Minimi e massime" di Marcuccio Emanuele
- "The rave" di Mattia Zadra 

Articoli

Lewis Carroll: crisi di un artista o doppia realtà allo specchio?
di Flavia Pacini
Che cos'è oggi la letteratura?
di Iuri Lombardi

Interviste

Intervista ad Antropoetico, Autore di Asimmetrico
a cura di Lorenzo Spurio
Intervista A Mario Di Nicola, Autore Di 310307
A cura di Lorenzo Spurio
Intervista a Danilo Bughetti, autore del Romanzo breve "Diario di un atto d'amore"
A cura di Antonella Pedicelli
La poesia come passione e come gioco: intervista a Simona Marchini
A cura di Alessandro Rizzo
Intervista a Loredana Limone, autrice di "Borgo Propizio"
A cura di Massimo Acciai

In questo numero segnaliamo...
 

 

"La metafora del giardino in letteratura"
di
Lorenzo Spurio e Massimo Acciai
prefazione a cura di Paolo Ragni
Faligi Editore, 2011
Genere: Saggistica/Critica letteraria
ISBN: 978-88-574-1703-5
Costo: 20 €

Recensione a cura di Sandra Carresi

Una lettura piacevole e istruttiva che mi ha riportata indietro nel tempo. E' stato come esser presa per mano in un cammino esplorativo della mente.
I giardini e le loro metafore. Un viaggio nel mondo fiabesco dell'irrazionale dove si percepisce l'azione malevola dell'essere umano su esseri deboli e inferiori. Ma anche la magia di un mondo abitato da elfi, specchi parlanti, regni circondati da terre desolate, montagne imponenti, natura dall'apparenza bella e gentile, che si rivela poi ricca di intrighi e malvagia, ma, abitata anche da animali parlanti e saggi.
Il giardino, il bosco, l'orto, rappresentano il - Mondo - con i sentimenti di ognuno, sia fantasiosi che umani, gli innamoramenti, le nostalgie spesso causate dal trascorrere veloce del tempo, gli affetti perduti appartenenti all'infanzia, il riavvicinamento della memoria a qualcosa di perduto ormai lontano e che improvvisamente riaffiora in età adulta riportandoci ai primissimi anni della nostra esistenza terrena.
Ognuno di noi, a volte anche incolpevolmente, possiede quel giardino, spesso lo ignora e non se ne cura, poi lo ritrova in se stesso fra la pace e la bellezza apparente o addirittura, in quel semplice spazio verde, legge la propria vita; riaffiorano i personaggi a lui cari ed anche tutte le avversità che come un fiume, lo hanno attraversato.
Anch'io possiedo un giardino e ne osservo il passaggio delle stagioni, i suoi mutamenti e gli animali. Il caro Benny, ormai adulto che rincorre i merli, il gattino del vicino che gioca a salire e scendere dall'ulivo, il boschetto di betulle che da rigogliose e ricche di foglie verdi nella bella stagione, mutano quasi magicamente in ottobre vestendosi di rami secchi. E penso alla vita, un enorme spazio verde dove i personaggi che incontriamo e a cui ci leghiamo, ci fanno compagnia, ci danno gioia o ci graffiano, proprio come una grande magia, e nel finale lo specchio, ci rimanda la visione del nostro vissuto.
Grazie a Lorenzo e a Massimo per questa bella riflessione.

Sandra Carresi

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Un viaggio verso Oriente
Recensione al romanzo Sempre ad Est (2011) di
Massimo Acciai
www.faligi.eu

Il disegno è di Andrea Cantucci
Intervista di Lorenzo Spurio a Massimo Acciai


Che cos'è un surypanta? E' la prima domanda che il lettore del nuovo romanzo di Acciai si fa immergendosi nella lettura. Non ci sono particolareggiate descrizioni di questo tipo di animale, sappiamo che è di piccole dimensioni, che miagola e che trova particolare piacere nell'essere accarezzato sulla testa. Non è un gatto. E' inutile indagare a quale animale possa avvicinarsi perché stiamo parlando di un romanzo fantastico, quindi in ciascun modo vi figurate questo animale, non avrete sbagliato.
Il romanzo non è altro che la storia della ricerca difficile e disperata dei surypanta che sono stati rubati da un potente mago. L'intera narrazione ci informa delle varie peripezie che l' "eroe" deve sopportare per riappropriarsi ciò che è suo e in questo andamento non è difficile scorgere il canonico schema proppiano della fiaba. Siamo in grado infatti di individuare almeno sei delle trentuno unità fondamentali dello schema compositivo proppiano : 1. la situazione iniziale ( [i] ), 2. l'allontanamento (e), 3. la partenza ( ), 4. la presenza del donatore o aiutante magico (D), 5. la lotta (L), 6. la vittoria (V). La conclusione del romanzo non è però affidata alle canoniche funzioni del ritorno dell'eroe nella sua terra ( ) o delle nozze finali (N), ma andiamo per gradi.
Il recente romanzo di Acciai, Sempre ad est, è una narrazione affascinante che ci fa viaggiare attraverso terre intricate ed oscure, ricche di mistero e sulle quali domina la magia nera di un potente mago noto come il Raccoglitore. Per sfidare questo potente wizard che con le sue doti oscure è riuscito a rubare tutti i surypanta della zona ci vengono narrate le gesta di Hynreck che, più che un valoroso guerriero, ci viene presentato come un viandante sfortunato, inetto e particolarmente istintivo, "una di quelle persone che si arrabbiano due volte la seconda per essersi arrabbiati" (53). Nella sua vorticosa ricerca del suo surypanta Saj, Hynreck è accompagnato dal cavallo Frumgar che, diversamente da quanto ci si aspetterebbe, non è un cavallo parlante.
L'impresa particolarmente ardua prenderà una piega diversa nel momento in cui Hynreck incontrerà Sara, una ragazza che è stata appena depredata del suo esemplare di surypanta. L'iniziale divinazione del mago buono Sering e la conoscenza degli oracoli da parte di Sara permetterà alla coppia fortuita di trovare la fortezza dove risiede il potente mago Raccoglitore. Così Hynreck, Sara e Linda, un'altra donna che Hynreck inizialmente credeva implicata nel furto dei surypanta, si imbarcano su una grande nave diretta al piccolo porto di Ladymirail, dall'altra parte dell'oceano vivendo momenti di panico per le condizioni sfavorevoli del mare. Ma la storia non è aliena a colpi di scena: nella tormentata rotta in mare infatti Hynreck crede che il capitano sia il padre del ragazzino che ha precedentemente ucciso per legittima difesa. Così, nella notte i tre fuggono su di una scialuppa approdando all'isola di Falbroth.
L'isola ha una lunga storia alle spalle e si trova praticamente divisa in due parti che rispondono a due diverse dominazioni, ha due città-capoluogo, due porti, due popoli e la cosa curiosa è che ha anche una dimensione sotterranea, un mondo sommerso altrettanto vitale e attivo. L'altra parte dell'isola invece, che risponde alla città di Perio, si è sviluppata in maniera completamente opposta: ci sono dei palazzi molto alti come dei grattacieli che si stagliano verso l'alto, pensati per sopperire alla limitata superficie di quella metà dell'isola. Acciai è un maestro nel generare una sorta di spaesamento che deriva dal cambio improvviso degli spazi (città, bosco, osteria, nave, città sotterranea) e questo contribuisce ad accrescere un senso di claustrofobia che incrementa quella suspense che nella storia è sempre mantenuta. Dopo alterne vicende lo sfortunato trio riesce ad arrivare alla fortezza di metallo nella quale vive il mago Raccoglitore dove seguono una serie di duelli a spada. Inizialmente la sorte è sfavorevole a Hynreck che pure rimane ferito ma poi i tre riescono ad uccidere il potente mago e a mettere in salvo centinaia di surypanta, tra cui quelli loro.
Nella storia ci sono le premesse anche per la nascita di un amore che invece non si svilupperà e nell'epilogo del romanzo, Acciai sembra voler dare una nuova grande svolta alla storia parlandoci di navicelle spaziali e di colonizzazione della galassia, temi che non possono non farci pensare all'ampia produzione fantascientica di Asimov.
Se da una parte alcuni nomi dei protagonisti ci richiamano personaggi anglosassoni leggendari (Hynreck, Hykrion, Hydorn fanno pensare a Hygelac e a Hydg, rispettivamente re e regina dei Geati nel poema epico Beowulf) i nomi delle donne, Linda e Sara, richiamano invece direttamente un'origine tutta mediterranea. Gran parte dei toponimi sono anglicizzati pensati forse per darci l'idea di trovarci in territori leggendari scandinavi o tipicamente tolkieniani. Il toponimo di Gaweeck, città d'origine di Hynreck, fa pensare per assonanza a Gatwick, piccolissima città del Surrey e il nome di un importante aeroporto londinese. Il nome del cavallo, Frumgar, è un chiaro riferimento ad uno dei personaggi di Tolkien, quarto Lord di Éothéod, nipote di Forthwini mentre il mago Sering fa molto pensare a un druido, al simpatico e sbadato Merlino e addirittura al celeberrimo Albus Silente della saga di Harry Potter. In ciascun caso è un mago buono che fornisce all'eroe gli strumenti necessari per vincere e per guarirsi nei momenti in cui viene ferito.
Acciai fonde sapientemente in questo romanzo gesta epiche, fantasiosi scenari folklorici nordici, ed elementi chiaramente favolistici che creano un'atmosfera affascinante e curiosa, così com'è nell'avventuroso e asfittico viaggio per mare di Hynreck, Linda e Sara. Sono molti e improvvisi i momenti epifanici che contribuiscono a sostenere l'intere gesta narrate e a rendere questo viaggio intricato e pericoloso un percorso surreale ma che vorremmo non finisse mai. Un percorso tutto indirizzato verso est.

Lorenzo Spurio
30-04-2011
lorenzo.spurio@alice.it
www.blogletteratura.wordpress.com


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Luis Sepùlveda, Le rose di Atacama, Tea, Milano 2008, pp. 176, (isbn 88-502-0202-4)

Dalla penna di Luis Sepùlveda è nato un altro libro molto interessante, una raccolta di oltre 30 brevi racconti che narrano dei "momenti" di vita vissuta di personaggi di cui non si sa nulla, ma che hanno dato alla storia umana un "senso" ed una "dimensione" che non possono essere descritte nel giusto modo nei testi di storia.
L'autore cileno "capta" stati d'animo, riflessioni, azioni, che hanno prodotto enormi cambiamenti nel nostro vissuto; la sua attenzione, da attento viaggiatore, si "posa" nelle diverse zone in cui i suoi personaggi prendono vita.
In Storie marginali ci ricorda che è necessario "aggrapparsi alla parola come unico scongiuro contro l'oblio", quindi per contrastare l'oblio "è fondamentale narrare perché narrare è resistere". Allora l'autore in Un tal Lucas ci "canta" le gesta eroiche compiute da Lucas Chiappe che "decide di parlare in nome dei boschi" e nonostante numerose vicissitudini è riuscito a creare il progetto Lemu, o Bosco a difesa della Patagonia possibile preda dell'industria giapponese.
La storia di due fratelli di un circo diventa argomento di conversazione tra l'autore e Duarte durante l'attesa all'aeroporto di Madrid. L'uomo offre un po' di liquore, detto Cana, al narratore del libro e… si ritorna indietro nel tempo, al 1974 con un spettacolo organizzato a Colonia. I militari - racconta Duarte - perquisiscono il circo, interrogano tutti e trattengono Telmo, suo fratello. Da allora le loro strade si dividono, di Telmo non si sa più nulla… Passa il tempo e Duarte si sposa, ha due gemelli a cui darà il suo nome e quello del fratello. Quanta vita può essere descritta in un incontro casuale!
Le pagine proseguono con delle storie molto avvincenti: in Sulle orme di Fitzcarraldo si descrive una zona dimenticata, Manù, almeno tale era fin quando Fitzcarraldo, "uno dei peggiori avventurieri di tutti i tempi" scopre quel luogo. Allora per gli indios non c'è più pace, vengono ridotti in schiavitù. Dal 1987 "l'Unesco ha dichiarato Manù patrimonio dell'umanità", la sua fredda acqua, i colori della natura che si incontrano e creano paesaggi di bellezza infinita, gli animali dalle forme più insolite rendono questo posto un bene preziosissimo che nessun predatore ha saputo apprezzare nella sua maestosità.
In ogni vicenda narrata c'è un personaggio "cult" tra cui il poeta ebreo, Avron, eroe della resistenza antifascista, Vidal il contadino sindacalista, Juanpa il giornalista controcorrente, Coloane detto Pancho, impegnato nelle cause a difesa dei cileni ecc.
Inoltre, la descrizione dei luoghi e del patrimonio naturalistico è avvincente come in Balene del Mediterraneo, con riferimento all'anno 1988 dichiarato "anno degli oceani", e in Il paese delle renne con una magistrale narrazione della Lapponia, mentre in Le rose di Atacama il lettore rimane incantato dalla fioritura delle rose rosse nel deserto di Atacama. E' uno spettacolo di colore che ha incantato anche le antiche civiltà ed avviene in una zona al confine tra il Cile e il Perù.
La lettura di questo libro si fa man mano più interessante e riesce a "proiettare" il lettore in ciò che è scritto e soprattutto "invita" anche a visitare i luoghi descritti per "capire" cosa è accaduto con il trascorrere del tempo.

Emanuela Ferrari

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Una storia ambigua che suscita numerosi sospetti. Morti nebulose, attribuite ad un tragico incidente, che a sei anni di distanza non sono state ancora chiarite del tutto. Un caso aperto, che puo' rappresentare il giusto riscatto per un ex poliziotto. E' quello al centro del romanzo di Tommaso Carbone 'Niente e' come sembra', pubblicato da Rusconi Libri, in libreria dal 24 aprile.
Ex poliziotto, con un matrimonio in crisi, Max Ferretti, investigatore privato, viene incaricato di seguire un caso che puo' cambiargli la vita e rilanciarlo definitivamente. Miriam e Francesco, due fidanzatini, sono morti sei anni prima in quello che viene considerato un tragico incidente. Ma la storia della ragazza e' offuscata da vicende che Max, insieme alla collega Gaia, e' deciso a chiarire per mettere in luce, una volta per tutte, la verita' su una storia che fin dall'inizio ha mostrato numerose ambiguita'.
Un passato di sesso e droga insieme a conoscenze poco raccomandabili hanno segnato l'adolescenza di Miriam. Quando finalmente si confidera' con Francesco, avra' firmato la loro condanna a morte. Famiglie importanti, magistrati corrotti e mafiosi spietati fanno da contorno ad un giallo che lascia il fiato sospeso fino all'ultima pagina. E quando la verita' verra' a galla, niente sara' piu' come prima.

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Esce "Atto d'amore", romanzo dello scrittore teramano Dario Schiavoni

Atto D'amore è una storia è un po' paradossale, riguarda la lotta interiore tra il bene e il male. La fantasia poi ha fatto il resto. Un libro è dedicato ad una cara amica dello scrittore di nome Maria che è morta qualche anno fa mentre era in stato interessante. Purtroppo però quando ebbe l'incidente, il feto era troppo piccolo e non poteva essere salvato. Furono avvertiti tutti parenti che sarebbero morti madre e figlio. Tutti i dottori erano concordi che non c'era nulla da fare. Però l'istinto materno non mollava, passarono molti giorni e lei respirava ancora. La donna è sopravvissuta contro tutto e tutti sino alla trentaduesima settimana che poi è il minimo indispensabile per poter fare il cesareo. Maria si è spenta durante la nascita del figlio, un'anima se ne andava ed una iniziava il suo cammino.
Atto d'amore di Dario Schiavoni
Edizione Simple

Dario Schiavoni, nato a Caracas (Venezuela) il 20 aprile 1961.
"Ho avuto un'infanzia complicata. La forza di volontà, la passione per la lettura e l'affetto della famiglia mi hanno permesso di superare momenti difficili. Da grande le cose sono migliorate un po'dopo l'incontro con il mio amore, Loredana Pirozzi, che mi ha regalato due splendidi figli, Danilo e Andrea. Le situazioni avverse riservatemi dalla vita mi hanno portato a svolgere un lavoro del tutto diverso da quello che mi ero prefisso. Però mi sono comportato un po' come il camaleonte che si adatta ad ogni circostanza, e quando tutto sembrava ormai aver trovato la propria direzione, ecco che una malattia mi ha debilitato fisicamente. Non avendo più la possibilità di svolgere lavori fisici, ho deciso finalmente di fare quello che avevo sempre sognato: scrivere."

Informazioni
http://www.darioschiavoni.it
http://www.edizionisimple.it/catalogo/libri/atto-damore/

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Borgo Propizio
Loredana Limone
Guanda, 2012

Tante storie che si intrecciano, come in un romanzo cavalleresco, fatto di amori e di pettegolezzi, di imprevisti e colpi di scena, sullo sfondo di un paese immaginario che rimanda la fantasia ai tanti borghetti collinari della nostra memoria, dove si conoscono tutti e l'arrivo di qualche forestiero genera sorpresa e curiosità. Le storie ruotano intorno all'inaugurazione di un nuovo negozio nel paese: una latteria dal nome fantasioso, che richiama una nota canzone del Gran Musicante. Una divertente commedia fresca e garbata, dallo stile accattivante.

Nota di Massimo Acciai
Intervista all'autrice, a cura di Massimo Acciai

Era un borgo tranquillo, di persone semplici.
Ma niente può sfuggire alla furia del tempo.
E al sapore del latte…

LE PROSSIME PRESENTAZIONI DI BORGO PROPIZIO

7/10 ore 17 Biblioteca di Campagnola Emilia (Re)
13/10 ore 17 Biblioteca di Cernusco sul Naviglio (Mi)
10/11 ore 17 Biblioteca Antonio Delfini, Modena
24/11 ore 17 Biblioteca Manara, Borgotaro (Pr)

Ed ecco la trama:
Quasi tutte le fiabe cominciano con C'era una volta, ma questa è diversa. Questa comincia al presente, con un insolito C'è una volta. Oggi. Perché è oggi che Belinda ha intenzione di ripartire e Borgo Propizio le sembra il luogo ideale per realizzare il suo sogno: abbandonare la carriera e aprire una latteria. Il paese è decaduto per colpa di una giunta sonnolenta e pare che addirittura vi aleggi un fantasma, come spesso le ricorda Cesare, suo padre... Ma che importa! A eseguire i lavori nel negozio, un tempo bottega di ciabattino, è Ruggero, un volenteroso operaio che potrebbe costruire cattedrali e grattacieli, se qualcuno glieli commissionasse. O essere poeta, se sapesse coniugare i verbi.
Le sue giornate sono piene di preoccupazioni: la convivenza con gli attempati genitori, lo smarrimento di una scatola contenente qualcosa di molto speciale per la latteria e il ritrovamento di un misterioso anello, preziosissimo e molto molto antico, in una vecchia scarpa... Ma c'è anche una grande felicità, e cioè l'amore, sbocciato all'improvviso, per Mariolina, che è nata al borgo e lì temeva di morire zitella insieme con la sorella Marietta, virtuosa dell'uncinetto. Un amore che ingenera una catena di pettegolezzi; infatti grazie alla ciarliera Elvira, alla strabica Gemma e all'infelice Dora, nell'intero borgo non si parla d'altro.
Intanto Claudia, la mamma di Belinda, è in vacanza in un villaggio turistico dove la sabbia sembra talco e dove s'invaghisce del magnetico Romeo. Ecco perché Belinda e suo padre si affrettano a ordire un piano per farla tornare a casa, aiutati dalla sempreverde zia Letizia, una vedova molto sui generis e fan sfegatata di G.M., ovvero il Gran Musicante, come lo ha soprannominato.
Sarà proprio il titolo di una canzone del suo beniamino a dare il nome alla latteria e a trasformarla, per tutti, in un'irresistibile attrazione.

Un romanzo di compagnia, una commedia leggiadra, che porta il buonumore. Ma con tanta verità dentro per far amare la vita nelle sue cose più semplici, quasi a dire: "Osa essere te stesso e non sarà poi tanto dura".

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La casa editrice indipendente Libro Aperto Edizioni presenta la sua ultima pubblicazione, La Vita in sintesi. Aforismi, della scrittrice Fiorella Carcereri, edita nel mese di giugno 2012 in versione digitale.
Già autrice di poesie e racconti pubblicati in numerose raccolte e assidua partecipante di concorsi letterari di rilevanza, Fiorella Carcereri ci presenta questo elegante ed emozionante viaggio attraverso l'animo umano, analizzato con l'esperienza e la saggezza di una donna che ha vissuto in modo pieno la vita e che riflette, talvolta con asprezza e malinconia, talvolta con speranza ed emozione, sulla vita, sui sentimenti, sulle relazioni e sulla vita quotidiana. Parole sincere e intelligenti, che ci accompagnano pagina dopo pagina, lasciandoci sempre uno spunto per riflettere.
La Vita in sintesi. Aforismi di Fiorella Carcereri è una lettura distensiva e piacevole, adatta a lettori di ogni età e interessi.
La Vita in sintesi. Aforismi è un eBook disponibile in ogni formato, in vendita nelle principali librerie online e sul sito della casa editrice www.libroapertoedizioni.it.

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INTRODUZIONE A LABYRINTHI
Sbertucciando Vecchi Oligarchi
(Ivan Pozzoni)

La strada dell'iniziativa artistica Limina mentis, iniziata dal riconoscimento, con l'antologia Retroguardie [2009], dello status di esercito in "[…] ritirata verso casa […]" all'arte contemporanea, attraverso l'affermazione dell'urgenza di riedificare una nuova nozione di comunità, contenuta nell'antologia Demokratika [2010], lo svisceramento della tematica civile della "marginalità" dell'arte, nell'antologia Tutti tranne te! [2010], o l'esaltazione dell'ideale della frammentazione culturale, definito con l'antologia Frammenti ossei [2011], sbocca nelle conclusioni, mai definitive, della monumentale antologia seriale Labyrinthi. La zattera Labyrinthi, come nuova forma di resistenza etica / estetica interessata a combattere vecchie e nuove forme di dominanza, naviga, come la Nave dei folli di Bosch, di città in città, di sanatorio in sanatorio, sulle distese marine della "liquidità" post-moderna, muovendosi nei limiti di una weltanschauung artistica totalmente democratica e attenta a sollecitare, nella vita di ogni uomo / artista, la fabbricazione di sistemi di valore idonei a rifondare un dialegesthai comune, nel momento in cui ogni occasione di dialegesthai sia caduta vittima dell'anti-etica concentrazionista di Auschwitz e dell'ideologia funebre della morte delle comunità tradizionali causata da shock anafilattico (su attacco di sciami anti-comunitari); sortendo da una visione dell'arte come "costellazione di frammenti", Labyrinthi si reinventa manuale di astrofisica, orientato a disvelare ogni tentativo d'essere "voce" nell'accecante orizzonte artistico attuale, senza emarginazioni aristocratiche, o manuale d'archeologia, indirizzato a dissotterrare istantanei messaggi d'esistenza, come se fossero stati affidati a graffiti sui muri dei bordelli di Pompei o a commenti artigianali sui bordi di vasi etruschi.

Perché il fatto che tutti scrivano "andando a capo" è da considerarsi una cosa negativa? In un mondo senza fondamenta, delegittimata ogni forma di etica, non deve essere lo scrivere "andando a capo" una delle àncore di salvezza della democrazia in crisi? Lo scrivere "andando a capo" di tutti, accessibile a tutti, stimolando la poiesis (fantasia - inventiva - costruttività) è uno dei modi di riedificare l'idea stessa di comunità. Lontana dall'essere museo, o collezione di quadri d'autore di fama internazionale, ogni iniziativa artistica deve essere incitamento allo scrivere "andando a capo" di tutti, senza concessioni a formalismi elitaristi, nella certezza, tutta cinica, dell'inferiorità di ogni tipo di forma ai contenuti del narrare. Non rischiamo, con discorsi elitaristi, di assumere il ruolo del Vecchio Oligarca della Costituzione degli ateniesi che, in piena guerra del Peloponneso, ricordava con nostalgia i tratti aristocratici dei bei vecchi momenti andati, con l'unico fine di "[…] abbattere la democrazia in Atene […]"?

Svincolata da categorie critiche emarginanti, Labyrinthi è un'antologia aperta ad ogni modalità stilistica, ad ogni esperienza artistica, ad ogni "voce", e, inoltre, forte di una concezione chorastica dell'arte: l'arte è lÒgoj, area di connessione tra pÒlij e orde barbare, di dialegesthai tra mura e monti, è confusione (cum-fùndere) tra polifonie cacofoniche; nelle abituali incertezze della "vita liquida" si affermano modelli antologici, e storiografici, post-moderni, vicini all'intuizione borgesiana dell'estrema difficoltà di ogni definizione critica ("[…] gli animali si dividono in (a) appartenenti all'Imperatore, (b) imbalsamati, (c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s'agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche […]"). Limina mentis, con Labyrinthi, intende creare un habitat rassicurante, libero dal rumore di fondo della cronaca e della necro-economia, in cui ciascuna "voce", messa a riparo dalle smanie classificatorie della critica, abbia il diritto di cantare, costruendo weltanschauungen etico / estetiche, nell'ostinato tentativo di dare un senso, vivente, alla vuota nozione moderna di "democrazia".

Autori:
Massimo Acciai - Mauro Barbetti - Raffaele Barbieri - Manuela Bellodi - Carla Bertola - Oreste Bonvicini - Riccardo Burgazzi - Gianni Calamassi - Leonardo Catagnoli - Giovanni Catalano - Maria Gisella Catuogno - Antonino Contiliano - Giustina Coppola - Chiara Daino - Carla De Angelis - Lella De Marchi - Marco De Mattia - Francesco Di Sibio - Raffaele Ferrario - Giuliano Ladolfi - Antonio Melillo - Simona Napolitano - Paolo Ottaviani - Guido Passini - Plinio Perilli - Arnolfo Petri - Ivan Pozzoni - Alessandro Salvi - Lelio Scanavini - Luciano Troisio.

Curatore:
Ivan Pozzoni è nato a Monza nel 1976; si è laureato in diritto con una tesi sul filosofo ferrarese Mario Calderoni. Ha diffuso molti articoli dedicati a filosofi italiani dell'Ottocento e del Novecento, e diversi contributi su etica e teoria del diritto del mondo antico; collabora con numerose riviste italiane e internazionali. Tra 2007 e 2012 sono uscite varie sue raccolte di versi: Underground e Riserva Indiana, con A&B Editrice, Versi Introversi, Androgini, Mostri, Galata morente e Carmina non dant damen con Limina mentis, Lame da rasoi, con Joker; tra 2009 e 2012 ha curato le antologie poetiche Retroguardie (Limina mentis), Demokratika, (Limina mentis), Tutti tranne te! (Limina mentis), Frammenti ossei (Limina mentis) e Labyrinthi (Limina mentis); nel 2010 ha curato la raccolta interattiva Triumvirati (Limina Mentis). Tra 2008 e 2012 ha curato i volumi: Grecità marginale e nascita della cultura occidentale (Limina mentis), Cent'anni di Giovanni Vailati (Limina mentis), I Milesii (Limina mentis), Voci dall'Ottocento I II e III (Limina mentis), Benedetto Croce (Limina mentis), Voci dal Novecento I II III e IV (Limina mentis), Voci di filosofi italiani del Novecento (IF Press), La fortuna della Schola Pythagorica (Limina mentis) e Pragmata. Per una ricostruzione storiografica dei Pragmatismi (IF Press); come monografie sono usciti i suoi: Il pragmatismo analitico italiano di Mario Calderoni (IF Press, 2009), L'ontologia civica di Eraclito d'Efeso (Limina mentis, 2009) e Grecità marginale e suggestioni etico/giuridiche. I Presocratici (IF Press, 2012). È direttore culturale della Limina mentis Editore; è direttore de L'arrivista - Quaderni democratici. In un'azienda della D. O. è logistico.

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Io e i tuoi valori
di Marano Maria
booksprintedizioni, 2012

Questo libro racconta una storia veramente accaduta quella di una giovane donna che ha avuto come maestro di vita il caro ed amato nonno. Racconta di valori sani, valori di una volta ormai estinti marchiati,impressi in ogni pagina del libro. La speranza è che tutti possano leggerlo soprattutto i giovani che ormai calpestano quei valori da me tanto amati. Vorrei che questo messaggio arrivasse ovunque per far capire quanto sia importante ascoltare i consigli dei propri cari, gli unici che mai ti faranno imboccare strade sbagliate. Loro sono amore come per me lo è stato mio nonno.
Dal profondo del mio cuore vi auguro una buona lettura.

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Attimi. Il Puzzle della vita
di Antonella Ronzulli
prefazione di Roberto Incagnoli
Lettere Animate Editore, Martina Franca (Ta), 2012
ISBN: 9788897801290
Pagine: 107
Costo: 10,00 Euro

Recensione a cura di
Lorenzo Spurio

Domani tornerà il sole
e noi umani, senza comprendere
tra fango e morte ci rialzeremo.
(da "Nei silenzi della paura", p. 30)

Antonella Ronzulli, poetessa piemontese, dopo il grande successo ottenuto con la prima silloge di poesie, AliVive (Rupe Mutevole, 2010), torna con un nuovo lavoro, tutto da scoprire. Nella copertina, dagli scenari fantasy e riccamente sfumata in azzurro, vediamo una donna bionda di spalle (proiezione della stessa autrice?) che si approssima ad attraversare una porta. La cosa curiosa è che la porta non appartiene a un edificio particolare, non ne intravediamo la struttura. L'edificio è il cielo, l'atmosfera infinita attorno alla quale si stagliano anche altri pianeti. Il titolo, Attimi, richiama subito il tema del tempo, uno dei più utilizzati da sempre in letteratura che la Ronzulli coniuga in questa silloge a una serie vasta di sentimenti dell'uomo d'oggi. Ecco perché il titolo da solo non basta, e l'autrice ha deciso di utilizzare un sottotitolo, "Il puzzle della vita", ancor più significativo. Ci chiediamo ad una prima vista in che maniera la Ronzulli intenda la vita come puzzle; probabilmente come serie congiunta e necessaria di momenti, come excursus obbligato di riti di passaggio, come sfaccettature multiple onnipresenti contemporaneamente.
La silloge si apre, dopo una nota di prefazione, con due citazioni che "consacrano" l'attimo, una di Giuseppe Ungaretti, l'altra del filosofo Nietzsche.
In "Senza maschere" la poetessa si lascia andare a una veloce autoanalisi sul sé: chi sono e come dovrei essere? Dovrei essere diversa? Conclude sostenendo di no, altrimenti finirebbe per essere un'altra persona: "Fingere per compiacere?/ Impensabile/ l'inganno è ipocrisia./ Maschere non so indossare" (p. 24). La poesia di Antonella Ronzulli va, forse, letta proprio in questi pochi versi nella quale la poetessa innalza la semplicità, l'autenticità e il desiderio di offrirsi per come si è agli altri. E' una poesia che ama il vero, il visibile e che rifugge le morbosità, le macchinazioni, gli inganni. Autenticità e preservazione dell'innocenza che si ritrovano nella dolorosa poesia "Assassino d'innocenti" in cui la poetessa è affranta per l'uccisione insensata di una giovane ragazza e si sente priva di perdono e comprensione per quanto un bruto ha irrimediabilmente commesso.
Le liriche di Antonella Ronzulli sono, inoltre, in grado di farci respirare odori particolari, "fragranze e sapori d'allegria" (p. 26) , "essenze di faggi che porgono foglie al vento" (p. 26) ma attente anche dal punto di vista sonoro: "battito d'ali notturno" (p. 39), "miagolii di gatti ammaliati" (p. 41) e possiamo dire che nel complesso si configurano come una celebrazione della vita; il suo messaggio è chiaro: goditi la vita e fai le scelte che credi essere le migliori: "Assapora e respira la vita" (p. 36); per conservare l'isotopia del "mangiare", la Ronzulli ci dice che la vita va addentata (afferrata), mangiata (fatta nostra), assaporata (vissuta). Il carpe diem oraziano si fa concretezza nella poesia della Ronzulli come esortazione vivida a non lasciarsi scappare il tempo che passa, perché poi, non ritorna: "Ieri è tramontato/ sfida il domani/ sfuggi gli eventi/ nell'anima scolpiti" (p. 36), in altre parole, lasciati il passato alle spalle, vivi il presente, che è il tuo futuro!

La lirica "Angelo nero" è -secondo la mia opinione- la più bella della collezione: la poetessa è riuscita ad allontanare da sé la Morte quando "rasente oltre misura/ mi hai volutamente lambita", ha trionfato, ma sa che per la natura degli esseri umani, prima o poi sarà l'Angelo nero a decidere. E' per questo che essa "riappare ogni giorno" ed è sempre in agguato. "Chissà, se ti concederò il trionfo", conclude la Ronzulli in questo breve monologo ragionato con la Morte. Considerazioni ed esternazioni che ritornano in "Nemico invisibile", già edita nella precedente silloge nella quale la poetessa si scaglia con violenza contro quello che la Fallaci definì "L'Alieno". Condivido il pensiero di Roberto Incagnoli, editore di Lettere Animate e amico di Antonella Ronzulli che osserva: "Antonella è esattamente quello che scrive". La poetica di Antonella Ronzulli, semplice, piana ed accessibile a tutti, fornisce squarci del suo vissuto intercalati nel suo animo lirico che dona alla semplicità degli eventi un'aura tutta particolare.
Personalmente mi sento di consigliare vivamente questo libro perché è espressione di un'autenticità lirica preziosissima e unica nel suo genere nella nostra contemporaneità; le liriche di Antonella Ronzulli si susseguono fresche e l'intero libro è una vera celebrazione del connubio di due espressioni artistiche: poesia e fotografia. Ambiti che la Ronzulli "apre" anche agli altri per mezzo di una serie di collaborazioni molto importanti che si notano leggendo il testo. Nella seconda parte del libro, ad esempio, si respira l'ebrezza di elogio alla scrittura congiunta, con apprezzabili componimenti scritti a più mani con altrettanti poeti contemporanei tra cui Annamaria Pecoraro, Donata Porcu, Gianluca Regondi, Mario Di Nicola ed altri. L'apertura nei confronti degli altri è riscontrabile anche in alcune liriche finali tradotte in inglese e in spagnolo, proprio a testimonianza del fatto che la poesia abbraccia tutti, indistintamente. La comunione di intenti e la collaborazione letteraria sono aspetti centrali per il percorso che Antonella Ronzulli ha deciso di fare: "Siamo uomini e donne/ nati per non essere/ soli", conclude in "Soli" (p. 35).

Chi è l'autore?
Antonella Ronzulli (Novi Ligure, 1963) scopre la scrittura come ancora per superare un problema di salute; diventa una passione che associa a quella per la fotografia. Nel giugno del 2010 pubblica con Rupe Mutevole la silloge di poesie AliVive e nel gennaio 2012 la seconda edizione, essendo la prima esaurita con un buon riscontro di critica. Collabora alle attività letterarie della "Vetrina delle Emozioni", è membro del Consiglio Direttivo e Responsabile del settore web dell'Associazione Culturale "Orizzonti Nuovi". E' vice-direttore editoriale di Lettere Animate Editore e direttrice delle Collane "Phoetica" e "Insieme".

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Ritorno ad Ancona e altre storie
di Lorenzo Spurio e Sandra Carresi

Recensione di Enrica Meloni

Da Lettere animate, un connubio narrativo dalla linearità descrittiva.
Interiorizzazione scenica di riusciti scorci divenenti realtà.

Un amabile approccio con l'interazione letteraria di due distinte visioni narranti, un duo tanto divergente nel proprio percorso quanto inequivocabilmente riuscito nell'effetto finale. Un'opera implicitamente voce di due echi d'una narrativa reale che non lascia margini di dubbio.
Gli autori Sandra Carresi e Lorenzo Spurio ne divengono abili artefici dal mai scialbo raccontare, giacché gli stessi divengono implicita guida per un lettore chiaramente entusiasmato e conquistato, un protagonista aggiunto a quelli raccontati, un viaggiatore tra luoghi e sensi umani, percorsi in sintonia alla minuzia elaborativa che gli autori mostrano nella stesura del testo.
Ragguagliati particolari parlano dei luogi,"Le pareti erano melangiate di un giallo tenue, probabilmente tinteggiate con un?imbiancatura sofisticata la cui parvenza assomigliava molto al marmo" pag.27. Ritorno ad Ancona e altre storie, (Edizioni Lettere Animate, pp. 141, €10,00) un notevole volume dall'appassionante schema, una lettura del quotidiano nelle urbanizzate menti di chi instancabilmente interagisce nella collettività dei tempi.
Sandra Carresi, fiorentina,nata nel 1952 consorte e madre. Il suo percorso lavorativo contemporaneo all'innata propensione per la scrittura, si sviluppò in quarant'anni d'impiego nella contabilità. Una sua prima raccolta di scritti risale all'anno 2000, quando esordì con l'opera "Mi voglio raccontar". Costante presenza nel sito "Racconti Oltre", redatto da Luca Coletta, il quale dal 2007 ospita le produzioni dell'autrice. Si ricordino le sue precedenti opere "Battiti d'ali nel mondo delle favole"( Ilmiolibro.it, 2008), un testo che accoglie il coautore Michele Desiderato, dedito alla favolistica per l'infanzia. La raccolta di racconti "Non mi abbraccio, mi strizzo" (Ilmiolibro.it, 2009) e le sillogi di poesie "Una donna in autunno" (Ilmiolibro.it, 2010) e "Dalla vetrata incantata" (Lulu Edizioni, 2011).
Lorenzo Spurio, natio di Jesi (Ancona) nel 1985. Conseguì la laurea Magistrale in Lingue e Letterature Straniere presso l'Università di Perugia con una tesi di laurea di letteratura inglese. Critico letterario e saggista, avvinto alla letteratura inglese e spagnola, contenuti ai quali dedicò alcune sue opere. Il suo curriculum artistico vanta opere d'interessante contenuto, si segnala la raccolta di saggi sul romanzo Jane Eyre di Charlotte Brontë dal titolo Jane Eyre, una rilettura contemporanea (Lulu Edizioni, 2011). L' Osservatorio Letterario, Ferrara e l'altrove, La Ballata, Frigidaire, Inverso, Aeolo, Sagarana, Parliamone e Reti di Dedalus, note riviste culturali, contengono molteplici pubblicazioni dei ruoi racconti. Instancabile autore di recensioni e testi critici su "Blogletteratura" e " Cultura". Redattore della rivista di letteratura e cultura Segreti di Pulcinella diretta da Massimo Acciai, attività intrapresa dal 2010.

Consistenze letterarie cooperanti nella costruttiva narrativa moderna, tangibile e fedele dinnanzi alle emozionalità mai vane, inglobate da un lettore instancabilmente travolto.

L'opera, suddivisa in una triade d'intrigo narrativo, s'adorna di costante minuzia nei dettagli urbano-sociali degli attori agenti. Uno stile che si mostra espressione d'una limpida forma dialogica variante tra una predominanza indiretta con alternanze dirette, note in frammenti come "Subito lo disse alla madre che, interrompendo la sua conversazione, con un sorriso le disse: "Beh Giada, vorrà dire che così ci sentiremo più tranquille, qualcuno veglia su di noi!"pag.56.

Fabula ed intreccio non appaiono mai ovvi, giacché la singolarità delle reazioni dei protagonisti progredisce attraverso un inatteso evolversi degli eventi, punto saliente che palesa un positivo distacco dalla commerciale routine letteraria.

Una spiccata espressione sull'agire femminile mostra la poliedrica costanza vitale della donna nel contesto collettivo, un ove vertente in un iter di realizzazione esistenziale, ramificatosi in un ricrearsi lavorativo, impellente status attivo parallelo alle esternalità di scenari affettivi ed intime rivelazioni nel rapporto con il prossimo "fu lei stessa a capacitarsi che un assopirsi della passione, in fondo, c'era stato"pag115.

Non di second'ordine, la personificazione simbolica del personaggio donna operatrice d'emozioni, impulsi e timori, più forte rispetto agli altri attori agenti, la sua, una fiorente e costante ricerca d'una contemplazione esistenziale in essere "Lei cercava di far forza sull'importanza del benessere dei bimbi e quindi la necessità di una situazione familiare tranquilla"pag117.

La quotidianità vige sovrana, ogni pagina dell'opera è un capitolo a sé, seppur sia chiara la netta distinzione in soli tre capitoli: Telefonate anonime, Ritorno ad Ancona, Un cammino difficile. La stesura si presenta semplice ma non semplicista, nella sua chiarezza compositiva racchiude una padronanza descrittiva alquanto competente. Un corredar elementi dall'efficiente tocco d'autore. Presente una piacevole confessione sul pathos interiore d'un eros soggettivo che lo stesso lettore recepisce fra le righe.

Celata ma non sconosciuta alla lettura attenta, è l'analisi psicologica dei protagonisti, dettagliatamente stimolante durante la descrizione meticolosa delle loro forme comportamentali e delle reazioni presenti nei rapporti interpersonali. "La crescita di un po' d'autostima aiutò Eva ad affrontare meglio i giorni successivi, ma poi tutto ritornò come prima"pag.128. Un libro attraverso il quale l'individualismo può compararsi, riviversi, testimoniare analogie e divergenze del sé e degli altri.

a cura di Enrica Meloni

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Favole crudeli
di Cristina Canovi
con presentazione a cura di Roberto Baldini
Limina Mentis Editore, Villasanta (MB), 2008
Collana: Rêverie
ISBN: 978-88-95881-03-04
Numero di pagine: 100
Costo: 10,00 €

Recensione a cura di Lorenzo Spurio
Collaboratore di Limina Mentis Editore

La paura è l'attimo in cui perdi te stesso. Il panico è più della paura. E' la paura della paura. (p. 60)

Conservo la lucida coscienza della morte imminente: non solo la morte fisica, orrenda, per soffocamento (la più temuta), una lenta agonia, dolore come acido nelle vene, brucia da morire. No, non solo soffocare, ma disintegrarmi: la mia identità non esiste più; rimane solo la coscienza del dolore, la paura, l'assurdità del morire ora. (p. 79)

Nella breve nota introduttiva a cura di Roberto Baldini, è chiarito subito il significato di questo titolo "atipico": il mondo che ci circonda è -anche se non sempre ci si rende conto- pieno di crudeltà. Non solo piccole cattiverie ed egoismi dell'uomo contemporaneo, ma come afferma lo stesso Baldini, "C'è una sottile crudeltà nell'esistenza quotidiana" (p. 5). Il poeta futurista Aldo Palazzeschi, dedicando una poesia ai fiori, non potette fare a meno di sottolineare come anche nella natura floreale e multicolore si celi la perversione, il vizio, la cattiveria. E' un'impostazione questa che credo Cristina Canovi abbracci con questa ampia silloge di racconti, pensieri e quant'altro. Il libro contiene così una serie di favole "smitizzate", riviste, ricollocate nella quotidianità spersonalizzante e logorante: ci sono così sogni amari che si tramutano in veri e propri incubi, paure, nevrosi e manie, ma anche desideri e deliri. Il tutto può essere visto quindi all'interno di un'attenta analisi psicologica tra le pieghe dell'io, un campo di ricerca a metà tra l'utopia e la paranoia. Baldini nell'introduzione aggiunge: "Favole crudeli, storie surreali a metà fra immaginazione e realtà, brevi irruzioni dell'assurdo nel mondo reale o del reale nel mondo dei sogni" (p. 5).
Il cantante romano Max Gazzè in una sua recente canzone dal titolo "Storie crudeli" - a suo modo- ha dato voce a questa stessa realtà: le piccole e grandi ingiustizie, prepotenze, cattiverie e crudeltà che ci circondano tanto che anche le favole - territorio sacro all'infanzia- risentono di questa cattiveria dilagante. Il rimedio che propone Gazzè è ottimistico e influenzato da una certa anima lirica che pervade i testi della sua produzione: "non c'è ragione per raccontare storie crudeli/ sulle cattiverie di orchi e fattucchiere/ io racconterei un volo verso il sole/ di fiori bagnati/ quando i ruscelli dissetano i prati".
Il lettore incontrerà personaggi ambigui, strani, maniaci che e farà quasi difficoltà a non considerarli "pazzi" o "psicolabili" come il bambino di Piedin Faina che -pur essendo molto piccolo - è in grado di essere veramente cattivo nelle azioni, ma soprattutto nei pensieri: "[Al Berselli] piacevamo io e mamma: mamma perché aveva tette giunoniche, io perché facevo cacche e puzze record e alle battutacce grevi ridevo con la cattiveria compiaciuta della mia prima infanzia" (p. 10). L'infanzia del ragazzo è traumatica perché vissuta all'ombra di paure, minacce, e favole tenebrose raccontate dalla nonna per calmarlo e tutto questo funziona negativamente sulla sua psiche rendendolo cattivo, vendicativo e un pericoloso piromane: "La tata diceva che ero un mosto e che prima o poi Piedin Faina mi avrebbe mangiato le dita dei piedi. Mamma, invece, riteneva che fossi un bambino curioso e che, come tutti i bambini, dovevo semplicemente fare le mie esperienze. Smontare gli animali, pestarli, strozzarli, picchiarli era il mio modo di esprimere la creatività tipicamente infantile" (p. 14). Nel racconto è evidente anche un chiaro mal comportamento della madre nei confronti del figlio, sempre pronta a scusarlo o a proteggerlo, anche di fronte alle sue azioni più preoccupanti, mentre il padre è distante e ha paura di suo figlio, che è un mostro. Che la Canovi abbia voluto dire che il complesso di Edipo, l'attaccamento morboso del figlio maschio verso la madre esposto da Freud, possa portare a siffatte situazioni? Mi pare di intuire che è così.
La serie dei personaggi che incontrerete leggendo è multicolore ed eterogenea: un anziano ossessionato con l'allevamento e la cottura di tentacolati, ragazzi che tirano avanti con gli "eroi chimici" (p.53), una vicina "strana" dalla quale stare in guardia che però la protagonista non riesce mai a incontrare (è una prostituta? è una criminale? è una matta? o è semplicemente una persona normale? Non ci è dato di sapere, come neppure alla protagonista stessa), un'arcigna nonna-strega che terrorizza la nipote con orrori, minacce e strane storie.
C'è molto sangue, vomito e puzze varie tra le pagine di questo libro, immagini poco edificanti che, unite a molte altre, ci consegnano una visione amara e un po' degradante della società dell'oggi, perché si sofferma appunto nel sottolineare le mancanze, le devianze, le debolezze e gli errori dell'uomo. La Canovi ha fatto una scelta personalissima nel dare al lettore riflessioni, pensieri e raccontini che, pur partendo da immagini e situazioni forti (a volte addirittura al limite), hanno la forza di far riflettere e di interrogarsi.
Questa opera è preziosa perché apre di continuo le porte dell'immaginifico, proiettandoci con un piede nel surreale e l'irrealtà, facendoci rimanere, però, con l'altro piede nel mondo reale. I protagonisti, e lo stesso lettore, non sanno se lasciarsi completamente andare a varcare quella soglia o se, invece, forte della sua componente razionale, rimanere con i piedi saldi nel mondo reale, conoscibile, dell'oggi.
Grazie a Cristina Canovi per questo percorso tra vie traverse, tra universi distanti, presenti contemporaneamente per ciascuna persona che sia capace di non prendersi troppo sul serio e lasciarsi andare -almeno per il tempo della lettura del libro- a varcare le porte dell'immaginario.

Chi è l'autrice?
Cristina Canovi è nata a Reggio Emilia e vive tra Reggio e Cesena. Laureata in Lettere Moderne presso l'università di Bologna (110 e lode!), attualmente insegna italiano, storia e geografia nelle scuole medie. Possiede, al posto di un conto in banca, una biblioteca di oltre tremila volumi e una cineteca personale composta da quasi mille titoli, la metà dei quali horror, genere del quale l'autrice è una grande appassionata.
Tra i suoi scrittori preferiti: Roal Dahl, Richard Matheson, Joe R. Raymond, Philip Dick, Rod Sterling, Milan Kundera, Stephen King, Raymond Queneau, Georges Perec, Daniel Pennac, Oscar Wilde, Ray Bradbury, Dino Buzzati, Carlo Lucarelli, Eraldo Baldini. Tra i registi più amati: Tim Burton, Quentin Tarantino, Woody Allen, Sam Raimi, Peter Jackson.

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Mostri. Poveri diavoli, chimere e altre storie
di Ivan Pozzoni
Limina Mentis Editore, Villasanta (MB), 2009
Collana: Ardeur
ISBN: 9788895881126
Numero di pagine: 112
Costo: 15,00 €

Recensione a cura di Lorenzo Spurio
Collaboratore di Limina Mentis Editore

"Pozzoni non ci sta a questo gioco all'ipocrisia collettiva che va di moda nel nostro paese, dove si parla di: crisi non-crisi, poesia etica, poesia mitica, fine del realismo, poesia del quotidiano, autobiologia in poesia etc. e chi più ne ha più ne metta. Siamo nella confusione babelica di tutte le lingue e di tutte le maniere" (Giorgio Linguaglossa)

Ivan Pozzoni è un uomo che ha poesia nel cuore e che si dedica a questo genere da vari anni. Numerose le sue pubblicazioni di sillogi poetiche e le curatele ad altrettante antologie di poesia. Collaboratore instancabile di varie riviste letterarie e poetiche nazionali e internazionali, è anche Direttore Culturale della Limina Mentis Editore. Sono qui oggi a parlare della sua silloge Mostri, edita dalla Limina Mentis nel 2009. La poesia non invecchia mai e quindi non ha senso dire che di norma si recensiscono le pubblicazioni più recenti, dato che ne sono seguite diverse dopo questa.
Mi sono trovato in difficoltà nell'articolare un discorso critico su questa ampia silloge di poesie che l'autore ha voluto dedicare ai "Mostri"; niente di supernaturale o di eroico, tutt'altro. I mostri che "zitti zitti/ s'avvicinano" (pp. 23-24) a cui fa riferimento Pozzoni, mi pare di capire, sono nella nostra contemporaneità, celati, dietro l'angolo e si concretizzano nelle paure, nelle ossessioni e nella spregiudicatezza dell'oggi dove le uniche religioni sono il narcisismo e il consumismo.
La poesia di Pozzoni è vivida, materica, viscerale. Rifugge la retorica, gli orpelli, per descrivere in maniera quanto mai metaforica e analogica una realtà preoccupante, spersonalizzante, che ha perduto ormai i valori. Ma è anche una poesia altamente evocativa e poliedrica: pessimista, utopica, delirante, grottesca, inconsueta. E' tutto questo allo stesso tempo. Risiede proprio in ciò la ricchezza espressiva di Pozzoni e la sua continua capacità di rinnovarsi, di riscriversi, di osservare il mondo da un'altra prospettiva.
In "Per me, scrivo!" è chiarito il destinatario delle sue liriche: non il mondo esterno, non la natura, non la donna amata. Il poeta scrive per se stesso, egoisticamente: "Per me, scrivo/ immergendo/ i miei mille incubi/ nell'acido muriatico,/ dissodando sogni,/ scaricando rogne,/ disinnescandomi" (p. 26).
Evidente l'intento polemico e critico della poesia di Pozzoni, quasi "elettrica" come quella dei futuristi della prima stagione: rifugge il passatismo, il manierismo e la costumanza retorica e classica che anche i nuovi poeti continuano a esprimere con le loro liriche: "denuncio poetiche/ copiate su carta carbone,/ sempre uguali, mansuete,/ innocue, stampate in/ catena di montaggio/ dai nostri giovani letterati"(p. 27). Pozzoni sta dicendo che nella poesia contemporanea non c'è originalità, né sperimentazione e che i nuovi poeti (o quelli che si auto-nominano così), in fondo non sono che copie sbiadite di altri poeti che in altri tempi furono grandi ma la cui poetica, ormai, non è più attuale e conforme alle inclinazioni dell'uomo d'oggi. E' una denuncia, è una critica, ma è anche una perorazione a cambiare, a svegliarsi, a rinnovarsi, a crearsi un proprio stile. Ecco perché lui stesso osserva "Nei miei versi/ da coyote arrabbiato/ non dominano interessi/ a stili coerenti" (p. 27). E ancora, l'affondo di Pozzoni: "non me ne/ frega un cazzo" (in "Cinico e bastardo", p. 33) dove a questi versi segue una lista di cose che al poeta non interessano più o che forse non l'hanno mai interessato. Il suo è un percorso caotico e convulso, un fuggire dalle semplici cose. C'è posto anche al ricordo in questa silloge: "Felice adolescenza,/ consumata in risate,/ scherzi e battute/ […] nelle notti insalubri/ di vodka e bestemmie" (in "Roaccutan", p. 29)
Ma la poesia di Pozzoni è un panegirico d'analisi critica e polemica dei nostri tempi, imbevuta di un leggero drammatismo. Non c'è un modo particolare per accostarsi ad essa perché il poeta non ha una forma, né un genere "tipo" dal quale parte: la sua, in effetti, è una continua sperimentazione dalla quale nascono costruzioni atipiche e difficili da immaginare: "tasso/alcolico di nuvole" (p. 37), stridenti: "camminando scalzo/ tra rose, e carcasse/ di tonni" (p. 42), che hanno perduto un'identità: "iene senza coglioni" (p. 46) o addirittura che usa a suo modo l'isotopia del sessuale: "Cazzo,/ sabbia di luna/ sodomizzata/ dall'asta immota/ d'una bandiera" (p. 50) che ci obbligano a domandarci se, leggendo queste poesie, manteniamo ancora saldi i piedi su questa Terra. Pozzoni ci fornisce in alcuni tratti un'immagine dissacrante del mondo d'oggi, fondato sulla religione dell'egoismo e del consumismo: "la società del disimpegno/ tenuta insieme, tenuta a bada/ da litri e litri/ di crema abbronzante e di collagene" (p. 47). E' una società narcisistica che si copre di una patina protettiva e che pure utilizza la medicina ricostruttiva per cercar di mantenere una certa parvenza e di rifuggire l'invecchiamento.
Nella lunga poesia "Apocalisse" che chiude la seconda sezione della silloge dal titolo "Chimere", incontriamo un Pozzoni irruento e sfiduciato, ma anche debole e privo di speranza che lancia una minaccia che allo stesso tempo è un desiderio: "Quando tutto sarà/ finito manderemo all'aria/ 'sto mondo di merda,/ e tutti i bastardi/ che ci stanno dentro,/ con la nostra soddisfazione." (p. 82). Vedremo se Pozzoni ha intuito correttamente quello che sarà il nostro ultimo destino.

Chi è l'autore?
Ivan Pozzoni è nato a Monza nel 1976. Si è laureato in diritto con una tesi sul filosofo ferrarese Mario Calderoni. Ha diffuso molti articoli dedicati a filosofi italiani dell'Ottocento e del Novecento, e diversi contributi su etica e teoria del diritto del mondo antico.
Collabora con numerose riviste italiane e internazionali. Tra 2007 e 2012 sono uscite varie sue raccolte di versi: Underground e Riserva Indiana, con A&B Editrice, Versi Introversi, Androgini, Mostri, Galata morente e Carmina non dant damen con Limina mentis, Lame da rasoi, con Joker.
Tra 2009 e 2012 ha curato le antologie poetiche Retroguardie (Limina mentis), Demokratika, (Limina mentis), Tutti tranne te! (Limina mentis), Frammenti ossei (Limina mentis) e Labyrinthi (Limina mentis) e nel 2010 ha curato la raccolta interattiva Triumvirati (Limina Mentis). Tra 2008 e 2012 ha curato i volumi: Grecità marginale e nascita della cultura occidentale (Limina mentis), Cent'anni di Giovanni Vailati (Limina mentis), I Milesii (Limina mentis), Voci dall'Ottocento I II e III (Limina mentis), Benedetto Croce (Limina mentis), Voci dal Novecento I II III e IV (Limina mentis), Voci di filosofi italiani del Novecento (IF Press), La fortuna della Schola Pythagorica (Limina mentis) e Pragmata. Per una ricostruzione storiografica dei Pragmatismi (IF Press); come monografie sono usciti i suoi: Il pragmatismo analitico italiano di Mario Calderoni (IF Press, 2009), L'ontologia civica di Eraclito d'Efeso (Limina mentis, 2009) e Grecità marginale e suggestioni etico/giuridiche. I Presocratici (IF Press, 2012).
È direttore culturale della Limina mentis Editore; è direttore de L'arrivista - Quaderni democratici. In un'azienda della D. O. è logistico.

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Sangue, sapone e camicie di forza
di Cristina Canovi
con prefazione a cura di Luca Milasi
Limina Mentis Editore, Villasanta (MB), 2010
Collana: Rêverie
ISBN: 978-88-95881-28-7
Numero di pagine: 126
Costo: 11,00 €

Recensione a cura di Lorenzo Spurio
Collaboratore di Limina Mentis Editore

Dracula, Sweeney Todd, Jack lo Squartatore, Burke e Hare, personaggi terribili, scaltri omicidi, assassini instancabili che hanno occupato le pagine di testi letterari e adattamenti anche per la tv. In realtà più che di "personaggi" si dovrebbe parlare di "persone" dato che tutti gli illustri citati sono veri e che la storia ce li ha tramandati attraverso il racconto popolare, ma anche la letteratura. Esistenze al limite tra il reale e un mondo torbido, difficile da indagare, come nel caso di Jack lo Squartatore della Londra vittoriana come pure i dissacranti "ladri di cadaveri" Burke e Hare nella Scozia ottocentesca. La lista ovviamente sarebbe troppo lunga e per chi fosse interessato a conoscere qualcosa di più su alcuni di questi efferati serial killer, può leggere un mio articolo su Sweeney Todd, portato sulle scene dalla magistrale interpretazione di Johnny Depp, e uno su Burke & Hare. Mi sento di aggiungere però un serial killer tutto nostrano, forse poco conosciuto: la saponificatrice di Correggio.
Cristina Canovi, con alle spalle la pubblicazione di narrativa breve dal titolo Favole crudeli (Limina Mentis Editore, Villasanta, 2008), ritorna con un nuovo libro di difficile catalogazione in un genere particolare: Sangue, sapone e camicie di forza. E' un romanzo, è una raccolta di frammenti, è un'agenda, ma è anche un saggio di carattere storico-sociologico e un'attenta analisi su un tema molto caro a branche quali la Psicologia, la Psichiatria, il Diritto: la pazzia umana.
Il libro racconta in maniera liberamente adattata -come osserva la scrittrice al termine del romanzo- la storia della saponificatrice di Correggio, nome d'arte di Leonarda Cianciulli (1893-1970), che a causa della cattiva infanzia vissuta tra dolori, solitudini, maltrattamenti fisici e psicologici si trasforma in strega e in potente maga. Non solo. La sua cattiveria nei confronti del Mondo - forse una vendetta per i torti e i dolori subiti- si fa totalizzante e si trasforma in una spietata assassina: killer di persone deboli e facilmente assoggettabili, gente del popolo, e poi si diletta a produrre saponi di varia natura con le carcasse sciolte in appositi liquidi corrosivi. Il sangue, invece, lasciato condensare e unito ad altri ingredienti "naturali" diventa la base per la produzione di pasticcini da mangiare e da far mangiare, analogamente al personaggio di Mrs. Lovett in Sweeney Todd. Ma la Canovi è attenta a chiarire in più punti del libro la causa principale di tanta spietatezza nella donna: sua madre aveva previsto per lei un determinato uomo da sposare, ma lei rifiutò e sposò un uomo di sua scelta e così sua madre -anch'essa una sorta di strega- la maledette annunciandole la morte di tutti i suoi figli. In realtà molti dei figli di Leonarda Cianculli morirono e, per mettere fine a questa strage innocente causata dalla magia e dalla maledizione di sua madre, decise di uccidere gli altri.
L'intero racconto viene fatto da Ardilia, la serva della maga di Correggio, che affetta da pazzia incontenibile - complice le tragiche immagini che ha dovuto sopportare stando alle dipendenze della potente assassina - viene rinchiusa in un manicomio, quelli che oggi definiamo "ospedali psichiatrici", anche se non è propriamente la stessa cosa. E' proprio qui che il libro da romanzo si trasforma in saggio: la Canovi affronta un discorso di carattere storico particolarmente importante - già nel preambolo- facendo riferimento alla Legge Basaglia che, oltre alla chiusura dei manicomi e alla abolizione di questo genere di strutture, portò a una serie di novità importanti: "[La legge] ha finalmente chiarito che l'obiettivo della psichiatria non è la difesa della società dei folli, troppo spesso equiparati ad elemento di disordine e di pericolo, ma la cura dei disturbi mentali, attraverso una prassi corretta, etica e scientifica" (p. 8)
Nella parte conclusiva la Canovi riporta la storia reale di Leonarda Cianciulli, soffermandosi sulle vicende che contribuirono a trasformarla in un mostro e al suo processo che si tenne a Reggio Emilia nel 1946. Segue un apparato bibliografico sulla figura di questa terribile assassina - segno evidente che la critica si è molto occupata di questo caso- e sugli istituti psichiatrici dove spiccano, tra le varie opere, due libri della poetessa milanese Alda Merini.
Se da una parte la Canovi ci consegna una storia realmente accaduta e poco conosciuta, quella di una sadica, di una assassina spietata della provincia emiliana, dall'altra ci fornisce però anche il metodo correttivo (non per lei, ma per la sua serva Ardilia). Si tratta, però, come spesso accade di un sistema correttivo insufficiente, incapace a far fronte ai reali problemi psichici della donna che, dal momento del suo arrivo alla struttura, verrà imbottita, placata e alimentata di medicinali che la terranno vigile ma che contribuiranno a deprimerla ulteriormente.
Ringrazio Cristina Canovi perché con questo libro è riuscita a farmi riflettere su vari elementi. Credo, infatti, che sia questo il compito di ciascun libro.

Chi è l'autrice?
Cristina Canovi è nata a Reggio Emilia. Laureata in Lettere Moderne a Bologna e in Psicologia a Cesena, attualmente insegna materie umanistiche nelle scuole medie. Ha esordito nella collana Revêrie edita da Limina Mentis con la raccolta di racconti Favole crudeli, di cui ho scritto una recensione disponibile qui.
Appassionata lettrice e cinefila, cita tra i suoi scrittori preferiti Roal Dahl, Richard Matheson, Joe R. Lansdale, Philip Dick, Rod Sterling, Milan Kundera, Stephen King, Raymond Queneau, Georges Perec, Daniel Pennac, Oscar Wilde, Ray Bradbury, Dino Buzzati, Carlo Lucarelli, Eraldo Baldini. Tra i registi più amati: Tim Burton, Quentin Tarantino, Woody Allen, Sam Raimi, Peter Jackson.

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"Le verità donate" di Annalisa Margarino

Angelo, il protagonista del racconto, uomo inquieto e malinconico, dopo la morte di Lucia, la donna che l'aveva amato e che, in vita, lo aveva incoraggiato a lungo a mettersi in ascolto di sé e della sua verità, ha scelto un luogo privilegiato per mettersi in ascolto: la Bocca della Verità.
Qui, tra domande e soste esistenziali, osserva i turisti e ascolta le loro personali verità: la verità di Tommaso, un bambino spaventato che ha paura di mettere la mano nella Bocca; la verità della madre di Tommaso, donna sola e forte; la verità di un giudice e un avvocato che dialogano con la verità della madre di un carcerato; la verità di un religioso senza dubbi; la verità della 'banda dell'equità'; la verità di un gruppo di traditori. Ascolta storie e raccoglie verità di vita, registrando sul suo taccuino personale pezzi di verità e confidando a Lucia le sue progressive scoperte.
Trascorre le giornate tra la propria casa a Testaccio e la Bocca della Verità, in attesa che la propria verità venga fuori e che, solo alla fine, potrà scoprire davanti al Tevere. La sua verità è la vita che non ha mai fatto scorrere, la verità che Lucia gli aveva sempre supplicato di ascoltare.
Sostando presso la Bocca, Angelo scopre che ognuno nella vita è 'mendicante di verità' e, al tempo stesso, donatore di verità. Le verità delle singole esistenze crescono insieme e nell'ascolto reciproco.
Prima o poi ognuno è costretto a vivere l'impatto con la propria verità. Il trucco non consiste nell'evitarla e nel mettersi in fuga, ma nel porsi in ascolto di sè e degli altri, con un atteggiamento disponibile e, al tempo stesso, leggero, perché "la verità è leggera".

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"Un bacio da... 10 anni"
di Raffaele Leggerini
Edizioni Eracle
Pagg. 209
€ 15.00
ISBN: 978 88 96561 36 2

Attraverso questo libro l'autore Raffaele Leggerini ci porta a conoscenza di una storia giovanile avvenuta in un liceo nel 1987 i cui protagonisti sono un professore di nome Alessandro Rivelli ed un'allieva di nome Chiara Donati.
Tema centrale del romanzo è l'amore celato, velato ed al contempo irrinunciabile da viversi tra il maturo professore e la ragazzina appena maggiorenne.
Il tempo scorre inesorabile, ma l'amore è sempre più inaffondabile; solo il fatto che il professore è sposato ed ha un figlio pone inizialmente e anche poi, delle remore all'amore che esplode tra i due.
"Un bacio da... 10 anni": un libro che emoziona, scritto in un linguaggio giovanile che cattura il lettore fino all'ultima pagina, fino alla scoperta di un finale non scontato.
"Un bacio da... 10 anni": un libro moderno, allegro, scorrevole ed attuale.

Recensione di Sara Rota

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Tommaso Carbone
Niente è come sembra

La notte del 20 febbraio del 1989 Lucia trova, nel bagno di casa, i corpi senza vita della figlia Miriam e del suo fidanzato Francesco. Il referto medico parla di morte per elettrocuzione provocata dal cattivo funzionamento di uno scaldabagno e la polizia chiude subito il caso. La madre di Francesco è però convinta che la morte dei ragazzi non sia accidentale. Dopo una serie di contraddittorie perizie, si rivolge a Max Ferretti, titolare di un’agenzia investigativa ed ex poliziotto, espulso dal corpo per aver sparato deliberatamente a un pericoloso, ma disarmato serial killer. Quando i corpi vengono riesumati, Miriam presenta una frattura all’osso ioide… Chi ha ucciso i due giovani? E soprattutto, perché? Scampando miracolosamente a un attentato, tra reticenze e probabili collusioni politiche, toccherà al consumato investigatore e a Gaia, sua giovane socia, scoprire i colpevoli e dimostrare che spesso nella realtà Niente è come sembra.

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"Pensieri Minimi e massime"
Marcuccio Emanuele
Photocity, 2012
ISBN 978-88-6682-240-0

Questa breve raccolta di pensieri non ha, come spesso accade in opere compilative di aforismi, un intento filosofico, o sociologico o satirico. Non è un trattato organico: la sua brevità e la sua insistenza su pochi temi le danno più l’aspetto di una serie di annotazioni spontanee, del tutto casuale ed estemporanea. Il tema centrale della raccolta è però la poesia di cui l’autore cerca di definire l’essenza, indagandone, con acuto intuito e sincero trasporto, le segrete forze generatrici, le caratteristiche, lo sviluppo, le finalità, individuando nel compiersi del processo comunicativo il suo più autentico senso. Pensieri minimi e massime di Emanuele Marcuccio quindi, lungi dall’avere obiettivi trattatistici, si presenta piuttosto come opera a metà fra il manifesto della propria poetica e un diario interiore, costituendo un prezioso corollario alla sua produzione letteraria attraverso il quale è possibile entrare nell’animo e nella natura più riservata di questo scrittore emergente per conoscerne tanto gli aspetti umani quanto le motivazioni artistiche. Dalla prefazione di Luciano Domenighini Emanuele Marcuccio, poeta palermitano con alle spalle la silloge poetica Per una strada (SBC Edizioni, 2009), esordisce come acuto pensatore ed esegeta della realtà. In questa raccolta sono contenute apprezzabili considerazioni sulla vita, la morte, il dolore e il senso della felicità. Non mancano però significativi pezzi che si riferiscono direttamente al campo della letteratura, alla poesia in particolare, che da sempre è stata declamata come la forma più pura e sensibile dell’espressione umana. Dalla postfazione di Lorenzo Spurio

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