WILL EISNER

UN ROMANZIERE PER IMMAGINI

ricordo a un anno dalla scomparsa

 

 

 

articolo di Andrea Cantucci

 

 

Questo articolo è un omaggio a uno dei più grandi autori della storia del fumetto, scomparso un anno fa, il 3 gennaio del 2005, a quasi ottantotto anni, dopo aver ispirato con la sua opera molte generazioni di disegnatori e sceneggiatori.

Will Eisner è stato probabilmente l’autore che più di ogni altro si è impegnato a far progredire la qualità e i contenuti dei fumetti, perché diventassero a tutti gli effetti una forma d’arte adulta. Tutti coloro che amano questo linguaggio non possono che essergliene grati.

Sicuramente il suo lavoro continuerà ad essere di ispirazione per gli autori di fumetti ancora per molto tempo.

 

 

Dall’infanzia allo studio Eisner e Iger

Will Eisner nacque il 6 marzo 1917 a Brooklyn, nel ghetto ebraico di New York. Suo padre era un immigrato viennese, che in Austria era stato pittore di fondali teatrali. Sua madre era nata su una nave di emigranti provenienti dalla Romania.

All’età di otto anni cominciò ad appassionarsi seriamente al disegno, incoraggiato dal padre che si interessava di arte, mentre la madre, che non era portata ad inseguire i “sogni” come il marito, tendeva a scoraggiarlo.

Alla fine degli anni ’20, per contribuire al reddito familiare, trovò lavoro come venditore di giornali in Wall Street. Questo accese in lui definitivamente la passione per i fumetti, dal momento che poteva vedere ogni giorno le strisce e le tavole pubblicate su tutti i giornali di New York. Le sue influenze iniziali furono quindi le più eterogenee. Tra gli autori che seguiva avidamente c’erano disegnatori comici come E. C. Segar e George Herriman, ma soprattutto si appassionò alle strisce d’avventura che cominciavano a diffondersi proprio in quel periodo.

Iniziò degli studi a indirizzo umanistico presso la De Witt Clinton High School, che gli permisero di fare esperienze artistiche di vario tipo, come autore di illustrazioni e strisce a fumetti su pubblicazioni scolastiche, come pittore gallerista, e anche come co-fondatore di una rivista letteraria. Quest’ultima esperienza gli permise di apprendere delle nozioni sulle tecniche di stampa che gli sarebbero state utili in seguito.

A 19 anni lasciò la scuola e cambiò vari lavori in breve tempo. Fu impiegato nella sezione pubblicitaria del New York American come illustratore e letterista, direttore artistico per una rivista femminile e assistente in una stamperia. Tramite quest’ultima ottenne il primo lavoro pagato come disegnatore di fumetti, per un inserto pubblicitario, ma il vero e proprio debutto professionale avvenne nel 1936 sulla rivista antologica Wow! What a Magazine.

Wow fallì dopo soli quattro numeri, e Eisner fondò uno studio per la produzione di fumetti insieme al suo ex-direttore, Samuel “JerryIger. Inizialmente lavorarono per i romanzi pulps che cercavano di incrementare le vendite con l’inserimento di fumetti, e Eisner disegnava tutte le storie con stili diversi e sotto diversi pseudonimi, ma ben presto passarono a realizzare albi completi per vari editori, ed ebbero bisogno di assumere altri artisti. Tra questi alcuni sarebbero diventati particolarmente noti: Jack Kirby (il co-fondatore dell’universo Marvel e di molte altre serie), Bob Kane (il creatore di Batman), Dick Briefer (autore dei primi fumetti sul mostro di Frankenstein), e George Tuska (disegnatore di vari supereroi per la Marvel).

Di solito Eisner ideava e/o realizzava i primi episodi di ogni serie per poi affidarla ad altri, anche se continuava ad essere firmata sempre con lo stesso nome fittizio. Per poter essere concorrenziali rispetto ai compensi pagati dalle grosse case editrici, lui e Iger cominciarono a dare ai collaboratori un salario fisso, organizzando lo studio come un lavoro a catena, in cui ognuno realizzava una singola fase della storia, così da velocizzare la produzione. Questo modo di procedere sarebbe poi diventato abituale in tutto il settore dei comic book americani.

La principale opera interamente realizzata da Eisner in questo periodo fu una serie di pirati intitolata Hawks of the Seas (I Falchi del Mare), che a partire dal 1937 uscì in Inghilterra, Australia, Stati Uniti e Sudamerica. Un altro personaggio di successo prodotto dallo studio fu Sheena, Queen of the Jungle (Sheena, regina della giungla), che esordì nel 1938 su Jumbo Comics n.1 della Fiction House. Era una versione femminile di Tarzan ideata da Eisner, scritta da Iger e disegnata da Mort Meskin, ma attribuita ad un fittizio William Morgan Thomas. Il personaggio generò in seguito decine di imitazioni.

In questa prima fase della sua attività, Eisner si impadronì di tutte le tecniche espressive dei fumetti americani per ragazzi, spaziando in ogni genere e utilizzando anche stili molto diversi. Passava indifferentemente dal western al poliziesco e dall’umorismo alla fantascienza, ma dopo il successo di Superman dovette seguire (come tutti) il nuovo filone dei supereroi. Nel 1939, ad esempio, sul numero 27 di Feature Comics della Quality, iniziò la serie di Dollman (L’Uomo Bambola), scritta da Eisner e disegnata da Lou Fine, il cui protagonista era il primo supereroe col potere di rimpicciolirsi, poi imitato dalla D.C. con Atom e dalla Marvel con Ant-Man.

Il mercato dei comic book era in ascesa e gli affari andavano bene. In questo periodo era il suo lavoro a mantenere la famiglia, perché erano gli anni della Grande Depressione e suo padre era disoccupato. La maggior parte dei professionisti del settore sarebbero stati soddisfatti di ripetere delle formule di successo continuando a creare sempre nuovi personaggi, con uno staff alle proprie dipendenze, ma Eisner aveva altre aspirazioni, per cominciare quella di rivolgersi ad un pubblico più adulto, e negli Stati Uniti, tra gli anni ’30 e gli anni ’40, questo significava riuscire a lavorare nella produzione “sindacata” dei giornali.

Così quando appena ne ebbe l’occasione, nel 1940, Eisner lasciò lo studio che aveva fondato con Iger, cedendogli la sua partecipazione nella società e si associò a EverettBusyArnold, proprietario della Quality Comics, e a Henry Martin, vicepresidente del Register & Tribune Syndacate, per produrre un comic book che uscisse come supplemento dei giornali. L’autore si trovava in una posizione avvantaggiata perché era praticamente l’unico professionista, nel nascente settore dei comic book, in grado di realizzare una serie del genere con quei ritmi e ad un alto livello, così ottenne che (dopo l’eventuale scioglimento della società) tutti i diritti sui suoi personaggi restassero a lui, ponendo in questo modo un precedente importante, in un’epoca in cui agli autori di fumetti non era riconosciuta nessuna proprietà sulle proprie opere.

 

 

La saga di Spirit

 

The Spirit, la prima Comic Book Section (invece di Comic Section, come erano definite le pagine a fumetti dei giornali) uscì il 2 giugno 1940. Inizialmente la serie principale era realizzata dal solo Eisner, al ritmo di sette pagine alla settimana. Dei personaggi delle pagine interne (Mister Mystic e Lady Luck), sempre creati da Eisner, si occuparono Lou Fine, Chuck Mazoujan, Klaus Nordling, e Bob Powell, degli ex-collaboratori del suo studio che lo avevano seguito in questa nuova avventura.

Tra il ’40 e il ‘41, Eisner creò per la Quality anche altri personaggi, tra cui i più noti sono Uncle Sam (Zio Sam), ispirato all’immagine del vecchio patriota che rappresenta gli Stati Uniti, e Blackhawk (Falco Nero), il capo di una squadriglia di piloti americani, disegnato inizialmente da Charles Cuidera. Anche di Zio Sam, così come di altri due albi da lui curati (Hit Comics e Police Comics), Eisner era co-proprietario al 50%, ma nel periodo bellico, a causa del razionamento della carta, la produzione di questi tre albi fu boicottata dall’editore, che aveva in essi una partecipazione limitata, e l’autore fu praticamente costretto a cedere la sua parte di diritti. Si concentrò quindi sulla produzione di Spirit.

Spirit è il detective Denny Colt, che dopo lo scontro con un criminale cade in animazione sospesa e viene dato per morto. Al risveglio decide di continuare a farsi credere tale e diventa un fuorilegge per combattere i crimini fuori dalla portata della polizia, stabilendo la sua base sotto la propria tomba. L’archetipo classico del giustiziere fu però sviluppato da Eisner con inediti approfondimenti psicologici, ed ogni genere di sperimentazioni grafiche e narrative, che lo portarono a ridefinire ed utilizzare il linguaggio dei fumetti in modo più consapevole di quanto fosse mai stato fatto prima. Le variazioni continue ed esasperate di prospettive e chiaroscuri, creavano effetti espressionisti analoghi a certe soluzioni dei film di Orson Welles (il cui capolavoro, “Quarto Potere” uscì l’anno seguente), mentre toni ironici e drammatici si mescolavano all’interno di trame sempre originali e imprevedibili. Nel 1941 Eisner aveva iniziato a pubblicarne anche una versione a strisce direttamente sui giornali, ma nel ‘42 fu chiamato alle armi e dovette lasciare il personaggio ad altri.

I disegni di Lou Fine, l’unico dello staff dallo stile altrettanto espressivo, riuscirono a non farlo rimpiangere per i primi tempi (i lettori non sapevano neanche che si trattasse di un’altra mano), ma poi le storie piombarono nell’anonimato, un po’ perché il tratto di Fine si andò semplificando, ma soprattutto a causa delle trame banali degli scrittori Manly Wide Wellman e Bill Wolfolk, e anche per le difficoltà di trovare validi inchiostratori in un periodo in cui molti giovani artisti del settore erano richiamati in guerra.

Sotto le armi, Eisner continuò a produrre fumetti per varie pubblicazioni dell’esercito, creando tra gli altri il personaggio Joe Dope (Joe l’Imbranato), un soldato pasticcione le cui disavventure servivano da esempio ai militari su come non dovevano maneggiare l’equipaggiamento. Cominciava così ad utilizzare i fumetti a scopi didattici.

Al suo congedo, alla fine del ’45, tornò a lavorare a Spirit, risollevandone la qualità a livelli ancora più alti di prima. In questo secondo ciclo, accentuò le contaminazioni tra i generi e gli esperimenti nella composizione delle tavole, soprattutto nelle grandi vignette d’apertura, in cui la grafica sempre diversa del titolo era parte integrante delle scene. Aumentò i toni umoristici e si concentrò sugli aspetti umani, sviluppando i personaggi secondari: il commissario Dolan, che affronta politicanti e affaristi senza scrupoli, sua figlia Ellen, che cerca di far cambiare vita a Spirit per farsi sposare, e il piccolo aiutante Ebony, che tenta inutilmente di sostituirlo come detective.

Come conseguenza il ruolo del protagonista risulta spesso marginale e, anche se si trova al centro della scena, a volte si trasforma nella parodia di sé stesso. Più che un eroe Spirit risulta ora una persona vera, che ride, soffre, lotta o si stanca, in base all’umore del momento. Il fascino della serie verte anche sulle tante donne fatali che cercano di sedurlo e sul misterioso signore del crimine Octopus, che nessuno vede mai in faccia. Diventa quasi un personaggio anche la città in cui si svolgono le storie, il cui generico nome di Central City indica la New York che l’autore ben conosceva, con i grandi palazzi accanto ai quartieri miserabili, e le tante persone qualunque che si rivelano capaci di imprese straordinarie non appena le si osserva un po’ più da vicino. In vari episodi sono loro i veri protagonisti e in ciò si intravede un piccolo assaggio dei temi delle future graphic novel.

In questo secondo periodo, pur mantenendo il controllo sia delle storie che dei disegni fino al 1951, Eisner si avvalse di molti assistenti, tra cui John Spranger per gli schizzi e le chine, Bob Palmer e Jerry Grandenetti per gli sfondi, Martin De Muth e Abe Kaneghson per il lettering, Jules Feiffer e Klaus Nordling per le sceneggiature, Klaus Nordling e Jim Dixon per le rifiniture.

Nel 1948 Eisner (sempre in anticipo sui tempi),  tentò di autoprodurre in proprio dei nuovi fumetti, di cui realizzò le prime storie insieme allo stesso staff di Spirit. Ma i due albi pilota, Baseball Comics e Kwepies, non andarono bene a causa della scarsa distribuzione e poiché l’autore non aveva abbastanza denaro per tentare ancora, anche gli altri progetti furono abbandonati. Molto di quel materiale fu poi riciclato all’interno della serie di Spirit. In particolare i tre episodi del detective John Law furono adattati facilmente, perché i personaggi erano molto simili. Nella più lunga di queste storie esordì Sand Saref, la bella criminale che torna dal passato di John Law/Spirit e che più di trent’anni dopo avrebbe ispirato a Frank Miller il personaggio di Elektra.

Invece la compagnia American Visuals Corporation, fondata da Eisner nel 1947, ebbe un buon successo nella produzione di fumetti educativi e pubblicitari (inizialmente confezionò tra l’altro degli albi divulgativi per associazioni mediche). Nel 1951 cominciò a produrre per il Ministero della Difesa la rivista PS - The Preventive Maintenance Monthly (La Manutenzione Preventiva Mensile), su cui Eisner, oltre a riprendere Joe Dope, creò anche nuovi personaggi, sempre per insegnare ai soldati come aver cura del loro equipaggiamento, in un linguaggio che potessero comprendere meglio di quello degli ostici manuali militari. Tra il ’51 e il ’52, pressato da questi impegni, llasciò completamente la realizzazione di Spirit ai suoi collaboratori, e nonostante la verve dei testi di Feiffer, futuro grande autore satirico, la serie divenne immediatamente l’ombra di sé stessa.

Nel 1952, ne affidò i disegni a Wally Wood, che era alla ricerca di uno spazio in cui potersi esprimere liberamente e che pose come condizione che le storie si svolgessero nello spazio. Così nacque il ciclo a puntate Outer Space (Spazio Esterno), che racconta un viaggio sulla Luna compiuto con un equipaggio di galeotti ed è firmato da Eisner, Feiffer e Wood, (nella prima puntata, forse per la prima volta in un comic book, appaiono anche i nomi dei co-autori, oltre a quello del titolare). Ma nonostante l’alta qualità, gli editori dei quotidiani non apprezzarono il cambiamento di stile, inoltre Wood non resse il ritmo di una produzione settimanale, e la serie si concluse. Ormai Eisner aveva già sperimentato tutto quello che poteva, all’interno del formato e dei limiti di una produzione seriale avventurosa.

Ancora prima della fine della serie, le storie di Spirit cominciarono ad essere ristampate in comic book. Da allora la sua saga, costituita da oltre 400 episodi (considerando solo quelli di Eisner), è stata ristampata periodicamente ed è stata una costante fonte di ispirazione per i più importanti autori del settore, che a decenni di distanza hanno continuato a riutilizzarne e rielaborarne le soluzioni grafiche e narrative.

 

 

L’età delle graphic novels

 

Tra gli anni ’50 e ‘70, Eisner continuò a sperimentare nuove applicazioni del fumetto in altri settori, proseguendo con la realizzazione della rivista PS e producendo con la sua compagnia anche guide didattiche per la prevenzione degli infortuni o degli incendi, copertine di dischi e altri opuscoli e libretti di vario genere, come volumetti per bambini e manuali umoristici sugli argomenti più disparati. Si dedicò inoltre all’insegnamento del fumetto presso la School of Visual Arts di New York, e a seguito di quest’esperienza produsse due saggi sul racconto per immagini: Comics & Sequential Art e Graphic Storytelling, pubblicati a puntate tra il 1978 e il 1981 e poi raccolti in volume, in cui spiega la sua visione del fumetto e le potenzialità narrative di questo media.

A partire dagli anni ’60, tornò episodicamente a realizzare qualche nuova storia con Spirit, sugli albi che ne ristampavano le vecchie storie, ma il suo apporto principale per queste riedizioni fu una lunga serie di copertine col suo personaggio. Inoltre in appendice alla Rivista di Spirit uscirono a puntate alcune tra le sue prime graphic novel. Evidentemente la riscoperta dell’opera di Eisner sulle riviste europee a partire dalla fine degli anni ‘60, e poi la definitiva riaffermazione negli U.S.A. del suo personaggio, gli permisero di tornare a realizzare fumetti potendo contare su una relativa tranquillità economica e notorietà, tant’è vero che negli anni ‘80 l’editore alternativo Kitchen Sink pubblicò anche una rivista a lui dedicata e intitolata Will Eisner’s Quarterly (Il Trimestrale di Will Eisner).

Fu nel 1978 che Will Eisner pubblicò, direttamente in volume, la prima graphic novel, un tipo di fumetto fino ad allora pressoché inedito negli Stati Uniti, che si può definire in italiano “romanzo per immagini”. Il titolo è “Contratto con Dio” e racconta di un immigrato ebreo in America, Frimme Hersh, che stila un vero e proprio patto con Dio a cui si attiene scrupolosamente finché, dopo la morte prematura della figlia adottiva, accusa Dio di essere venuto meno alla sua parte dell’accordo e cambia radicalmente vita, diventando uno spietato uomo d’affari. In questa storia si può leggere una lucida analisi del rapporto tra l’uomo occidentale e la sua idea della divinità e di come questa influenzi la sua vita. In realtà il titolo originale completo è “Un Contratto con Dio e altre storie di appartamenti”, infatti il libro contiene anche altri tre racconti di minore respiro, ma la storia principale può essere comunque considerata un “romanzo”, nel senso che copre tutta l’ampiezza della vita del protagonista invece di raccontarne un singolo episodio.

Negli anni successivi Eisner continuò a produrre nuove storie, a partire da “Vita su un altro pianeta”, incentrato sulle vicende che seguono la ricezione di un segnale radio dallo spazio. Vari gruppi iniziano a tramare con ogni mezzo, per essere i primi a prendere contatto con questi ipotetici alieni, ma soprattutto per trarre vantaggi economici e politici dalla situazione. Anche se in un contesto immaginario, l’autore evidenzia come gli interessi delle multinazionali possano facilmente prevalere su quelli della politica e manipolare a proprio vantaggio altre organizzazioni. Il protagonista, James Bludd, è un astrofisico che tenta di opporsi a questo stato di cose, sperando che in futuro le nazioni comincino a collaborare nell’interesse collettivo del pianeta. Anche qui Eisner comunica dei messaggi ben precisi, pur senza nascondere nulla delle difficoltà e dei problemi che affliggono l’umanità. In questa e in altre opere, come “La Grande Città”, che mostra vari flash della vita nella città di New York, continuò anche il suo percorso di sperimentazione narrativa, impostando sempre la composizione delle pagine in modo molto libero, ma soprattutto funzionale alle esigenze delle storie.

In molte graphic novel, come lo stesso “Contratto con Dio”, “La Forza della Vita”, “Il Palazzo” o “Dropsie Avenue”, tutte ambientate negli anni trenta, che fu il periodo della sua gioventù, Eisner raccontò le cronache di uno o più caseggiati del Bronx e della gente che ci vive, esplorandone la memoria collettiva. Sono sia storie fortemente espressive che testamenti delle migliori qualità umane, oscillanti tra uno sguardo malinconico a come trattiamo il nostro passato ed una forte affermazione della vita. Ne “La Forza della Vita” è memorabile il paragone tra l’affannarsi di tante piccole vite che si intrecciano e si influenzano reciprocamente, negli anni della Grande Depressione, e l’altrettanto forte determinazione a sopravvivere degli scarafaggi. E’ proprio con uno scarafaggio che uno dei protagonisti, Jacob Shtarkah, ha un significativo “colloquio” sul senso della vita all’inizio del racconto, mentre giace spossato in un vicolo dopo un attacco di cuore. Anche in questo romanzo, come nell’ultimo episodio contenuto nel “Contratto con Dio”, appare un giovane di nome Willie, in cui si può intravedere un autoritratto dello stesso Eisner.

Molte sue graphic novel sono basate su spunti autobiografici, ma quelle in cui parla più esplicitamente della propria vita sono “Il Sognatore”, in cui racconta i suoi esordi nel mondo dei fumetti ai tempi pionieristici dei primi comic books, ritraendo con nomi diversi molti autori ed editori dell’epoca, e “Verso la tempesta” in cui alterna la rievocazione delle proprie esperienze giovanili, segnate dall’antisemitismo dell’epoca, e il racconto della saga della sua famiglia, partendo dalla Vienna del 1910 per narrare miseria, pregiudizi e lotte etniche degli immigrati nei sobborghi newyorkesi.

Due dei suoi romanzi a fumetti, “Affari di Famiglia” e “Le Regole del Gioco”, trattano in particolare le dinamiche e le relazioni familiari, come sempre con grande umanità, ma evidenziandone anche le tante ipocrisie. Nel primo descrive una riunioni di parenti in occasione del compleanno del capofamiglia (ormai totalmente invalido), che è anche l’occasione per discutere del suo internamento in un ospizio, oltre che per rievocare i momenti più significativi del suo passato e dei suoi rapporti con i figli. Nel secondo ricostruisce la storia della ricca famiglia Arnheim, e di come questa si interseca con quella di altre famiglie meno abbienti, percorrendo tutto l’arco della vita del cinico e arrogante Conrad Arnheim, che pur imponendosi spietatamente nel mondo degli affari, non avrà né un matrimonio felice né dei buoni rapporti con le figlie.

Oltre ai romanzi a fumetti veri e propri, Eisner ha prodotto anche varie raccolte di racconti, spesso collegati in base ad un tema ben preciso, per cui a volte i confini tra un romanzo e una raccolta possono risultano incerti e si preferisce indicarle comunque come graphic novel, per l’alta qualità letteraria dei contenuti. Ad esempio “Il Palazzo” è suddiviso in quattro episodi distinti, con un ambientazione comune, e che si collegano nel finale. Altre raccolte a tema sono “La Grande Città” (in cui ogni capitolo è dedicato a un diverso elemento architettonico e a come si può vedere il mondo attraverso di esso),“Gente Invisibile” (che è una miniserie di tre episodi sulle persone anonime e su quei rari momenti in cui smettono di esserlo), “Racconti di Guerra” (che riporta esperienze reali raccolte in Corea e in Vietnam quando l’autore lavorava per l’esercito), e “Piccoli Miracoli” (in cui degli eventi improvvisi cambiano la vita delle persone). Altri racconti brevi sono stati raccolti nei volumi  City People Notebook” e “Will Eisner Reader”.

Eisner ha sempre continuato a lavorare con incredibile vitalità, e ha prodotto gran parte delle sue opere migliori in età molto avanzata, riducendo a fumetti anche alcuni classici della letteratura: “La Principessa e il Ranocchio” tratto dai fratelli Grimm, “L’Ultimo Cavaliere” dal Don Chisciotte di Cervantes, “Moby Dick” da Melville, “Fagin” da Dickens e “Sundiata” da una leggenda africana dell’epica Mali.

 

 

L’ultima opera

 

L’ultima graphic novel di Will Eisner, Il Complotto, è uscita postuma ed è appena stata pubblicata anche nel nostro paese. Più che un romanzo, è quasi un saggio a fumetti, dedicato alle vere origini di un falso documento, I Protocolli dei Savi di Sion, usato nella Germania nazista e in molti altri paesi, come giustificazione delle discriminazioni e persecuzioni antisemite. Il grande romanziere per immagini ha dedicato i suoi ultimi sforzi a diffondere, nella forma più immediata ed accessibile, la storia di come il delirante “complotto ebraico” di conquista del mondo, riportato in quel testo, fosse in realtà stato compilato per ordine di esponenti del governo zarista, ricalcando quasi alla lettera un libro francese della seconda metà dell’800 che intendeva invece denunciare la politica dittatoriale di Napoleone III, Il Dialogo all’Inferno tra Machiavelli e Montesquieu, opera di un certo Joly.

La si potrebbe considerare da parte di Eisner, ebreo che non ha mai rinnegato le sue origini, una difesa della sua cultura e del suo popolo, e in effetti i toni della seconda parte del suo libro sono più schierati e didascalici del solito. Nella prima parte, l’autore racconta da par suo la storia degli autori delle due versioni, rendendoci difficile sia approvarne che condannarne totalmente le umanissime figure, che si tratti dell’idealista rivoluzionario Joly o del servile impiegato al servizio della propaganda russa. A un certo punto però rinuncia a raccontare una vera e propria storia in cui lasciar parlare i fatti. A dimostrazione di quanto lo toccasse personalmente la questione, si autoritrae tra l’altro mentre tenta di convincere dei manifestanti razzisti dei loro errori, e dopo aver già dedicato varie pagine al confronto diretto dei due testi in questione, insiste a mostrare molte delle grottesche copertine delle varie edizioni del libro, fino agli anni più vicini a noi. Abbandona insomma la dimensione del racconto. Ciò non diminuisce l’obiettività della sua cronaca, che riporta dimostrazioni e fatti accertati, essendo insostenibile da tempo qualunque autenticità dei “Protocolli”, ma non permette di approfondire le motivazioni interiori, le insicurezze, le paure, che portano a dar credito a simili fandonie, a cercare un nemico su cui accanirsi e a cui attribuire tutto ciò che non va. Eisner sembra considerare fondamentale la dimostrazione della falsità dei “Protocolli”, ma ciò che è più incredibile è che qualcuno possa crederci, ciò che è davvero difficile da comprendere è il perché di una tale quasi volontaria idiozia. Nel suo libro non si accenna per esempio alle responsabilità politiche del governo israeliano, riguardo al fatto che oggi certi fanatici musulmani diano nuovamente credito ad un assurdo testo del genere, o allo spazio che anche i testi sacri ebraici hanno dedicato a discriminazioni e offese analoghe verso altri popoli. Eppure poteva aiutare a comprendere come la storia si ripete, come le posizioni possano cambiare o invertirsi, per restare sostanzialmente uguali nel loro fondamentalismo, di qualunque etnia o nazione si faccia parte, se ci si identifica col proprio limitato gruppo a scapito della propria comune umanità. E’ ironico che il libro di Joly, scritto per combattere una dittatura monarchica, con pochi ritocchi fosse stato trasformato da un altro regime monarchico in un’arma per arginare la diffusione di idee progressiste, imputandole al fantomatico complotto di una minoranza razziale.

Solo in un paio di pagine introduttive, che raffigurano dei guerrieri primitivi che i loro capi guidano contro qualche altra tribù, si intravede una denuncia più universale, contro la diffusione delle falsità politiche che manipolano l’opinione pubblica. Ovviamente è comodo per i governi sfruttare i pregiudizi per incolpare altri di ciò che non va al loro interno e di cui dovrebbero rispondere loro, molto più comodo che assumersene la responsabilità. E’ un metodo efficace per tenere occupati i propri cittadini (o i propri sudditi?), e per indirizzarne il risentimento, l’ansia di rivalsa e la ribellione verso l’esterno anziché verso l’interno, dove potrebbero forse servire a cambiare qualcosa. Con la chiave interpretativa di quelle due pagine, sono dei contenuti molto attuali e che ci riguardano tutti.

 

 

 

 

 

EISNER IN ITALIA

 

La produzione dello studio Eisner e Iger è quasi totalmente inedita nel nostro paese, anche perché in quel periodo erano in vigore le note restrizioni autarchiche che proibivano la pubblicazione di materiale americano. Soltanto di Hawks of the Seas è apparsa l’ultima parte del ciclo di Eisner, sul n° 47 della rivista amatoriale Exploit Comics, del 1989.

 

Episodi della serie settimanale di The Spirit sono stati pubblicati su Linus n° 43 del 1968, sulla rivista Eureka e sui suoi supplementi dal 1969 al 1973, su altri tre supplementi di Eureka tra il 1977 e il 1978, sul n° 3 della fanzine Funnies nel 1979, su Alter Alter  tra il 1979 e il 1980, sulla fanzine Nostalgia Comics dal 1982 al 1985, di nuovo su Eureka nel 1984, su Comic Art dal 1986 all’inizio degli anni ’90 e su Lanciostory dal 1994. 

Ne sono apparse inoltre le seguenti raccolte in volume:

 

Titolo                                                                    Editore                                  Collana, numero e data

- Spirit, un Detective Creduto Morto              - Editoriale Corno                - Eureka Pocket n° 9, 1972

- Spirit                                                                   - Oasi Editoriale                   - anni ‘80

- Spirit                                                                   - Comic Art                           - Grandi Eroi n° 12, 1987

- Spirit  volume 2°                                               - Comic Art                           - Grandi Eroi n° 45, 1989  

 

Attualmente ne è in corso la pubblicazione cronologica integrale da parte di Kappa Edizioni, nella collana di volumi “Gli Archivi di Spirit”, di cui l’edizione italiana è arrivata per ora all’anno 1942.

Alcuni episodi del dopoguerra si trovano anche all’interno del saggio Fumetto & Arte Sequenziale, pubblicato in Italia da Vittorio Pavesio Productions.

 

Le prime strisce di The Spirit sono state pubblicate su Exploit Comics tra il 1981 e il 1982, e poi raccolte parzialmente in due volumi di Nino Bernazzali Editore nel 1987.

 

I tre episodi originali di John Law Detective sono stati raccolti in volume da Nino Bernazzali nel 1989, dopo la loro pubblicazione negli U.S.A. da parte della Eclipse Comics.

 

 

Due episodi di Spirit degli anni ’60 sono stati pubblicati su Eureka n° 17 e n° 24 del 1969. Il primo, contenente un rifacimento delle origini, si trova anche su Linus n° 43 del 1968, su Eureka Pocket n° 9 del 1972 e su Alter Alter n° 9 del 1979.

 

Tra i manuali umoristici degli anni ’70, è stata pubblicata un’edizione amatoriale de La Cucina Occulta dall’Oasi Editoriale, nel 1987.

 

I due saggi di Eisner sul fumetto, contenenti anche molte sue storie, sono stati pubblicati da Vittorio Pavesio Productions, con i titoli Fumetto & Arte Sequenziale e Narrare per Immagini, rispettivamente nel 1997 e nel 2001.

 

Le quattro storie di Contratto con Dio, sono state pubblicate sulla rivista Eureka nel 1980, in volume col titolo Bronx 1930” dall’Oasi Editoriale nel 1985, e col titolo “Contratto con Dio e altre Storie” dalla PuntoZero nel 2001. Sono state inserite anche nel volume “L’Arte di Will Eisner”, uscito come supplemento al quotidiano La Repubblica nel 2003.

 

Vita su un Altro Pianeta è stato pubblicato a puntate prima in bianco e nero su Eureka nel 1982 e poi a colori sulla rivista Bhang nel 1990, in volume da Kappa Edizioni nel 2004.

 

Vari episodi tratti da La Grande Città sono stati pubblicati sulla rivista Comic Art negli anni ’80.

 

La Forza della Vita è stato pubblicato in volume da Glénat Italia nel 1990, e più recentemente da Kappa Edizioni.

 

Le storie brevi pubblicate prima su Will Eisner’s Quarterly e poi nel volume Will Eisner Reader”, sono apparse sulla seconda serie di Eureka tra il 1988 e il 1989, per poi essere inserite nel volume “L’Arte di Will Eisner, supplemento a La Repubblica del 2003. Alcune sono anche all’interno del saggio Narrare per Immagini della Vittorio Pavesio Productions.

 

Un racconto intitolato L’Ultimo Voto è apparso nel primo volume della serie “I Diritti Umani”, pubblicato da Comic Art, nel 1986.

 

Il Sognatore è stato pubblicato su Eureka n° 6 del 1989 e in volume da Kappa Edizioni nel 2002.

 

Il Palazzo è stato pubblicato in tre puntate sulla rivista Bhang nel 1991, e in volume dalla PuntoZero nel 2000.

 

Le graphic novel Verso la Tempesta, Affari di Famiglia, L’Ultimo Cavaliere, Gente Invisibile, Dropsie Avenue, Racconti di Guerra e Piccoli Miracoli sono state tutte pubblicate in volume dalla PuntoZero tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000. La collana è passata alla Kappa Edizioni nel 2002 con il volume Le Regole del Gioco.

 

Il Complotto è stato pubblicato da Einaudi, nel settembre 2005.

 

 

EISNER in Internet

 

Will Eisner.com            Il sito ufficiale dell’autore: notizie biografiche e catalogo delle opere. (http://willeisner.tripod.com/)

 

Wildwood                    Sito dedicato a Spirit: link alle pagine sul personaggio e il suo autore. (http://www.angelfire.com/art/wildwood/)

 

PuntoZero: Eisner         I romanzi a fumetti pubblicati in Italia dalla PuntoZero. (http://www.puntozero.net/eisner/eisner.htm)

 

Speciale Will Eisner     Un approfondimento su Eisner all'interno del sito Comics Code.

                                   (http://www.comicscode.net/approfondimenti/eisner/index.htm)