Far Rivivere una Lingua:

L’Esempio del Cornico

 

di Francesco Felici

 

 

In quella che io definisco la mia glottofilia patologica, un posto molto speciale è riservato all’interesse per la cosiddetta "pianificazione linguistica", ossia quella disciplina che comporta, in misure diverse, l’intervento dell’essere umano sull’evoluzione o la creazione di una lingua. Il caso più blando e più consueto di pianificazione linguistica è quello di standardizzazione di una lingua nazionale ad opera, quasi sempre, di istituzioni specializzate o "accademie", mentre il caso più estremo è quello della creazione a tavolino di una lingua completamente nuova (le cosiddette lingue artificiali, ad esempio l’Esperanto).

Tra questi due estremi c’è però un caso di pianificazione linguistica che ha certemente un fascino tutto particolare: far rivivire e rimettere in uso una lingua morta. L’esempio più noto e più riuscito di una tale rivitalizzazione è quello di Israele (di cui ci occuperemo nei prossimi numeri), la cui lingua ufficiale altro non è che l’ebraico biblico rimodernato e rimesso in uso come lingua di comunicazione nel XX sec., dopo la nascita dello stato indipendente. Altri esempi importanti sono quelli di due delle sei lingue celtiche attualmente in uso: la lingua dell’isola di Man e il cornico, lingua della Cornovaglia, di cui ci occuperemo in questo articolo.

 

 

I. Cenni Storici sulla Lingua Cornica

 

Il cornico è una lingua indoeuropea appartenente al ramo celtico, a sua volta suddiviso in due sottogruppi, ognuno contenente tre lingue. Più precisamente:

Le lingue celtiche sono quindi sei, tutte minoritarie purtroppo, e tutte più o meno minacciate dalle grandi lingue nazionali che le circondano (o meglio sarebbe dire "rinchiudono"). Due di queste sei lingue, il gaelico di Man e il cornico, sono attualmente in fase di rivitalizzazione dopo essere state lingue morte, o quasi [1], per un lungo periodo.

 

1. Le fasi del cornico

Secondo George (1993) le fasi storiche principali della lingua cornica sono quattro:

  • Cornico primitivo (600-800): fase più antica per la quale non esistono documenti scritti.

  • Cornico antico (800-1200): gli esempi giunti fino a noi della lingua della prima fase di questo periodo sono pochissimi. Da citare comunque sono le glosse a quello che si chiama Vangelo di Bodmin. Alla seconda fase del periodo antico, per la precisione intorno al 1100, risale invece un corpus di parole chiamato Vocabularium Cornicum, sorta di dizionario latino-cornico, opera fondamentale per la conoscenza della lingua del periodo.

  • Cornico medio (1200-1575): periodo importantissimo per la lingua, alla seconda metà del quale risale l’ottanta per cento della letteratura tradizionale cornica. Da citare sono senz’altro: a) Pascon agan Arluth (Passione di Nostro Signore), una delle prime rappresentazioni a tema religioso [2] dell’epoca (1359), composta da 259 strofe di otto versi; b) Ordinalia Cornica, lungo dramma a tema religioso in tre parti dai titoli in latino: Origo Mundi (Origine del mondo), Passio Domini (Passione di Nostro Signore), Resurrectio domini (Resurrezione di Nostro Signore); c) Bewnans Meryasek (La vita di Meryasek), l’opera secondo Ellis (2002) più significativa dal punto di vista letterario. Si tratta ancora una volta di una rappresentazione a tema religioso, o meglio, agiografico, visto che descrive la vita di Meriasek, vescovo di Vannes, in Bretagna, che fu missionario in Cornovaglia e poi santo patrono di Camborne. Il manoscritto è del 1504 ma fu scoperto soltanto nel 1869. Ma è in questo periodo che il cornico subisce il primo di una serie duri colpi che gradualmente lo avrebbero portato all’estinzione: con l’avvento della Riforma infatti il cornico scomparve dai servizi religiosi, che dovevano essere obbligatoriamente tenuti in inglese.

  • Cornico tardo (1575-1800): è il periodo che da una parte segna l’inizio del declino della lingua ma dall’altra anche la presa di coscenza che bisognava fare qualcosa per impedirne l’estinzione. Così, tra il 1660 e il 1730, un gruppo di eruditi della zona di Newlyn (in seguito definito La Scuola di Newlyn), località del sud-ovest della Cornovaglia, compreso il rischio che la lingua stava correndo, si mise al lavoro per cercare sia di raccogliere e trascrivere tutto il materiale fino a quel momento tramandato oralmente, sia di usare la lingua in modo attivo per cercare di tenerla viva. Raccolsero racconti e ballate popolari, scrissero molto materiale inedito, tradussero parti della Bibbia e portarono avanti corrispondenze tra di loro solo ed esclusivamente in cornico. Da citare tra di loro sono John Keigwin of Mousehole (1641-1710), figura centrale e guida del gruppo, ma anche William Gwavas, John e Thomas Boson, Thomas Tonkin e Oliver Pender, ognuno dei quali contribuì enormemente ad arricchire il patrimonio della lingua. Potremmo forse dire che la fase conclusiva del cornico tradizionale, ossia il lavoro della Scuola di Newlyn, benché non abbia raggiunto l’intento di salvare il cornico dall’estinzione, costituisce comunque la fase iniziale, o forse è meglio dire primitiva, del cornico rivitalizzato. Il XVIII secolo fu l’ultimo periodo in cui il cornico fosse usato come lingua di comunicazione e nella seconda metà del secolo i parlanti non bilingui (cornico/inglese) erano ormai pochissimi. A questo si aggiunge anche il fatto che per la maggioranza della popolazione l’essere cornico implicava appartenere ad una classe inferiore, a un gruppo emarginato. Tutti volevano essere inglesi, e così i genitori smisero di parlare cornico ai loro figli affinché questi non imparassero una lingua che li avrebbe fatti considerare degli inferiori e degli ignoranti. La decadenza fu inarrestabile e una fonte del 1722 attesta che in una località della costa erano soltanto i pescatori e i minatori a parlare cornico. Per l’ultima fase della lingua cornica tradizionale da menzionare è anche il lavoro dello studioso gallese Edward Lhuyd. Nel 1707, dopo aver imparato il cornico anche attraverso i contatti con la Scuola di Newlyn, Lhuyd pubblicò un libro dal titolo Archaelogia Britannica una parte del quale era costituita da una grammatica cornica, una specie di manuale, il primo mai pubblicato per l’apprendimento del cornico. In seguito Lhuyd, con l’aiuto di Tonkin e Gwavas, redasse anche un dizionario che però fu pubblicato soltanto alla fine del secolo da William Pryce, che lo incluse nel suo volume Archaelogia Cornu-Britanica (1790) insieme anche alla grammatica pubblicata in precedenza da Lhuyd. Gli ultimi parlanti di cornico sono segnalati tra il 1768 e il 1794, dopodiché l’avvento dell’industrializzazione del XIX secolo cancellò definitivamente il cornico come lingua di comunicazione. La parlata cornica comunque non si estinse completamente con la fine ‘700. Nell’800 infatti sono segnalati comunque almeno tre parlanti madrelingua, l’ultimo dei quali morì nel 1891.

 

II. La Rinascita

1. La ricerca sul cornico nel XIX secolo

Al contrario della lingua, l’interesse per il cornico non si estinse mai e l’800 vide la pubblicazione di moltissimo materiale. Da segnalare è certamente l’opera di Edwin Norris e Whitley Stokes che pubblicarono e tradussero le opere più importanti del periodo del Cornico Medio, i cui manoscritti giacevano da tempo dimenticati nelle sale del British Museum. Norris pubblicò nel 1859 il libro The Ancient Cornish Drama, una trascrizione con traduzione dei tre drammi che costituivano l’Ordinalia, e Stokes fece lo stesso con Pascon agan Arluth (1860-61) e Gwyrans an Bys (La creazione del mondo, 1864).

Importante è anche il primo dizionario completo della lingua, Lexicon Cornu-Britannicum, pubblicato nel 1865 dal gallese Robert Williams, tra l’altro anche scopritore del manoscritto dell’opera Bewnans Meryasek, in seguito (1872) tradotta e pubblicata da Stokes. E fu ancora Stokes a pubblicare A Cornish Glossary, un supplemento al Lexicon contenente oltre duemila parole, tutte provenienti da manoscritti scoperti qualche anno dopo la pubblicazione del dizionario di Wlliams. Un altro dizionario uscito all’epoca è quello iniziato dal reverendo John Bannister, autore anche dell’importante glossario A Glossary of the Cornish Place Names, e portato a termine da Frederick Jago, che lo pubblicò nel 1887 con il titolo English-Cornish Dictionary.

Ma nonostante tutto ciò il cornico continuava ad essere considerata una lingua morta e l’interesse della popolazione per il materiale pubblicato era pressoché nullo. A dare un’ulteriore colpo alla memoria nazionale e linguistica della Cornovaglia, arrivò anche la riforma scolastica del 1870 che eliminò l’insegnamento della storia cornica da tutte le scuole del paese. La memoria dello spirito cornico sembrava quindi definitivamente perduta, finché un giorno...

 

2. Far rivivere una lingua: Jenner, Morton Nance e gli altri

All’inizio del XX secolo l’idea che il cornico potesse tornare a vivere sembrava nient’altro che un’assurdità. Tutti i parlanti nativi erano ormai morti e gli unici a conoscere e ad occuparsi della lingua erano gli studiosi, tra l’altro pochissimi.

Ma come in altri casi simili, bastò un solo uomo per dimostrare che ciò che sembrava assurdo era in realtà attuabile. Quest’uomo si chiamava Henry Jenner (1848-1934). Considerando inaccettabile il fatto che i cornici avessero perduto completamente le loro radici celtiche e vivessero nella più completa ignoranza della loro lingua, cultura e storia, Jenner decise di ridare al suo popolo uno degli strumenti nazionali per eccellenza, quello che più di tutti avrebbe fatto rivivere la coscienza nazionale cornica: la lingua. Le motivazioni di Jenner sono chiaramente esposte nel suo libro Handbook of the Cornish Language, pubblicato nel 1904:

Perché mai i cornici dovrebbero imparare il cornico? Non è certo un lingua che fa fare soldi, e non ha nemmeno un’utilità pratica, la letteratura poi è molto ridotta e manca di valore ed originalità. La domanda è più che giusta, la risposta è semplice. Perché sono cornici.[3]

Tutto cominciò nel 1873, quando Jenner, studioso di cornico e di altre lingue celtiche (conosceva anche il bretone) e impiegato presso il British Museum, tenne una conferenza presso la Philological Society dal titolo "The Cornish Language" (La lingua cornica). Tre anni dopo, nel 1876, tenne, di fronte alla British Archaeological Society, una seconda conferenza dal titolo "The History and Literature of the Ancient Cornish Language" (Storia e letteratura della lingua cornica). L’impatto di queste due conferenze fu estremamente positivo e Jenner riuscì ad accendere la scintilla dell’interesse tra gli studiosi inglesi, molti dei quali non avevano mai sentito parlare dell’esistenza di una lingua cornica. Nel suo intento di riportare in vita la lingua Jenner, in un modo che ci fa un po’ pensare al norvegese Ivar Aasen [4], viaggiò molto attraverso la Cornovaglia intervistando tutti quelli che ricordavano qualcosa della lingua e raccogliendo in questo modo parole, frasi, canzoni. Per attirare l’attenzione sullla questione linguistica, Jenner organizzò nel 1877 una cerimonia in occasione del centenario della morte di Dolly Pentreath, miticamente ma erroneamente considerata come l’ultima parlante di cornico, dopo la morte della quale la lingua si sarebbe definitivamente estinta. La cerimonia ebbe molto successo e il vescovo della città di Truro, per dimostrare il suo apprezzamento e il suo sostegno alla lingua cornica, inviò a sorpresa un messaggio di congratulazioni in cornico, e lo stesso fece l’editore bretone della Revue Celtique, pubblicazione molto importante in ambito celtico.

Nel 1901 Jenner fondò la Cowethas Kelto-Kernuak (Società Celtico-Cornica), il primo vero movimento di supporto alla lingua, e due anni dopo, in qualità di membro del Gorsedd [5] bretone, fu invitato in Bretagna al congresso dell’Union Regionaliste Bretonne, in occasione del quale fece il suo intervento in cornico. L’avvenimento fu importante perché era la prima volta che la lingua veniva utilizzata in occasione di una cerimonia pubblica, tanto più di fronte ad una platea non cornica ma bretone che comunque non ebbe problemi a capire la conferenza, confermando che, nonostante i secoli e la distanza, il cornico e il bretone erano ancora molto vicini l’uno all’altro.

L’anno successivo segnò un’altra tappa importante nel riconoscimento del cornico: oltre a riuscire a far accettare coloro che avevano imparato il cornico dal Gorsedd gallese (quello cornico sarebbe stato fondato solo successivamente), Jenner propose anche la candidatura della Cornovaglia per il Congresso Celtico [6] e questo, nonostante alcuni oppositori che affermavano che la Cornovaglia ormai non era più celtica, accettò. Grazie al lavoro di Jenner la Cornovaglia era di nuovo riconosciuta come nazione celtica e il cornico cominciava a non essere più considerato un lingua morta, un risultato certo notevole se si pensa che prima di lui lo spirito celtico cornico era in pratica inesistente.

Visto l’interesse sempre crescente per il cornico, il segretario della Società Celto-Cornica suggerì a Jenner di scrivere un manuale che permettesse di imparare la lingua in modo semplice ed accessibile. Nacque così il libro Handbook of the Cornish Language che mise definitivamente il cornico alla portata di un pubblico anche non accademico.

Ma c’è un altro personaggio il cui lavoro, ispirato e sostenuto da Jenner, avrebbe avuto un ruolo fondamentale nella rivitalizzazione del cornico: Robert Morton Nance (1873-1959). Nato nel 1873 da genitori cornici, Nance cominciò a corrispondere in cornico con Jenner nel 1909 e furono proprio loro due insieme ad altri tre sostenitori della lingua, tra i quali R. St. V. Allin-Collins, prolifico autore di racconti in cornico, a ridare veramente vita al cornico parlato.

Ma la diffusione crescente del cornico scritto mise i suoi sostenitori di fronte ad un problema fondamentale: l’unificazione dell’ortografia. Fino a quel momento la lingua era stata scritta seguendo la pronuncia, quasi una trascrizione fonetica, e l’ortografia variava notevolmente da un autore all’altro. Morton Nance si mise allora al lavoro per cercare di creare un’ortografia unica che desse alla lingua uno status più ufficiale ma allo stesso tempo la rendesse anche di più facile apprendimento. Per fare ciò decise innanzitutto di escludere il Cornico Tardo, troppo influenzato dall’inglese, sia a livello di prestiti che a livello ortografico, e di basarsi invece sui testi letterari tradizionali del Cornico Medio. Si trattava non solo di creare una nuova ortografia, ma anche un nuovo vocabolario che potesse esprimere al meglio le esigenze della vita moderna. Nella creazione delle parole così, quando i testi in Cornico Medio non fornivano il vocabolo necessario, Jenner faceva allora riferimento ai testi in Cornico Tardo o, in casi più estremi, creava lui stesso la parola a partire dalle forme bretoni o gallesi. Il lavoro fu difficile e lunghissimo, e i risultati si sarebbero visti soltanto nel 1929.

Dato il successo che la lingua stava riscuotendo, nel 1928 Jenner decise che era arrivato il momento di creare un proprio Gorsedd (fino a ad allora i cornici avevano fatto capo al Gorsedd gallese) e così il 21 di settembre di quello stesso anno si tenne a Boscawen-un, località nei pressi di St. Buryan, nella Cornovaglia occidentale, il primo Gorsedd cornico (Gorsedh Kernow), con Jenner come Grande Bardo di Cornovaglia. Da allora il Gorsedh, se si esclude il periodo della guerra, si è riunito ogni anno. Per diventare bardo ed essere ammesso bisogna essersi particolarmente distinti per il lavoro svolto nell’ambito della cultura cornica, e più precisamente nei settori di materie umanistiche, musica, letteratura, storia e archeologia. Altro modo per diventare bardo è superare i quattro esami di lingua del Cornish Language Board, esami che possono essere sostenuti anche per corrispondenza dopo aver seguito i corsi della Kernewek dre Lyther (Cornico per Corrispondenza, v. Coclusione). Come chi mi conosce sospetterà, diventare bardo è una delle mie prossime ambizioni...

Anche l’anno seguente, il 1929, è una data fondamentale nella storia della rivitalizzazione del cornico. È proprio in quest’anno che vede infatti la luce il libro Cornish for All (Cornico per tutti) di Robert Morton Nance, manuale di cornico basato sulla nuova ortografia elaborata da Morton Nance negli anni precedenti. Tale ortografia, chiamata Cornico Unificato e immediatamente accettata da tutti coloro che usavano la lingua, sarebbe rimasta l’unica ufficialmente riconosciuta per oltre cinquant’anni, fino più o meno alla metà degli anni ’80.

Intanto la lingua acquistava sempre più terreno e andava coinvolgendo un numero sempre crescente di appassionati. Al Congresso Celtico tenutosi a Truro nel 1932, ben otto partecipanti fecero il loro intervento in cornico e fu perfino messa in scena un’opera teatrale di Morton Nance dal titolo An Balores (Il gracchio).

L’anno seguente segnò la nascita del primo movimento politico di matrice cornica chiamato Tyr ha Tavas (Terra e Lingua) che avviò una battaglia per il riconoscimento della Cornovaglia come entità nazionale e del cornico come lingua viva. Il movimento, che a partire dal 27 agosto 1933 istituì anche un servizio religioso in cornico, esercitò un notevole influsso sulla popolazione contribuendo ulteriormente a risvegliare il sentimento e la volontà di appartenere a una nazione celtica. Il desiderio di imparare la lingua un tempo nazionale crebbe sempre più e nel 1933 la Federation of Old Cornwall Societies inaugurò corsi di lingua in altre sette città.

Alla morte di Henry Jenner, nel 1934, la carica di Gran Bardo del Gorsedd cornico fu assegnata a colui che agli occhi di tutti era il suo erede naturale: Robert Morton Nance. Nello stesso anno Morton Nance pubblicò, con la collaborazione di A.S.D. Smith, fondatore l’anno precedente della rivista interamente in cornico Kernow (Cornovaglia), il dizionario An English-Cornish Dictionary, seguito nel 1935 dal monumentale Cornish-English Dictionary, che lo stesso Morton Nance considerava la grande opera della sua vita.

La guerra portò alla sospensione degli incontri annuali del Gorsedh ma le pubblicazioni in e sul cornico continuarono. A.S.D. Smith, che per tutta la durata della guerrà avrebbe portato avanti una corrispondenza in cornico con Edwin Chirgwin [7], pubblicò nel 1939 una grammatica cornica completa con esercizi dal titolo Cornish Simplified (Cornico semplificato), e dello stesso anno è Lyver an Pymp Marthus Seleven (Libro dei cinque miracoli di Seleven), racconto popolare sulla vita di un santo di Cornovaglia.

Dopo la guerra il movimento di rivitalizzazione del cornico continuò a crescere, incrementando sempre più anche il risveglio di una coscienza nazionale. Nel 1951 fu fondato il movimento Mebyon Kernow (Figli di Cornovaglia), che negli anni ‘60 sarebbe diventato un partito politico di impronta nazionalista, con l’intento di sostenere e sviluppare lo spirito nazionale cornico e promuovere gli interessi della Cornovaglia e del suo popolo. Ma il vagheggiare una nazione cornica non poteva fare altro che accrescere ulteriormente l’interesse per la lingua e così gli anni ’50 videro la nascita di altri due periodici interamente in cornico ad opera di Richard Gendall: An Lef (La voce, 1952-1984), e Hedhyu (Oggi, 1956-1961).

Ma uno degli avvenimenti più importanti nel movimento dalla fine della guerra fu senz’altro l’istituzione nel 1967 della Kesva an Tavas Kernewek, in inglese The Cornish Language Board, una sorta di accademia della lingua, sicuramente l’istituzione più importante per la promozione e la diffusione del cornico, riconosciuta e sostenuta anche dal Gorsedh e dal Cornwall Education Committee. An Kesva ha il merito di aver dato alla lingua uno status ancora più ufficiale, di averla resa materia d’esame e di aver creato dei diplomi di cornico, ed è attualmente l’unica istituzione da cui si possa ottenere un riconoscimento ufficiale di conoscenza della lingua.

Nel 1979 The Cornish Language Board contribuì alla creazione dell’associazione Cowethas an Yeth Kernewek, in inglese The Cornish Language Fellowship (Associazione per la Lingua Cornica) che si assunse l’onere di pubblicare il mensile An Gannas (L’Ambasciatore), fondato nel 1976, attualmente il maggiore periodico in cornico. Altro lavoro importante dell’Associazione fu la pubblicazione nel 1984 di un rapporto sullo stato della lingua, secondo il quale ben cinque scuole elementari e due scuole medie avevano inserito il cornico come materia opzionale.

Un passo avanti nella pedagogia del cornico fu fatto con la nascita dell’organizzazione Dalleth (Inizio) il cui intento era quello di creare strumenti e occasioni per insegnare il cornico ai bambini. Dalleth pubblicò molti libri per ragazzi in cornico e lanciò il mensile per bambini Len ha Lyw. Si impegnò poi molto nella creazione di gruppi di gioco in cornico nelle scuole materne, nonostante le molte difficoltà, e nella produzione di strumenti (cassette musicali o poesie in lingua) che stimolassero l’interesse dei bambini per la lingua. A Dalleth si aggiunse nel 1987 l’associazione Agan Tavas (La nostra lingua), il cui intento primario era proprio la promozione del cornico parlato come mezzo di comunicazione tra i giovani.

Del 1984 invece è la nascita della scuola di cornico per corrispondenza Kernewek Dre Lyther (Cornico per corrispondenza), i cui corsi sono organizzati anche in funzione degli esami del Cornish Language Board. La KDL ha recentemente aperto anche una pagina web e i corsi si possono fare anche per via telematica, cosa che ha ulteriormente facilitato la diffusione della lingua e attratto molti studenti da diverse parti del mondo (compreso me!).

Importante poi il 1988, quando l’Ufficio per le Lingue Minoritare della Comunità Europea assegnò un finanziamento al Cornish Language Board: era la prima volta dalla sua nascita che il movimento di rivitalizzazione della lingua riceveva un finanziamento ufficiale, al quale ne seguì poi un altro assegnato dal Consiglio della Contea di Cornovaglia.

Ma il 1988 è anche l’anno della fine del monopolio del Cornico Unificato di Morton Nance come ortografia ufficiale, dell’inizio delle grandi diatribe linguistiche e della conseguente rottura dell’omogeneità del movimento.

 

III. Le Diatribe Linguistiche: Quale Cornico?

Fin da i suoi esordi all’inizio del secolo scorso, il movimento di rivitalizzazione del cornico era sempre stato più o meno omogeneo, senza particolari diatribe né tanto meno scissioni. L’idea alla base di tutto era semplicemente quella di far tornare a vivere la lingua nazionale della Cornovaglia e il desiderio intenso di vedere questo sogno realizzato aveva tenuto lontani le discussioni e i disaccordi. L’ortografia del Cornico Unificato di Robert Morton Nance era ormai accettata da tutto il movimento e nonostante alcuni accademici l’avessero criticata su diversi punti, per oltre cinquant’anni rimase l’unica ortografia ufficiale possibile.

Ma all’inizio degli anni ’80 i moti di insoddisfazione nei confronti del Cornico Unificato sembrarono acquistare forza. Proprio in questi anni Richard Gendall, autore di uno dei manuali di cornico all’epoca più usati, Kernewek Bew (Cornico vivo), si rivolse alla Kesva esortandola a prendere in considerazione le critiche mosse già nel 1972 nei confronti dell’ortografia di Morton Nance dallo studioso di lingue celtiche Tim Saunders. La Kesva non dette peso alla richiesta di Gendall e questi, deluso ma non scoraggiato, si ritirò per preparare la sua controffensiva. Lo ritroveremo tra poco. Ma Gendall non fu l’unico e voler rinnovare e migliorare la lingua.

 

1. Il Cornico Comune di Ken George

Nel 1986 andò mettendosi in evidenza una delle figure più significative dell’ultimo ventennio del movimento: Ken George. Laureato in studi celtici all’università di Brest, in Bretagna, usava (usa, è ancora vivo!) correntemente sia il Cornico Unificato che il bretone e proprio nel 1986 pubblicò il libro Pronunciation and Spelling of Revised Cornish (Pronuncia e ortografia del cornico riveduto), opera che avrebbe costituito la base della nuova versione di cornico che di lì a poco George avrebbe proposto. D’accordo con Morton Nance sul fatto che il nuovo cornico avrebbe dovuto basarsi sul Cornico Medio, servendosi dell’informatica e di tutta la letteratura disponibile, George rianalizzò l’ortografia della lingua tradizionale cercando di ricostruire al computer la pronuncia dei secoli XIV e XV, pubblicando poi i risultati del suo lavoro nel libro citato sopra.

La Kesva manifestò subito interesse per il nuovo sistema proposto da George e nel 1987 lo adottò ufficialmente in sostituzione del Cornico Unificato (che comunque rimase materia d’esame per coloro che lo desideravano). Il nuovo sistema fu inizialmente chiamato Cornico Fonematico ma poi il nome fu cambiato in Kernewek Kemmyn (Cornico Comune, CC). Nel 1988 il Gorsedh Kernow stabilì i testi dei partecipanti ai concorsi linguistici potevano essere scritti sia in CU che in CC, e questo non poté altro che consacrare definitivamente l’ufficialità del nuovo sistema di Ken George.

Naturalmente tale decisone mandò su tutte le furie i sostenitori del CU. Richard Jenkin, ex Gran Bardo del Gorsesdh, dichiarò che, benché il CU avesse bisogno di correzioni ed emendamenti, la soluzione migliore non era certo il sistema di George, troppo influenzato dal bretone e inaccettabile per coloro che erano abituati ad usare il CU. Altro critico severo del CC è stato ed è Nicholas Williams, certamente il più attivo in questo senso, anche perché, oltre a criticare, ha anche proposto un’alternativa concreta. Ne parleremo in modo più approfondito tra poco.

Nonostante le critiche, comunque, il CC è andato sempre più prendendo piede ed attualmente la maggioranza delle istituzioni a sostegno della lingua hanno parzialmente abbandonato il CU in favore del sistema di George.

 

2. Il Cornico Moderno di Richard Gendall

 

Dopo che le sue proposte per una modifica del CU erano state rifiutate dalla Kesva, Richard Gendall si mise al lavoro per affrontare il problema a modo suo. Dopo un periodo di ulteriore ricerca e riflessione, arrivò alla conclusione che la nuova lingua rivitalizzata dovesse essere costruita sulla base del Cornico Tardo. La soluzione migliore, e più logica, per Gendall era quindi di far rivivere la lingua nella forma che aveva nel momento della sua estinzione, nel periodo 1650-1800, come a creare una sorta di continuità nella sua storia e a darle la possibilità di riprendere la sua naturale evoluzione dal punto in cui era stata interrotta. Gendall chiamò la versione di cornico che voleva riproporre Kernuack e poi Cornico Moderno (CM). L’idea di Gendall di ridare alla lingua la sua naturale continuità storica suscitò l’interesse anche di alcuni studiosi che appoggiarono il suo progetto, e così Gendall si mise al lavoro per adattare il Cornico Tardo alle esigenze della comunicazione moderna.

Insieme alla moglie fondò un centro culturale a Menheniot chiamato Teere ha Tavaz (Terra e Lingua) e cominciò a produrre materiale didattico (manuali, e addirittura cassette) per la sua versione della lingua. Da segnalare Deen Ahanan (Andiamo), il manuale più ampio e completo di CM, concepito per sostituire il vecchio manuale di CU che Gendall aveva scritto anni prima, quando era ancora un sostenitore della versione della lingua creata da Morton Nance. L’associazione lanciò anche una pubblicazione trimestrale, Teere ha Tavaz, e nel 1997, a coronamento di un lavoro durato oltre dieci anni, il dizionario completo English-Cornish Dictionary.

Ma ciò nonostante il CM di Gendall rimane comunque quello che ha riscosso meno seguito, non riuscendo mai ad entrare veramente in competizione con CU e CC per diventare la versione definitiva e ufficiale della lingua cornica.

 

3. Il Cornico Unificato Riveduto di Nicholas Williams

Ma nonostante la nascita delle due nuove versioni di cornico, moltissimi erano ancora coloro che credevano nel CU di Morton Nance. Nel 1989 Rod Lyon, figura di spicco del movimento di rivitalizzazione della lingua, pubblicò un opuscolo dal titolo Authentic Cornish (Cornico autentico) in cui affermava che il CU aveva funzionato perfettamente per oltre cinquant’anni e che non valeva la pena abbandonarlo. La cosa da fare, semmai, era revisionarlo, migliorarlo, epurarlo degli errori e delle anomalie di Morton Nance.

Nello stesso anno, un gruppo di sostenitori del CU guidato da P.A.S. Pool e Richard Jenkin cercò di trovare un compromesso con i sostenitori del CC del Cornish Language Board ma il compromesso fu rifiutato e la Kesva rimase ancorata al Kernewek Kemmyn di Ken George. Per controbilanciare l’influsso della Kesva, l’associazione Agan Tavas, cui abbiamo accennato in precedenza, inizialmente creata per favorire l’apprendimento del cornico da parte dei bambini e dare la possibilità ai parlanti della lingua di potersi riunire per praticare, si convertì nel 1990 in vero e proprio organo di difesa e promozione del CU di Morton Nance.

È nel contesto di questa più o meno aspra battaglia linguistica che nel 1995 entrò in gioco il linguista Nicholas Williams. Esperto sia di CU, che aveva imparato da adolescente, trent’anni prima, vincendo anche un concorso letterario, e di gaelico d’Irlanda o irlandese, di cui era ed è professore all’Università di Dublino, Williams, rimasto a lungo inattivo nel movimento di rivitalizzazione del cornico, fu riscosso dalla sua parziale inattività, come egli stesso afferma [8], dall’adozione da parte del Cornish Language Board del Kernewek Kemmyn di Ken George. Nel 1995 Williams, studioso raffinato e competente quanto antipatico e presuntuoso (tanto risulta almeno dal tono dei suoi articoli e delle sue conferenze), dopo aver studiato a fondo le tre versioni di cornico proposte, ossia CU di Nance, CC di George e il CM di Gendall, pubblicò un libro dal titolo Cornish Today: an Examination of the Revived Language (Il cornico oggi: un’analisi della lingua rivitalizzata) in cui traeva le sue conclusioni, conclusioni che possiamo riassumere come segue:

  • Il Cornico Moderno di Gendall è da escludere in partenza, perché non ha senso basare il cornico rivitalizzato sul Cornico Tardo, lingua già in via di estinzione e con l’ortografia enormemente influenzata dall’inglese. La base deve essere il Cornico Medio, che grazie alla ricchezza della sua letteratura fornisce un’ottima base per la rielaborazione della lingua moderna.

  • Il Kernewek Kemmyn (Cornico Comune) di George pretende di basarsi sulla reale pronuncia del Cornico Medio, ricavata da George attraverso il computer, ma in realtà costruisce la sua fonologia su presupposti erronei, primo tra tutti quello che la pronuncia del cornico era molto vicina a quella del bretone e, in misura minore, a quella del gallese. A tale proposito Williams dimostra che la pronuncia del cornico fu in realtà molto influenzata da quella inglese dopo la conquista normanna (1066), quando, molto cornici di madre lingua anglo-sassone, riadottarono il cornico come lingua di comunicazione.

  • Soluzione: continuare ad usare il Cornico Unificato ma epurandolo degli errori nel suo sistema fonologico e semplificandone la grammatica in linea con i testi più recenti in Cornico Medio.

  • Conclusione: nel libro Williams presenta una forma modificata di CU che chiama Cornico Unificato Riveduto e che propone di adottare in sostituzione delle tre forme già esistenti della lingua.

Le conclusioni di Williams furono considerate esatte da tutti, anche dai sostenitori del CC. Tanto è vero che Cornish Today fu pubblicato dalla KDL, la scuola per corrispondenza di cornico, nonostante questa avesse già adottato da tempo il Kemmyn, da Williams aspramente criticato. Importante anche dire che, dopo la pubblicazione di Cornish Today, lo stesso Ken George ammise e corresse alcuni errori nel sistema fonologico da lui elaborato, come con estremo autocompiacimento afferma lo stesso Williams.[9]

Il lavoro di Williams fu accolto con grande favore da Agan Tavas, che accettò senza riserve il CUR e si mise al lavoro per cercare di promuoverlo. Nel 1997 uscì, edito proprio da Agan Tavas, il manuale [10] di CUR Clappya Kernowek, scritto naturalmente da Nicholas Williams.

Nonostante le motivazioni di Williams siano estremamente convincenti e il CUR sia stimato da tutto il movimento, non sembra per il momento destinato a soppiantare il CC, soprattutto per una questione pratica. I più affermano che una quarta versione della lingua, per quanto buona essa sia, non porterebbe altro che maggior confusione nel movimento, proprio ora che il Kemmyn di George si sta gradualmente affermando come forma semiufficiale di cornico. In poche parole molti dicono: "Ci siamo rotti le scatole delle guerre ortografiche, ora vogliamo la lingua." Nonostante ciò Williams, tanto immodesto quanto testardo (e questo è un bene), non si arrende e afferma che prima o poi il Kemmyn sarà abbandonato, è solo questione di tempo. Staremo a vedere.

Come reazione a Cornish Today, Ken George pubblicò nel 1997 il libro-intervista Kernewek Kemmyn – Cornish for the Twenty-first Century (KK- Il cornico del XXI secolo) in cui riprendeva e rispondeva punto per punto a tutte le critiche mossegli da Williams due anni. Naturalmente la diatriba non è ancora finita, e probabilmente non finirà mai. Noi intanto continuiamo a divertirci con la lingua, per il resto facciano loro. Auguri a entrambe le parti!

 

IV. Conclusione

 

Ma quanta gente parla cornico? I parlanti madrelingua (naturalmente bilingui con l’inglese), sono ancora pochi, duecento forse, e tutti sui vent’anni. Sono il risultato dell’esperienza di coloro che intorno all’inizio degli anni ’70 scelsero di parlare cornico ai propri figli fin dalla nascita. Ci sono poi quelli che hanno studiato il cornico come seconda lingua, alcuni dei quali lo parlano bene mentre altri sono in grado di usarlo solo nelle situazioni quotidiani più semplici. Ci vuole pazienza, la situazione è delicata, ma la lingua parlata sta rinascendo, sta ricominciando a vivere, ed è questo quello che conta.

Come risulta da quanto detto in precedenza, la situazione linguistica del cornico deve comunque ancora stabilizzarsi. Ma non è un problema grave, anzi, non è proprio un problema finché lo scopo è quello di ridare una lingua migliore possibile a una nazione che l’ha perduta da secoli. E se George si azzuffa con Williams, e se entrambi maltrattano poi il povero Gendall, che problema c’è? Far rivivere una lingua morta è un lavoro colossale ed è più che normale che da esso scaturiscano divergenze aspre, litigi, insulti, rabbia. Va bene così.

Se in tutto questo un problema sussiste, questo riguarda il principiante che decide, chissà perché, di imparare il cornico. Quale forma della lingua deve scegliere? Il mio consiglio è semplice: scelga quella che ha uno status ufficiale maggiore, quella adottata dal Cornish Language Board, l’istituzione più importante in assoluto in materia di cornico, e dalla scuola per corrispondenza Kernewek Dre Lyther. Scelga il Kernewek Kemmyn, il Cornico Comune di Ken George. Non perché sia la migliore da un punto di vista filologico e linguistico-storico ma perché, per il momento, è quella più riconosciuta a livello ufficiale. Questo per cominciare, poi niente vieta che una volta appreso bene il Kemmyn si decida di parare anche le altre forme, perché no?

Certo che in futuro, se mai il Kemmyn avrà un vero concorrente, questo sarà il CRU di Williams. Sintomatico è in questo senso il nuovissimo corso di cornico in CD-ROM della serie TeachMe!, dal titolo TeachMe Cornish!, che insegna il cornico su base inglese, francese o spagnola. Ebbene, TeachMe Cornish dà ogni elemento della lingua in due versioni: prima in Kemmyn, e poi in Cornico Unificato Riveduto. Chi vincerà? O forse succederà come in Norvegia: alla fine ci saranno due lingue ufficiali... Sarebbe bello anche così, anzi, forse anche più bello.

Henry Jenner, l’iniziatore del movimento di rivitalizzazione della lingua, diceva che i cornici devono imparare il cornico per il semplice fatto che sono cornici, ma quale sarebbe stata la motivazione che avrebbe dato per istigare gli italiani a imparare il cornico? Probabilmente a Jenner non gliene fregava niente che gli italiani imparassero il cornico, o comunque non ci aveva pensato. Quello che posso dirvi io è che non esistono ragioni di utilità pratica per imparare questa lingua. È un desiderio che si deve sentire e basta, una curiosità bruciante, la voglia di prendere parte in qualche modo alla rinascita di una cultura, di una nazione. La nazione non è uno stato, non ha bisogno di passaporti, ma è una forza che si sente dentro, un amore, un affetto, una simpatia, una voglia di appartenenza a qualcosa. Sì può essere cittadini di un paese e allo tesso tempo appartenere col cuore a diverse nazioni, da quella cornica a quella Cherokee. Questo è quello che voglio fare io. Voglio, nel mio piccolo, essere parte della rinascita della Nazione Cornica. Provate, ne vale la pena.

Qualche informazione pratica. Come si fa per imparare il cornico? Il modo migliore è iscriversi ai corsi della KDL. Per maggiori informazioni andate all’indirizzo www.kdlcornish.freeserve.co.uk oppure scrivete a me, vi spiegherò io come funziona e vi darò anche la posta elettronica dell’insegnante che vi seguirà. Dopo aver completato il primo livello, 25 lezioni, ci si può iscrivere all’esame per corrispondenza del Cornish Language Board e prendere il primo diploma. I livelli sono quattro, dopo l’ultimo esame si diventa Bardo del Gorsedh Cornico, con tanto di toga azzurrina. da sbattessi la testa ner muro! Non ne vale la pena?

 

Ringraziamento

Ringrazio il mio insegnante di cornico della KDL Symon Harner per le preziose informazioni di prima mano sui Gorsedd celtici e sullo stato attuale della lingua. Meur ras, a Symon ker!

 

Bibliografia essenziale

 

Ball, M.J.- Fife, J. (ed.) (1993): The Celtic Languages, Londra e New York, 1993, Routledge.

Berresford Ellis, P (1998).: The Story of the Cornish Language, Truro, Tor Mark Press.

George, K. (1993): "Cornish", in: M.J. Ball - J. Fife (ed.), The Celtic Languages, Londra e New York, 1993, Routledge, pp. 410-468.

George, K. (1993): "Revived Cornish", in: M.J. Ball - J. Fife (ed.), The Celtic Languages, Londra e New York, 1993, Routledge, pp. 644-654.

George, K. (1997): Kernewek Kemmyn – Cornish for the Twenty-first Century, Kernewek Dre Lyther.

Williams, N. (1995): Cornish Today: an Examination of the Revived Language, Kernewek Dre Lyther.

Williams, N. (1996): "Which Cornish?" (conferenza), all’indirizzo: http://www.fortunecity.com/bally/killiney/982/which.html

Williams, N. (1997): Clappya Kernowek, Agan Tavas.

NOTE

[1] Nel momento in cui iniziò il processo di rivitalizzazione del gaelico di Man, esistevano ancora una dozzina di parlanti della lingua, che tra il 1949 e il 1953 furono registrati, tra gli altri ad opera della Yn Çheshaght Ghailckagh, La Società per il Gaelico di Man. Grazie alle registrazioni di parlanti di madrelingua non fu quindi necessario dover ricostruire, o meglio, dedurre, la pronuncia della lingua a partire dall’ortografia di testi antichi o attraverso la comparazione con le lingue appartenenti allo stesso gruppo come invece è successo per il cornico, la cui pronuncia prima della sua estinzione (non c’erano i registratori all’epoca), ossia la stessa che si vorrebbe applicare al cornico rivitalizzato, è ancora oggetto di accese discussioni tra accademici e non.

[2] Le rappresentazioni religiose erano molto frequenti nella vita culturale cornica dell’epoca. Tali rappresentazioni, alcune delle quali potevano durare anche tre gironi, si tenevano nell’anfiteatro del villaggio, chiamato plen an gwary, in occasione delle festività religiose. Attualmente sono stati identificati i resti di almeno trenta di questi anfiteatri, tutti nella Cornovaglia centrale e occidentale.

[3] Citazione tratta e tradotta da Ellis (1998), p. 22.

[4] Cfr. SDP, n°1.

[5] Associazione di Bardi che tiene un incontro annuale. Il Gorsedd (termine gallese entrato nell’uso generale) è l’ associazione di coloro che si sono distinti nello studio della lingua e della cultura celtica, che hanno lavorato per promuovere l’identità nazionale celtica della loro nazione, e che per tale ragione sono stati nominati Bardi. Il Gorsedd tiene anche dei concorsi annuali, principalmente di lingua, per i quali assegna poi dei riconoscimenti ufficiali ai più meritevoli. La parola originariamente indicava la sedia, sorta di trono, che veniva assegnata al bardo (undicesimo nella linea di successione) come compenso per il suo talento letterario e musicale. Esistono un Gorsedd gallese, da tutti considerato quello "supremo", uno bretone (Gorzez) e uno cornico (Gorsedh).

[6]Comitato di delegati delle nazioni celtiche (Irlanda, Scozia, Isola di Man, Galles, Cornovaglia, Bretagna) il cui intento è quello di promuovere, incrementare e sostenere la cultura celtica.

[7] Autore del manuale di conversazione Say it in Cornish (1937), contenente ben 240 dialoghi su argomenti di vita quotidiana.

[8] Cfr. Williams (1996), p. 1.

[9] Ibd., p. 3.

[10] La mia esperienza di glottofilo fissato e di folle collezionista di manuali di lingue di ogni sorta e di ogni editore mi ha insegnato a dare un primo giudizio abbastanza affidabile su questo tipo di pubblicazioni, anche dopo averle semplicemente sfogliate: benché presentato come manuale, con tanto di suddivisione in lezioni, Clappya Kernowek è più una grammatica di riferimento, estremamente densa, che ben poco ha della pedagogia tipica dei manuali di lingua per principianti: un bel mattoncino, come si dice a Pisa. Aspettiamo qualcosa di più pratico e divertente.